246. Non è giusto! Tutti i miei amici vanno a sciare!
In questo episodio di Educare con calma vi racconto cosa succede dentro di noi quando nostrǝ figliǝ pronuncia frasi che sembrano «ingrate» e che magari ci fanno pensare che sia viziatǝ.
Carlotta: Benvenute e benvenuti a un nuovo episodio di Educare con Calma. Oggi vi propongo una riflessione di cui parliamo spesso sulla tela, perché gli insegnamenti che ne derivano sono secondo me la quintessenza dell'educazione a lungo termine ed è qualcosa di difficilissimo da mettere in pratica. Parliamo di quando nostro figlio ci fa un commento che ci sembra ingrato o viziato della risposta che noi genitori, tanti di noi, danno istintivamente o almeno che io darei istintivamente e della risposta che possiamo invece scegliere di dare per costruire autostima di nostro figlio e fiducia nella relazione. Prendiamo frasi come: non è giusto, tutti I miei amici vanno a sciare nelle vacanze di Natale e io no, sono sempre l'unico a non fare nulla. Tutti I miei amici vanno al centro estivo e io invece vado dalla nonna.
Non è giusto? O ancora: tutti I miei amici vanno al centro estivo tutta l'estate e io sono una settimana. Anche io voglio andare tutta l'estate. Oppure Maria ricevuto la Nintendo Switch per Natale. Anche io la volevo, perché io ricevo sempre cose che non sono così belle come gli altri?
E ultima, che mi è venuta adesso, vanno tutti in vacanza in posti bellissimi. Perché noi andiamo dai nonni al mare, sempre solo dai nonni? Ok. La prima sensazione forse il primo pensiero che può suscitare questo tipo di frasi è mio figlio è viziato, mia figlia è ingrata e quindi proprio la frase istintiva che potrebbe uscire in quel momento è proprio qualcosa del genere. Sei proprio un'ingrata?
Oppure ma smettila, non ci credo proprio che tutti I tuoi amici vanno a sciare. Sciare è carissimo. Oppure potresti anche dire qualcosa del tipo fammi pensare un'altra frase comune. Ecco, ma non sai quanto sacrificio facciamo noi per quell'unica settimana di campo estivo. Vergognati a dire una cosa del genere.
Ora, queste erano solo supposizioni di come potrebbe andare una conversazione, ma c'è una frase che non è una supposizione ed è una domanda che mi arriva spessissimo da parte dei genitori che mi raccontano queste frasi, che mi raccontano questi aneddoti e mi dicono, mi chiedono Carlotta, ma come è possibile che ho cresciuto un figlio così viziato? Quindi iniziamo proprio da qui. Quando I genitori mi scrivono questo, io spesso rispondo con curiosità: raccontami come ti senti? Che sensazioni provi quando tuo figlio ti dice quelle frasi? E loro quindi di solito iniziano a descrivere rabbia, frustrazione.
Ecco, mi fa proprio arrabbiare. Mi sembra che mio figlio sia incapace di proprio arrabbiare. Mi sembra che mio figlio sia incapace di accontentarsi di un'estate tranquilla a casa, delle gite carine che faremo, di tempo lento per rilassarci. C'è anche questo è importante. Perché non lo capisce?
È proprio un ingrato. Ho riassunto un pochino messo insieme tante frasi che mi venivano in mente. A ruota, quindi, chiedo anche come si sentono loro rispetto all'estate o rispetto a quello che detto il figlio sull'andare a sciare? Anche loro desiderano andare via? Oppure anche loro desiderano magari non andare sempre al mare dai nonni e fare una vacanza alternativa?
Oppure magari anche loro desiderano andare a sciare a Natale, o potersi permettere un centro estivo tutta l'estate o una vacanza in Guatemala. Quasi sempre la risposta è sì. E quindi ecco che esce l'emozione dietro la rabbia, dietro la frustrazione, perché ti ricordo che rabbia e frustrazione sono emozioni secondarie, che quindi nascondono un'emozione primaria alla base dietro a quella secondaria, dietro al velo della rabbia, del grido, della frustrazione. E allora esce magari la delusione di non potersi permettere di più, il senso di colpa, di sentire che privano il figlio di quell'esperienza che tanto desidera, la tristezza di non poter passare più tempo insieme durante l'estate, magari, o magari sentire che I bimbi a casa sono un peso piuttosto che una gioia, magari anche invidia, perché può permetterselo, o l'imbarazzo di pensare a ciò che penserebbero I nonni se nostro figlio dicesse qualcosa del genere davanti a loro, o addirittura vergogna al pensare di stare crescendo un figlio viziato, vergogna perché non è più un semplice comportamento del figlio, ma allora a questo punto riflette la nostra identità. Come ho fatto a crescere un figlio così?
