Preferiti dei bambini

231. Scuola: come la comunità di genitori può agire dal basso | interviene Lorenzo Fioramonti

In questo episodio di Educare con Calma parto da una domanda che ricevo spesso: cosa possiamo fare, concretamente, per cambiare le cose a scuola?

22 agosto·
26 min
·3 commenti
Molti genitori si sentono impotenti rispetto ad alcune dinamiche che vedono accadere a scuola: vorrebbero aprire un dialogo con insegnanti e con le altre famiglie, ma non sanno da dove iniziare.

Su questo tema ho accolto la proposta di una genitrice della comunità La Tela, di portare sul podcast la voce di Lorenzo Fioramonti. In passato, Lorenzo ha avuto un ruolo istituzionale che gli ha permesso di provare a cambiare le cose nel sistema scolastico italiano, e oggi continua a riflettere su come la scuola possa diventare un luogo accogliente e stimolante per bambinǝ e ragazzǝ.

Nel suo intervento, esplora concetti interessanti, come l’idea di scuola di prossimità e il ruolo propositivo della comunità dei genitori, che può diventare motore di piccoli ma significativi cambiamenti.

Vi parlo infine di cosa possiamo fare per contribuire al cambiamento e nelle risorse vi lascio uno strumento pratico che abbiamo preparato su La Tela per aiutarvi ad aprire il dialogo con insegnanti.

:: I punti salienti dell'episodio:

00:00 Introduzione e benvenuto

05:29 Qual è secondo te la scuola che ci serve oggi e come è possibile arrivare a quel tipo di scuola?

10:28 Cosa si potrebbe fare a livello istituzionale?

12:22 Quali sono gli ostacoli principali a questi cambiamenti?

13:36 Cosa può fare concretamente la comunità di genitori per creare cambiamento dal basso?

15:28 Riflessioni di Carlotta sul concetto di scuola di prossimità e sull'attivismo

20:08 Il coinvolgimento delle famiglie all'interno della scuola (contestare è valido, ma è importante farlo senza puntare il dito)

:: Nell'episodio menziono: 
  • La sezione «Attivismo» su La Tela (in cui trovi anche il progetto La Tela Teachers).

Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi torniamo a parlare di scuola, un argomento che ormai lo sapete, uno dei miei preferiti perché è un terreno fertile su cui c'è davvero tanto tanto tanto da lavorare quando si parla di educazione a lungo termine. Una domanda che I genitori mi fanno spesso è: c'è davvero qualcosa che possiamo fare noi in concreto per cambiare le cose a scuola? Molti me lo chiedono con un tono di rassegnazione nella voce, anche quando si tratta di parole scritte in un messaggio, in un post sul forum della comunità. Io sento proprio fatica e la capisco perché a volte sembra proprio di lottare contro I mulini a vento.

Dico spesso che a volte mi sembra di scalare una parete di vetro. Ecco, quella è proprio la sensazione, no? Fai tutto questo sforzo e non solo scivoli, ma non riesci neanche a progredire di un piccolo passettino, è una frustrazione immensa. Quando a scuola notiamo comportamenti non in linea con le consapevolezze che abbiamo, con I nostri valori, con il rispetto che vorremmo vedere in classe ogni giorno, con I bisogni reali dei nostri figli, delle nostre figlie, perché come scrivo anche nel mio libro spesso la scuola non riflette la vita. Spesso ci sentiamo impotenti, vorremmo intervenire, vorremmo dire la nostra, vorremmo aprire un dialogo, ma altrettanto spesso non sappiamo da dove cominciare.

Abbiamo parlato di questo, di come aprire un dialogo, di come relazionarci con rispetto agli insegnanti, alle insegnanti in diversi contenuti sulla tela, in altri episodi del podcast, come ad esempio il centosessantaquattro che si intitola credo in insegnanti, non credo nella scuola e il numero centonovantanove che si intitola Non girarti dall'altra parte, sii protagonista del cambiamento a scuola. Ve li lascio nelle risorse di questo episodio nei contenuti relazionati. Li trovate su latella punto com barra podcast basta che cercate questo episodio, il numero, il titolo, insomma lo trovate. Il titolo, insomma lo trovate e da lì potete arrivare ai contenuti relazionali. Ai relazionati vi chiedo di ascoltarli perché aprire e nutrire un dialogo con insegnanti e appunto non girarsi dall'altra parte credo sia proprio un messaggio fondamentale che vorrei lasciarvi e vi do tanti spunti per farlo.

