Preferiti dei bambini

32. Cultura Masai, Montessori, rabbia e adozione / Con Gaia Dominici @siankiki

In questo episodio di Educare con Calma ho invitato Gaia Dominici, che molti di voi conoscono su Instragam come @siankiki, a parlare di educazione dolce e Montessori. Gaia è nata in Colombia, è stata adottata da genitori italiani e oggi vive nella Savana dove cresce sua figlia Naresiai con suo marito Ntoiay.

19 febbraio 2021·
1h 11m
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Abbiamo parlato di maternità in culture diverse, delle somiglianze tra il metodo Montessori e il modo di crescere i bambini nella cultura Masai, di preconcetti ed etichette che si affibbiano ai bambini, di genitori che giudicano genitori, di rabbia e di calma, di adozione e delle differenze con l’avere figli biologicamente.

Questo è un episodio lungo, ma che spero troverete il tempo di ascoltare — preparatevi perché pianterà semini nella vostra mente.
benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma questa settimana non sono sola, ma ho con me una donna e mamma che io stimo moltissimo e che ho voluto invitare a parlare di genitorialità perché la sua esperienza di madre è un po' particolare e io credo che possa essere davvero di grandissima ispirazione per moltissimi genitori. Lei si chiama Gaia, ma molti di voi la conoscono come Sim Chichi e se già la conoscete saprete che lei e la sua famiglia vivono nella savana con il Kilimangiaro alle porte. Ed è lì con le giraffe in giardino, praticamente che con suo marito nyi lei cresce nare la sua bimba che ora ha un anno e mezzo. Ma la sua storia potete davvero trovarla in tantissime interviste su internet o leggendo i suoi meravigliosi post su Instagram che vi consiglio perché per me lei è una scrittrice bellissima e delicatissima, ma oggi invece vorrei parlare con lei proprio di educazione dolce, perché voi ormai mi conoscete. Io sono curiosa e visto che il modo che Gaia ha di essere madre mi incuriosiva perché lo sentivo molto vicino al mio, anche se viviamo in due realtà completamente diverse Allora, un paio di mesi fa le ho chiesto se le andava di leggere il mio corso, educare a lungo termine. E lei ha accettato. E sono nate talmente tante bellissime conversazioni tra me e lei che oggi abbiamo deciso di condividerne qualcuna con voi. Quindi non mi rimane che dare il benvenuto a Gaia. Ciao, Gaia. Ciao, Carlotta. Come stai? Grazie per avermi lui. Da come Bene, bene. Speravo di essere da sola in tranquillità, invece come sempre. Vita da mamma. Visto? È sempre dietro. L'angolo è un podcast di maternità, quindi è solo adatto. E appropriato che ci sia anche nare con noi? Guarda. Esatto. Insomma, è la protagonista, quindi Esatto. Alla fine parliamo di noi, ma parliamo di loro indirettamente. Allora, prima di inoltrarci nell'episodio, ovviamente io vi ricordo che qui non ci sono studi di registrazione. Io sono in Nuova Zelanda. Lei in Kenya ha nare addosso che sta cercando di addormentarla, um o che va e viene, prende i coltelli. Insomma, può succedere di tutto, quindi noi incrociamo le dita, ci buttiamo, ci proviamo e poi facciamo cerchiamo di fare miracoli in Potion. Mi verrebbe da dire che insomma, credo che molte mamme si si immedesimano abbastanza no, con la vita che insomma, uno può vivere in Kenya e nella savana. Ma poi la vita da mamma è abbastanza simile a tutte le latitudini del mondo. Esatto, è la stessa. Allora ascolta, iniziamo subito che magari sentendo le nostre voci piano piano nare, si riaddormenta. Allora, la prima cosa che mi hai scritto quando hai iniziato a leggere il mio corso mi ricordo che è stata proprio relativa all'indipendenza con la quale si cresce i bambini nella cultura Masai. Ricordo che mi detto che i bambini vengono accompagnati verso la totale indipendenza e ovviamente a me questo ha incuriosito molto. Perché Maria Montessori sottolinea sempre l'importanza dell'indipendenza e a me sembra quasi che lì da voi, um tanti dei suoi valori si applichino senza nemmeno accorgersene. Hai voglia di raccontarci un po' di più di questo? Allora sì, devo dire che um premetto che io non conoscevo um in alcun modo l'educazione montessoriana um ne se ne ho sentito parlare per forse anche un po' per moda, no, sui social vedevo tutte queste mamme influencer parlare dei giochi montessoriani, del letto montessoriano, della cameretta montessoriana ma non non lo so io di di di mio non non sono mai stata una una persona e una mamma particolarmente interessata a questo tipo di tematiche. Anche quando ero incinta non ho mai letto libri sulla gravidanza, non ho mai non mi sono mai voluta creare dei forse delle specie di conoscenza che avevo paura potessero diventare preconcetti o degli schemi troppo rigidi per me. Quindi ho sempre preferito um lasciarmi guidare dall'istinto um anche quando forse invece qualche lettura in più qualche informazione in più avrebbe potuto aiutarmi in determinati momenti, però è stata una scelta più o meno consapevole. Ecco, quando ho iniziato a leggere il tuo corso mi sono da subito resa conto che c'erano delle similitudini molto particolari e molto, molto, molto forti. Anche in un certo senso questo dell'indipendenza è una delle più lampanti, forse, um, nella cultura Masai i bambini fin da subito vengono in un certo senso abituati a svolgere piccole attività lavorative e la cosa particolare è che Maria Montessori chiama il gioco dei bambini lavoro perché è un vero e proprio lavoro e i bambini sostanzialmente iniziano fin da piccoli a ricoprire comunque dei piccoli ruoli lavorativi nell'ambito familiare. E diciamo che questo avviene anche per una sorta di esempio, cioè le famiglie sono molto numerose nei boma, quindi nelle abitazioni tradizionali, ma sai, spesso vivono più nuclei familiari, quindi ci sono magari più bambini di diversa età, per cui chiaramente i bambini più piccoli seguono l'esempio dei più grandi che anche qui ho trovato, diciamo una una somiglianza con la scuola montessoriana perché leggevo sempre nel tuo corso che spesso i bambini più grandi aiutano quelli più piccoli a svolgere svolgere determinate attività. E anche questo succede nella cultura masai in maniera del tutto spontanea. Non non credo che nessuno conosca maria montessori tra i ma non credo no, però è veramente così, no, non penso. Chiederò magari lei conosceva i masai, chi lo sa? Chissà chissà esatto, sarebbe bello scoprirlo. Però devo dire che per per i masai è molto importante che il bambino fin da subito acquisisca, acquisisca una sua indipendenza um che il bambino fin da subito abbia consapevolezza di sé stesso e e del suo posto nel mondo. Um io posso dire che personalmente ho notato tutto questo nella crescita di mia figlia in maniera assolutamente spontanea, cioè r c i a casa fa un sacco di cose. Sicuramente c'è sicuramente c'è una sua indole più portata a per esempio a tan- a fare tanti lavori manuali. Però vedo proprio come lei, um ripeta delle azioni che vede fatte, che vede fatte sia da me, ma anche da altri bambini, come ad esempio tanti bambini vengono la sera per na na adesso dobbiam fare, dobbiam, um vengono a mungere le nostre mucche la sera per poi cucinare. Il che è la bevanda tipica è tè speziato fatto con il latte um e sono molto teneri perché portano le loro piccole taniche, le loro piccole bottiglie um con cui poi appunto in cui travasano il latte che loro hanno hanno munto nare fa troppo ridere perché anche lei la sera, anche se lei a casa sua, ovviamente esce di casa con qualche bottiglia, taniche e vu, chiaramente vuole andare a mungere anche lei le mucche. Quindi mi sono accorta come um l'esempio anche