Riflette il nostro dialogo interiore, che ci dice sono un pessimo genitore, sto facendo un pessimo lavoro. Ti voglio rassicurare: se tuo figlio dovesse dire una frase del genere, non significa che è viziato, né che è ingrato per tutto il resto. Tra un po' vediamo che cosa significa, ma prima voglio dirti queste emozioni, soprattutto quando non ce le aspettiamo, toccano dei nervi scoperti. E così, quando I nostri figli ci fanno queste domande o si lamentano, reagiamo da quel disagio, da quel dolore che si trasforma prestissimo in rabbia, perché la rabbia è l'emozione più pratica, più accessibile, più di comunicazione che abbiamo. Rispondiamo con frasi come sei proprio ingrata, ma lo sai quanto lavoriamo io e papà per permetterti di andare a quella settimana di centro estivo.
Non capisci che se potessimo permettercelo andremmo anche noi in Costa Rica. Non ti abbiamo cresciuto così viziata. Dovresti vergognarti. Ok, dove voglio arrivare? Dove sto arrivando secondo te?
Anche se non siamo d'accordo con il modo in cui I nostri figli esprimono queste emozioni, noi adulti dentro di noi sappiamo bene che cosa significa provarle. Le proviamo anche noi magari, perché la verità è che spesso I nostri figli si lamentano di cose che anche noi vorremmo fossero diverse. Per esempio, è difficile vedere gli altri fare cose che vorremmo poter fare noi e non potercelo permettere. L'invidia è un'emozione difficile da gestire. Questo pensiero non giustifica il modo di comunicare dei nostri figli, come Daniel Seagull ci insegna il nostro lavoro è accogliere tutte le emozioni, non tutti I comportamenti, ma ci regala qualcosa che spesso ci manca in questi momenti difficili con I nostri figli: la comprensione.
Perché quando riusciamo a immedesimarci in ciò che provano loro o almeno a riconoscerlo, a validarlo, Allora è più facile ricordarci che abbiamo a che fare con un bambino, una bambina, un ragazzo, una ragazza che sta facendo fatica a gestire una sua emozione, magari perché nessuno le mai insegnato a gestirla, piuttosto che con un bambino o un ragazzo egoista, ingrato, viziato. Quel tuo primo istinto che ti fa pensare che tua figlia è ingrata o viziata o egoista non è nient'altro che un retaggio dell'educazione che hai ricevuto. Un'educazione che non ti permesso di essere autenticamente te stesso o te stessa, che ti trasmesso che alcune emozioni sono negative, che vanno taciute, che devi vergognartene, che le versioni di te che creano disagio ai tuoi genitori come quella che esprime gelosia o invidia non erano accettate, non erano ben viste. Sei ingrato dentro di te si trasformava da piccola o da piccolo in questa parte di te, io non voglio vederla, voglio cambiarla, io così non ti accetto. Vorrei proporre un cambio di prospettiva.
I nostri figli non sono ingrati, semplicemente provano emozioni che a noi sembrano scomode perché crescendo, quando le provavamo noi quelle emozioni, non erano inoltre ti ricordo che spesso reagiamo con rabbia e frustrazione ai comportamenti e alle emozioni dei nostri figli anche perché non ce li aspettiamo. Lo dico spesso nel percorso: non sono le emozioni a farci esplodere, e quando quelle emozioni ci sorprendono che esplodiamo. Quindi oggi ti lascio un promemoria per prepararti e non farti sorprendere. È probabile che tua figlia veda altre famiglie fare cose che vorrebbe poter fare e lo dica apertamente, magari anche con un tono non piacevole, né gentile. È molto probabile che questa situazione avvenga e va bene.