Ma oggi vorrei parlarvi di un altro pezzettino e approfondire una sfumatura diversa di quelle che possono essere nuove opportunità di connessione con la scuola, a cui magari non siamo abituati a pensare. Per farlo, io e il team abbiamo accolto la proposta di una genitrice della comunità, La tela, grazie Nicoletta se ci stai ascoltando, di portare qui sul podcast la testimonianza di un papà che una visione della scuola molto allineata a quella che diffondiamo noi sulla tela e che avuto anche l'occasione di provare a metterla in pratica nel concreto da un punto di vista istituzionale. Vi lascio quindi alle parole di Lorenzo Fioramonti, che da anni si occupa di divulgazione della sostenibilità e di wellbeing economy, quindi un'economia che punti a migliorare la qualità della vita delle persone e a rafforzare e promuovere la sostenibilità ambientale e la coesione sociale. Attualmente lavora presso una società di consulenza che si propone di accelerare la transizione verso un paradigma economico rigenerativo, cioè una economia che non si limita a, tra virgolette, fare meno danni, ma che rigenera, a fare meno danni, ma che rigenera attivamente l'ambiente, valorizza le risorse naturali, mette al centro il benessere collettivo. Ma oggi in questo episodio non parliamo del suo lavoro corrente, anche se mi sembra molto interessante, ma parliamo di una sua parentesi passata, interessante, ma parliamo di una sua parentesi passata.

Infatti, per un breve periodo, nel duemila diciannove, Lorenzo è stato ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca in Italia. Qui credo sia necessaria una piccola puntualizzazione. Da che parte sto io è chiarissimo nei miei contenuti e non è un segreto, ma qui sulla tela non ci occupiamo di politica per scelta. E infatti la testimonianza che adesso vi lascio ascoltare non è un'analisi politica, ma un invito a cambiare sguardo, ad allargare la nostra idea di scuola e a riconoscere che il cambiamento può partire anche dal basso, da noi famiglie, dalla comunità educante che abbiamo tutta intorno a noi, dai piccoli gesti quotidiani che costruiscono ponti fra scuola e territorio. Vi invito quindi ad ascoltarlo con uno sguardo aperto, come facciamo sempre su questo podcast, ma oggi ve lo proprio esplicitamente perché è una testimonianza diversa da quelle che siete soliti ascoltare qui sulla tela.

Ho scelto di pubblicarla perché credo che possa ampliare il nostro mosaico di riflessioni pensieri personali come sempre prendete quello che vi risuona e lasciate andare il resto e se vi va magari venite a condividere le vostre riflessioni o a fare una domanda nei commenti dell'episodio Per guidare Lorenzo nella sua testimonianza gli abbiamo chiesto qual è secondo lui la scuola che ci serve oggi e come possiamo arrivare a quel tipo di scuola. Vi lascio ascoltare le sue parole.

L'ospite: Il mio nome è Lorenzo Fiermonti e sono stato ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nel duemila diciannove. Ho due figli di quindici ed undici anni. La mia idea di scuola è molto semplice e ne ho anche parlato molto spesso quando svolgevo il ruolo istituzionale e ho anche cercato di realizzarla. È una scuola che chiamo di prossimità, cioè una scuola che sia profondamente legata al territorio una scuola che sia presente in ogni quartiere in ogni paesino in ogni borgo perché ricordiamoci sempre che quando togliamo le scuole dalle comunità le comunità muoiono Quindi è fondamentale che ci siano le scuole ovunque. In buona parte questo è l'opposto di quello che è stato fatto in questi ultimi anni, dove le scuole sono state ridotte ed accorpate.