dei bambini più grandi alla fine, um, diciamo, ha condizionato in maniera positiva la sua, la sua crescita, il suo sviluppo. Mi mi lascia scioccata, te lo giuro, perché io ho praticamente dovuto studiare tutto questo sui libri, um la filosofia Montessori e come funziona nelle scuole. Perché l'esempio è importante? Perché è importante lasciare che i bambini facciano attività di vita pratica in casa. Maria Montessori chiama vita pratica proprio appunto questi lavoretti che tu definivi lavoretti um e voi invece avete una cultura montessori e innata, è incredibile, è innata. Sì, e poi tra l'altro mi hai scritto una cosa molto bella anche mi hai detto che comunque tu non riusciresti a pensare di crescere un figlio in un posto diverso da quello in cui sei e mi chiedevo come mai? Perché in fondo tu sei stata cresciuta in un posto diverso e io so che generalmente si tende a sentire più familiare l'educazione ricevuta, ma anche proprio si tende a educare come si è stati educati. E mentre a me sembra che per te questo di sentire più familiare l'ambiente dove sei stata cresciuta non è proprio così, quasi come se la savana in un certo senso, fosse il tuo posto a prescindere. Che cosa ne pensi allora? Io quando sono arrivata per la prima volta in terra a Masai, ho chiaramente sentito di appartenere a questo luogo e soprattutto ho sentito la cultura masai molto vicina a me e è molto vicina un po' alla mia visione anche del mondo del mondo che vorrei e sicuramente, um sin dagli inizi. Quindi sin dai primi momenti in cui io mi sono trovata in terra Masai, ho percepito questa vicinanza con il mio spirito, la mia anima, il mio modo di vivere, la vita. Poi, ovviamente, trasferendo lì, vivendo a contatto con la loro cultura, con le loro tradizioni, con il loro modo di fare, di pensare um mi sono accorta che soprattutto nell'ambito appunto dei dei figli, della genitorialità, dell'educazione dei bambini, il loro approccio era molto più simile a quello che io avrei voluto avere con un mio futuro figlio. Um mi sono accorta che i bambini erano molto meno capricciosi, molto meno insoddisfatti, molto più consapevoli di loro stessi, um molto più presenti anche nella vita di tutti i giorni. E insomma, io devo dire che che questo amore cosa c'è? Hai caldo? Dimmi cos hai caldo, vi togliamo i pantaloni se n'è andata se n'è andata. Quindi ti quindi dicevo che mi sono accorta proprio come il loro approccio mi piaceva di più, cioè lo sentivo più mio prima di diventare mamma. Ma anche nel periodo della gravidanza, cioè, non mi sono mai immaginata mamma cioè forse anche un po' per la mia storia personale, il fatto di essere stata adottata, il fatto di aver scoperto quasi subito che sarebbe stata una bambina. Quindi c'è stata una sorta anche un po' di transfer, no. Cioè, in quella bambina ho rivisto me stessa, um, per cui, diciamo, non ho mai percepito la maternità come qualcosa di speciale. Qualcosa che mi avrebbe reso una donna migliore, um, o che mi avrebbe completata. Cioè, um, per cui, um, vivere in un paese dove la maternità è vissuta come qualcosa di naturale di um insomma, niente di eclatante rispecchiava maggiormente il mio modo di di vivere questo questo momento, se penso che mia suocera ha avuto undici figli e molte delle mie cognate hanno dieci, nove otto figli, non era niente di speciale che io fossi incinta, per cui non c'era tutta quella un po' quell' infiocchettato che è un tipico a volte della della maternità nel mondo occidentale, che invece a me faceva sentire a disagio perché non rispecchiava il mio modo di sentirmi e quindi mi faceva sentire inadatta, mi faceva sentire come se fossi io quella sbagliata. Per cui è per questo forse che ti dissi quella volta. Io non non credo di poter crescere un figlio in un contesto diverso, perché non è che è il contesto che c'è un contesto più giusto e un contesto sbagliato, assolutamente. Semplicemente per come sono fatta io con la mia storia, la le mie esperienze, la mia personalità, il contesto della savana. È il contesto che mi fa sentire più a mio agio e quindi sentendomi più a mio agio, posso essere una mamma migliore? Certo, e questo credo che sia così per tutte. Il problema è che spesso non lo riconosciamo spesso. Tante mamme non riconoscono che devono prima sentirsi a proprio agio per poter essere mamme e crescere figli a lungo termine, come dico io, con calma. Ma senti, invece parlavi proprio di queste due società diverse di questi due mondi diversi. Ma secondo te quali sono le differenze più grandi tra queste due società? Anche proprio al di là dell'ovvio, ovvero che tu vivi in un tipo di casa diversa dalla mia o che tu hai dei? Io ho dei comfort che tu probabilmente non hai? Mi piacerebbe magari che provassi a pensare ad alcuni aspetti negativi, ad alcuni aspetti positivi di entrambe le società che comunque tu l'hai entrambe sempre riguardo alla maternità o in generale sempre riguardo alla maternità tra i masai, nella cultura masai. Perché io ci tengo sempre a sottolineare che la cultura masai non è comunque la cultura di tutto il kenya. Io vivo una piccola porzione di di cultura keniota che è quella masai appunto um nella cultura masai questa um questo tipo di educazione verso i bambini questo volli rendere indipendenti questo um farli crescere a volte no in fretta secondo me poi è estremizzato e ogni cosa che viene estremizzata poi rischia di finire per essere squilibrata no, chiaramente ci sono bambini che crescono troppo in fretta, che troppo piccoli diventano adulti e e questo è un aspetto della genitorialità tra i masai che io non appoggio. Um abbiamo situazioni abbastanza critiche a volte proprio perché a volte sembra un po' che si facciano figli per poi potergli dare cose da fare perché i genitori, um non ne hanno il tempo, non ne hanno la voglia e quindi diciamo questi bambini diventano un po' dei piccoli lavoratori um anche a discapito dell'educazione ci sono bambini che non vanno a scuola perché devono badare al bestiame del proprio papà o bambine che non vanno a scuola perché devono badare alla casa insieme alla mamma. Per cui, come ogni cosa, come ogni cultura, come ogni società, um ci vuole equilibrio in ogni cosa. Um io penso che, um dall'altra parte nella società da cui provengo io, um invece ci sia un evitare che i bambini crescano troppo velocemente e quindi abbiamo genitori che fanno coping con bambini fino ai dodici tredici anni um perché la giustificazione a volte che sento è non non esistono diciottenni che dormono ancora con i genitori e quindi prima o poi il bambino uscirà dal dal nostro letto. Però esistono diciottenni che non sanno da che parte son girati perché proprio perché non gli è stato, diciamo, non gli sono stati dati i giusti mezzi per essere indipendente. Quindi se da una parte abbiamo una società masai che rende troppo adulti i bambini strappandogli un'infanzia e un'adolescenza a cui hanno diritto assoluto, dall'altra parte invece abbiamo una società che non accetta che i bambini debbano diventare adolescenti e adulti equilibrati, indipendenti, maturi. Um e quindi poi finiamo ad avere da una parte bambini che non sono andati a scuola ma che sanno fare tutto potrebbero sopravvivere in qualsiasi contesto e dall'altra. Abbiamo trentenni, trentacinquenni che non sanno chi sono e non hanno alcun tipo, a volte di obiettivo nella vita non hanno ambizioni, non hanno voglia di impegnarsi. Costanza, senso di sacrificio, volontà, insomma. Quindi questi sono i due aspetti, diciamo negativi principali che io vedo e che posso dire di aver vissuto. Credo che non ci sia un giusto e uno sbagliato. Credo che nella personalmente