E' naturale provare gelosia o delusione e non è sbagliato esprimerla. E chiaramente ci sarà un momento in cui parleremo con I nostri figli di come possono comunicare queste emozioni in maniera più efficace, più gentile, più costruttiva, perché anche quella è una parte importante dell'educazione a lungo termine. Ma prima ti invito a praticare, a validare l'emozione e metterti le lenti dell'empatia, vedere la situazione come la vede tuo figlio e magari provare a pensare come ti sentiresti tu se tante tue amiche andassero a un ritiro di yoga e tu non potessi permettertelo o non potessi andare per qualsiasi altro motivo. Ecco, ricorda che tuo figlio prova la stessa emozione ma non ancora gli strumenti per gestirla. E soprattutto non sono sicura che il modo in cui noi abbiamo imparato a gestirla, quindi reprimendo le emozioni, tenendocele per noi, provando vergogna per quelle emozioni, per quelle frasi.
Io penso che questo sia stato un grandissimo disservizio a noi bambini e ai nostri bambini interiori oggi, perché ci insegnato a vergognarci di emozioni validissime E non solo, ma anche a sentirci soli in quelle emozioni, perché magari I nostri genitori si arrabbiavano quando le provavamo, ci chiamavano ingrati e viziati, e allora abbiamo imparato a reprimerle. Possiamo rompere questo ciclo generazionale. Possiamo rispondere a nostro figlio una frase di questo tipo: Ti capisco, vedere altre persone che fanno cose che noi non facciamo a volte è difficile anche per me. E se hai un aneddoto come quello di yoga, raccontaglielo, ma non raccontarglielo dalla superiorità. Anche io voglio andare al ritiro di yoga e non posso, ma non mi vedi mica lamentarmi.
Ecco, no, non è questo che ti invito a fare. Ti invito a raccontarglielo per fargli sentire la tua empatia, per farla atterrare davvero dentro di lui o lei. Se hai ascoltato l'episodio sull'empatia che atterra sai di che cosa parlo. Onestà, compassione, empatia, comprensione spesso è davvero tutto ciò di cui bisogno tuo figlio in quel momento. Sapere che I suoi sentimenti hanno senso, che sono validi, che non se ne deve vergognare, che non è solo in quei sentimenti e che puoi imparare a gestirli insieme a noi come una squadra, non c'è niente di più potente che sapere di non essere soli in una fatica, una crisi, un'emozione.
Quando riesci a scegliere l'alternativa della tua reazione, a parte il fatto che, lo dico sempre, questa è una delle più grandi libertà che abbiamo: scegliere come comportarci, scegliere come parlare, scegliere le nostre parole, questa scelta è una delle grandi libertà che spesso sottovalutiamo. Ma quando riesci a scegliere quell'alternativa, uno non crei vergogna intorno a nessuna emozione, due non fai sentire sbagliato tuo figlio per qualcosa che è legittimo provare, che magari provi anche tu perfino, Tre, mandi il messaggio che nessuno dovrebbe farlo sentire diversamente da come si sente. Quattro, mostri che sei uno spazio sicuro in cui esprimere ogni emozione, in cui raccontare di sé. E questo può fare la differenza tra un adolescente che si chiude in sé e un adolescente che condivide con te come si sente. Questo è importantissimo.
E infine, insegni che non hai paura di questa sua emozione, non hai paura di rimanere seduto con lei, con lui sulla panchina del disagio e che vuoi farlo, vuoi aiutare a costruire fiducia nella sua verità interiore. E soprattutto stai dicendo a tuo figlio o tua figlia: accetto ogni versione di te, puoi sentirti a casa in ogni emozione. Ti senti proprio così nel tuo corpo e va bene, non è sbagliato sentirsi così. Queste ultime frasi, se hai l'abbonamento e hai già guardato la masterclass sull'autostima, ti risuoneranno e tutto questo discorso tra l'altro moltissimo a che fare con l'autostima, con la costruzione dell'autostima o meglio con il mantenere accesa quell'autostima, perché spesso e volentieri, come dico anche nella masterclass, siamo proprio noi genitori a spegnere quell'autostima, a spegnere quella fiducia in sé che I nostri figli hanno innata. Quindi, se non l'hai ancora fatto, ti consiglio di andare a vedere questa masterclass perché ci ho messo veramente tanto lavoro, tanto cuore e tanta conoscenza dentro per poterti aiutare non solo a costruire l'autostima dei tuoi figli ma magari anche a riaccendere la tua.
Anche per oggi è tutto. Vi do appuntamento al prossimo episodio di Educare con Calma e vi ricordo che se volete commentare potete farlo su la tela punto com barra podcast cercando il numero di questo episodio o scrivendo il titolo nella barra di ricerca. Non mi rimane che augurarvi buona giornata, buona serata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao.