Preferiti dei bambini

232. Coppia ed educazione: quando partner pensa che sia una perdita di tempo

In questo episodio di Educare con calma parliamo di disaccordo nella coppia sulle scelte della genitorialità, partendo da un messaggio di una mamma che sta provando a fare il lavoro, ma si sente giudicata e non compresa dal partner.

29 agosto·
42 min
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Sentirsi solǝ in un percorso di crescita personale e genitoriale, perché l'altro genitore non condivide il nostro punto di vista, è spesso molto faticoso e frustrante: un primo passo possibile è ricordarci che non possiamo cambiare gli altri – possiamo però influenzarli, attraverso il dialogo e la condivisione sincera.

Parliamo anche di come, dietro certe frasi o atteggiamenti di chiusura o rifiuto, si nasconda spesso la paura di ciò che non conosciamo o che ci sembra troppo lontano dal nostro modo di vivere.

Se sei un genitore o una genitrice che sta attraversando questa sensazione di «solitudine educativa», ti racconto i motivi per cui non sei mai davvero solǝ, e ti parlo di alcuni modi per provare – passo dopo passo – a coinvolgere il/la partner in questo percorso.

:: Nell'episodio menziono: 

Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di educare con calma. Quello che vi propongo oggi è uno di quegli episodi che io definisco scomodi perché per vari motivi: perché potrebbe richiamare a voi una fatica che avete vissuto o che state vivendo in questo periodo nella vostra famiglia e specialmente nella vostra coppia ma anche perché per parlarne non posso non offrirvi alcune verità scomode, che però credo sia una scomodità che ci aiuta a mettere in dubbio le nostre idee e che ci regala anche una prospettiva nuova per lavorare su di noi. Sapete che io penso che le conversazioni scomode siano sempre il motore del cambiamento. Fatta questa premessa, che ho fatto perché penso che se non siete pronti oggi per sentire queste verità scomode, magari oggi non è il giorno giusto, magari oggi vi sentite disregolati, magari siete stanchi, magari avete non siete riusciti a prendervi cura di voi. Ecco, magari non è il giorno giusto per ascoltare questo episodio e magari potete metterlo da parte e ascoltare qualcos'altro.

Parto da un messaggio che ho ricevuto dopo una diretta che ho fatto con Alex su tutta la tela per le famiglie abbinate. Se avete l'abbonamento e magari non l'avete vista e volete recuperarla la trovate nelle dirette passate nella sezione crescita genitoriale e anche nel percorso alla categoria coppia. Anzi faccio un piccolo passo indietro: se non avete l'abbonamento invece e non sapete che cosa sia tutta la tela è fondamentalmente il nostro percorso per educare a lungo termine. È lo spazio che abbiamo creato per aiutare famiglie, genitori a scegliere ogni giorno un'educazione diversa da quella che hanno ricevuto e a praticarla nella quotidianità anche insieme ad altre famiglie per sentirci meno soli perché la solitudine genitoriale è molto diffusa al giorno d'oggi soprattutto per le famiglie che cercano di educare diversamente da come sono state educate L'abbonamento vi dà accesso quindi appunto al percorso che moltissime lezioni diverse in categorie divise per fasce d'età, per fatiche, la trovate su la tela punto com barra percorso Ogni tanto vi offriamo anche un lavoro bonus a tema, su un tema su cui lavorare tutti insieme allo stesso tempo e che ci sta a cuore temi come autostima, schermi, rabbia, eccetera eccetera.

Vi dà anche accesso a tutti I contenuti per l'infanzia e la tela, comprese le nostre guide sull'educazione sessuale, sui capricci, sulla paura, sulla diversità, sulla disabilità, tantissimi audiolibri, tante attività stampabili per tutta la famiglia, tutte le mie masterclass focus, eccetera eccetera. E poi vi dà accesso alla comunità e al forum in cui potete conoscere famiglie che stanno facendo il vostro stesso lavoro e magari anche organizzare incontri dal vivo nella vostra zona e anche partecipare alle dirette online. Ed è proprio una di queste dirette la protagonista di questo episodio. Questa diretta l'avevamo fatta nel mese di febbraio duemila venticinque e in quel periodo stavamo esplorando esplorando la relazione di coppia, in particolare la distanza emotiva nella coppia. Io e Alex abbiamo parlato apertamente della nostra fatica di coppia su Instagram e avevamo deciso di condividere la nostra esperienza personale più in profondità sulla tela, che è il nostro spazio sicuro.

