Preferiti dei bambini

230. Coppia: la teoria del debito nascosto

In questo episodio di Educare con Calma parlo di un concetto importante per la coppia (e, in generale, valido per tutte le relazioni). Vi racconto perché, ogni volta che evitiamo una conversazione difficile, accumuliamo dentro di noi un «debito nascosto», e che diventare consapevoli di questo meccanismo è il primo passo per poter scegliere, finalmente, di liberarcene.

15 agosto·
24 min
Quando bisogni e conversazioni importanti restano inespressi, si accumulano dentro di noi costi emotivi e relazionali e spesso minuscole crepe si trasformano in voragini, lo stress cresce e finisce per manifestarsi in altri modi. E quando questo meccanismo diventa abituale, rischiamo di trasmettere anche a bambinǝ un modello non sano di gestione dei conflitti.

Vediamo anche come riconoscere i campanelli d'allarme che ci segnalano che qualcosa non va, e come passare dalla consapevolezza all’azione: possiamo scegliere di agire per estinguere il debito un passo alla volta. 

Condivido infine alcuni strumenti pratici – tra cui anche il modello di comunicazione «ROAD» – per allenarci ad affrontare piccoli pezzi di disagio ed evitare l'accumulo del debito emotivo.

Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi parliamo di un concetto: la teoria del debito nascosto. Ne ho parlato tempo fa su Instagram e suscitato interesse e quindi ho deciso di riproporlo anche qui sul podcast, magari approfondendo un pochino. Perché questo debito nascosto credo che sia un concetto veramente molto importante a cui pensare all'interno della coppia soprattutto. Io l'ho scritto in relazione alla coppia ma in realtà si può utilizzare anche in relazione a qualsiasi relazione, scusate il gioco di parole.

Però questo debito nascosto è proprio un'emorragia silenziosa di fiducia che nasce ogni volta che evitiamo una conversazione difficile. Prova a spiegartelo con una metafora. Immagina di portare sulle spalle uno zaino trasparente. A ogni bisogno inespresso, a ogni conflitto rimandato. Dentro a questo zaino ci finisce un sassolino.

All'inizio il peso sembra trascurabile, ma un giorno nello stesso zaino scopri una vera e propria montagna ed è così pesante che quasi non ti lascia più camminare. Questa è la metafora che gli psicologi e le psicologhe chiamano debito nascosto, ovvero I costi emotivi e relazionali che si accumulano quando bisogni e conversazioni importanti restano inespressi. E proprio come un debito finanziario, il debito emotivo offre un vantaggio a breve termine: evitare la fatica del confronto. Ma genera interessi salatissimi nel tempo: risentimento, distanza emotiva, esplosioni improvvise di rabbia, che nemmeno noi sappiamo da dove arrivano. E qui viene la domanda, spontanea secondo me, non posso semplicemente aspettare, non andrà via?

Questo zaino non si svuota da solo? E questa è una domanda che mi fanno tanti genitori in realtà, no? Carlotta, cosa pensi? Io sento di voler affrontare questa conversazione con mio marito, con mia moglie, ma so che genererà un conflitto grande e onestamente non lo so se magari sarà addirittura controproducente. E magari se invece aspetto si risolve da sola o magari io divento più forte e riesco a trasportare lo zaino.

Lo capisco perché una volta compreso che cosa stiamo accumulando sassolini, questo debito nello zaino la mente cerca subito un modo per alleggerirsi. Ci sentiamo pesanti, vogliamo alleggerirci, quindi cominciamo a trovare soluzioni che non sono soluzioni, a darci scuse che ci distolgono da quella che è il nostro obiettivo, ovvero affrontare questa comunicazione. E spesso l'idea più comune, quasi un riflesso culturale direi, è proprio questa: basterà il tempo a far sparire tutto. C'è pure quel detto, no? Il tempo guarisce ogni ferita.

Ma è davvero così? Basta davvero il tempo a far sparire tutto? Io personalmente lo so sulla mia relazione sulle mie spalle penso proprio di no. E quando ho scoperto questa teoria del debito nascosto per me avuto molto senso ed è per questo che ho deciso di condividerla con voi. Tra l'altro ho letto proprio una frase di non mi ricordo più chi ma se me lo ricordo lo scrivo nelle note dell'episodio che dice quando eviti una conversazione difficile prendi in prestito un beneficio immediato ma la rata più gli interessi arriverà comunque.

