Preferiti dei bambini

34. Etichette: smettiamo di mettere le persone in scatola!

Questa settimana su Educare con Calma parliamo di etichette (parole che usiamo per definirci), del perché penso che siano nocive per conversazioni e relazioni e come sostituirle nel nostro linguaggio. 

26 febbraio 2021·
20 min
·31 commenti
Vi lascio il link all'episodio sul mio blog, dove potete anche leggere la trascrizione, trovare i post relazionati al tema di cui parlo e anche lasciarmi un commento per avviare una conversazione.

Nell'episodio menziono anche questa IG TV "Basta con le etichette!" e questo vecchio post "Il papà è una mamma con il pene".

PS. Questa settimana ho anche pubblicato un episodio di Montessori in 5’ e vi ho raccontato come girare le frasi in positivo per aiutare i bambini a rispettare le regole.

Carlotta: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di educare con calma la scorsa settimana su instagram ho parlato di quanto le etichette siano deleterie nella nostra società non solo per I bambini ma anche per gli adulti e per etichette intendo proprio tutte le frasi o le parole che usiamo per dare un giudizio di valore: è pigro e generoso egoista è bravo e cattivo. Oggi vorrei approfondire. Prima di tutto vorrei spiegarvi il mio punto di vista sul perché le etichette siano nocive e poi vorrei darvi alcuni spunti su come cambiare alcune delle etichette più comuni nel nostro quotidiano. Iniziamo dai bambini: immaginiamo un bambino che sente sempre I genitori descriverlo come timido ogni volta che si nasconde tra le gambe della mamma quando incontra persone nuove che cosa pensa quel bambino? Pensa sono un bambino timido.

E che cosa fa quel bambino? Crea quell'immagine di sé nella sua mente e inconsciamente soddisfa l'aspettativa che le persone hanno di lui continuando a nascondersi perché tanto pensa sono un bambino timido. Prendiamo una bambina che non vuole mai camminare ne so qualcosa perché noi abbiamo passato un periodo lunghissimo con Emily che ogni volta che andavamo a fare una passeggiata voleva mettersi nel marsupio e tra l'altro questo periodo lunghissimo è iniziato quando io ero in ospedale spesso e volentieri il rifiuto di un bambino arriva proprio da un cambiamento che nella sua mente è stato traumatico, magari non è un cambiamento così grande come quello appunto di avere la madre in ospedale per un mese come era successo a noi ma magari nella sua mente è un cambiamento grande che lo portato a reagire in un certo modo. Ora se noi avessimo continuato a dire a Emily Emily sei proprio pigra o a spiegare alla gente che la vedeva nel marsupio Emily è un po' pigra che cosa avrebbe pensato Emily? Avrebbe pensato sono una bambina pigra e che cosa avrebbe fatto Emily avrebbe creato nella sua mente quell'immagine di se stessa e avrebbe inconsciamente continuato ad andare nel marsupio pensando Tanto sono una bambina pigra questo è il mio posto quando loro camminano ok lasciamo un momento I bambini e passiamo agli adulti perché per gli adulti anche se noi siamo più abituati a processare le nostre emozioni o comunque possiamo lavorarci attivamente non come I bambini le etichette hanno lo stesso effetto nel mio corso Educare a lungo termine propongo un esercizio che consiste nel chiudere gli occhi mentre io dico alcune frasi con etichette positive e negative ad esempio sei gentile, sei irragionevole, sei generosa o anche un'espressione come fai sempre la vittima e chiedo di riflettere su come queste etichette vi fanno sentire e immaginare proprio come vi sentireste verso la persona che ve le dice.

Beh io posso dirvi quello che sento io o quello che sentirei io. Le etichette negative smuovono un disagio dentro di me e mi fanno automaticamente mettere sulla difensiva le etichette positive ovviamente mi fanno piacere ma se rappresentano un tratto di me che io non sento vero creano comunque un disagio perché mi crea una cosa simile alla famosa sindrome dell'impostore questo ovviamente succedeva molto di più tanti anni fa quando io non ero ancora così sicura di me stessa del mio valore delle mie capacità negli ultimi anni ho fatto un grandissimo lavoro su me stessa e quindi conosco bene il mio valore, delle mie capacità ma quello che voglio arrivare a dire è che magari noi adulti non creiamo un immagine di noi stessi perché possiamo razionalizzare ma quelle etichette non solo creano dei sensi di colpa che poi rimangono con noi più o meno a lungo ma perpetuano anche delle aspettative e degli stereotipi nella società penso alle classiche la brava mamma o la mamma cattiva il bravo papà il papà cattivo penso all'etichetta ambiziosa per una madre quindi è una mamma ambiziosa che magari significa che vuole fare carriera e quindi nell'immaginario collettivo spesso questo è un sinonimo di egoista e quindi viene percepita come una etichetta negativa anche se ovviamente non lo è, penso all'etichetta presente per un padre è un padre presente che spesso nell'immaginario collettivo è sinonimo di buon padre ma un padre presente non è necessariamente un buon padre perché magari passa molto tempo a casa con I bambini è vero ma è sempre al cellulare magari grida ogni volta che I bambini sbagliano qualcosa ai suoi occhi.