E avevamo deciso di condividerla senza insegnare nulla, proprio solo condividere il nostro percorso, condividere il nostro lavoro, la nostra fatica, I nostri momenti e anche I nostri momenti più difficili, quelli che ci avevano delusi di più. È stata una diretta davvero molto vulnerabile, tante persone si sono riconosciute in quella fatica ma di questo eravamo abbastanza sicuri perché, come dico sempre, tutte le case sono in fiamme e queste occasioni di incontro sono davvero preziose non solo per confrontarci e magari mettere nella cassettina degli attrezzi gli strumenti che più ci risuonano per fare questo lavoro, ma a volte anche proprio per prenderne consapevolezza, per capire ok anche noi abbiamo bisogno di questo lavoro. Il punto però è questo: la condivisione è un passo importante, ma una volta tornati nelle nostre case quel lavoro, che sia il lavoro sulla coppia o il lavoro come genitori per educare I nostri figli a lungo termine, lo dobbiamo iniziare noi lo dobbiamo continuare noi se l'abbiamo già iniziato ed è qui che a volte si annida la difficoltà più grande spesso I due partner non hanno lo stesso livello di consapevolezza, non sono ancora nella stessa fase della propria evoluzione personale e quindi quel lavoro che immaginiamo e desideriamo fare in due può rivelarsi frustrante e doloroso e può generare un senso di solitudine in chi si sente più avanti in questo percorso di discesa dalle ruote.

Ecco, questo senso di solitudine è proprio ciò che ho percepito nel messaggio sincero e pieno di emozioni di vulnerabilità di una mamma che mi scritto dopo aver seguito la diretta con entusiasmo, per poi ritrovarsi a confrontarsi con il rifiuto e il giudizio del suo compagno. Questo episodio non è solo per lei ma è per chiunque si sia sentito solo o sola all'interno della propria stessa insieme alla persona con cui scelto di condividere la vita e la genitorialità e per chiunque si sia sentito solo o sola nel proprio percorso educativo e abbia dovuto affrontare il giudizio degli altri. Inizio proprio leggendovi il suo messaggio, con il suo permesso ovviamente, e poi vi offro alcune riflessioni. Cara Carlotta, ti scrivo in seguito alla diretta di ieri sera in cui tu ed Alex avete condiviso dei momenti di vulnerabilità e gli strumenti che avete usato per navigarli. Non vedevo l'ora di assistere a questa diretta, soprattutto perché avevo chiesto anche al mio compagno di prenderne parte e non vedevo l'ora di condividere con lui I vostri punti di vista il mio entusiasmo però si è trasformato in pura delusione quando il mio compagno non solo si è rivolto a me in maniera aggressiva giudicando il vostro modo di vivere non mi farò mai dare consigli da una che vive in van e non dato radice ai suoi figli ma anche definito la diretta una perdita di tempo perché tra virgolette cita alla fine hanno raccontato I fatti loro per dire che poi sono andati in terapia cosa che ti ho sempre detto anche io quindi non mi ascolti inutile dire che sono andata a letto tra silenziose lacrime e un peso enorme sullo stomaco Non so neanche perché io te lo stia scrivendo, ma è forse perché non so come gestire questa situazione.

Riparlando animatamente poco fa mi detto che essendo il percorso sulla tela qualcosa che influisce su nostra figlia, lui non è d'accordo che io vi segua perché, e cito le sue parole, lei non una laurea in psicologia infantile ma in scienze della mediazione e non le competenze. Io ho cercato di spiegargli che questo suo comportamento mi fa male in tanti modi, prima di tutto perché siete persone che stimo e di cui mi fido perché vedo solo risvolti positivi nel rapporto con mia figlia da quando seguo il percorso perché il vostro stile di vita non è giudicabile e non apporta nessun danno alle nostre vite Perché la diretta di ieri mi aiutata molto, perché mi sono ritrovata nelle parole e nel tipo di attaccamento e personalità di Alex, quindi mi conforta il fatto di non essere sola e mi aiuta a sapere cosa fa lui per migliorare questi aspetti di sé. Comunque lui non ne vuole sapere e io non so come gestire questa cosa. Mi sono appassionata così tanto al percorso e trovo che così tante cose all'interno siano nelle mie corde che per me è impensabile tornare indietro. Sono molto affranta, spero che non ti dia fastidio questo mio sfogo, ma è l'unico sistema che ho per levarmi un po' di peso.

Grazie se leggerai. Non solo ho letto, ma ho sentito davvero tutta, tutta, tutta la fatica. Una delle cose più faticose in questo nostro percorso di crescita, in questa spinta a volerci allontanare dall'educazione che abbiamo ricevuto e avvicinare a una E prima di tutto voglio iniziare E prima di tutto voglio iniziare subito dicendo a questa donna, a questa mamma che non deve rinunciare al percorso, non deve rinunciare a uno strumento, a degli strumenti che la fanno sentire bene. Questa è un'eredità dell'educazione che abbiamo ricevuto ed è un'eredità che dobbiamo scrollarci di dosso per riuscire ad apportare un cambiamento nelle nostre vite. Sì, è faticoso, ma rinunciare significherebbe andare contro il nostro benessere personale e sappiamo benissimo che l'unico modo per essere genitori e persone che apprezziamo e stimiamo è andare verso il nostro benessere personale.

Questo lo ripeterò nel corso dell'episodio con parole diverse in modalità diverse. Ci sono tanti temi da trattare ma prima faccio una premessa: se dovesse capitare anche a voi che mi state ascoltando, sappiate che non potete cambiare l'altra persona, non possiamo cambiare gli altri, possiamo cambiare solo noi stessi e questo vale per genitori, figli, amici, partner, sposi, eccetera. Possiamo cambiare soltanto il modo in cui noi ci comportiamo, le frasi che noi scegliamo di utilizzare, le nostre azioni e reazioni. Io credo che possiamo però influenzare chi amiamo e soprattutto la persona con la quale abbiamo deciso di condividere la nostra vita, perché se ci siamo scelti è perché ognuno dà valore ai pensieri dell'altro, alle sue esperienze, alle sue

L'ospite: riflessioni, alle sue opinioni. Quindi credo che quello che

Carlotta: fatto questa donna, invitare il compagno, quello che fatto questa donna, invitare il compagno a fruire di un contenuto in cui crede e invitarlo nel mondo di valori che risuonano con lei sia uno incredibilmente necessario in una relazione, anche se poi suscita conversazioni scomode, le conversazioni scomode lo ripeto ancora una volta sono il motore del cambiamento, e sono necessarie perché quando uno dei due evolve più dell'altro più velocemente dell'altro o velocemente dell'altro o quando solo uno dei due evolve si crea moltissima distanza emotiva nella coppia e due è stato anche incredibilmente coraggioso perché quando condividiamo non è detto che l'altra persona sia pronta a seguirci e dobbiamo prepararci mentalmente a quella delusione, alla delusione di vedere la persona che amiamo non condividere un valore per noi fondamentale, quindi a questa donna mi sento davvero di ripetere tu sei tu, lui è lui. I vostri percorsi di evoluzione sono diversi. Non rinunciare ai tuoi valori, soprattutto perché sembra dalle tue parole che il lavoro che stai facendo su di te e per te sia importante. E non solo è importante, ma ti stia dando benefici che tu già vedi. E sembra che sia importante anche per la relazione più questo lavoro vi darà una fiducia che apprezzerete in ogni fase della vostra vita.

Non rinunciarci. E anche se il tuo compagno non ti segue o non è pronto o non è ancora pronto per accogliere un cambiamento, non significa che non possa rispettare questo cambiamento, anzi è tuo diritto chiedere che lui lo rispetti. Lui può non essere d'accordo, ma non significa che quindi sia tu a dover rinunciare a ciò in cui credi per avvicinarti a ciò in cui crede lui. Scegliersi significa anche essere disposti a trovarsi a metà strada, trovare un punto d'incontro. Vale la pena mettersi in ascolto e allo stesso tempo vale la pena chiedere di essere ascoltati.

Vale la pena che ognuno dei due faccia qualche passo verso l'altro. In questo caso, per esempio, inviterei entrambi a fare quella riunione settimanale per parlare di educazione, inviterei lei a chiedere a lui che cosa gli fa pensare che un'educazione alternativa non sia valida, ma farlo con curiosità, non partendo dal punto di vista. Alternativa non sia valida, ma farlo con curiosità, non partendo dal presupposto tu hai storto, io ho ragione, questo è l'unico tipo di educazione che possiamo seguire. E inviterei anche lui a considerare, a dare un'opportunità a quello che lei vede nell'educazione a lungo termine, magari iniziando dal leggere o ascoltare il mio libro, dall'ascoltare questo podcast. Io lo dico in tantissimi episodi, non penso che debba essere o uno o l'altro.

La genitorialità, l'educazione non è fatta di estremi, è fatta di accordi e non è l'educazione tradizionale o l'educazione a lungo termine. Non è educazione tradizionale educazione a lungo termine stelle e unicorni. Non è così, non esistono questi estremi, esistono gli accordi perché esistono persone con valori, con opinioni, con personalità e con background diversi. E scegliersi per me significa proprio considerare l'altro, ascoltare l'altro, chiedere di essere ascoltati e avviare un dialogo per trovare insieme un accordo. Detto questo, vorrei parlarvi di tre tematiche principali che mi stanno a cuore nel messaggio che ho ricevuto.

La prima è quella che riguarda la percezione dei titoli professionali, della laurea, come unico strumento che possa legittimare il lavoro e le conoscenze di una persona. A questo però ho dedicato già un intero episodio, a parte che si intitola Terapia e auto aiuto sono complementari in cui ho anche raccolto le testimonianze di psicologhe e psicoterapeute che mi aiuteranno a trasmettere il messaggio che terapia e auto aiuto, come il percorso che trovate sulla tela, in realtà possano essere strumenti complementari per fare il lavoro su noi, sulla coppia, nella relazione con I nostri figli. Questo episodio è già registrato, ma uscirà la settimana prossima. Quindi, se li state ascoltando in ordine è quello successivo. Oggi invece vorrei parlarvi di altre due tematiche.