nell'educazione di mia figlia cerco di trarre il meglio dai due mondi. Lei penso che riuscirà a prendere gli aspetti positivi dalle due società di cui lei comunque fa parte, in un certo senso e e spero che unendo gli aspetti positivi sia dell'una che dell'altra poi alla fine da questo miscuglio esca qualcosa di molto bello. Certamente. Perché poi comunque, come dicevi tu prima alla fine gli estremi squilibrano in entrambi i casi, quindi è proprio quello che dicevi adesso delle due culture, che comunque certamente ci sono aspetti negativi in entrambi aspetti positivi in entrambe. Ma se riuscissi e anzi io credo che tu riuscirai a mettere insieme tra virgolette gli aspetti positivi di entrambe, probabilmente riuscirei ad incontrare un equilibrio soprattutto per soprattutto riuscire ad in a trovare un equilibrio un'altra, cosa che noto molto nella società occidentale è il fatto che si trattano i bambini. Un po' come Maria Montessori definiva, diceva che si associa l'immobilità al buon comportamento e l'attività al comportamento sbagliato. Cattivo quindi, per esempio un bimbo che sta fermo e zitto um che non si fa sentire un bimbo buono tra virgolette a me questo è successo tantissime volte al ristorante che magari i miei figli, visto che sono abituati comunque a stare in un contesto tipo ristoranti, hanno avuto molta esperienze, quindi quando vedono questo i tavoli a fianco mi dicono ah, che bravi i tuoi bambini come li hai educati bene, ma a me sembra che invece lì sia molto diverso che proprio non esista questo concetto dell'immobilità come buono come bambino bravo bambino buono no, non esiste perché è sbagliata, non esiste, non esistono preconcetti verso il bambino. Cioè il bambino è bambino, non c'è poi il bambino cattivo e il bambino bravo um generalmente, per esempio quando qualcuno parla di bambini um dà delle aggettivazioni concrete, cioè bambino calmo, oppure a un bambino molto riflessivo, oppure è un bambino molto fisico, molto attivo, ma non viene assolutamente non non vengono mai classificati come buono e cattivo, oppure monello e obbediente. Non non esiste proprio questo tipo di classificazione. Quello che io posso dire è che sicuramente una r c i è un po' diversa rispetto al bambino tipico masai, che è invece um sotto alcuni aspetti meno stimolato di nassi. Perché? Proprio perché a volte le famiglie, essendo così numerose all'interno del nucleo familiare, la mamma poi smette abbastanza velocemente di occuparsi del del bambino piccolo. Un bambino quando inizia a camminare è indipendente, per cui, diciamo, quando si è ancora degli infanti si può dire um e il bambino è già cresciuto per loro, mentre io e siamo molto presenti nella vita di nassi e siamo molto presenti nella sua educazione, anche soltanto per esempio, a livello linguistico. Noi parliamo tantissimo a lei ne parliamo in tre lingue. Um quindi è perennemente stimolata, per cui si vede che sta avendo uno sviluppo molto diverso da da alcuni bambini suoi coetanei tra l'altro noi in famiglia lei ha due cuginette, sono nate praticamente sono nate tutte nel duemiladiciannove a pochi mesi di distanza, quindi nella stessa nostra famiglia abbiamo proprio anche la fortuna di avere tre coetanei, cioè narici e queste altre due cuginette. E si vede, proprio come na c. Anche fisicamente nei movimenti sembra una bambina molto più grande rispetto a loro. Come è vista nace dai masai è vista un po' come una montagna russa, cioè la adorano tante persone proprio perché è diversa proprio perché um ha delle manifestazioni diverse rispetto agli altri bambini, ma non ho mai percepito una classificazione di nare sia in negativa, cioè guarda nare se com'è agitata è proprio una bambina monella oppure guarda simo come sta? Buona seduta e tranquilla e mangia il suo ciapa in silenzio come è buona e ubbidiente. No, assolutamente non è mai avvenuto e non credo avverrebbe mai perché sarebbe vista come una fase negativi e bruttissima. Ecco, dovrebbe essere vista come una cosa negativi in qualsiasi società. Perché come dicevi tu all'inizio un bambino è un bambino, non esiste bambino buono o bambino cattivo e credo che veramente la società ci bombardi di queste um etichette se vogliamo definirle così. E soprattutto scusami se ti interrompo diventa poi una colpevolizzazione del genitore. Cioè tu non sei stato in grado di far capire a tuo figlio due enne che al ristorante non può alzarsi e um diciamo e muoversi. Um io cerco proprio di non fossilizzarmi su quello che la società si aspetta da me se mia figlia di un anno e mezzo ha bisogno di alzarsi, cioè non è non è né colpa mia né mia responsabilità fermarla è chiaro che se cioè poi bisogna diciamo diversificare e e e e è è normale che un bambino, magari di cinque sei anni, che è in grado di controllarsi maggiormente e si metta ad urlare in mezzo al ristorante tirando il cibo c'è. Poi subentra il l'insegnamento del rispetto del del non disturbare gli altri esatto, del non sprecare il cibo, del non giocare con il cibo. Cioè è chiaro che poi si parla anche in base alla fascia di età del proprio bambino, mia figlia di un anno e mezzo che ha questa chiamiamola iperattività tra virgolette eh? Io non mi sento di doverla limitare perché è in una fascia di età di esplorazione fisica, um mentale che secondo me se la limito vada a creare un danno e la cosa però molto bella è che qui in Kenya noi genitori non veniamo giudicati. È successo che qui a Nairobi um nare se appunto si muovesse, mangiasse in piedi con le mani eccetera eccetera. Io a fine pasto mi sono messa a pulire sotto il tavolo perché mi dispiaceva lasciare, diciamo il un, insomma un caos. E il cameriere mi è è è arrivato immediatamente, mi ha detto Ma no, lasci, non non faccia niente, dico Ma no, ma mi dispiace. Cioè, ha fatto veramente un un putiferio qua sotto e mi fa ma è una bambina, Cioè, è come dire ma cosa ti aspettavi? Voglio dire che mangiato seduta con forchetta e coltello e pure il tovagliolo Cioè, mi ha proprio guardato e mi ha detto Ma è una bambina e mi sono sentita estremamente sciocca perché ho detto ma cavolo, è pure mia figlia. Cioè, nel senso me lo deve dire il cameriere che è una bambina e e quindi devo dire che qua in Kenya c'è una società che pone meno lo stigma sui genitori, ma riconosce maggiormente la figura del bambino come bambino e non come entità dipendente dal genitore? Sì, e devo dire che, um è curioso, ma anche qua in Nuova Zelanda c'è esattamente lo stesso tipo di approccio. Qua normalmente i bambini vengono capiti e e vengono accettati per come sono. E poi tu hai detto un'altra Cosa? Gaia, prima hai detto una cosa importante. Mi sembra che tu abbia detto se mia figlia di un anno e mezzo ha bisogno di alzarsi mentre stiamo seduti al ristorante, è ovvio che io come madre la assecondo e hai detto ha bisogno. E questo è verissimo perché i bambini hanno bisogno il loro volersi alzare non è perché vogliono fare i bastian contrari e non vogliono stare seduti al ristorante con noi a casa. È semplicemente perché è un bisogno fisiologico di muoversi. Io so che tu hai letto anche nel corso, ma appunto, um Maria Montessori parlava di periodi sensitivi, periodi sensitivi, ad esempio, a un anno e mezzo è il movimento, i bambini devono muoversi, quindi è assolutamente impensabile che non si capisca che è un bisogno e lo si attribuisca a un capriccio. Comunque chiudo la parentesi perché altrimenti vado avanti per ore. È interessantissimo sentirti parlare comunque per me è veramente interessante, perché hai un modo di di spiegare le cose che è secondo me molto accessibile e soprattutto, um anche come hai impostato il