Quindi quando scegliamo di rimandare stiamo di fatto firmando un piccolo prestito emotivo. Incassiamo subito la comodità di non affrontare il disagio, ma accettiamo, spesso senza rendercene conto, che pagheremo interessi molto alti in futuro. In altre parole, continuiamo a riempire lo zaino, a renderlo più pesante e molto più in fretta di quanto possiamo sviluppare muscoli forti per trasformarlo. Ed ecco perché quelle che all'inizio sembrano minuscole crepe diventano col tempo vere e proprie fratture. Il conflitto lasciato in sospeso non resta neutro, continua a vivere nel nostro sistema nervoso, si insinua nei pensieri ricorrenti, altera il modo in cui interpretiamo le parole dell'altra persona, crea le nostre storie personali, le nostre narrazioni personali all'interno della nostra mente e non solo: il cervello registra l'evento come irrisolto e lo archivia nella stessa cartella dello stress.

Così ogni nuova interazione correlata richiama quel file, proprio come un promemoria automatico che ti dice: Ehi, c'è ancora un conto aperto qui! Non ignorarmi! E intanto ovviamente il corpo gioca la sua parte, il corpo attutisce il colpo, no? Come si dice. Un leggero aumento del cortisolo oggi, tensione muscolare domani, magari qualche notte di sonno disturbato, niente di drammatico nell'immediato.

Ma somma dopo somma il piccolo debito diventa un vero e proprio mutuo emotivo. Ed è per questo che quando alla fine la questione riemerge, lo fa spesso nei momenti meno opportuni, a tavola con I bambini alla sera con quella stanchezza dove in realtà speravi solo di passare una serata serena, oppure in una telefonata con tua madre o tuo padre in cui basta una parola di troppo per far saltare la concentrazione e far scattare, esplodere il sistema nervoso. La nostra lucidità è bassa, la stanchezza è alta, gli interessi del debito sono arrivati a scadenza e la rata emotiva a quel punto si presenta tutta insieme. Il silenzio non è un rimedio, perché a livello neuropsicologico evitare non è una non azione. Io lo so che spesso e volentieri pensiamo ok, non faccio nulla, evito la conversazione, faccio questa non azione.

Ma invece anche questa è un'azione perché è un'azione invisibile che tiene acceso il sistema d'allarme del cervello. Quando identifichiamo un argomento come potenzialmente scomodo. Dovremmo parlare di soldi, dobbiamo discutere dei limiti con I nonni, devo parlare con mia moglie dell'educazione a lungo termine, devo parlare con mio marito del mio non desiderio sessuale L'amigdala nel nostro cervello, che è il centro di controllo delle nostre emozioni, detta proprio in maniera spicciola, registra un possibile rischio. Potremmo ferire o potremmo essere feriti. Se in quel momento decidiamo di rimandare la conversazione, il cervello non archivia la pratica, la passa perdonatemi questo gioco di parole, non è così che funziona all'interno del nostro corpo, ma facciamo andiamo avanti così ormai con queste metafore la passa passa la pratica al circuito dello stress con un post-it che dice tema irrisolto, pattugliare finché non c'è chiarezza.

Cioè ve lo immaginate, va bene, siamo vi ricordate quel cartone animato dei nostri tempi magari lo guardano ancora I vostri figli non lo so sul corpo umano siamo fatti così ecco siamo in un episodio di siamo fatti così praticamente in questo momento Quindi qual è il risultato? Il risultato è uno stress sotto pelle. Come dicevo prima il cortisolo è un po' aumentato, I muscoli sono un po' più tesi, ci sono pensieri ricorrenti che tornano a galla sempre quando cerchi di addormentarti. Poiché non c'è una chiusura, poiché questa pratica non è archiviata, la mente continua a simulare scenari futuri. E se poi lei si arrabbia?

E se poi lui si offende? E che cosa succede se? E che cosa faccio quando? È una ruminazione, come un criceto mentale che consuma energia senza produrre soluzione? E che corre forte forte forte su questa ruota?