Uno, la paura che diventa scetticismo, che diventa attacco, che diventa rifiuto, con conseguente giudizio basato sull'apparenza, e due la sensazione di essere soli nell'educazione che abbiamo scelto, con conseguente senso di inadeguatezza. Inizio proprio da uno dei due punti che mi colpito di più nel messaggio di questa mamma, e cioè la frase del suo compagno: non mi farò mai dare consigli da una che vive in un van e non dato radici ai suoi figli. Mi sento provocata da questa frase? No. E vi spiego perché.

Non solo perché oggi dopo sei anni di questo stile di vita quindi magari se me l'avesse detto sei anni fa probabilmente mi sarei sentita provocata, ma oggi non più, perché oggi sono al centocinquanta per cento sicura della nostra scelta. Sono al centocinquanta per cento sicura che sia la scelta più valida non solo per la nostra famiglia, ma anche proprio per I nostri figli e per l'educazione che abbiamo scelto di dare loro. Non mi sento provocata nemmeno perché sappiamo che dare radici è molto di più che stare fermi in un luogo, almeno per noi. È molto di più che conoscere la propria cultura, conoscere la propria lingua, che I nostri figli tra l'altro conoscono. È molto di più che vedere I nonni ogni fine settimana, che comunque è anche possibile che le famiglie che vivono in Italia non li vedano ogni settimana.

Ecco, per noi le radici sono una mentalità, un'attitudine di vita. Le radici sono dentro di noi, sono il riflesso di chi siamo noi, dell'ambiente in cui cresciamo, delle persone che incontriamo e che ci insegnano qualcosa, perché ogni persona che incontriamo ci può insegnare qualcosa se siamo aperti. Le radici che noi amiamo di più sono proprio quelle che si diramano dalla conoscenza del mondo, delle culture, delle lingue, dei modi diversi di vivere in ogni parte del pianeta, della flessibilità, della adattabilità, dell'accoglienza del diverso da noi, qualunque esso sia. Queste sono le radici che noi abbiamo scelto di dare ai nostri figli.

L'ospite: E sì, è un concetto diverso dal senso comune che diamo alla

Carlotta: parola radici in questo contesto. Concetto diverso dal senso comune che diamo alla parola radici in questo contesto, ma secondo noi è altrettanto importante, altrettanto pieno di valore ed è quello che noi abbiamo scelto per la nostra famiglia. Non è detto che valga per tutte le famiglie, che sia il significato di radici che tu sceglierai per la tua famiglia, ma è quello che abbiamo scelto noi. Ma non è questo che volevo dire, come vedete è un tema che mi appassiona molto e quindi seguirò tanti fili di questa ragnatela di pensieri. Quello che volevo dire è che quella frase non mi provoca soprattutto perché non dice nulla di me o della mia famiglia o del nostro stile di vita.

Non parla di quanto sia valida o non valida la nostra scelta quella frase invece dice tanto di chi la pronuncia e nella mia esperienza degli ultimi sei anni di vita in viaggio, della nostra esperienza con le persone con le quali abbiamo parlato del nostro stile di vita e che ci hanno detto frasi di questo tipo, rivela due paure di fondo. Una è personale, è la paura che la persona che abbiamo vicino, visto che si interessa a concetti e stili di vita o di educazione, in questo caso che noi non conosciamo, possa evolvere in un modo che non possiamo prevedere o controllare, e quindi ultimamente risulta nella paura che quella persona, la nostra persona possa allontanarsi da noi. E chiaramente non so quello che pensato quel papà e probabilmente se ascoltasse questo episodio non sarebbe d'accordo con me, ma quello che sto dicendo è che c'è una possibilità che quel papà nel profondo di sé, nel suo dialogo interiore, pensi anche inconsciamente: Mia moglie parla di cose che io non capisco, parla di stili di vita che sono completamente diversi dai nostri, sarà che non sta bene con me, sarà che non sta bene nel nostro stile di vita, sarà che non le sto dando quello di cui bisogno, senso di inadeguatezza.

Lo ripeto, non sto dicendo che questo sia quello che pensa quel papà, sto dicendo che è una possibilità. E uno dei compiti delle persone che vogliono diventare emotivamente mature è proprio quello di considerare un ventaglio di possibilità e di emozioni, anche se pensiamo che non ci riguardino e anche se ci fanno sentire scomodi. E due, quella frase parla della paura di ciò che non si conosce, la paura di ciò che è diverso. È un esempio di quanto spesso giudichiamo gli altri basandoci sulle apparenze, senza conoscere davvero le loro scelte, il loro percorso, I loro valori. Noi abbiamo scelto di vivere viaggiando a tempo pieno ed è una scelta diversa dalla maggior parte delle persone che conosciamo, che forse conosci anche tu.