corso. Arrivi molto, molto in maniera molto semplice e diretta ma allo stesso tempo molto profonda. Cioè dici delle cose che um accendono una lampadina che c'era già cioè vai a toccare dei tasti che secondo me una persona ha già dentro ma tu li vai a a a a risvegliare e quindi è è molto bella come cosa, cioè risvegli delle riflessioni che forse sono innate. Perché? Perché tu comunque basi o comunque Maria Montessori sicuramente e l'educazione dolce basa molte cose sull'istinto. Quindi è chiaro che si parla di cose che in realtà noi abbiamo già dentro. Sono aspetti, diciamo, elementi istintivi che poi vengono oscurati da variabili esterne, quindi dal condizionamento della società, da quello che gli altri si aspettano da noi. Eh. E invece ecco, nel tuo corso ho trovato un po', un voler ritornare alle origini, cioè le ire. Sì, è vero, no, è bellissimo. Tra l'altro quello che hai detto ti ringrazio perché è un po' anche la mia filosofia di vita. Io quando mi sono messa a scrivere questo corso è stato veramente perché notavo che a volte spesso e volentieri ci facciamo dei castelli mentali che non hanno bisogno di esistere. Ce li stiamo costruendo nella nostra testa e ci stiamo costruendo del de- delle pareti dentro le nostre teste, mentre invece a volte bisogna abbattere queste pareti e lasciare che che che il buon senso e l'istinto come dici tu, prenda il sopravvento. Ma ascolta invece mi piacerebbe parlare di io lo so che il discorso scolastico che hai menzionato spesso e volentieri mentre parlavi, um è ancora molto lontano per te perché nare ha solo un anno e mezzo, ovviamente. Però io immagino che comunque, um lì il sistema scolastico l'educazione in generale sia diversa da quella che noi siamo abituati nel nel mondo occidentale. Magari per avere una cosa una scuola, un po' più simile a quelle nell'immaginario comune occidentale. Bisognerebbe andare in una città come Nairobi. Tu hai pensato a questo per il futuro di mare? Hai pensato All'home Schooling Hai pensato a qualcosa di questo tipo? O cosa ne pensi allora? Um, io credo che, um, mandarla a scuola nella savana, um sarebbe probabilmente un po' limitante, perché il livello comunque dell'istruzione nelle zone rurali, non soltanto nella savana, quindi nelle zone periferiche del paese è molto basso, um e soprattutto, purtroppo in Kenya è ancora presente un fenomeno che sarebbe illegale quindi è un reato, um ma viene purtroppo ancora messo in atto che è il cami, cioè um, punire fisicamente gli studenti, soprattutto nelle scuole di Nairobi, dove c'è più controllo dove sono diciamo meno um situazioni meno critiche è è meno presente, anche se nelle baraccopoli e nelle scuole all'interno delle baraccopoli il ning avviene tuttora. Ma nelle zone rurali um nelle scuole pubbliche um avviene. Questa è una è un aspetto che a me fa molto pensare e mi faceva molto pensare molto preoccupare quando succedeva ai miei nipoti e io lo sapevo. E adesso che ho una bambina, chiaramente questo aspetto è da tenere in considerazione. Um io e t i i siamo molto coesi nell'educazione di nostra figlia. Quindi lui stesso vorrebbe che nay sia studiasse, diciamo in un ambiente non soltanto adatto a live, cioè dal punto di vista educativo ma protetto, cioè che la lascio a scuola e non ho l'ansia che che venga picchiata e insomma, ecco situazioni poco piacevoli per cui ne parliamo in famiglia ne ne parliamo sia io con che anche con mia suocera a volte è successo di di parlarne e devo dire che forse la scelta più più saggia potrebbe essere quella di farla andare a scuola. Non dico a Nairobi, ma nel centro abitato più grosso vicino a noi. Quindi insomma un paio d'ore da casa. Ovviamente trasferendoci lì um non non sarebbero non sarebbero grosse distanze? Noi in città andiamo ovviamente in mezza giornata non è non è niente di che. Però probabilmente questa potrebbe essere una soluzione. Chiaramente non troveremmo mai la scuola montessoriana, però quanto meno delle scuole sicuramente più più più adatte più che non ci facciano stare in pensiero. Qual è l'età in cui si inizia ad andare a scuola? Tre quattro anni iniziano con la Mersey. Ah, ho capito. Però tu stai tu penseresti di mandarla verso i tre quattro anni o ti approcci di più invece alle elementari allora per come è fatta lei che credo che sia la cosa che vada tenuta in considerazione maggiormente penso che, um mandarla alla Mersey potrebbe essere una cosa interessante, perché a lei piace molto socializzare. È una bambina che va molto stimolata, quindi penso che mandarla a scuola precocemente potrebbe essere interessante per lei. Um dall'altra parte. Però credo che bisognerà vedere lei come sarà come tra due, due, tre anni. Um se invece farla crescere libera nella savana fino ai sei anni possa invece darle qualcos'altro che la scuola non le potrebbe dare. Credo che come dice Maria Montessori il bambino vada osservato e poi di conseguenza bisogna imparare a leggere quello che il bambino ci ci dice. Guarda sentendoti parlare so già che appena finisci questo corso mi sa che ti arriva anche l'altro, quindi preparati ascolta invece cambiando argomento dalla dall'istruzione, mi piacerebbe parlare della rabbia e ti spiego perché per me la rabbia è un tema scottante, perché come spiego nel mio corso che è quello che tu stai facendo educare a lungo termine um cioè io dico sempre che stai facendo, ma in realtà lo stai leggendo e ti giuro che stai aiutando più me tu di quanto io aiuti te perché a me piace veramente tantissimo questo continuo confronto proprio del del tuo modo di essere genitore perché lo vedo talmente spontaneo che per me è un una guida è un è un bellissimo esempio, è un modello, quindi io dico sto stai facendo, ma in realtà lo stai leggendo e lo stai facendo per me, quindi ti ringrazio. Però appunto tu saprai che la rabbia per me è sempre stato il mio tallone d'achille io proprio oggi è è raro che la gente ci creda quando io lo dico. Perché con tutto il percorso, grazie anche alla filosofia Montessori e alla disciplina positiva, eccetera eccetera che ho fatto negli ultimi dieci anni sono molto più calma. Sono molto più zen, ma non è che io sia calma di natura. La calma non non è che ho cambiato la mia natura, perché la natura non si cambia, ma ho imparato a gestirla. E comunque devo lavorarci ogni giorno in incessantemente. È veramente un lavoro continuo su me stessa, non perché non credo che la rabbia sia negativa. Io credo che sia positiva. Credo che la proviamo tutti, mamma e papà, genitori, non genitori, um ma credo che comunque per educare nel modo in cui io voglio educare vada arginata o comunque vada controllata. Anche perché noi siamo un esempio per i nostri figli e io vorrei che i miei figli imparassero a gestire le loro emozioni. E mi hai raccontato che anche per te la rabbia è un po', un punto debole. Ma io ti giuro che devo dirla questa cosa, perché io stasera questa cosa non l'ho vista, cioè io vi racconto da casa perché io la vedo sto vedendo Gaia e ho visto come ha gestito tutta la situazione di nare che appena abbiamo iniziato, l'intervista si è svegliata. Non avete idea di quante volte abbiamo nella prima, nei primi venti minuti interrotto perché Nari andava da una parte, poi voleva salire sulla poltrona, poi voleva fare un'altra cosa ed era stanchissima tra l'altro e poi io credo che questo questa immagine che ho di Gaia, che continua con pazienza e con amore, con gentilezza, con estrema gentilezza a riportare nare su di sé. E a dirla adesso è ora di dormire. Cioè, questo è dovrebbe. Io me lo terrò scolpito in mente, perché per me è un esempio di calma, di quelli che io avrei voluto