E intanto, perché chiaramente il nostro sistema nervoso è lì pronto a difenderci, o meglio a pensare di difenderci, perché di solito pensa di proteggerci, ma in realtà non ci sta davvero proteggendo, anzi ci sta facendo danno. Di questo tra l'altro parlo se avete l'abbonamento a tutta la tela parlo proprio nel percorso per educare a lungo termine in una delle lezioni che si intitola perché reagisco così non sono io che è una lezione secondo me molto molto importante Quindi dicevo il nostro sistema nervoso per difenderci da questo stress cosa fa mette in campo strategie di sopravvivenza come il sarcasmo, come il silenzio selettivo, come la minimizzazione, minimizzo la tua emozione, minimizzo questo problema, ti dico dai non farne un dramma. Sembrano piccole cose, una battutina qui, un cambio di argomento là, ma in realtà rosicchiano la fiducia perché l'altra persona sente che c'è qualcosa che non si può nominare, un po' come quando noi evitiamo conversazioni difficili con I nostri figli, per esempio non facciamo educazione sessuale perché non sappiamo come parlarne. Che cosa succede? Queste conversazioni diventano tabù, della relazione inizia a erodersi: meno spontaneità, più sospetto, più interpretazioni negative.

E in tutto questo I bambini, se ne abbiamo, osservano anche il nostro modello capiscono che I problemi seri tra virgolette non si affrontano ma si aggirano, imparano che il conflitto è pericoloso e che va evitato e che I sentimenti forti, le emozioni forti vanno tenute sotto il tappeto. E a questo punto, e sto per dire una cosa che ci farà sentire un po' a disagio, è possibile che ereditino non solo la questione irrisolta, che la facciano loro, che la portino nelle loro relazioni adulte, ma che ereditino anche lo stile di evitamento che l' creata, questa tendenza a evitare le conversazioni quando le sentiamo difficili che genera questo debito nascosto. Ecco perché dico che ogni lo facciamo un'altra volta lo facciamo domani ne parliamo dopodomani accende un piccolo mutuo emotivo perché qualcuno, anche se non siamo noi, qualcuno pagherà gli interessi, che si tratti della coppia, dei figli, della nostra salute mentale e comprendere questo meccanismo ci prepara a scegliere con consapevolezza e magari a pensare a interiorizzare meglio un momento di disagio oggi adesso in questo momento che è un debito con interessi a lungo termine e certo se il debito cresce nell'invisibile non lo vediamo chiaramente ma come vi dicevo prima ci sono dei piccoli indicatori visibili per accorgerci che qualcosa non va Spesso li sentiamo comunque, li proviamo, io me li ricordo con Alex, mi ricordo il sarcasmo, mi ricordo le battutine, mi ricordo la frase detta sotto il fiato, non so se ti dice così in italiano.

Ma alcuni di questi segnali li ho anche già accennati il silenzio selettivo per esempio cambiare argomento non appena emergono conversazioni scomode o che riteniamo scomode come I soldi, il sesso, I limiti con I nonni oppure quelle battutine sarcastiche di cui vi parlavo prima, perché alla fine questa ironia tra virgolette sostituisce il confronto diretto, ci permette di uscire da una conversazione che non vogliamo avere, la distanza emotiva, vi parlate ma non vi sentite davvero, non vi ascoltate davvero. Tra l'altro sulla distanza emotiva e su come fare I primi passi per accorciarla c'è proprio una masterclass sulla tela di Karen Taranto che vi consiglio. E poi anche come dicevamo prima, no? Il corpo. Il corpo parla, la stanchezza cronica, lo stress, il corpo somatizza ciò che la mente non dice.

Quindi sicuramente il primo passo è osservare questi chiamiamoli segnali, questi campanelli d'allarme e poi una volta individuati questi campanelli d'allarme la domanda diventa come estinguiamo questo debito prima che esploda? Rido perché oggi veramente è un episodio di metafore che si intrecciano. Adesso ci ho messo pure il vulcano che esplode, la metafora del vulcano che esplode. Va bene. Non sono molto brava come vedete a prendere una metafora e a seguirla per tutto l'episodio quindi salto un po' di qua metafore finanziarie, metafore naturali, va bene dai accettatemi così.

Però la domanda è come paghiamo il debito con anticipo? Cioè come paghiamo questo debito? Ecco, ti lascio proprio alcuni strumenti lampo perché questo meriterebbe una lezione del percorso, meriterebbe un contenuto molto più approfondito, ma proprio alcuni strumenti lampo, che tra l'altro probabilmente avete già sentito e risentito, ma alla fine vedete li ripeto apposta perché vedete che parte tutto da lì. Uno: rimani seduto sulla panchina del disagio e ascolta, impara proprio a rimanere seduto sulla panchina del disagio. In questo modo cominci a non temere il disagio e quando non temi il disagio piano piano riesci anche ad affrontarlo.