Abbiamo scelto di dare ai nostri figli un'educazione diversa, facciamo home schooling, un'educazione che per noi è ricchezza, scoperta, connessione con il mondo, altrimenti non l'avremmo scelta. Sui motivi di questa scelta non mi dilungo, ma se ti incuriosisce, se vi incuriosisce, vi invito ad ascoltare altri episodi del podcast, come uno dei primissimi, il numero ventitré, in cui ho parlato del perché abbiamo scelto di viaggiare a tempo pieno, come ci manteniamo, risposto alla classica domanda sulla socialità dei bambini e molto di più, oppure mi viene in mente anche il centoventitre? Ventitré, centoventitre! In cui con Alex abbiamo continuato a rispondere ad alcune domande frequenti su questo stile di vita che negli anni continuato ad evolvere facendoci acquisire abilità nuove, presentandoci nuove sfide e quindi è sempre stata un'evoluzione molto organica. Ovviamente vi mentirei se vi dicessi che sapevamo quello che stavamo facendo, sapevamo quello che a cui stavamo andando incontro, lo abbiamo scoperto strada facendo e penso che questo sia proprio il bello del vivere fuori dalla propria zona di

L'ospite: comfort, che tutte le possibilità sono aperte e tutte le

Carlotta: strade sono aperte, e che e tutte le strade sono aperte e quando ti ritrovi a un bivio scegli una o l'altra strada. Quindi se siete curiosi o curiose vi invito a recuperare quegli episodi, ma non ne parlo qui perché oggi voglio riflettere invece su una tendenza comune che ho visto tantissimo non solo nelle interazioni offline ma soprattutto nelle interazioni online che è la tendenza secondo me tossica di attaccare senza conoscere o di attaccare ciò che non ci è familiare. È una tendenza che vediamo spessissimo soprattutto sui social media, in questo caso parlo di Instagram, in cui ci mascheriamo dietro ad uno schermo che protegge la nostra identità. Spesso e volentieri lo facciamo proprio anche con un avatar che non è la nostra foto, con un nome che non è il nostro nome e che quindi questa protezione ci fa questo scudo ci fa pensare di poter dire tutto ciò che vogliamo, come lo vogliamo e senza ripercussioni. Possiamo essere bulli e usare una comunicazione aggressiva e volgare che nella vita offline non useremmo, perché nessuno se ci nascondiamo può risalire a noi.

Ma anche se non ci nascondiamo in realtà è raro che le persone vengano a dirci: Ehi quel commento che hai fatto su Instagram proprio bruttino è raro che questo succeda perché in generale tendiamo ad evitare le conversazioni scomode. Purtroppo però non pensiamo al prezzo nascosto che paghiamo quando ci comportiamo così sui social media. Ogni volta che ci comportiamo da bulli su Instagram, che mandiamo un messaggio volgare, scortese, creiamo quell'immagine di noi nella nostra mente. E giorno dopo giorno la rafforziamo quell'immagine e mese dopo mese diventiamo quei bulli anche nei nostri dialoghi interiori ed è un dialogo interiore che si riflette poi anche nella nostra vita offline, nelle nostre relazioni, perché magari ci nascondiamo dietro un'armatura di falsa gentilezza, che è comunque un'armatura, ma dentro di noi sappiamo chi siamo e nessuno può scappare da se stesso. Perché magari noi nella vita evitiamo le conversazioni scomode, ma il nostro dialogo interiore è fatto di quelle conversazioni scomode e se le scacciamo, se le ingoiamo se le silenziamo è molto più difficile essere una persona che apprezziamo e che stimiamo ok ancora una volta mi sono lasciata trasportare da un filo della ragnatela di pensieri e voglio che sia chiaro tra l'altro non sto parlando di questo papà dell'aneddoto perché non lo conosco e inoltre quello che io so di questo papà sono frasi che mi sono state riferite da sua moglie, quindi per me c'è sempre un beneficio del dubbio.

Ma ne sto parlando perché in realtà questa tendenza è la stessa tendenza che si nasconde dietro la frase di quel papà: attaccare senza conoscere e giudicare ciò che non conosciamo, ciò che ci sembra diverso da noi, le persone che fanno scelte diverse da noi. Perché se glielo permettiamo, la paura inconscia che proviamo quando siamo di fronte a qualcosa che non capiamo o che non conosciamo o che ci sembra troppo lontano da noi e dal nostro mondo o troppo difficile per avviare un cambiamento, quella paura si trasforma in scetticismo, in attacco, in rifiuto. È più facile dire questo è sbagliato anziché mettersi in discussione, mettersi in ascolto, provare a capire che non significa necessariamente abbracciare totalmente il pensiero dell'altro. Non è questo che significa mettersi in discussione, ma semplicemente riconoscerlo come valido anche se diverso dal proprio, riconoscerlo come meritevole comunque di rispetto. Ed è proprio quello che è successo in questa situazione.