Una mamma ambiziosa non è necessariamente una mamma egoista perché pensa alla carriera e magari mette la carriera al primo posto perché poi magari arriva a casa tutte le sere stanca e passa del tempo di qualità con I propri figli prima che loro vadano a dormire quindi lei è soddisfatta di sé I bambini sono soddisfatti della sua presenza e tutto questo aiuta moltissimo l'armonia in famiglia cioè vedete quanto le etichette perpetuino dei preconcetti, delle aspettative, degli stereotipi malsani nella società? Le etichette ci mettono in scatole sia nella mente degli altri che nella nostra mente quando dico ci mettono in scatole immagino proprio una stanza enorme piena di scatole giganti con scritto sopra varie etichette per qualsiasi cosa vegetariano, cattolico, mulatto, pigro, egoista, altruista eccetera eccetera eccetera quando una persona è in una scatola e noi leggiamo l'etichetta sulla scatola è molto più difficile che ci creiamo un'idea di quella persona in base a quello che la persona è davvero, alla sua individualità, alla sua unicità. E' molto più probabile invece che anche solo inconsciamente anche se abbiamo le più buone intenzioni ci creiamo un immagine di quella persona in base a quello che dice l'etichetta sulla sua scatola perché l'etichetta si traduce nella nostra mente in aspettative e generalizzazioni di valori e attitudini.

Mi è capitato tantissime volte di assistere a conversazioni tra conoscenti in cui uno dice all'altro di essere vegano per esempio e l'altro distinto traduce quell'etichetta nella sua mente come una generalizzazione, in positivo o in negativo perché magari nella sua esperienza conosciuto vegani estremisti e poco tolleranti delle scelte altrui di consumare carne e magari quell'etichetta lo mette istintivamente sulla difensiva perché la sente come un attacco al suo stile di vita e alle sue scelte o magari nella sua esperienza quella persona conosciuto vegani che sono anche attivisti per il clima e allora quell'etichetta fa pensare guarda questa è una persona che si prende cura dell'ambiente per esempio, sparo un po' a caso però per farvi un esempio ora pensiamo un attimo ai bambini nella mia esperienza un bambino che viene definito molto attivo per esempio automaticamente è monello, molto attivo è diventato quasi un sinonimo di monello, un sinonimo di non sta mai fermo e quindi non mi ascolta Un bambino che viene definito molto calmo automaticamente invece è timido quindi è un bambino che magari è più riservato e non è molto socievole e questo non solo fa sì che il bambino si crei un'immagine di sé ma fa sì che anche tutte le altre persone a cui I genitori lo descrivono così molto attivo molto calmo si facciano un'immagine di quel bambino.

Cioè io credo davvero che le etichette facciano tantissimi danni sia nelle conversazioni sia nelle relazioni non solo tra genitori e figli ma tra adulti tra amici tra conoscenti tra sconosciuti sentiamo spesso dire che non si può giudicare una persona dall'apparenza beh allo stesso modo allora io vi dico che bisognerebbe creare l'espressione non si può giudicare una persona dall'etichetta le apparenze ingannano, le etichette ingannano. Che poi ovviamente come sappiamo che le apparenze non sempre ingannano anche le etichette non sempre ingannano è importante dare sempre il beneficio del dubbio ma nel momento in cui usiamo queste etichette e mettiamo le persone in scatole immediatamente uccidiamo il beneficio del dubbio. Ora, come ho eliminato le etichette? O almeno come cerco di eliminare le etichette perché è un work in progress per tutta la vita? Una soluzione semplice è rimuoverle, possiamo cambiare la parola singola con una frase, per esempio io da qualche anno potrei definirmi quasi vegetariana perché mangio carne e pesce solo quando so da dove arrivano, quindi capita raramente!

Invece scelgo di non etichettarmi vegetariana, di non definirmi e dico preferisco non mangiare carne se non so da dove arriva. Da quando ho iniziato questo mio percorso nella sostenibilità non ho mai detto sono vegetariana ho sempre detto questa frase preferisco non mangiare carne se non so da dove arriva oppure prima che vi facevo l'esempio di Emily che non voleva camminare invece di dire Emily è pigra dicevamo sempre oggi Emily sembra stanca magari cercando anche di evitare è stanca perché in realtà non sappiamo se il suo non voler camminare sia dettato dalla stanchezza o da altri fattori e aggiungevo sempre oggi anche se lo faceva spesso per non dire sempre perché non volevo creare quell'immagine di sé nella sua mente di bambina ma nemmeno nella mia mente di genitore perché quando un genitore un'immagine del figlio è molto più difficile essere oggettivi e valutare ogni situazione a sé stante ed è per questo che io sceglievo di dire oggi Emily è stanca invece di dire Emily è pigra anche se io pensavo Emily è pigra perché già solo il fatto di dirlo mi aiutava a cambiare quel pensiero, quindi cambiare una parola singola con una frase è un'opzione che secondo me funziona davvero molto bene un'altra opzione è semplicemente omettere vi racconto un aneddoto rido perché se avete uno dei miei corsi sapete che io adoro gli aneddoti per spiegare, e anzi una volta due genitori mi hanno detto: quando guardiamo I video dei tuoi corsi, quando dici vi racconto un aneddoto noi ci guardiamo e sorridiamo, perché si vede che lo dico talmente tanto che fa sorridere!