Invece la mia visione è sempre stata quella di una scuola diffusa sul territorio, di scuole piccole e di prossimità, appunto, dove I ragazzi e le ragazze possono raggiungere le proprie aule a piedi, dove si possono creare rapporti molto forti con I territori e ovviamente diffuse, piccole diffuse sul territorio, perché ritengo che una scuola per essere tale e davvero essere in grado di diventare un luogo di apprendimento e formazione debba essere a misura di ragazzo, a misura di studente. Non possiamo avere scuole con migliaia di studenti, non possiamo avere classi con decine e decine di studenti. Nella mia ottica una scuola non dovrebbe mai superare le seicento unità complessivamente, non dovrebbe superare le venti unità all'interno di ogni di ogni aula. E proprio perché in queste scuole dovremmo imparare un sacco di cose. Dovremo imparare non soltanto dei contenuti, ma dovremmo imparare anche e soprattutto delle conoscenze diffuse, conoscenze tecniche, ma anche quelle che si chiamano in gergo soft skills, quindi delle conoscenze trasversali, imparare anche ad interagire con gli altri.

Questo non si può fare in contesti troppo grandi. Non si può fare quando l'insegnante è costantemente preso da tante altre cose. Non si può fare in contesti dove fondamentalmente non ci siano le condizioni per una interazione costante tra discente e docente e tra studenti tra di loro. Questo modello tra l'altro potrebbe essere un modello molto italiano e credo che la pedagogia italiana offra molto da questo punto di No, la pedagogia, la pedagogia montessoriana, per esempio, quindi la scuola misura di bambino, ma anche la scuola come luogo dove si possono creare, come dire, quelle dinamiche positive che ci aiutano a combattere le ingiustizie sociali. Mi ricordo sempre, insomma, che il Modello Montessori nasce a San Lorenzo, al quartiere dove lavoro a Roma, tra l'altro, e in un contesto di grandi difficoltà di apprendimento, di grandi ingiustizie, di un livello di accesso molto limitato all'istruzione di base da parte delle persone meno abbienti, delle famiglie più povere.

Lo stesso c'è nella diciamo la stessa esperienza nella nella pedagogia italiana la ritroviamo per esempio nella scuola di Barbiana di Don Milani. Lorenzo Milani si occupa fondamentalmente della scolarizzazione dei figli dei pastori, dei più poveri, dei braccianti. Quindi una pedagogia che non soltanto sviluppato modalità innovative ma lo anche fatto in contesti molto complessi. Credo che questa sia un'eredità da recuperare. Ma questo modello di scuola o elementi di questo modello si trovano anche in altre parti del mondo, per esempio in Finlandia, un paese a me molto caro dal punto di vista educativo, la scuola è il centro dell'attenzione pubblica una scuola molto multidimensionale una scuola dove si apprende con varie modalità e varie opportunità di apprendimento una scuola dove si sta poco seduti si cammina molto è una scuola dove si comprende anche l'importanza tra l'equilibrio, come dire, tra il benessere mentale e quello fisico, quindi l'equilibrio psicofisico.

È una scuola dove ci sono spazi per poter interagire perché si è capito che si interagisce molto meglio muovendosi, per esempio, invece che restando seduti per ore e ore. Ed è una scuola appunto dove si fa molta pratica, perché I ragazzi e le ragazze, I bambini e le bambine imparano meglio quando praticano, imparano meglio quando muovono le mani, riflettono su questioni concrete, ed è molto meno utile invece l'apprendimento attraverso I libri. Ecco queste sono alcune cose che della scuola italiana dal punto di vista del modello educativo andrebbero assolutamente cambiate. E cosa si potrebbe fare a livello istituzionale? A livello istituzionale bisognerebbe prima di tutto investire di più.

Questa è stata una grande battaglia. Noi dovremmo oggi investire molto ma molto di più. Dovremo anche consentire alla scuola di potersi aprire a dinamiche e coinvolgimenti trasversali da parte di gruppi di genitori che non vorrei che entrassero nelle questioni pedagogiche perché non sempre il coinvolgimento delle famiglie nelle questioni pedagogiche è una cosa buona anzi credo che nella scuola italiana di oggi, soprattutto nella scuola pubblica, ma anche in quella privata, ci sia un'interferenza forse eccessiva da parte delle famiglie nel percorso educativo e anche una come dire una sorta di affidamento eccessivo da parte degli insegnanti nei confronti dei genitori si pensi per esempio all'uso in proprio del registro scolastico insomma dove il il ragazzo costantemente chiede il telefonino al padre per sapere quali sono I compiti, le chat dove costantemente le famiglie si passano informazioni sulle attività scolastiche. Questo in realtà andrebbe costantemente fatto attraverso il coinvolgimento quasi esclusivo dei ragazzi. Sono loro che devono avere accesso al registro, quello cartaceo, quello elettronico, sono loro che devono gestire I propri tempi e le proprie responsabilità.

