37. Genitori, a tavola godetevi lo spettacolo! / con Pediatra Carla
In questo episodio di Educare con Calma, ho invitato la Pediatra Carla a parlare di bambini a tavola e autosvezzamento, di zucchero nella dieta delle famiglie, del perché continuare a proporre cibi nuovi ai bambini anche quando li rifiutano, di come fare quando i bambini buttano il cibo per terra e anche di medici che usano i social per lavoro (come fa Carla). Ah, e abbiamo anche smentito la frase che si ascolta di più sui gruppi Facebook di autosvezzamento: "Se usi il cucchiaino non è autosvezzamento!".
- Il nuovo libro della Pediatra Carla: Lo svezzamento è vostro!
- Il libro Baby-Led Weaning di Gill Rapley, la creatrice del metodo BLW
Per facilitare l'ascolto e l'uso di questo episodio, ecco gli argomenti che abbiamo trattato e il minuto indicativo a cui ne parliamo:
2:40 Medici e social: bisogna saperli usare bene
7:45 Perché "mio figlio non mangia abbastanza" non dovrebbe essere una preoccupazione
13:11 Quando i bambini rifiutano i cibi nuovi
23:24 Zucchero e genetica
30:08 Quando i bambini buttano il cibo per terra
37:55 Il cucchiaino non è il nemico dell'autosvezzamento!
46:23 Il nuovo libro di Pediatra Carla
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Carlotta: Benvenuti e benvenute al mio podcast educare con calma! Oggi però non sono sola ma ho con me un ospite davvero speciale perché uno è una persona davvero altamente preparata nel suo ambito ma secondo me davvero proprio al top del suo ambito e due) essendo al top del suo ambito è impegnatissima e quindi l'ho rincorsa per mesi per questa chiacchierata a cui tenevo davvero tantissimo. Vi faccio un piccolo quiz per vedere se indovinate prima che io vi dica chi è! E' una pediatra molto attiva sui social, qua l'avete già capito, è anche nutrizionista specializzata in autosvezzamento e da poco pubblicato il suo primo libro ormai l'avrete capito tutti sto parlando proprio di Carla Tommasini più conosciuta su instagram e facebook come pediatra Carla Ciao Carla grazie mille per il tempo che mi stai dedicando!
L'ospite: Ciao Carlotta ciao a tutti!
Carlotta: Come stai?
L'ospite: Tutto bene guarda non vedo l'ora di cominciare!
Carlotta: Io adesso lo dico da casa perché mi fa sorridere questa cosa, Carla è con un giaccone gigante e io sono in maniche corte perché lei è in Italia nell'inverno e io sono in Nuova Zelanda nell'estate, quindi questa cosa è buffissima.
L'ospite: È bellissimo che possiamo realizzare le cose così da un capo all'altro del mondo cioè a me piace da morire che siamo così vicini anche in questo momento di distanza sociale è fantastico il mondo online quando usato bene
Carlotta: Hai ragione è vero e tra l'altro questo è anche uno degli argomenti di cui parleremo oggi a sorpresa ma prima di addentrarci in questo vorrei raccontare come ci siamo conosciute io e te perché credo che aiuti veramente tanto a farti conoscere un po' dovete sapere che Carla io l'ho conosciuta quando stavo scrivendo uno dei volumi per la collezione gioca impara con il metodo montessori perché stavo facendo una ricerca su da che età si danno I funghi ai bambini ho trovato lei su facebook mi è subito piaciuta perché diceva tutte le cose che io avevo imparato in inglese sull'autosvezzamento anni prima e perché allora non c'era veramente molta gente che parlasse di autosvezzamento in Italia ho visto un numero di whatsapp sulla sua pagina di facebook e mi sono detta io le scrivo ma figurati se mi risponde! E invece mi risposto non solo il giorno stesso ma tipo dopo un'ora, cosa che a me lasciato di stucco ma Carla come fai a stare dietro a tutti? Io so che tu dici che whatsapp è un'arma a doppio taglio, ma come fai? Come fai?
L'ospite: Allora a me piace stare dietro ai miei pazienti quindi esisto anche con WhatsApp per I miei pazienti loro lo sanno però li educo ad utilizzarlo in maniera corretta il tuo messaggio mi è arrivato è capitato magari nel momento giusto perché quando sto facendo ambulatorio può essere che io non risponda anche per sei ore o anche per dieci ore il venerdì per esempio finisco alle nove di sera l'ambulatorio di pediatria però in tutto questo può capitare che guardi e che magari riesca a rispondere più velocemente però è sempre una una mia una sensazione che devo esserci per I miei pazienti. Io mi sento dentro soprattutto medico Quindi il fatto che io sia social eccetera è un di più. In realtà io fondamentalmente sono un medico e forse anche un un'anima da medico di Campania. Cioè sono proprio la pediatra che quel col mio borsello se ne va a fare le domiciliari a causa dei suoi pazienti felicemente io son contentissima di entrare in queste case con I cagnolini abbaiano o quando I fratellini mi vengono intorno e vado a vedere il piccolino che magari è malato oppure che è appena nato. Questa è la mia realtà quotidiana.