Allora vi racconto un aneddoto: eravamo a Parigi e avevo portato Oliver e Demili a giocare in piazza in Place de la Republic detto proprio alla francese dove c'erano anche tantissimi altri bambini perché era proprio il pomeriggio alla settimana in cui quella piazza veniva adibita completamente ai bambini e c'erano tantissimi giochi mentre loro giocavano io mi ero seduta vicino a un signore che avevo intuito essere il nonno di uno dei bambini con I quali giocavano Oliver e Emily e avevano iniziato una bellissima conversazione con questo signore e tra l'altro ero super felice di me perché la conversazione era tutta in francese e allora ricordo di aver scritto un messaggio ad Alex dicendo ho parlato per un'ora con un signore in piazza interamente in francese ci sono riuscita quello che avevo omesso in quel messaggio e anche nell'aneddoto che vi ho appena raccontato è che quel signore era nero e nel messaggio originale che stavo per inviare ad Alex l'avevo scritto ma rileggendolo mi ero resa conto che non c'entrava nulla e così l'avevo cancellato. Ne parlai ad Alex solo mesi dopo per fare una riflessione su quanto le parole che scegliamo siano importanti e spesso rivelino preconcetti e pregiudizi.

Se il signore fosse stato bianco io non avrei mai scritto ad Alex ho parlato per un'ora in francese con un signore bianco e allora perché avevo scritto che era nero? Perché avevo sentito il bisogno di scrivere che era nero? Ecco quello è stato uno di quei momenti in cui ho capito che dovevo lavorare su di me sui miei pregiudizi e sul mio anti razzismo non solo perché io non mi sono riconosciuta e anzi non mi voglio riconoscere in quella persona che usa le etichette per non mi sono riconosciuta e anzi non mi voglio riconoscere in quella persona che usa le etichette per descrivere ma anche perché il modo in cui io parlo sarà il modo in cui parleranno I miei figli quindi cambiare una parola con una frase oppure omettere direttamente un'informazione con una frase oppure omettere direttamente un'informazione se non è rilevante un'altra opzione che avevo menzionato su instagram parlando di una situazione di famiglia e agli stereotipi di ruolo che si perpetano anche dall'uso di etichette come quelle di cui parlavamo prima mamma brava mamma cattiva papà bravo papà cattivo è quella di non parlare di un individuo ma di parlare della famiglia per esempio invece di dire mio marito è presente potremmo descrivere includendo I ruoli di tutta la famiglia per esempio nella nostra famiglia io e mio marito ci diamo I turni per cucinare nella nostra famiglia mio marito cucina e io faccio le lavatrici vi lascio nelle note dell'episodio il link all'IGTV che avevo fatto al riguardo ma anche qui mi piacerebbe dire una cosa che ho detto in quel video e che io personalmente cambierei anche una frase del tipo mio marito mi aiuta in casa perché questo implica che io mammadonna devo fare tutte le faccende domestiche e che mio marito deve solo aiutarmi e secondo me anche questo perpetua nelle nostre menti uno stereotipo che non dovrebbe più esistere perché al giorno d'oggi a meno che non ci siano equilibri individuali specifici e quindi un mutuo accordo tra I genitori perché ogni famiglia è un mondo e non si può generalizzare ma in una famiglia in cui entrambi I genitori lavorano secondo me I papà non aiutano I papà hanno tante responsabilità quanto le mamme e di questo avevo parlato anche in un post che si chiama il papà è una mamma col pene ve lo lascio anche nelle note dell'episodio però ci terrei a dire che se nella vostra famiglia non è così se nella nostra famiglia le responsabilità non sono al cinquanta cinquanta e questo vi crea un disagio perché non è per mutuo accordo vi consiglierei una riunione di famiglia per cambiare questa situazione per trovare una soluzione che possa essere dividersi I ruoli o trovare una signora delle pulizie che aiuti o qualsiasi altra soluzione che possiate trovare perché sono sicura che a lungo andare questo tipo di squilibri danneggino qualsiasi relazione.