Nella nostra famiglia è iniziato proprio così questa panchina del disagio, come quel momento in cui magari vogliamo scappare, magari vogliamo evitare e invece ci fermiamo, ci sediamo su quella panchina del disagio, ci rimaniamo un attimo, facciamo un respiro e poi diciamo ok affrontiamolo. E spesso, lo dico per esperienza, basta un invito all'altra persona, un invito a sedersi con noi su quella panchina del disagio e chiedere magari una cosa come hey, oggi è successo quello. Che cosa hai provato quando io ho detto x e tu hai reagito y? Prometto che accolgo ciò che mi dici senza cercare di aggiustarlo, senza giudicarlo. E se preferisci anche in silenzio.

Bastano dieci minuti di ascolto autentico per pagare la rata di oggi e poi ovviamente un altro strumento importantissimo è riparare ma riparare in questo caso ti direi quasi di riparare in piccolo, piccole riparazioni frequenti: un messaggio, un abbraccio, un mi dispiace, un momento di vulnerabilità, una condivisione in cui ci prendiamo la responsabilità del nostro comportamento senza ma, senza giustificazioni. Ehi, ieri ti ho detto quella frase. Mi dispiace, ho sbagliato e la prossima volta cercherò di capisco perché hai reagito in quel modo. E magari non è questa la sede in cui sederci sulla panchina del disagio e affrontare la conversazione, ma questo è un apriporta, questo è uno spazzaneve. Voilà, mettiamoci pure la neve.

E inoltre le riparazioni rapide e senza ma spesso impediscono agli interessi di maturare. E poi per portare avanti quella riparazione e avviare quella conversazione scomoda che ci fa paura, che ci spaventa, tempo fa mi sono imbattuta nel modello road, che oggi è ampiamente usato in ambito decision making, leadership, proprio come modello di conversazione per avviare una conversazione scomoda e quindi si prendono è un acronimo si prendono proprio le lettere ed è per quello che me lo ricordo così facilmente perché di solito gli acronimi aiutano quindi r è per riconosci l'emozione faccio un esempio sento tensione quando parliamo di schermi faccio un esempio a caso ma che è successo anche a noi recentemente O osserva senza colpe. Ho notato che ne parliamo sempre dopo una giornata dura che quindi poi ci porta a parlarne in un modo poco ideale, poco collaborativo. A) aspira a un obiettivo condiviso. Vorrei che trovassimo un momento della settimana in cui parlarne quando siamo entrambi calmi, rilassati, ma anche quando ci aspettiamo quella conversazione.

Vorrei che in quella conversazione ma anche quando ci aspettiamo quella conversazione. Vorrei che in quella conversazione trovassimo un accordo che funziona per tutti. Vorrei sentirmi squadra con te quando parliamo di schermi. E infine, di domanda invece di accusare: cosa ti servirebbe per sentirti ascoltato? Cosa potrei fare io per facilitare questa conversazione e non farti sentire di voler scappare anni luce da me quando parliamo di queste cose?

Ecco, questo è un modello che tra l'altro magari non lo magari non l'abbiamo mai chiamato road ma ne parliamo in tantissime lezioni, ne parliamo in tantissimi contenuti, soprattutto in lezioni, ne parliamo in tantissimi contenuti soprattutto riguardanti la coppia ma anche riguardanti I nostri figli, le conversazioni che abbiamo con loro, il modo in cui parliamo con noi stessi, perché questo vale anche per il dialogo interiore. Tutto questo aiuta a estinguere il debito piano piano, un sassolino alla volta, nella coppia. E questo chiaramente un grandissimo impatto anche nell'educazione che abbiamo scelto, perché, come dicevamo prima, I bambini imparano come riparare proprio guardando noi, imparano come avere queste conversazioni difficili proprio guardando come lo facciamo noi adulti. Ed è per questo che io sono una grandissima promotrice, ma non solo io, anche le persone che parlano di conflitti, che parlano di mediazione familiare sanno che è importante litigare davanti ai figli, ma imparare a farlo. Perché quando io dico è importante litigare davanti ai figli, le persone si immaginano quei litigi a cui siamo abituati, a cui tanti di noi siamo abituati, anche noi eravamo abituati a quei litigi in cui uno grida all'altro volano parole che nessuno vuole sentire e ecco quello non è il litigio a cui mi riferisco il litigio a cui mi riferisco è un litigio in cui entrambe le persone imparano a litigare bene che tra l'altro prima vi ho parlato della masterclass di Karen Taranto e adesso vi dico che Karen anche un libro che si intitola proprio litigare bene si può se sai come farlo.

E tra l'altro gli strumenti dell'educazione a lungo termine che vi offro nel percorso su come gestire I litigi tra fratelli, più li metti in pratica nella relazione tra I tuoi figli e più ti aiuta a portarli anche nella coppia. E più impari ad aiutare I tuoi figli a litigare bene e più impari a farlo tu. È un circolo vizioso, è un mettere il piede per terra mentre la ruota sta girando per fermarla lentamente. E a questo punto non stai solo pagando il debito, stai praticamente prevenendo una futura banca di rancori familiari. Il nostro approccio educativo, l'educazione a lungo termine, si discosta dalla cultura del controllo anche perché quella cultura crea debiti nascosti.

Obbedienza oggi, ribellione domani, e lo vediamo così chiaramente nei giovani di oggi. Molti pensano che I giovani di oggi, tra virgolette, siano il risultato di un'educazione permissiva dell'educazione a lungo termine che io promuovo. Invece no. I giovani di oggi, tra virgolette, sono l'esito estremo di una estremo di una pedagogia basata su paura, su obbedienza, su gerarchia, su controllo. Favorire l'autonomia, accogliere le conversazioni difficili, mediare I conflitti, imparare a litigare, gestire le crisi con empatia.

Questo significa pagare ogni giorno piccole quote del debito nascosto, significa affrontare piccoli pezzi di disagio per evitare enormi traumi futuri. Quindi che cosa puoi fare adesso, proprio adesso, appena finisci questo episodio, che cosa puoi fare? Puoi chiederti quale conversazione sto rimandando? Cosa temo di perdere se l'affronto? Che paura risveglia in me la possibile reazione della persona con cui devo affrontare questa conversazione?

E poi, entro stasera, scegli un argomento piccolo, avvia una conversazione scomoda, dedica cinque minuti ad ascoltare l'altra persona senza difenderti, senza giustificarti. Solo questo: inizia da una riparazione se è necessaria, se arrivate da una di quelle pratiche irrisolte, Usa il metodo of road, riconosci le emozioni, osserva senza colpe, aspira un obiettivo condiviso, domanda invece di accusare e poi ascolta la risposta senza voler risolvere, senza voler aggiustare, senza dire che hai già la soluzione, senza dire che conosci già il futuro di come andrà questa conversazione, che quello è una cosa su cui io devo lavorare, perché spesso e volentieri chiaramente con il lavoro che faccio io tendo ad approcciare le conversazioni con Alex proprio con questa, tra virgolette, non superiorità, ma proprio con questa consapevolezza di quello che sto facendo. Invece in quei momenti credo che sia veramente importante fare un passo indietro e accettare che non c'è nessun tipo di controllo in queste conversazioni e che, anzi, la cosa più utile che posso fare in quelle conversazioni è accoglierle senza aspettative, accoglierle senza pensare di sapere dove andranno. Ricorda, il successo nelle relazioni è proporzionale, direttamente proporzionale alla nostra disponibilità di restare seduti sulla panchina del disagio e di invitare l'altra persona a sedersi con noi è lì che si costruisce la fiducia è lì che si costruisce il lungo termine Anche per oggi è tutto.

Vi ricordo che nel percorso e questo non ve l'ho ancora menzionato c'è un'intera categoria che si chiama proprio coppia dedicata alla coppia. Ci sono all'interno dell'abbonamento dirette di approfondimento, c'è una diretta molto vulnerabile che ho fatto con Alex per condividere la nostra fatica e c'è una diretta anche con Karen proprio in cui abbiamo parlato insieme alla comunità dei primi passi per cercare di pagare piccole rate ogni giorno di questo debito nascosto per rimanere in tema. Vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con calma e vi ricordo che se volete commentare volete apportare la vostra riflessione volete fare una domanda potete farlo su latella punto com barra podcast cercando il numero dell'episodio oppure scrivendo il titolo nella barra di ricerca Non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!

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