Poi quello che vedete traspare dai social è la parte divulgativa perché amo anche divulgare. C'è questa parte che ho sempre avuto e che ricordo che è nata in me quando ero ancora una specializzanda perché mi affidavano I I gli specializzandi del primo anno io magari ero al secondo, al terzo, insomma ero ero più avanti e mi davano la possibilità questo non in Italia ma in Spagna di essere professore associato dell'università e io mi portavo dietro questi specializzandi. Loro venivano tutti da me perché io gli spiegavo un sacco di cose. A me piaceva un sacco io parlavo parlavo gli dicevo dovete esplorare così I neonati dovete fare questo per capire quella patologia dovete studiare su quel libro dovete vedere e questa cosa me la son portata dietro poi quando è nato il mondo del digitale e dei social che sono stata per me una scoperta ormai quasi a fine specialità quasi specializzata ormai e ci sono entrata per caso all'inizio si usavano per ascoltare le cavolate cioè leggevo le cavolate, I meme per ridere e passare il tempo. Ho scoperto che era uno strumento.
Uno strumento che ho dovuto imparare vivendolo perché non c'erano libretti di istruzione perché sono strumenti che chiunque può utilizzare anche pensa un po' una scimmietta può utilizzare uno smartphone e tranquillamente realizzare l'utilizzo di alcune app ma soprattutto per il touch screen non serve nessun tipo di particolare competenza e questo ci dice come non sono altro che un'interfaccia per un mondo in realtà molto più complesso nel quale ci si può addentrare si può utilizzare in maniera positiva o in maniera negativa. La maniera negativa purtroppo la conosciamo e la vediamo tutti I giorni perché la vediamo tanto sui giornali insomma notizie un po' gravi, molto gravi che riguardano anche minori ce ne sono tutti I giorni dall'altra parte ce ne può essere un uso positivo e per uso positivo non vuole dire soltanto il postare le proprie fotografie belle oppure farsi vedere belli parlo di un uso positivo quando diventa una maniera per apportare perché noi alla fine siamo al mondo per apportare qualcosa o almeno questo è il mio modo di vedere le cose e uno può apportare con il suo lavoro può apportare come persona a chi è intorno a sé ma può anche apportare nel mondo digitale arrivando molto lontano e se qualcuno qualcosa da dare nel suo ambito perché non apportare e perché non creare consapevolezza, conoscenza, perché non divulgare per me è un grande regalo che faccio tutti I giorni agli altri ma soprattutto poi fa crescere anche me stessa come professionista, come persona e quindi è un ritorno grande.
Io sono molto contenta di fare questo ma quello che vorrei che facessero anche I miei colleghi e sono in tanti che potrebbero farlo è quello di farlo nella maniera idonea. E di non magari cadere nei piccoli tranelli che il digitale, il web, I social ci offrono.
Carlotta: Esatto e poi come dicevi prima molto importante educare l'utente a utilizzare bene I social perché spesso e volentieri quando ci vedono così disponibili, così preparati, così alla portata alla fine è possibile che se ne approfittino e quindi io credo che il lavoro che fai di sensibilizzazione su questo tema sull'educazione dell'utente è essenziale ma ascolta addentriamoci nella pediatria addentriamoci nello svezzamento perché a me piacerebbe appunto parlare di alcune tematiche che sono le più comuni, le domande che ricevo tantissimo dai genitori che fanno I miei corsi online per esempio e secondo me a queste domande tu puoi rispondere molto meglio di me infatti io li mando sempre a te dico chiedi alla pediatra Carla! Prima di tutto che cosa consigli ai genitori che si preoccupano perché I bambini non mangiano a sufficienza tra virgolette secondo I loro standard? Perché questa è una delle domande che mi fanno di più.