Ok questo non c'entrava nulla con le etichette come sempre ho seguito un filo della mia ragnatela di pensieri ma tutto questo per invitarvi a riflettere sull'uso che facciamo delle parole su quante volte queste parole diventano etichette su quante etichette usiamo nel nostro quotidiano e su quali etichette usiamo che magari non ci rendiamo nemmeno conto essere etichette e ovviamente vi invito a fare uno sforzo per eliminare le etichette dalle vostre conversazioni dalle vostre relazioni e dalla vostra testa. Perché solo così cambiando il linguaggio potrete cambiare la mentalità. E anzi vi lascio con un esercizio: scrivete una lista delle etichette che affibbiate in casa vostra ai vostri figli e alla vostra compagna o al vostro compagno e un'altra lista con le etichette che affibbiate a voi stessi perché anche le etichette che affibbiamo sono deleterie, se non più deleterie ancora, per esempio vi racconto un aneddoto personale io sono stata cresciuta con le bugie bianche la mia mamma diceva le bugie bianche io sono cresciuta con l'idea che le bugie bianche fossero innocue e quindi le ho sempre dette per esempio se sul bus il controllore mi beccava senza biglietto quando ero all'università magari gli dicevo che ero appena salita e stavo andando a timbrarlo mentre invece ero sul bus almeno mezz'ora perché stavo andando da un lato all'altro della città Ecco per me questa era una bugia bianca perché ero una studentessa e dovevo risparmiare quindi quella era la mia scusa, ma perché vi racconto tutto questo?

Perché queste bugie bianche mi hanno abituata a mentire che in concomitanza con il fatto che andavo ad una scuola teatrale io mi sono creata nella mia mente l'idea di una persona che è brava a mentire. Molti anni dopo quando ho iniziato questo lungo percorso di autoanalisi e lavoro su me stessa ho deciso che le bugie bianche non sono accettabili. E lavoro su me stessa ho deciso che le bugie bianche non sono accettabili, non fanno per me nessun tipo di bugia bianca da babbo natale al non capisco l'inglese quando voglio che I miei figli mi parlino in italiano. Io oggigiorno non mento, anche quando la verità è scomoda, anche quando mi sento a disagio ad ammettere la verità io non mento per principio perché è una di quelle cose che ho voluto fortemente cambiare ma visto che era così intrinseca dentro di me per cambiarla ho deciso di fare completamente l'opposto ovvero non mentire mai e anzi spesso e volentieri quando mi beccavo a mentire anni fa perché ora veramente ho proprio perso l'abitudine mi correggevo e dicevo no in realtà ho mentito e lo facevo proprio consapevolmente! Il risultato è che oggi sono davvero pessima a mentire!

Eppure un giorno, proprio pochi giorni fa parlando con degli amici di bugie di bambini che raccontano bugie io a un certo punto ho detto questa frase io sono bravissima a mentire e appena l'ho detto mi sono detta ma non è vero perché l'hai detto? Allora mi sono corretta e ho detto a loro No in realtà non è vero non è più così, ma ero bravissima a mentire e questo mi fatto rendere conto che l'avevo detto perché l'immagine che io avevo di me adolescente ovvero un adolescente brava a dire le bugie bianche era ancora nella mia mente non mi aveva ancora lasciata andare non avevo ancora aggiornato nella mia mente l'immagine della nuova Carlotta non avevo ancora interiorizzata questa immagine di Carlotta che non mente potrei raccontarvi un sacco di aneddoti simili ma è solo per farvi riflettere sul potere delle immagini che creiamo nelle nostre menti e quindi sul potere delle immagini che le etichette che affibbiamo ai nostri figli creano nelle loro menti e anche quanto a lungo andare queste immagini rimangano con noi e siano davvero difficili da cambiare anche quando in realtà siamo già cambiati. Quindi mi piacerebbe che scriveste questa lista per una settimana, vi ripeto una lista di etichette che affibbiate ai membri della vostra famiglia e una lista di etichette che affibbiate a voi stessi e mi piacerebbe che per ogni etichetta provaste a scrivere una frase che spieghi l'etichetta senza usare la parola e poi mi piacerebbe ovviamente che nelle settimane a venire provaste ad utilizzare queste frasi invece delle etichette e poi se vi va mi piacerebbe davvero tanto che mi raccontaste quali sono alcune immagini di voi stessi che avete dovuto cambiare o che avete fatto fatica ad aggiornare nelle vostre mail e avete dovuto cambiare o che avete fatto fatica ad aggiornare nelle vostre menti e magari anche quali etichette usate nel quotidiano che però vorreste provare a cambiare da oggi potete farlo finalmente anche sul mio blog w w w punto latelladicarlotta punto com barra podcast perché nella pagina di latelladicarlotta punto com barra podcast perché nella pagina di ogni episodio del podcast potrete ora trovare anche la trascrizione e gli articoli relazionati al tema di cui parlo nel podcast ma non solo anche rullo di tamburi I commenti!

Grazie ad Alex ovviamente sono veramente troppo felice perché spesso mi dite che vorreste poter farmi domande o dirmi la vostra opinione su un determinato episodio del podcast e ora potete farlo direttamente sulla pagina di ogni episodio insomma piano piano stiamo aggiungendo dettagli che secondo me sono importanti per sentirci più vicini gli uni agli altri anche fuori dai social media che sapete che per me è una cosa molto importante ed è uno dei miei obiettivi e quindi questo mi piace molto e voilà spero che questo episodio vi sia piaciuto tanto quanto a me è piaciuto registrarlo e che vi abbia anche fatto un po' riflettere sul potere delle parole sull'uso che facciamo di alcune parole perché come dico sempre credo fortemente che l'educazione si cambi soprattutto cambiando il linguaggio vi ricordo che ovviamente mi trovate anche su instagram e facebook come la tela di carlotta blog e non mi rimane che darvi appuntamento alla prossima settimana con un altro episodio di educare con calma. Buona serata, buonanotte o buona giornata a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!

Hai modifiche non salvate -
Ciao Carlotta,
rimuovere le etichette è un enorme sforzo che sto facendo (a volte riuscendoci, a volte meno), ma mi riesce difficile in alcune situazioni e vorrei chiederti se debba a tutti i costi rimuoverle anche lì. Parlo, ad esempio, di situazioni in cui l'etichetta viene detta in forma scherzosa: ad esempio, se i miei figli mi rubano dal piatto un acino d'uva mi scappa da dire "siete proprio dei ladruncoli!" Oppure se mi buttano giù dal letto "siete dei monelli!". O ancora, se mio figlio fa uno scatto e mi raggiunge "mamma mia, sei proprio un fulmine!".
Queste espressioni faccio sinceramente più fatica a controllarle e toglierle, perchè mi sembra di snaturare il mio dialogo con loro, il mio essere giocosa. Ho pensato a come possa cambiare tali espressioni, ma mi porterebbe a perdere naturalezza e apporterei un po' troppa "seriosità", che in quei momenti non sarebbe del tutto opportuna. 
Mi domando quindi, visto che si parla di etichette per nulla fisse e perentorie, non giudicanti per davvero...si possono usare ugualmente? Altrimenti mi dareste qualche consiglio per evitarle?

Grazie infinite a te, Carlotta, e a tutto il tuo fantastico team!

Daniela
Ciao Daniela, capisco appieno il tuo dubbio, in generale credo che la sensazione di «seriosità» e magari scarsa spontaneità che descrivi la proviamo all'inizio ogni volta che decidiamo di cambiare una parte del nostro linguaggio, ad esempio quando usiamo i copioni.

Poi col tempo ci abituiamo, e non ci fa più strano (anzi ci farebbe strano tornare a usare le frasi del «passato».
A me ad esempio è capitato questo con il classico «bravissimo», che quando il mio primo figlio era piccolo usavo a mani basse, fin quando ho acquisito la consapevolezza nel suo utilizzo e ho iniziato a limitarlo e praticamente quasi azzerarlo.

Negli esempi concreti che hai fatto, potresti provare a trasformare la frase «oggettivizzandola». Ad esempio, «siete dei ladruncoli» potrebbe diventare «Oh, ma qui manca un acino d'uva. Chi l'avrà mai preso?», oppure «sei un fulmine» può diventare «hai corso davvero velocissimo!».

Questo naturalmente implica anche flessibilità e come sempre ci vuole tempo per fare proprio un linguaggio nuovo (così come un «bravo» ogni tanto non comporta nulla (soprattutto se detto osservando davvero il bambino e non soprappensiero come spesso avviene). 💜

Un abbraccio,

Rosalba
Team La Tela
Grazie mille, metterò in pratica e cercherò di abituarmi a questo nuovo linguaggio! Cercherò di essere scherzosa più col tono che con le parole in sè, per non snaturarmi.

Siete una fonte inesauribile di saggezza, mi sento davvero fortunatissima ad avervi scoperto..mi son bastati dieci minuti di podcast ad innamorarmi di Carlotta e pochi mesi a scoprire ed apprezzare il prezioso team di cui si è circondata!