Il coinvolgimento dei genitori andrebbe assolutamente rivisto in questo senso. Ma mi piacerebbe invece una scuola dove il coinvolgimento dei genitori avvenisse nelle attività extracurricolari, per esempio, quindi nelle attività aggiuntive, nelle attività creative che la scuola può cominciare a fornire e fornire magari utilizzando anche il coinvolgimento più aperto della comunità, facendolo facendo leva su quelle che sono le competenze, le conoscenze, anche I talenti di una comunità molto più ampia rispetto a quella che invece abita la scuola costantemente. Gli ostacoli principali fondamentalmente nel nostro Paese però a tutto questo sono un sistema istituzionale molto rigido e al tempo stesso povero, non c'è nulla di peggio che la rigidità e la povertà, perché tende ad avvitarsi, ad avvitarsi verso il basso. Il le istituzioni sono piuttosto rigide nel modello formativo, lo difendono anche quando poi non mettono le risorse perché quel modello funzioni e questo preclude la possibilità del coinvolgimento di altri. Però ci sono una serie di possibilità anche molto pratiche per tutti.

È possibile appunto grazie all'autonomia scolastica coinvolgere direttamente I rappresentanti istituzionali della scuola a cominciare dai dirigenti è possibile ovviamente coinvolgere anche le amministrazioni comunali che gestiscono le scuole almeno gli stabili delle scuole elementari e quelle provinciali che gestiscono le altre scuole perché ovviamente la scuola è anche, non solo ovviamente, anzi soprattutto le persone che la vivono, ma è anche l'edificio, anche gli spazi. Molto spesso purtroppo in Italia questi spazi non consentono lo svolgimento di attività idonee, no? Perché sono troppo piccoli, le aule sono troppo piccoli, gli spazi aggretativi mancano e lì ovviamente il genitore o comunque la comunità di riferimento può interagire in maniera positiva con le istituzioni per fare in modo per esempio che ci siano spazi aggiuntivi, che si possano possa rimettere mano anche alla alla tutela del dell'edificio scolastico. Io da ministro per esempio da ex ministro in questo caso e da genitore solo qualche anno fa ho ridipinto l'aula della della classe di mio figlio di una terza elementare insieme agli altri agli altri genitori perché ovviamente ritenevamo che non fosse in condizioni idonee e con l'appoggio dell'insegnante abbiamo agito in autonomia e da oggi è una bellissima aula rinfrescata, partecipata, colorata e quant'altro.

Ovviamente questo uno potrebbe leggerlo anche come una resa da parte delle istituzioni. Qualcuno direbbe: Ma questo è il compito delle istituzioni, non dovrebbe essere I genitori a farlo. È vero, assolutamente vero. I genitori quindi devono fare anche pressione così come il resto della comunità con le istituzioni affinché si prendano incarico queste responsabilità, ma nell'attesa di mostrare attraverso il loro impegno diretto che qualcosa di utile si può davvero fare. Ecco, in questo modo noi costruiamo, magari anche utilizzando gli interstizi istituzionali, anche questi vuoti istituzionali che in Italia sono molto frequenti, però creiamo le condizioni per avere delle scuole a livello locale che siano il più possibile aperte al territorio, che siano il più possibile partecipate.

E torno a dire non partecipate necessariamente sul modello formativo pedagogico. Non è compito dei genitori o della comunità locale di intervenire su cosa si impara a scuola, su come si impara a scuola. Ci servono delle persone qualificate, che sono gli insegnanti che sanno come farlo, ma la comunità di riferimento e I genitori possono essere molto utili nell'espandere il portafoglio di attività e nel creare questa osmosi costante idealmente tra scuola di prossimità e I loro territori di riferimento.