L'ospite: La prima cosa che consiglio a questi genitori è di disinnescare subito questo meccanismo, di togliere il meccanismo di preoccupazione e di iniziare a non preoccuparsi. So che non è facile ovvero so che in questo caso serve un sostegno e di solito quello che serve proprio essere accanto al genitore accompagnarlo magari nel percorso per poter dare fiducia al bambino quello che serve al genitore è avere un buon pediatra di fiducia dove portare il bambino a fare I soliti normali bilanci di di salute chiamati anche visite filtro per vedere che tutto vada bene. Una volta certificato perché questo è il lavoro che facciamo noi pediatri certificato che il bambino è un bambino sano da tutti I punti di vista non c'è altro di cui preoccuparsi perché per fortuna la natura è saggia. La natura ci dato delle competenze innate e il bambino le sa esercitare perfettamente. Il problema del bambino è che ci sono delle interferenze esterne che talvolta vengono dalla società talvolta vengono dal digitale magari dall'utilizzo della televisione, del cellulare, all'arrivo della pubblicità comunque in qualche modo nelle case talvolta queste interferenze arrivano proprio dalla famiglia.
E quello che il bambino avrebbe fatto spontaneamente in maniera naturale viene come bloccato bloccato da che cosa? Magari troppo dalla paura del genitore. Voi provate a pensare che questo lo dice la letteratura scientifica quindi parliamo di evidenza scientifica I bambini sanno auto regolarsi rispetto all'alimento sia nella quantità che nella quantità ed è stupendo. In realtà succede anche a noi adulti noi abbiamo questa competenza innata ma noi adulti tendiamo più spesso ad averla persa. Spesso l'abbiamo persa per strada negli anni perché ci sono state queste interferenze esterne non le abbiamo subite ma I nostri bambini che sono ancora puri in tutto questo lasciamoli così come sono il compito del genitore quindi non è preoccuparsi di offrire dell'offerta devo devo cosa devo dare quanto devo dare o mio Dio ma semplicemente dare e lasciare che il bambino prenda ciò che si sente la preoccupazione del genitore deve soltanto quella di essere quella di essere un filtro con il mondo Se il mondo ti offre junk food quindi cibo spazzatura tutti I giorni tu sarai il filtro e farai in modo che quel cibo spazzatura non entri in casa tua che la tua dispensa non sia piena di merendine e soltanto di biscotti, crackers e cose che non aggiungono nulla dal punto di vista nutrizionale.
Farei in modo che sulla tua tavola non ci siano sempre cibi precotti ma ci siano alimenti che fanno parte magari della tua tradizione culinaria e che sono alimenti tutto sommato composti in quella maniera per avere tutti I macro e I micronutrienti ma neanche senza poi diventare matti a calcolarli. Una volta che questo lavoro è stato fatto che ci sono tutti I gruppi alimentari sulla tavola seguendo banalmente ma banalmente proprio per dire che è facile nonché è banale la piramide alimentare il genitore può mettere in tavola il bambino si serve esisteranno periodo in cui il bambino mangia di meno e periodo in cui il bambino mangia di più. Ci sono poi anche diverse fasi legate all'età. E su questo tu magari puoi spiegare anche molto bene perché succedono queste questi momenti, queste piccole difficoltà ma ricordiamoci che se con fiducia noi affrontiamo il momento della tavola offrendo ma anche senza aspettarci per forza che ci sia una richiesta tutte le ore quindi che il bimbo per forza mangi a cena che per forza mangi a quell'ora perché se fatto si è si completato il suo fabbisogno energetico giornaliero può essere che accetta non avevo fame magari fatto una merenda abbondante l' fatta un po' tardi va bene a cena?
Mangia, spiluccherà qualcosa? Dormirà lo stesso sappiate che starà bene lo stesso il giorno dopo sarà lo stesso bambino non causerete alcun danno soprattutto lasciatelo in pace.
Carlotta: Hai un modo di spiegare le cose che arriva così diretto è incredibile, è incredibile! Io lo apprezzo tantissimo perché so quanto è difficile e hai detto una cosa per me importantissima che è stata molto importante nel mio percorso di non preoccuparmi a tavola perché io ero la classica bambina che doveva finire tutto il piatto e quindi ovviamente a me è rimasta questa tendenza perché noi tendiamo ad educare come siamo stati educati ma sono stata fortunata in questo perché mio marito avuto un tipo di educazione completamente diversa molto più rilassata e quindi lui stesso mi diceva Carlotta Oliver ti sembra felice, ti sembra sano, cosa detto il pediatra? È sano, non preoccuparti e questa è una cosa che cerco di ripetere a oltranza e mi fatto piacere che l'abbia detto anche tu perché spesso e volentieri proprio è il primo passo per riuscire a cacciare la preoccupazione e sulla scia di quanto hai detto mi piacerebbe chiederti come può fare un genitore quando propone un cibo nuovo e il bambino non ne vuole sapere perché io purtroppo ho riscontrato due reazioni più comuni che sono uno non glielo propongo mai più perché deve mangiare, due o lo mangi o non mangi il gelato dopo e ovviamente nessuna di queste due reazioni è ideale.