Un abbraccio,

Daniela
Hai modifiche non salvate -
Grazie Carlotta!!! Ascoltarti è rilassante e arricchente allo stesso tempo! Una droga 😅 comunque riguardo alle etichette è pazzesco come queste creino immagini mentali della persona che magari non è così. Scelgo veramente di impegnarmi a toglierle dal mio linguaggio, e comincio dal mio profilo Instagram dove il mio nome contiene proprio una mia etichetta. Grazie ancora
Hai modifiche non salvate -
Ciao Carlotta!
Mi nutre ascoltarti! Grazie!
Ti chiedo se pensi che le etichette valgano anche per le caratteristiche positive dei nostri figli. Ad esempio Giona è un bambino molto generoso, e a volte io glielo dico... sei stato davvero generoso, oppure, sei un bambino molto generoso...
Temo che a lungo lui si senta in dovere di esserlo, anche se magari di fondo in in una determinata occasione non gli andava di essere generoso... che ne pensi?!
Ciao!
Ciao Elena, grazie per il tuo commento! Io cerco di evitare anche quelle positive, ormai lo faccio più per abitudine: invece dell’aggettivo preferisco descrivere l’azione che hanno compiuto e chiedere come li ha fatti sentire. Così non rischiamo che si sentano in dovere di essere l’etichetta che gli attribuiamo anche quando non se la sentono (solo per farci piacere) e spostiamo il focus su ciò che pensano loro di sé piuttosto che su ciò che pensiamo noi di loro (oggi siamo noi, domani saranno gli altri). Che ne dici di questa idea? Ha senso secondo te?
Hai modifiche non salvate -
Bellissimo episodio: grazie mille Carlotta! Personalmente cerco anche di evitare di dire "signora delle pulizie" perché continua a perpetuare l'idea che le femmine siano più predisposte a questo lavoro, ma non penso proprio sia così;)
💜 Anche io uso "la persona che ci aiuta in casa" o direttamente il suo nome.
Hai modifiche non salvate -
Ciao Carlotta,
ti ho scoperta da poco e mi sto tuffando con grande emozione in questo oceano meraviglioso di riflessioni e spunti che ci offri.
Hai risvegliato in me il desiderio di confronto su una crescita personale e di coppia che c'è ma che vive un po' da sola :) spesso controcorrente.
Mi sono accorta di quanto davo etichette e inscatolavo le persone il giorno in cui le maestre di mio figlio di 5 anni mi hanno offerto un questionario che avremmo dovuto compilare e riconsegnare prima dell'inserimento alla materna per presentare nostro figlio.
C'erano domande e un paio di righe sotto per scrivere...poco spazio...pensai che dovevo fare uno sforzo di sintesi (come potrai notare da te non è il mio forte) e partii con lo scrivere...è timido...è curioso...è selettivo nelle amicizie....ecc ecc...Finito il compitino sentivo una forte sensazione di disagio...un senso di insufficienza e svilimento verso chi amo più di tutti...mio figlio...mi infastidiva averlo racchiuso in quelle parole limitanti, mi interrogavo su con quale accezione sarebbero state lette...Ho accartocciato...ristampato e, scrivendo in piccolissimo, ho cercato di rispondere in modo oggettivo e descrittivo scegliendo accuratamente le parole.
La riflessione che partì dentro di me quel giorno fu proprio quella che descrivi...e la conclusione a cui arrivai fu proprio che, come mio figlio merita parole accurate e aperte alla potenzialità che svilupperà, così lo meritano tutti...perchè ciascuno di noi è un universo meraviglioso e infinito, soprattutto ciascuno di noi è in continuo moto e scoperta e tutti noi abbiamo il diritto di essere visti così.
Poi da li partì una forte riflessione sull'opportunità di queste griglie di valutazione sui bambini...ma questa è un'altra storia che cercherò di approfondire in qualche altro tuo podcast...
Scusami per la lunghezza....grazie per la pazienza e tutte i fili luminosi che accendi in me.
Che bell'aneddoto che ci hai regalato! Grazie 💜
Hai modifiche non salvate -
Io non ho parole per ringraziarti.
Ti dico "GRAZIE".
ma non basta! ❤️
Grazie a te che hai dedicato il tuo tempo ad ascoltarmi! 🌸
Hai modifiche non salvate -
Wow Carlotta! Solo WOW!!!🤩
E anche GRAZIE!
È un argomento che mi interessa tantissimo e con cui mi sono sempre “scontrata”.
Soprattutto non so come argomentare davvero bene agli altri il perché non vorrei essere etichettata io, e soprattutto non vorrei che lo facessero con mia figlia (11 mesi).
Non passa giorno che qualcuno le dica che è bellissima, dolcissima, solare, intelligente. E lo fanno di continuo! La mia famiglia fa molto (ma molto) uso di etichette, e più ci faccio caso più mi rendo conto che è un’abitudine diffusissima anche al di fuori della famiglia.
Se provo a chiedere di non usarle (parlo di etichette “positive”) mi dicono che però così la bimba non riesce a formarsi una propria autostima. Al che io non più cosa rispondere.
Oppure dicono “eh ma se è davvero bellissima perché non dirglielo? Non si crea un’immagine di sè sbagliata.”
Mi serve un corso intensivo e un approfondimento!📚
Sai, in realtà credo sia proprio il contrario: più smettiamo di elogiare e dire "bravo" a ogni azione del bambino, più il bambino sviluppa sia l'auto motivazione (perché ora fa le cose non più perché "così la mamma è felice", ma perché lui stesso è felice), sia una mente critica che conoscerà il proprio valore al di là dell'opinione della gente. Io vorrei che mia figlia si vedesse bellissima, perché lei si sente bellissima, non perché glielo dicono in continuazione. E per questo, ogni volta che le fanno un complimento, io non nego, ma rivolgo l'attenzione, per esempio, al vestito "questo vestito è molto comodo e pratico" o addirittura su un qualcosa che ha in mano, se capita, "Quella bambolina è proprio carina vero?". Mi prendono per pazza, ma io spero che a lungo andare il messaggio arrivi.