Carlotta: Grazie mille a Lorenzo per questo suo intervento ricco di spunti. Prima di tutto la scuola di prossimità mi sembra un concetto molto interessante che mi piacerebbe approfondire: una scuola che non è astratta ma che è vicina, che conosce il territorio, che una dimensione umana contenuta, dove le persone si possono riconoscere e possono interagire davvero. E questo credo che sia una base fondamentale per andare verso l'obiettivo di una scuola in cui la relazione sia messa al centro e per relazione intendo proprio anche l'accoglienza delle emozioni, il vedere l'altra persona, in questo caso il bambino, come una persona e non solo come un contenitore vuoto da riempire. Istituzione locale, allora possiamo davvero provare a lavorare in sinergia. È un lavoro grande, immenso, faticosissimo, ma io so anche che ci sono tante, tante persone che lo stanno facendo.

E lo so perché ci sono davvero tante, tante, tante persone che ogni giorno mi scrivono per portarmi anche le loro esperienze positive di cambiamento. Sì, è vero, ce ne sono anche tante altre che mi scrivono per portarmi le loro esperienze molto negative di non cambiamento, ma io credo che abbia valore proprio per, come dire, far fronte a quella sensazione di scalare pareti di vetro, ricordare che c'è anche del positivo, che non ci sono solo esperienze negative e che queste esperienze positive tra l'altro sono tutte intorno a noi, perché ognuno di noi, se lo sceglie può avviare un cambiamento nel suo piccolo e non solo all'interno delle scuole ma in qualsiasi comunità in qualsiasi gruppo poco tempo fa ho proprio pubblicato un post sul blog della tela in cui raccontavo l'esperienza di Giulia, una giovane ragazza scout che riunito un gruppo di trenta persone dai sedici agli ottanta anni in parrocchia, le sedute intorno a un tavolo, fornito disegni e colori e fatto ascoltare alle persone che partecipavano proprio un episodio di questo podcast, l'episodio su parità di genere e stereotipi che ho registrato con Zaira Shawvekker. Cosa fatto Giulia? Giulia preso una conversazione che le sta a cuore e l' proposta a un gruppo di persone che le stanno a cuore A volte pensiamo che l'attivismo sia scendere in piazza con I cartelli.

E certo anche quello è attivismo e anche quello è importante, anche quello lo facciamo anche noi. Ma non lasciatevi ingannare, perché anche quello che fatto Giulia è attivismo e ognuno di noi può farlo nel suo piccolo o grande, nella sua comunità, nella sua scuola, nella sua parrocchia, nel suo gruppo scout, in qualsiasi gruppo di cui facciate parte. Nelle note dell'episodio vi lascio proprio la storia dell'incontro che organizzato Giulia e se volete provare anche voi a essere parte attiva del cambiamento nella vostra comunità, nel vostro gruppo di persone, vi rimando anche alla sezione attivismo su la tela punto com dove potete scoprire I nostri progetti di attivismo a cui potete partecipare voi stessi proprio nel concreto. Vogliamo creare sempre più risorse per aiutarvi ad avviare un cambiamento perché crediamo che il cambiamento più importante nasca dal basso. Come dico sempre l'educazione io da sola non posso cambiarla ho bisogno di tutti voi di tutte voi per apportare questo cambiamento.

E soprattutto nella scuola, visto che sappiamo che il cambiamento non arriva dall'alto, dobbiamo farlo arrivare dal basso, da dentro, deve insinuarsi nelle vene dell'istituzione. Ok, detto così sembra più fantascienza, ma io so che questo cambiamento è possibile. Ci sono già oltre cinquemila insegnanti nel nostro progetto La Tela Teachers che stanno cercando di avviare un cambiamento dal basso. Difficilissimo, complicato, incontrano un sacco di questo è un po' il prezzo da pagare per avviare un vero e proprio cambiamento nella società in cui viviamo. Ok, mi sono lasciata trasportare da una ragnatela di pensieri, ma volevo tornare un attimo all'audio di Lorenzo.