registrare e e far vedere nel mio corso. Quindi dicci il tuo segreto, il tuo percorso, il tuo processo. Come sei riuscita a a gestire la rabbia, visto che mi hai raccontato che anche per te è un po' tallone d'achille? Ma allora devo dire che non ci sono segreti o trucchi, nel senso che persino mia mamma è stupita da quando sono diventata mamma, eh? Da questo aspetto assolutamente nascosto e molto nascosto. Um da subito allora partiamo un po' dal principio, perché la mia gravidanza è stata piuttosto difficile a livello fisico, ma soprattutto lei era già molto, molto attiva nella pancia. Cioè io arrivavo a non non camminare perché mi tirava dei calci talmente grossi che veramente, um cioè avevo dolore, non riuscivo a dormire la notte da quanto lei si muoveva, quindi diciamo che resti è stata da subito una presenza piuttosto incombente. Quando poi è nata, io l'ho allattata per i primi quattro mesi e ovviamente facevo allattamento a richiesta, cioè io credo di essere arrivata ad allattarla tipo ventitré volte al giorno una cosa del cioè una cosa che la pediatra che ignota anche lei super iper per l'allattamento richiesta m'ha guardato come se fossi pazza, cioè m'ha detto ma scusami, ma te non vai neanche più in bagno? Cioè non non fai più, dico no, io io non faccio niente io allatto e basta e e non ha mai dormito, non dormiva né di giorno né di notte. Ancora adesso lei non dorme um per cui diciamo che come dire l'universo mi ha dato una bambina che paradossalmente ha mi ha messo subito alla prova io persona impaziente, autoritaria, egocentrica, che tutto deve avvenire subito quando io lo decido quando io voglio, quando io decido che deve essere fatto così l'universo mi ha tra virgolette punito, mettendomi in grembo proprio quel quel tipo di bambino che invece potenzialmente poteva farmi esplodere. E invece io ho reagito, ma in maniera del tutto istintiva nel lato opposto, cioè sono diventata assolutamente amorevole. Calma, paziente aperta, all'ascolto aperta a vede, io a volte mi rendo conto che c fa la pazza, cioè tira fuori roba um prende apre la pentola del riso, si serve il riso e poi decide che il riso non lo vuole più, lo porta ai galli fuori ai polli e poi cioè si prende i vestiti da sola, io mi siedo e la guardo, cioè non intervengo. Poi è chiaro che se proprio vedo che tutto il riso dei guerrieri poveri, meschini muoiono di fame, lei decide di darla ai polli. Allora intervengo, ma mi sono accorta che spesso intervengo quando proprio vedo che c'è una cosa che non è giusto fare. Appunto a me non piacciono spreco del cibo, quindi è una cosa che sto cercando di insegnarle cioè non si gioca con il cibo. Se hai fame puoi mangiare tutto quello che vuoi, a qualsiasi orario. Ma se non hai fame con il cibo non ci puoi giocare. Appunto. Se non ci sono delle situazioni di pericolo, delle situazioni appunto che non mi piacciono, io cerco di intervenire il meno possibile e questo mi aiuta a mantenere la calma perché un po' mi diverto a vedere la genialità con cui lei ovviamente mette in atto queste queste queste sue attività tipo non so prendersi la pentola e mettersela in testa, iniziare a girare per il boma con la pentola in testa e poi si mette i secchi, i secchi e quindi vedi praticamente due gambe con il secchio che camminano. Um insomma, è molto divertente. Però ecco, io ho cercato di cogliere il lato divertente dell'essere mamma Cioè quando io sono rimasta incinta avevo ventisei anni, Scusa ventisei anni, Sì, um tutti. Ah, ma sei giovanissima! Ma sei Ma io non ho mai visto il lato negativo dell'essere mamma giovane, Anzi, cioè, è una figata perché sei comunque nel pieno delle tue forze, delle tue energie. Hai ancora una visione fresca della vita, Sei meno stanca, sei meno, per cui io proprio a a mia mamma ha detto io voglio divertirmi con mia figlia, cioè voglio voglio viverla in maniera positiva. La maternità non è una prigione, non è che tutti i giorni dobbiamo essere nervosi. È chiaro che la giornata no ce l'ho la giornata in cui sclero ce l'ho la giornata in cui appena lei dice b inizio a a dare, diciamo forse però sei umana, sono umana, assolutamente. Però cerco di divertirmi nell'essere mamma, quindi anche le cose che magari dovrebbero in teoria essere dei per la mia rabbia cerco di trasformarli invece in aneddoti divertenti. Poi diciamo che noi viviamo in una situazione anche, um proprio diciamo familiare come si può dire una casa, un una in un ambiente in cui lei è veramente molto libera di fare, um detto spontaneamente un po', tutto quello che vuole lei perché non ha limiti? Perché in casa non abbiamo gli spigoli, perché non ci sono cassetti da aprire perché non ci sono le prese elettriche? Perché cioè è chiaro che non ci sono scale. Quindi lei è libera da tutto questo e, um e e questo da una parte mi aiuta perché quanto più lei è libera quanto più lei ha ha anche imparato un po' ad autogestirsi però le giornate negative ce l'ho le giornate in cui sclero ce l'ho le giornate in cui dico anto hai portala un po' da tua mamma che io per due ore riesco a lavare i pianti e pulire la casa, sì che lei metta i piatti puliti nella roba sporca. Cioè è ovvio che poi um insomma la vita reale non è tutta farfalline e roselline, però io provo a prendere il lato divertente della maternità. Che bello! E questo tra l'altro credo che sia veramente un un bellissimo insegnamento per tutti. Tutti dovremmo cercare di divertirci di più con i nostri figli, soprattutto quando loro hanno ancora voglia di divertirsi con noi, perché arriverà anche il momento in cui ci lasceranno e ci diranno no, basta, io questo non lo faccio più con te e io vedo ad esempio con Oliver che sta cominciando adesso a respingermi in alcuni momenti e io dico oh dov'è il mio bambino! Però comunque hai detto anche un'altra, cosa molto interessante. Io credo che l'ambiente sia veramente molto importante, perché comunque penso che spesso e volentieri tutte o tante delle restrizioni che un genitore del mondo occidentale dà ai figli o si sente di dover dare ai figli perché spesso e volentieri non è necessario, sono proprio dettate dall'ambiente che ha intorno. Se noi preparassimo un pochino di più, l'ambiente proprio per questi pochi anni, non è che dico di rivoluzionare la casa, però se preparassimo un pochino di più l'ambiente nei primi anni di vita di un bambino per accogliere il bambino e per fargli fare tra virgolette un po' quello che vuole perché alla fine la libertà porta indipendenza e la libertà è importante con pochissimi limiti. Ci sono dei limiti, ovviamente, ma secondo me devono essere pochi. Se noi riuscissimo a fare questo, secondo me ridurremmo anche moltissimo le restrizioni ridurremmo le i sensi di colpa, ridurremmo la rabbia come dici tu e quindi credo che questo sarebbe veramente un primissimo passo. Ma senti invece come ultima domanda mi sarebbe piaciuto però veramente parlare con te di adozione um perché questa conversazione sull'adozione è nata da un qualcosa che uno scambio che abbiamo avuto io e te su WhatsApp, in cui tu mi hai scritto che i tuoi genitori sono stati delle mosche bianche e mi hai scritto sicuramente l'adozione cambia qualcosa nel rapporto genitore figlio e penso che ti doni un'apertura mentale, una sensibilità diversa rispetto all'avere figli naturali. E quando io ho letto queste parole um anche se io ovviamente non posso parlare di adozione con cognizione di causa perché non l'ho mai vissuta, ti ho risposto che penso che spesso mi sembra quasi che i genitori delle società moderne sentano che il rispetto dei figli gli sia dovuto. Come se io ti ho messo al mondo e tu mi devi