Il compagno di questa mamma attaccato il nostro stile di vita, il nostro modo di educare, la nostra scelta di vita, la nostra esperienza, perché quello che sapeva di noi o la vulnerabilità che abbiamo raccontato nella diretta probabilmente lo metteva a disagio, perché accoglierlo magari significava rivedere alcuni aspetti della propria vita, delle proprie scelte, delle proprie certezze. O magari significava accettare che la partner sta facendo un percorso diverso dal suo, sta abbracciando valori diversi, si sta lasciando ispirare da persone diverse e la paura gli dice si allontana da te, si allontana da voi come coppia. E quando percepiamo la distanza tra il nostro percorso di vita e quello delle persone che amiamo, a volte ci capita di sentirci quasi traditi, lasciati indietro, soli, anche se in realtà non deve essere così, perché più abbracciamo l'evoluzione delle persone che amiamo, più interessante, autentica e onesta diventa la nostra relazione di coppia e magari anche la relazione con noi stessi. Si può evolvere insieme anche, anzi, soprattutto nella diversità di punti di vista, nella diversità di percorsi personali. Non so voi, ma io trovo che questo sia affascinante, e non lo dico solo perché l'ho vissuto in prima persona, ma proprio perché penso che la diversità, se impariamo ad accettarla e lasciare che ci insegni qualcosa, qualsiasi cosa, magari anche che non siamo d'accordo con quella persona.

La diversità è uno dei motori più potenti dell'evoluzione personale, che poi è individuale per ognuno. Ok passo al secondo punto. Prima dicevo che però finché non la di solitudine che parla questo secondo punto. Molte mamme della comunità La tela, in quanto genitore di riferimento, in quanto genitore di riferimento, della comunità La tela in quanto genitore di riferimento primario e stereotipimente responsabile della cura di figli e famiglia si trovano spesso da sole nelle loro scelte educative senza il supporto dell'altro genitore. È una condizione difficile perché educare è un processo che coinvolge tutta la famiglia.

Però il rovescio della medaglia è che anche se l'altro genitore non è d'accordo non siamo mai davvero sole per due motivi: uno perché oggi abbiamo strumenti come la tela che ci permettano di conoscere genitori, famiglie che educano come noi e che stanno facendo il nostro stesso lavoro, quindi davvero in questo senso non siamo soli, ci sono persone, ci sono famiglie che si sono conosciute online e sono poi diventate amicizie anche offline e questa amicizia dato la possibilità di condividere il percorso di genitorialità che avevano scelto anche in sé in casa non era condiviso. E due, perché questo lavoro in realtà parte sempre da dentro di noi, quindi c'è una parte iniziale di solitudine che però è necessaria perché si parte dalla relazione con noi stessi. A te che mi stai ascoltando dico: puoi iniziare partendo da te, puoi iniziare a prendere consapevolezza delle ruote su cui stai ancora correndo, Puoi iniziare a raccogliere gli strumenti per scendere e puoi allo stesso tempo, come dicevo prima, costruire la tua rete di supporto anche fuori casa. La tela, lo dicevo prima, è nata proprio per questo, per dare supporto, confronto, strumenti. Non per convincere nessuno, ma per accompagnare chi sente il bisogno di qualcosa di diverso.

Forse anzi è proprio per questo che da sempre noi non facciamo alcun tipo di pubblicità su nessun canale come politica aziendale, perché non vogliamo arrivare a chi non ci sta cercando. Ci basta che chi cerca qualcosa di diverso ci trovi. E poi, certo, ovvio, arriva un momento in cui necessariamente dobbiamo provare a coinvolgere l'altro genitore, ma questo è un lavoro talmente individuale, talmente personale, talmente graduale tra l'altro che è difficile fare senza sentirsi un pochino soli. Io penso davvero che il modo migliore per iniziare a fare questo avvicinamento, a tagliare, ad accorciare questa distanza sia proprio il dialogo. Lo scrivo anche nel mio libro.

Penso che sia importantissimo provare a fare quello che fatto questa mamma, ovvero coinvolgere. Magari in quel caso non funzionato, ma se non ci proviamo non possiamo neanche aprire una conversazione potenzialmente scomoda che poi avvia il cambiamento vero e proprio, avvia le riunioni di famiglia, avvia il dialogo sull'educazione che abbiamo scelto. Perché anche se l'altro genitore non è d'accordo non significa che il dialogo con quella persona sia impossibile. Se vi siete scelti è perché potete attraversare questa conversazione difficile. Potete provare a trovare accordi, a spiegarvi, a richiedere ascolto, comprensione, considerazione, essere curiosi delle scelte dell'altro, delle motivazioni dell'altro.