In particolare vorrei parlarvi di un punto che Lorenzo toccato, con parole diverse da quelle che uso io di solito, ma che in realtà parlano di un problema simile, ovvero il coinvolgimento eccessivo delle famiglie all'interno della scuola. Perché dico che è un problema? Perché voi sapete che io credo fortemente che la famiglia faccia il lavoro di base nell'educazione. Tutto il lavoro che noi stiamo sulla tela è importante ed è importante anche per riconoscere quando per esempio insegnanti a scuola questo lavoro non lo fanno, quando insegnanti a scuola hanno comportamenti che non si addicono al loro ruolo, che non si addicono al ruolo di guida anche emotiva che noi genitori dovremmo poterci aspettare dalle persone che passano così tanto tempo con I nostri figli a scuola. E sì, io penso fortemente che parte del nostro lavoro di genitori sia contestare questi comportamenti, sia contestare quando, si si usano metodi arcaici come punizioni, urla, minacce, metodi che non favoriscono l'apprendimento.

Quindi penso che questo sia importante e volevo lasciarlo chiaro. Allo stesso tempo, però, noto anche che a volte man mano che la famiglia acquista consapevolezza può capitare che, soprattutto se la scuola in cui siamo non ci soddisfa, il nostro modo di comunicare di genitori rifletta una mancanza di fiducia. Ed è a quel punto che si crea quel botta e risposta di dita puntate di mancanza di fiducia perché il genitore si sente criticato nel modo in cui educa, l'insegnante si sente criticato nel suo lavoro, insomma entrambi sentono che l'altro voglia insegnargli a fare il proprio lavoro e così via. E in questo modo si crea un divario grandissimo in cui le vittime sono I nostri figli ed è per questo che credo che Lorenzo abbia spiegato un concetto da un punto di vista più didattico che però si sposa benissimo con quello in cui credo, ovvero che genitori e insegnanti devono ritrovare il modo per fare squadra. Questo è un concetto di cui ho parlato in altri episodi, quindi non mi dilungo, ve li lascio nelle note, ma è proprio questo concetto di squadra che mi è venuto alla mente quando Lorenzo raccontato di quella volta che ridipinto le pareti dell'aula di suo figlio.

Questa immagine di una comunità di genitori che si incontra, si rimbocca le maniche, si mette d'accordo con insegnanti per fare concretamente qualcosa di utile affinché la scuola possa evolvere, la trovo davvero di grandissima ispirazione. Questi genitori lo hanno fatto sapendo che quel gesto non era loro compito, ma sapendo anche che aspettare che lo facesse qualcun altro, in questo caso l'istituzione scuola o il comune o comunque l'ente proprietario dei locali scolastici, avrebbe significato permettere che tutto restasse fermo. E lo trovo anche un bellissimo esempio per I loro figli. Quante volte noi adulti ci fermiamo perché aspettiamo che sia qualcun altro a muoversi per primo? E quanto potremmo cambiare se invece decidessimo di iniziare da noi, anche solo con un piccolo gesto, anche solo con l'organizzare un incontro come fatto Giulia nella nostra comunità, nella nostra parrocchia.

Io quel cambiamento non posso apportarlo nella mia comunità perché non ho una comunità fissa ed è proprio per questo che ho scelto di apportarlo online. È proprio per questo che ho creato il progetto La tela Teachers che sto creando il progetto La Tela Ambassadors che è un piccolo spoiler ma mi è venuto spontaneo perché ce l'abbiamo molto in cantiere, quindi lasciamolo buona la prima e anzi in onore degli spoiler e del concetto di fare squadra tra genitori e insegnanti vi racconto che ho in cantiere anche un contenuto per insegnanti e ambassador che vogliono apportare un cambiamento reale nella scuola a partire dal basso. Sto creando un curriculum di dieci incontri, uno al mese per ogni mese scolastico, che chiunque genitore o insegnante possa utilizzare per creare quella che io chiamo scuola per genitori. Ne ho parlato anche in altri episodi, ma io la vedo proprio come una mini tela sul territorio di cui si fanno portavoce persone che credono nell'educazione a lungo termine. Vabbè, vi ho fatto uno spoiler grandissimo, che credono nell'educazione a lungo termine.