rispettare. Mhm, mentre probabilmente mi chiedo non lo so, un genitore che adotta questa questo sentirsi in diritto del rispetto e dell'amore magari non ce l'ha, perché a volte forse un genitore che adotta capisce il privilegio di poter crescere un figlio più di quanto non lo capisca un genitore come me, per esempio, che ha deciso un giorno di rimanere incinta il giorno dopo era incinta e ha avuto due bambini sani. Quindi, ecco, mi piacerebbe parlare con te di questo, perché anche se credo che sia un argomento molto delicato, sai che a me piace normalizzare conversazioni e mi piacerebbe sapere che cosa ne pensi tu, visto che comunque tu l'hai vissuta entrambe queste realtà um sei stata adottata e adesso sei madre. Ma allora intanto, um diciamo che hai ragione a dire che è un argomento un po' delicato, ma non tanto per per me quanto per un po' l'alone a volte che circonda l'argomento adozione um spesso si parla, si tende a parlare di adozione in una maniera un po' political correct cioè non si vuole ferire la sensibilità dei protagonisti di questo di questa cosa perché da una parte abbiamo genitori che non hanno potuto spesso eh perché poi ci sono anche famiglie adottive che hanno scelto l'adozione um come diciamo istituzione. Quindi um per dare famiglia a dei bambini che non non l'avevano, ma la stragrande maggioranza sono persone che non hanno potuto avere figli biologicamente quindi cer- c'è sempre un po' questo cercare di parlare di adozione senza ferire l'adottato gli adottanti che insomma cioè ci sono tanti equilibri e alla fine forse si finisce per parlarne se per renderlo un tabù forse esatto sì, si finisce anche un po', a volte per luoghi comuni. Secondo me questo è molto ingannevole. Spesso sento dire eh sento dire leggo essere l'adozione è come avere un figlio naturale, no, cioè ci si cerca di normalizzare. Passami il termine super tra virgolette normalizzare l'adozione, rendendola naturale come um come una gravidanza, una gestazione, un parto. Facendo questo invece, non soltanto si um si stigmatizza ancora di più l'adozione, ma la si s le la la si priva della sua natura. Non si può paragonare una l'adozione con tutto il suo iter burocratico, con tutte le le sofferenze l'agonia a una gestazione. Certo poeticamente si può dire che anche mia mamma ride e dice io ho avuto una gravidanza di sette anni, è chiaro che diciamo è ovvio che che che si scherza però poi mia mamma quando si è trovata con sua figlia adottiva incinta si è resa conto di come le due cose sono assolutamente diverse. Le sensazioni sono diverse, le paure sono diverse perché una mamma adottiva ha paura che l'incontro con l'assistenza sociale non vada che ti diano un appuntamento e poi il giudice non si presenti che il bambino venga dato a un'altra famiglia mentre una mamma diciamo che vive una gestazione, ha paura di un aborto spontaneo, ha paura di una malformazione. Ha paura che alla morfologica non ci sia un orecchio, ci siano sette dita. Le paure sono diverse, le paure e le incertezze e e e anche poi crescendo, credo, le problematiche sono ben diverse. Le problematiche che mia mamma ha dovuto affrontare con me non non sono le stesse che una mamma naturale e biologica affronta con il proprio figlio. Perché io e e parlo della mia esperienza da adottata che attenzione non è l'esperienza di tutti gli adottati è l'esperienza di Gaia Dominici. Ci tengo a sottolinearlo perché poi magari c'è qualcuno che dice ma come tu dici no, io parlo della del mio modo di aver vissuto l'adozione. Ho avuto dei grandissimi problemi per quanto riguardava la mia identità, quindi il non trovare qualcuno in cui mi riconoscevo. Una somiglianza um, avere eh, per esempio sapere il mio nome, il mio nome e cognome, um dato da dalla mia madre biologica, nome che mi è stato poi per un errore burocratico cambiato. Quindi voglio dire, un un mia figlia non avrà mai questi problemi. Cioè, il suo nome è Lilli Rosmeri. Se hai scelto dai suoi genitori non ci sarà mai un problema di non assomigliare a qualcuno e e e e insomma, quindi le problematiche sono diverse l'altra cosa che ti volevo dire che è sempre riguardo alla mia esperienza di diventare mamma dopo essere stata adottata è il fatto che, um per ricollegarmi a al al diciamo alla consapevolezza una consapevolezza maggiore dei genitori adottivi quando io sono rimasta incinta. Chiaramente è stato un momento molto critico per me, um molto più la gravidanza che poi la maternità in sé perché, come ti accennavo all'inizio della nostra chiacchierata aver scoperto di aspettare una bambina è stato un po', uno shock all'inizio perché ho avuto questo transfer fortissimo e seguito poi da un totale rifiuto. Cioè, io sono un po', eh, forse in maniera esagerata. Adesso però sono entrata un po' in depressione, cioè non sapevo, non non provavo niente e quindi, um mia mamma mi mi prendeva in giro perché mi diceva Tu non non hai la la depressione post partum ma hai la depressione prepartum E perché io sono andata sicuramente molto in crisi. Um poi l'avere accanto mia mamma che non aveva potuto vivere quelle cose che stavo vivendo io. Quindi la il sentire, il battito, sentire i primi calci, sentirla muovere mi faceva sentire ancora più in colpa perché io mi sentivo un irriconoscente, cioè ma come poi io ho avuto la fortuna di rimanere incinta senza, diciamo particolari ricerche. Insomma è successo in maniera molto naturale um e e mi sentivo molto in colpa, soprattutto nei confronti di mia mamma che ma come lei non ha potuto, ha dovuto aspettare sette anni. Cioè insomma loro hanno avuto una storia di adozione piuttosto difficile. Prima gli avevano dato un'altra bambina, poi questa bambina è stata data a un'altra famiglia, quindi comunque una sofferenza all'interno della sofferenza. E io ero lì su cioè a casa mia che mi lamentavo perché no? Io non voglio essere mamma, non so come farò. Cioè, io volevo un maschio, io cosa cosa faccio con una bambina femmina, eccetera eccetera? Quindi sicuramente ci sono due esperienze molto diverse perché sono sono sensazioni, sono emozioni, sono percorsi completamente diversi. L'amore alla base è lo stesso, cioè um l'amore che prova mia mamma nei conf- mia mamma e mio papà nei confronti miei e di mio fratello è assolutamente lo stesso che proviamo per nare. Ma le esperienze sono diverse e credo che la ricerca, la sofferenza della ricerca, la sofferenza dell'attesa la sofferenza del dell'imprevisto dell'imprevedibilità, della situazione che l'adozione crea all'interno di una famiglia. Perché ricordiamo che due, due papà, due mamme, un ma una mamma e un papà. Comunque due persone sono famiglie anche senza figli. Quindi all'interno di una famiglia, um e rende il tutto più secondo me più intenso, più più um più sentito, forse di una gravidanza naturale, perché la gravidanza naturale è comunque una cosa che accade da sola, mentre l'adozione deve essere cercata, voluta, desiderata, aspettata um e e e credo che questo renda i genitori adottivi, um, più consapevoli di di del loro percorso, di ciò che desiderano. Um insomma, è è difficile diventare genitore adottivo senza volerlo, mentre puoi diventare genitore senza voler essere biologico, no, cioè, diciamoci le cose come sanno voglio dire, il genitore adottivo ricerca un figlio, lo lo cerca, lo vuole? Um, succede che nella natura dell'essere umano si possa avere una gravidanza non cercata, non voluta, non non particolarmente aspettata e e quindi per forza di cose queste due esperienze sono diverse. Um io posso parlare della mia esperienza, ti ripeto, non mi piace parlare dell'adozione in generale, perché sono situazioni troppo, troppo diverse e ti posso dire che i miei genitori ci hanno educato a me e a mio fratello in un modo in cui io vedevo che i genitori, per esempio dei miei amici non non facevano quante volte io da adolescente andavo a casa delle mie amiche e magari c'era un'amica che si voleva fare il piercing, il tatuaggio o magari se l'era fatto di nascosto. E mi ricordo che una volta appunto questa mia amica si era fatta un tatuaggio di nascosto. Non mi ricordo. Insomma, eravamo diciottenni e quando siamo arrivati a casa sua mamma era impazzita e le aveva detto una frase che io non ho mai più dimenticato perché mi mi terrorizzò e e e le disse Io come ti ho creato ti distruggo. E fu una cosa che a me scioccò perché um cioè mi resi conto di un senso di possessività nei confronti quasi dei figli. Cioè sei mio ti ho creato io, tu sei qui grazie a me che è una cosa che che veramente mi ha mi ha tur- mi turbò moltissimo. Perché mai credo mia mamma o mio papà si sarebbero sognati di di dirmi Tu sei qui grazie a me. Tu hai fatto questo grazie a me o um insomma, non a volte noto nelle nelle famiglie biologico. Ora usiamo questi termini per per contraddistinguere, um noto a volte degli attaccamenti dei dei genitori verso i propri figli, um poco equilibrati, appunto, in questo caso negativi. Cioè, se fai qualcosa, ricordati che io ti ho creato um ricordati che tu mi appartieni o finché vivi sotto questo testo devi rispettare le mie regole e che che non non hanno nulla a che vedere con il rapporto diciamo biologico. Cioè, siccome viviamo sotto lo stesso tetto, allora io devo essere un soldatino. Devo Cioè voglio dire, è un po', un controsenso e dall'altra parte. Se poi vogliamo andare a vedere, diciamo dei degli aspetti insidiosi anche dell'adozione dall'altra parte c'è a volte un tentativo di andare a mettere delle pezze su dei dolori, delle sofferenze che invece danno una permissività esagerata, no? Cioè a volte il genitore adottivo, per non creare più sofferenza al bambino, al ragazzo a gli fa passare tutto, no, cioè tutto è concesso, tutto è è è dovuto perché ha già sofferto abbastanza. Quindi, come in ogni cosa, come dicevamo prima, in ogni cosa ci vuole equilibrio, ci vogliono comunque delle regole, ci vogliono e soprattutto io credo permettimi di dire questa cosa so che magari esula un po' soprattutto um ribadisco nella mia esperienza io ho voluto mettere in ordine determinate cose prima di diventare mamma, proprio per evitare di far scivolare poi dentro la maternità tutto un mio bagaglio di esperienze negative che avrebbero distrutto invece questo percorso. Quindi io diciamo furbamente ma lo dico da sola ho fatto un percorso ad oggi mi dico brava, mi do le pacche sulle spalle. Ho fatto un percorso di psicoterapia durato moltissimi anni all'estero lo facevo su Skype perché ormai con la tecnologia chiunque può fare questo, questa psicoterapia. Non abbiamo più scuse um e e e e devo dire che ad oggi sono felicissima di averlo fatto perché sono una una donna, ma e e quindi di conseguenza anche una mamma. Perché sono diventata mamma molto più consapevole, anche di di insomma dei miei aspetti negativi, delle mie paure, delle mie insicurezze, delle mie cicatrici. E questo mi permette di essere una mamma molto più serena, molto più eh, diciamo attiva e meno passiva nei confronti della della mia vita. E questa è una cosa che secondo me, a prescindere mamma adottiva, mamma biologica um prima risolvere il proprio vissuto e poi allora si è pronti ad accogliere una nuova vita, ma accoglierla in un momento di caos penso che sia possa essere distruttiva come cosa? Esatto, sì, no, io sono assolutamente d'accordo e credo che anche questo sia proprio il motivo per cui, um, quando io ho scritto questo corso educare a lungo termine e non era per dare degli strumenti ai genitori, di come, um gestire i figli, di come gestire lo pannolini, di come gestire mio figlio non mangia, non sta seduto a tavola. Era per dare degli strumenti ai genitori per gestire le loro emozioni, gestire la propria evoluzione, perché qualsiasi tipo di percorso educativo che vogliamo intraprendere con i nostri figli deve partire prima da noi. Ma infatti, quando una volta parlai del tuo corso su Instagram perché mi ricordo che ero nel nel pieno della lettura e avevo voglia di condividere anche con chi mi seguiva, insomma, le sensazioni mi ricordo che proprio dissi mi sembra di io sono stata in psicoterapia. E quando entro nel corso di Carlotta mi sembra di entrare in una seduta psicoterapeutica e e e mi ricordo di aver detto È un corso che io consiglio a prescindere, anche a chi non ha figli perché tu ti rivolgi molto di più al genitore, alla perso, neanche al al genitore, alla persona um e io questo l'ho l'ho apprezzato molto perché la la maggior parte delle riflessioni che tu fai fare anche poi in relazione chiaramente all'educazione di un figlio parte proprio da da te, da da me, cioè io sentivo che tu parlavi a me per poi portarmi a una riflessione chiaramente ma tu molto spesso ti riferisci all'adulto cioè um e e questa è una cosa molto particolare perché davvero il tuo corso è è illuminante sotto io l'ho trovato ti ringrazio e tra l'altro poi quello che ti stavo per dire prima è che a un certo punto hai detto una cosa che adesso non ricordo esattamente, ma mi ha fatto venire in mente una conversazione che ho avuto tantissimi tantissimi anni fa, ancora prima di diventare madre con la mia insegnante di ballo che lei rimase incinta quando era proprio ballerina etoile della scala. Quindi insomma una gravidanza molto sofferta, molto faticosa per lei perché comunque tante contraddizioni, tanti sentimenti contraddittori. Quindi per qualche anno lei ha proprio rifiutato questo bambino e l'ha cresciuto più suo padre e e lei mi ha sempre parlato della maternità come un noi li mettiamo al mondo, ma poi i bambini sono del mondo e a me questa immagine è piaciuta molto perché si riallaccia un po' a quello che abbiamo detto prima, proprio del, del fatto che non ci appartengono non sono nostri. A questo proposito tu e tuo marito siete una coppia mista? No, ormai va un po' di moda dire siamo una coppia mista e così siamo anche io e anto e nostra figlia è è figlia di due culture di anzi forse più di due, perché insomma, quando sarà più grande sarà divertente spiegarle che io sono nata in un posto, sono cresciuta in un altro, un altro, insomma, sarà abbastanza divertente. Penso anche per lei scoprire le sue origini. Una domanda che spesso mi viene fatta su Instagram è ma se tua figlia un giorno dovesse dirti che non vuole vivere nella savana, tu cosa farai? Ed è una domanda che mi lascia sempre molto perplessa. Perché tra l'altro vabbè, penso che sia anche sintomo di poca conoscenza del della mia vita perché, voglio dire, sono nata in un paese, sono cresciuta in un altro, poi sono emigrata in altri due paesi. Ora vivo in un terzo paese, chissà nel futuro dove andremo però ecco è è abbastanza significativa questa domanda perché c'è comunque questa preoccupazione? No, cioè cosa farai se tua figlia non vuole vivere a Salaria e cosa farò? Ma niente, cioè sarà libera di scegliere? Potrebbe essere che a sedici diciassette anni ci dica io voglio andare a vivere in Italia dai nonni e perché voglio vedere se mi piace l'italia e l' asseconderanno cercheremo di di di renderla possibile, come se un domani ci dirà voglio andare a studiare in America o ci dirà Io voglio fare la contadina in Alaska, che ne so, cioè noi non anche in toy abbiamo un'apertura, cioè nostra figlia. Noi siamo delle guide per lei siamo, um cercheremo con il nostro esempio, con la nostra storia di di darle