PS. Hai visto il mio corso online? Parlo molto di queste tematiche 🙂
Hai modifiche non salvate -
Ottimo spunto di riflessione, grazie!
Per scardinare l'etichetta mamma ambiziosa = cattiva mamma o viceversa mamma che lascia il lavoro per seguire i figli = mamma che si annulla... propongo come alternatova: mamma che ha fatto scelte lavorative nel rispetto degli equilibri di tutti (incluso il proprio). Suona bene?!
Se si sente il bisogno di definite, a me la tua frase sembra perfetta! (Magari un po' lunga, ma a volte per cambiare mentalità bisogna fare uno sforzo in più 🙌🏻) 🌸
Hai modifiche non salvate -
Avevo 12/15 anni e le prof. Consigliarono ai miei genitori di iscrivermi alle superiori ad una scuola tecnica/scientifica perché ero "molto brava in matematica e in logica". Ok... Mi ritrovai a frequentare ragioneria.
Alle superiori " questa ragazza ha un'opinione su tutto ed è molto brava nelle materie matematiche e politiche... Signori sarebbe un peccato non cavalcare l'onda del suo talento, questa ragazza come minimo diventerà commercialista, avvocato, politico! Mi raccontando... ragionate sull'iscrizione all'Università!"
Mi ritrovai a frequentare la facoltà di economia all'Università!
Ero scomoda, arrabbiata... Non riuscivo, non mi piaceva ma non potevo non "cavalcare l'onda del mio talento". Dopo poco lasciai l'università!
Tempo dopo incontro la mia professoressa delle superiori :"Valeria ciao, che piacere! Racconta... Cosa sei diventata? Commercialista, avvocato?" Ed io: "no prof, una normalissima impiegata!" E lei:"mmmh che peccato!"
Ecco... Oggi mi rendo conto che non mi sono ascoltata ma mi sono lasciata convincere dalle "etichette" che mi venivano attribuite! Sarei voluta diventare tutt'altro... Ma ora forse è troppo tardi! Utilizzando una frase in positivo per me stessa potrei dire che "ora che ne sono cosciente ho la possibilità di reinventarmi e cercare di fare qualcosa che davvero mi piace ma senza aspettative.. quel che viene, viene! E per mio figlio, ora so cosa non fare per permettergli di essere libero di esprimersi!"
Grazie Carlotta per aver toccato un argomento che avevo nascosto in un cassetto che, una volta riaperto, mi ha dato la possibilità di ragionare e capire.
Un abbraccio,
Valeria.
Valeria, ma che commento meraviglioso e che testimonianza incredibile, grazie per averla condivisa con noi. Hai ragione, quante volte io ho sentito dire dalle mie insegnanti: "Scrive molto bene, secondo me dovrebbe fare lettere". Era vero. Ma sai che cosa ha causato? Che mi credessi pessima in matematica e avessi un'avversione per questa materia, mentre invece avevo tantissimo potenziale, perché a me la matematica piaceva molto e avevo anche ottimi voti. Poi io ho seguito un'altra passione, quella della traduzione, ma non mai davvero lavorato nell'ambito in cui mi sono laureata… :-D
Hai modifiche non salvate -
Grazie per aver affrontato questo argomento nel podcast. È difficile evitare di etichettare i nostri figli e quelli degli altri. Un lavoro immane fare altrettanto con noi stessi e gli altri adulti. Ma si cambia un giorno alla volta e già inizio a vedere i primi risultati. Utile infatti è anche dare ai nostri bambini i mezzi per "difendersi" quando qualcosa va storto.
Così a volte mi trovo a sentirmi rispondere da mia figlia di 3 anni:
"No, io non sono (discola / buffa / dura) sono (nome e cognome) e non si etichetta"
Se da una parte sono contenta lei abbia recepito questo meccanismo di difesa, dall' altro mi rendo conto di quanto sia grande questa, chiamiamola battaglia di sensibilizzazione di sé e degli altri sull'argomento. Ma il cambiamento nella nostra famiglia è iniziato e sono certa che porterà certamente gran bei frutti anche in chi abbiamo attorno!
PS. E ho notato che ho parlato sempre al positivo! 😉 A volte basta poco per cambiare.
È una battaglia grandissima, ma si vince solo un “soldato” alla volta 😂🙌💃🏼 Ps. Emily, l’altro giorno ha risposto a una persona che le ha detto “You’re a princess”: “I’m not a princess, I’m Emily!”. Io così 🤩
Hai modifiche non salvate -
Mi è piaciuto moltissimo mi sono molto immedesimata perché ho la tendenza a giustificare il fatto che mio figlio Non saluti le persone che incontriamo dicendo che è timido!
Cercherò di lavorare insieme al mio compagno su questo aspetto, grazie per darci sempre nuovi spunti di riflessione e crescita.
Mangio vegetale da più di 10 anni e ho la tendenza a etichettare i vegani come persone empatiche con cui sicuramente andrò d'accordo, mentre molto spesso nella realtà mi accorgo che non è così e che è solo un aspetto che ci accomuna ma le persone sono molto altro 😊