Vabbè vi ho fatto uno spoiler grandissimo ma per ora se cerchi uno strumento concreto per iniziare puoi andare a vedere sulla sezione attivismo in cui appunto scoprirai I progetti a cui puoi partecipare che richiedono la tua partecipazione attiva e uno di questi è proprio la tela teachers se vai su tela punto com barra insegnanti trovi delle risorse gratuite pensate proprio per insegnanti per formarsi e capire come portare un cambiamento nel modo di pensare la scuola e di metterla in pratica con I bambini e I ragazzi. Diamo tantissimi contenuti gratuiti a insegnanti che pensiamo possano aiutarli in questo lavoro e abbiamo creato anche un forum apposta per insegnanti in modo che abbiano uno spazio sicuro dove parlare di questo cambiamento, dove raccontarsi fatiche e e successi. E se invece sei genitore e vorresti proporre la tela teachers a insegnanti della scuola di tuo figlio o di tua figlia, un copione semplicissimo è questo: Hey, ho visto che sulla tela ci sono contenuti gratis per insegnanti e ho subito pensato a te. Se ti interessa, qui trovi il link. Egli offri un bigliettino con un codice QR.

Ne abbiamo creato uno per te che puoi stampare affinché sia proprio facile facile. Ti lascio il post dove lo puoi trovare nelle risorse di questo episodio, dove trovate anche il post dove vi racconto l'incontro organizzato da Giulia. Anche per oggi è tutto. Ringrazio ancora una volta di cuore Lorenzo Fioramonti per il tempo che ci dedicato e vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con calma. Vi ricordo che se volete unirvi ai commenti, alle riflessioni, apportare una domanda, Potete farlo su la tela punto com barra podcast cercando il numero di questo episodio oppure scrivendo nella barra di ricerca il titolo dell'episodio.

Non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao.

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I miei genitori erano entrambi insegnanti. Anzi, Insegnanti. Una, scuole medie, ha sempre prestato servizio (per scelta) in scuole di trincea, in contesti sociali drammatici, l’altro, matematica nei licei, ha seguito centinaia di ragazzi anche dopo il diploma, essendo per loro un punto di riferimento. Ricordo la loro devozione. Ricordo la loro passione. Cambiare istituto era un dramma. La continuità era il primo pilastro. Cosa possiamo dire oggi della continuità? Non ho ancora figli nella scuola primaria, ma sento le mie colleghe e amiche raccontarmi di come ogni anno ci sia un continuo rimescolamento di docenti, di come spesso avvocati siano chiamati ad insegnare informatica, di come anche per gli stessi insegnanti oggi stare dietro al sistema sia incredibilmente faticoso. La scuola dovrebbe essere il fiore all’occhiello di qualsiasi Paese, senza colori e senza bandiere. La formazione e l’istruzione dovrebbero essere la priorità assoluta di qualsiasi amministrazione e istituzione. Drammaticamente non è così ed esattamente come sta accadendo in Sanità (il mio ambito lavorativo), anche nella Scuola temo che ormai il “lavoro” sia tutto solo sulle spalle di quegli insegnanti che, come i miei genitori, la mattina si svegliano e pensano che stanno svolgendo la missione più preziosa: educare le persone di domani e aiutarli a tirare fuori il loro sapere, con rispetto e dedizione 
Roberta cara, quanto sono d'accordo. La tua condivisione smuove un mix di gratitudine, commozione e fatica. 💜
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Questo episodio mi ha commossa.
Vengo dal mondo della scuola e se non ho ancora abbandonato i remi della mia barca è perché sogno una scuola come questa, una scuola di prossimità così vicina alle famiglie da diventare una loro prosecuzione naturale.
Chi svolge il lavoro di insegnante con passione e dedizione ogni giorno sa bene quanto lavoro ci sia dietro la sensibilizzazione di temi legati all' educazione (fuori dai contenuti prettamente didattici) e dietro la comunicazione e la relazione con i genitori, con i colleghi e con i nostri Dirigenti.
Il nostro è un lavoro estremamente delicato e difficile perché lavora su più piani e all' interno di più dinamiche ma non è impossibile realizzare un modello di scuola prossimale, se tutti, nessuno escluso, dagli insegnanti ai genitori ci uniamo per il bene esclusivo dei nostri figli e dei nostri piccoli alunni.
Grazie per questo episodio, una vera manna dal cielo.
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