un esempio positivo con la storia della nostra famiglia, di farle vedere che tutto è possibile, che può essere. Può scegliere di essere qualsiasi cosa lei voglia e può intraprendere qualsiasi cammino lei desideri. Ma, um a me non preoccupa che mia figlia un domani mi dica che non vuole vivere nella savana o che ci vuole vivere per sempre sarà libera di fare quello che vuole. Però io a volte vedo anche la preoccupazione dei miei follower, no di dire ma cosa succede se lei non vuole vivere lì? Oppure cosa succede se lei un domani ti dovesse dire che vuole andare in italia? Ma niente cosa deve succedere non come io ho detto ai miei, non voglio fare l'università, voglio andare in australia e sono andata in australia. Ecco, penso che a volte cioè questa domanda sia significativa di una menzione a volte un po' eh no possessiva dei figli. Cioè sì, come se insomma io mi dovessi sentire tradita da mia figlia perché non vuole vivere nella savana o perché vuole andare a vivere da un'altra parte. Ma io non non la vedo assolutamente così. Anzi io le auguro che a diciott'anni ci saluti e ci dica io vado a scoprire il mondo, voglio andare in Colombia, voglio andare in senegal, cioè io me lo auguro. Io spero di essere un esempio per mia figlia positivo di donna libera, di donna curiosa, di donna emancipata, di donna che ha voglia di conoscere il mondo. Spero che lei mi guarderà come un esempio da seguire alla fine io credo che quando siamo um noi sereni in pace con noi stessi quando ci apprezziamo anche noi stessi, penso che irrimediabilmente anche i nostri figli ci apprezzino. È è proprio un'energia che inviamo, credo. Comunque grazie, Gaia. Io credo che dobbiamo chiuderla qua. Io potrei ascoltarti per ore. Te lo giuro. Potremmo andare avanti. Potremmo Sì, probabilmente potremmo andare avanti tutta la tua notte. Tutta la mia giornata. Vabbè chissà Chissà, magari magari questa questa puntata del tuo podcast piacerà così tanto che ne faremo un'altra insomma e tratteremo anche se non piace, ne facciamo un'altra proprio così, perché almeno ci ritroviamo e parliamo. No, sono sicura che piacerà comunque. Ma sì, mi piacerebbe veramente farne. Farne un'altra e trattare altri temi è stata veramente è stato veramente molto interessante. Ti ringrazio, Gaia. Sei stata piacevolissima. Sei stata un bellissimo esempio e grazie tantissimo per aver prima di tutto accettato e secondo per aver passato l'intera serata con me perché alla fine io non so quanto da quanto siamo qua, ma da tantissimo. E da te è tardissimo, Quindi ti ringrazio. Esatto. Mamma mia Ore sono volate. È stato davvero parlato. Ti ringrazio per avermi avuta come tua ospite. Grazie a te, Gaia Un'ultima. Cosa hai voglia di dire? Dove ti possono trovare? Perché così almeno chi non ti conosce riesce ad arrivare a te. Sì, certo. Allora, su Instagram mi mi trovano come Sim Chichi, un nome, un po' particolare. E da lì trovano poi un po'. Tutto quello che che riguarda te trovano anche PJ. Che che è bellissimo. Io sto desiderando di tornare per avere la tua collanina bianca, sappilo. E mi fa piacere. Però proprio per una questione di emissioni non volevo farla spedire dall'altra parte del mondo, quindi sto aspettando di tornare in Europa, ma sarà il mio primo acquisto. Sappia. Ti ringrazio. Mi fa piacere. Grazie a te, Gaia. Un abbraccio fortissimo e alla prossima a questo punto. Grazie, Carlotta. Grazie. Buona giornata. Io vado a dormire. Ma tu inizi la giornata. Io inizio. Esatto. E a te Buonanotte. Ciao, Gaia. Alla prossima. Ciao. Wow, wow, wow, wow. Non so voi, ma io questa chiacchierata l'ho adorata sono spesso rimasta incantata ascoltando Gaia. La mia mente andava a conversazioni e domande che avrei voluto farle. Ma non volevo interromperla perché mi ammaliava con i suoi racconti, con il suo modo di esprimersi con i suoi punti di vista. E poi vabbè, non so se avete mai registrato un podcast, ma io all'inizio di ogni chiacchierata con qualcuno. Chiedo sempre di non interromperci e di non parlarci sopra perché non essendo io un master dell'audio poi non saprei assolutamente come gestire la situazione di persone che si parlano una sopra l'altra o comunque mi è piaciuta veramente tanto. Spero che ce ne saranno altre e spero che sia piaciuta anche a voi tanto quanto è piaciuto a me. E non mi rimane che ricordarvi che mi trovate anche su www punto la tela di carlotta punto com e mi trovate anche su Instagram e Facebook come la tela di Carlotta blog Buonanotte Buona serata o buona giornata a seconda di dove siete nel mondo ciao
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Anita 9 febbraio
Cara Carlotta e cara Gaia, 
ho ascoltato ora la vostra puntata e sono tutta piena di gioia, freschezza e speranza. 
Avevo l’impressione di essere lì con voi, in un posto indefinito tra il Kenya e la Nuova Zelanda, pieno di calore e accoglienza. Mi sembra di aver visto i volti della mamma di Gaia, di sua suocera con nove figli, di Carlotta che si stupisce per le affinità montessoriane inaspettate. Che ricchezza. Grazie! Con tutto il cuore.
Spero che Naresiai stia ancora scorazzando libera tra i polli con un secchio in testa. 
Vi abbraccio dalla mia cucina, Anita 
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Cara Carlotta,
Grazie per questo podcast, un confronto meraviglioso tra mamme uniche.
Mi sono ritrovata in tutte le vostre parole.
Sono una mamma di un bimbo di due anni e mezzo e una bimba in arrivo nella pancia. Ho uno stile di vita particolare, ho scelto di vivere in mezzo a natura e animali e faccio la contadina con il mio compagno sulle montagne dell'appennino parmense.
Proprio ora vi ascolto mentre lavoro il latte delle nostre mucche.
La "crescita libera" dei bimbi di cui avete parlato mi tocca sempre nel profondo. Credo che si possa ritrovare naturalmente in ogni realtà in cui noi genitori abbiamo scelto il nostro stile di vita,molto spesso andando controcorrente. Una realtà In cui abbiamo obiettivi personali e quei valori "naturali" che si possono ancora percepire come fiducia nell'essere "qui e ora". Noi lavoriamo tanto e duramente e il nostro Lucio a due anni e mezzo usa il suo piccolo forcone, da il fieno alle mucche, zappa la terra. Il Tutto con strumenti a sua misura ma è a tutti gli effetti un piccolo ometto. Gli offriamo pochi limiti e quei pochi sono sufficienti a donargli tutta la nostra fiducia. usa una prudenza in ciò che fa che sembra quasi innata, e credo esista in ogni bambino che ha potuto mettersi sempre alla prova sentendo la fiducia dei genitori nelle sue azioni.
Credo anche che la cosa più bella che ho avvertito nello stile di vita di Gaia sia la bellezza e la tranquillità di aver scelto molto più di un solo luogo dove vivere... di aver scelto una società. Un contesto sociale e culturale ormai quasi unico.
Questo è quello che nella realtà occidentale a mio parere è diventata la vera differenza, una volta anche in città si creavano comunità di adulti e di bambini ora purtroppo si vedono pochissimi bambini anche solo a giocare con una palla in cortile.
Paura, tecnologia mal interpretata, lontananza dalla natura, stanno creando una società di controllo e per così dire sempre più solitaria.
Basterebbe dire e pensare veramente con il cuore :
IO CREDO NEI BAMBINI.
Grazie Carlotta sei una voce amica che mi fa sempre compagnia, mi fa sempre crescere un pó di più e mi regala conforto!
Un grande abbraccio
Giulia
Oh Giulia, non posso davvero aggiungere altro a quello che hai scritto 😍 Posso solo ringraziarti per aver condiviso con noi il tuo stile di vita e le tue riflessioni! 🌸
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