Esatto! È proprio così, e so che è difficile da cambiare ma io vedo già i risultati: avendo smesso di usare etichette, quando la gente si auto definisce riesco a non metterli insieme scatole e invece mi viene naturale fare più domande (senza assumere), cosa che fa loro piacere perché denota interesse nella loro vita. Insomma, vinciamo tutti!
Hai modifiche non salvate -
brava Carlotta!
Grazie mille, sono felice che ti sia piaciuto!
Hai modifiche non salvate -
Carlotta hai proprio ragione, è difficile cambiare il proprio linguaggio ma non sbagli un episodio. Anche questa è una cosa importantissima e cercherò di fare il tuo esercizio perché ne ho bisogno, venendo da una famiglia iper giudicante direi io.. ma forse meglio non dare etichette ;) Grazie come sempre, Elena
Ti ringrazio moltissimo, Elena! Sono davvero felice che ti sia piaciuta la puntata, perché per me ha un significato importante! 🌸
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Ciao Carlotta, mi è piaciuto moltissimo anche questo episodio e come sempre ho trovato le tue parole profondamente vere e una grande occasione per riflettere. Per quanto riguarda me, ti dico che addirittura in certi momenti della mia vita ho sentito il bisogno di darmi io stessa delle etichette, per sentirmi parte di qualcosa, per identificarmi con un gruppo, per riuscire ad autodefinirmi. Ne è passato di tempo, ne sono successe di cose, ora ho un bimbo di 1 anno e 3 mesi, e devo dire grazie a lui per il lavoro che sto facendo su me stessa, perché da subito ho sentito che per educare a lungo termine lui, dovevo partire da me. Anche ora familiari ed amici continuano a definirmi con etichette che non sento assolutamente mie e provo con il mio comportamento di tutti i giorni a dimostrare loro che basta, è ora di lasciarle perdere, ma non è facile. Verso il mio bimbo questo discorso delle etichette l'ho da sempre sentito così innaturale che tutte le volte che qualche persona mi chiede "E' bravo?" rimango basita e li guardo non sapendo cosa rispondere. Ma che cosa vuol dire "è bravo??". Sappiamo che chi ti fa questa domanda di solito con quel "bravo" purtroppo intende "Non piange? Dorme tutta la notte? E' sempre calmo?". Di solito rispondo "Fa le cose che fa un bambino!". E cos'altro dovrebbe fare dato che appunto E' un bambino?? Ora che è un pochino più grande, mi è capitato di cadere nella trappola di dire "E' timido" se si nasconde tra le mie gambe, o "E' molto attivo" quando se ne va in giro correndo. Ma mi accorgo che immediatamente quello che ho detto mi stona e cerco di riformularlo. Grazie per le tue parole che mi hanno aiutata a tornare a pensarci!
Sono contenta che ti sia piaciuto! Credo che un po’ ci passiamo tutti, ad etichettarci per appartenere, l’appartenenza al gruppo è una caratteristica innata dell’uomo. A me “piace” appartenere a gruppi che sento affini, ma l’etichetta provo ad evitarla comunque per togliermi l’abitudine. Grazie mille per averci raccontato la tua esperienza! 😊 Ps. Del tema “bimbo bravo” abbiamo parlato anche con Gaia @siankiki nell’episodio precedente, se lo hai ascoltato. Ti abbraccio 🌸
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Ehilà! Premessa: sto leggendo il tuo corso e condivido moltissimo della filosofia Montessori, molte cose già le applicavo in maniera intuitiva ed altre mi hanno aiutato a mettere in discussione usi e costumi radicati in me. Da quando eravamo incinti di nove mesi abbiamo assunto un aiuto in casa per le pulizie, un aiuto domestico. Lo esprimo così perché non mi piaceva dire “donna delle pulizie”, ché ci sono anche uomini che fanno questo lavoro e/o così ci convinciamo che aiutare a fare le pulizie sia un lavoro da donna. Lo dico da ingegnere meccanico donna che fa fatica a definirsi ingegnerA. E quando qualcuno mi chiede perché ci siano così poche donne che fanno il mio mestiere l’unica ragione che riesco ad immaginare è proprio la cultura, la maniera in cui siamo stati cresciuti: passeggino e bambole per le bimbe e macchinine e trenini per i bimbi. O “no calcio non lo fai che poi diventi lesbica” (real story...) Discorso lungo ma chiudo qui. Complimenti a te per i contenuti e ad Alex per il sito! Saluti dall Svizzera, Zaira
E Zaira, ma sai quanto ci sarebbe da parlare degli stereotipi di genere? Ho appena grattato la superficie di tutto questo, te lo prometto. Grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza 🌸
Ps. “No, danza non gliela faccio fare perché diventa gay”. Quante volte ho sentito questa frase. Il corrispettivo del calcio mi mancava 🙄
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