E qui, tra l'altro, il percorso sulla tela aiuta anche in maniera concreta perché ci sono alcune lezioni che insegnano proprio a capire come comunicare in maniera più efficace, come usare il disaccordo come alleato invece che come motore del conflitto, come farci capire anzi se hai il percorso alcune delle lezioni che potrebbero aiutarti sono come coinvolgo il o la partner nel mio metodo di educazione lo trovate in coppia dentro sono alcuni strumenti pratici per nutrire il dialogo con l'altro genitore ad esempio organizzare come dicevo prima una mini riunione settimanale o bisettimanale in cui siano inclusi questi momenti di confronto che possono partire dalla condivisione di qualcosa che abbiamo notato durante la settimana o qualcosa che abbiamo letto, un episodio di un podcast che magari riascoltiamo insieme e appunto come dicevo prima potrebbe anche essere seguire insieme una diretta come la mamma che mi scritto e poi scambiarsi riflessioni su ciò che emerge. In questo caso io consiglio sempre di deciderlo insieme in modo intenzionale senza tendere imboscate né approcciarci con il mood io ho ragione tu hai torto lo ripeto perché credo che sia importantissimo ma credo che sia anche importantissimo prepararsi perché la preparazione è una chiave di volta come dico anche nel percorso Lo è con I nostri figli, ma lo è anche con il nostro partner, la nostra partner.

A volte fare una riunione settimanale prima di sedersi per guardare una diretta, per ascoltare un episodio del podcast che ci sta a cuore, può avere un grandissimo beneficio non solo per prepararci al contenuto, ma sicuramente anche a quello, ma anche per prepararci alle emozioni che quel contenuto susciterà. Nella categoria coppia c'è anche una lezione che si intitola come avviare una conversazione costruttiva con il o la partner. Ci sono cinque spunti più costruttiva con il o la partner. Ci sono cinque spunti più pratici proprio per avere una conversazione efficace e poi ovviamente ci sono le lezioni su come litigare perché imparare a litigare è fa parte del curriculum dell'essere genitore stavo dicendo ma in realtà dell'essere umano essere umani e tra l'altro a questo proposito vi consiglio anche il libro di Karen Taranto che è la nostra persona di riferimento sulla tela per la coppia che si intitola litigare bene si può se sai come farlo Tra l'altro Karen anche una bellissima masterclass sulla tela che si intitola proprio coppia come accorciare la distanza emotiva. E a proposito di distanza emotiva c'è anche una lezione che stavo quasi per dimenticare ma che io amo in cui vi offriamo cinquanta idee per appuntamenti romantici in casa che è un ottimo strumento per iniziare proprio ad accorciare quella distanza emotiva se la sentiamo nella coppia insomma potrei continuare ancora a lunghissimo perché ci sono davvero tantissime lezioni con strumenti pratici ci sono poi anche tutte le lezioni sugli stili di attaccamento e la teoria dell'attaccamento ci sono poi anche tutte le lezioni sugli stili di attaccamento e la teoria dell'attaccamento che una grandissima influenza sul modo in cui ci relazioniamo nelle nostre relazioni e anzi forse quasi che vi consiglierei di iniziare da quelle lezioni, ma questo era proprio solo per darvi una piccola idea di quanti contenuti ci siano nel percorso per lavorare anche su questa difficoltà e quanti strumenti potete acquisire da mettere nella vostra cassettina degli attrezzi e utilizzare poi quando ne avete bisogno.

Però, ecco, voglio ritornare su un punto di cui abbiamo già un po' parlato, che è anche una verità scomoda: questo lavoro potrebbe anche non bastare, potrebbe anche essere che fai tutto questo lavoro e comunque il partner o la partner, l'altro genitore, non si avvicina ai valori nell'educazione che tanto ti stanno a cuore. E quindi c'è anche una terza opzione: anche se infinitamente più faticoso, puoi lasciare andare e accettare di essere sola nella coppia in questa scelta. Non significa che sei sola in tutte le scelte, ma in questa scelta sulla genitorialità magari lo sei. Se l'altro genitore è proprio molto rigido sulle sue convinzioni, ricordati che non puoi fare il lavoro anche per lui. Possiamo scegliere solo il nostro comportamento, non quello

L'ospite: degli altri. Lo ripeto perché credo

Carlotta: che sia importante e Ti lascio una riflessione fondamentale che ripeto spesso, Ti lascio una riflessione fondamentale che ripeto spesso perché secondo me fa davvero la differenza non solo nella vita dei nostri figli ma anche nella nostra. Spesso basta un solo adulto di riferimento, un solo adulto che educa a lungo termine, un solo adulto che supporta, un solo adulto che offre presenza ed empatia di fronte alle crisi, un solo adulto che offre l'alternativa, che mostra che esiste un'alternativa all'educazione tradizionale, quella fatta di vergogna, di umiliazioni, di punizioni, di minacce, di paura, di obbedienza, di gerarchia, eccetera eccetera. Un solo adulto di riferimento che aiuti I bambini e le bambine a costruire da dentro la propria autostima, la propria fiducia in sé. E tra l'altro se non avete ancora ascoltato la mia masterclass sull'autostima ve la consiglio perché la trovo davvero molto valida, è un cambio di prospettiva che vorrei che tutti I genitori avviassero e se hai l'abbonamento la trovi inclusa. Ora, è più difficile essere quell'unico adulto di riferimento, è più difficile essere soli nell'educazione che avete scelto?

Sì, è più difficile, è un po' più difficile, ma a lungo termine quello che conta è che non è meno efficace. Tu puoi essere quell'adulto di riferimento e anche se a te non sembra è sufficiente. E per concludere ci tengo a ripetere un messaggio secondo me importante: se vi trovate in una situazione simile, se vi sentite sole e parlo soprattutto alle donne, mamme come genitore primario di riferimento Se vi sentite sole nel vostro percorso educativo, nel vostro rapporto di coppia, ricordatevi che non siete davvero sole. Il vostro lavoro su di voi, sulla vostra genitorialità, sulla vostra crescita personale non è isolato. Tantissime famiglie stanno facendo questo vostro stesso lavoro e non solo quindi questo lavoro è alimentato dal lavoro di altre persone che magari trovate che lo stanno già facendo che possono

L'ospite: aiutarvi ma a sua volta il vostro lavoro ispira le persone che

Carlotta: avete intorno anche se non ve ne accorgete. Un singolo momento di presenza, un'occasione in cui offrite empatia di fronte a una crisi, a un comportamento scomodo di vostro figlio, di vostra figlia, Un momento in cui invece di minacciare, di urlare, di trascinare vostro figlio per il braccio, decidete di fare un respiro, di offrire calma, di abbassarvi alla sua altezza, di restare seduti insieme sulla panchina del disagio, di validare le emozioni, di offrire opzioni. Ecco, proprio in quel momento io vi assicuro che c'è un altro genitore che vi sta osservando e che vede che un'alternativa c'è, che un'alternativa esiste, che un'alternativa è percorribile e magari tornato a casa inizia a informarsi e a praticare a sua volta. Ecco, tutto questo fa la differenza per qualcuno. Non siete soli, non siete sole e non lo dico io, lo dicono le migliaia di famiglie che fanno parte della comunità la tela.

E anche se chi vi sta accanto oggi questo non lo capisce o non lo capisce ancora, anche se sentite il giudizio altrui, anche se vi sembra difficile, anche se vi sentite sole, voi continuate a ricordarvi, a ripetervi perché avete scelto questa strada e continuate a sceglierla, perché chiaramente se l'avete scelta una volta con tutte le riflessioni del caso è perché questa scelta vi fa stare bene, vi porta verso il vostro benessere personale. Noi ci siamo, la tela c'è. Anche se qualcuno non lo capisce o non lo condivide, il vostro lavoro, il vostro percorso individuale è importante. Venite a condividerlo sul forum così trovate una comunità che lo capisce, che fa il tifo per voi, che vi dona accoglienza e supporto e mai mai mai giudizio. E per oggi è tutto, è stato un episodio di pensieri e ragnatela perché non sono tematiche di cui so parlare, non è come se ti racconto come gestire una crisi di tuo figlio, sono mie riflessioni personali basate sulla mia esperienza personale, sull'esperienza indiretta di altre famiglie, ma non sono qualcosa di lineare, ecco, sono pensieri a bagnatela appunto.

Quindi grazie a chi è arrivato fino qui, a chi ascoltato, a chi dedicato il suo tempo. Vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con calma. Vi ricordo che sulatella punto com trovate le note dell'episodio con gli episodi relazionati, potete commentare se volete lasciare la vostra riflessione, mi farebbe molto piacere. Potete cercare il numero di questo episodio su la tela punto com barra podcast oppure cercare direttamente il titolo dell'episodio nella barra di ricerca. Non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo.

Ciao ciao.

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Ciao Carlotta, grazie.. grazie davvero.. 
ho avuto una discussione proprio ieri con mio marito dopo che l’ho ripreso davanti a nostro figlio di due anni per aver detto “Non fare il cattivo bambino!”. 
Lui crede che ci vuole il pugno duro anche minacciando o riprendendo in modo “violento” quando il bambino fa i “capricci” (parola che non sopporto più!!) e questa cosa mi rende veramente triste e preoccupata. 
Tu dici che basta anche solo un genitore per portare avanti una educazione diversa ma quanto quel comportamento duro può influenzare negativamente sul bambino? Ho paura che il mio approccio non basti, che nostro figlio possa essere confuso nel vedere sue stili di educazione diversi.. 
sarei felice di sapere cosa ne pensi. 
Grazie
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Grazie per questo episodio, era ciò di cui avevo bisogno oggi ❤️
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Grazie per le tue parole.. Anche io a capire questa mamma💜
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Vorrei tanto abbracciare quella mamma che ti ha scritto. La capisco e la sostengo . Ci siamo noi e possiamo farcela anche da sole contro l’educazione tradizionale . 
Faccio il tifo per tutte le mamme e i papà (ci sono anche loro, uno spero sarà protagonista di un prossimo episodio) che si sentono soli. Sono d’accordo con te: potete farcela anche solə (anche se è un po’ più difficile!). 💜
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