Che cosa ne pensi?
L'ospite: Quello che tu stai raccontando un nome in letteratura scientifica e si chiama neofobia cioè paura del nuovo È un termine poco specifico perché la neofobia in realtà riguarda anche cibi che sono già conosciuti. Per esempio ci sono bambini che hanno fatto un bellissimo autosvezzamento mangiando I broccoli come se non ci fosse un domani e poi magari da un giorno all'altro perché passa l'estate non li vedono per qualche settimana quando torna la stagione dei broccoli non li accettano più ma in realtà non sono una novità in realtà erano già conosciuti ma sono diventati un po' degli sconosciuti E quello che tu racconti quindi è più una questione di selettività e di repulsione all'alimento. È un atteggiamento assolutamente normale del bambino. Qui tu ci puoi spiegare come nel secondo anno di vita lo almeno sviluppi l'affermazione del sé e come inizia a volere scegliere il tipo di scarpe da mettersi e magari si impunta perché vuole le scarpe dell'estate anche quando fuori c'è la neve quindi voglio mettere I sandali ma fuori c'è la neve oppure al contrario è agosto ma io mi voglio infilare gli stivali perché li ho visti in fondo all'armadio. Lo fanno anche a tavola.
È una modalità per esprimere il sé e non è sbagliato in principio noi abbiamo dei bambini normali quando I bambini scelgono vuol dire che sono dei bambini normali e non è un affronto al genitore il fatto che loro scelgano e dicano no guarda quell'alimento non lo voglio Perché molti genitori lo prendono sul personale. La prima volta che il figlio ti rifiuta un cibo il genitore si sente cadere le braccia perché diceva mio Dio no non mangia. Ma soprattutto il genitore ho cucinato quindi impiegato del tempo, della fatica, ci messo dell'amore, dell'affetto in quel cibo e il bambino è come se rifiutasse un po' anche te stesso perché dici ma caspita il mio cibo è la cosa che ti ho cucinato io con tanto amore ma perché mi dici di no e lì purtroppo sono tutte sensazioni che traspaiono perché per quanto il genitore faccia finta di niente poi in realtà questo messaggio lo passa al bambino il bambino lo vede E può succedere una volta poi inizia a succedere due volte e tre volte finché si incista questo meccanismo. Per cui il bambino continua a vedere che nel suo rifiuto c'è un giudizio da parte del genitore.
Nel frattempo il bambino vive questo periodo di selezione di selettività dei cibi che farà parte della sua prima infanzia perché è insito anche questo nell'organismo umano. Ci sono delle basi antropologiche biologiche scritto nel nostro DNA che noi alcuni cibi tendiamo a rifiutarli ad una certa età per questioni di sopravvivenza prediligiamo cibi che sono calorici saporiti e che sicuramente non fanno parte magari del mondo vegetale, del mondo insomma di tutti quegli alimenti che nutrono poco dal punto di vista calorico che si tende a preferire tutti quegli alimenti come la pasta, il pane, la pizza che sono alimenti che invece sicuramente ti daranno l'energia per affrontare la giornata ma soprattutto per sopravvivere e noi siamo tarati sulla sopravvivenza perché per millenni siamo stati in epoche di carenza e non di abbondanza adesso viviamo in un'epoca di abbondanza ma una volta no. Una volta c'era l'abbondanza di verdure sulla tavola però di roba calorica ce n'era poca.
Carlotta: Certo.
L'ospite: Allora su che cosa doveva buttarsi il bambino piccolo per sopravvivere? Sul calorico per poter andare avanti e e avere una garanzia di poter crescere. Adesso questo ci frega. Ma se stiamo tranquilli agiamo come come avrebbero agito I nostri progenitori che non facevano una piega. Quello che c'era lo mettevano di nuovo in tavola ma soprattutto abbondavano proprio con quelle cose che I bambini rifiutano di di più.
Quindi magari verdure, frutta, cose coloratissime, cose che spesso richiamano il verde, il rosso, l'arancio, il giallo, eccetera e fanno più paura al bambino in realtà mettendo dei regolarmente ma ripeto rendendoli routinari perché questo poi è il discorso quando il genitore mi dice ma io ho provato a dare I pomodori a mio figlio però non me li mangiati quante volte hai provato ma
Carlotta: una mezza
L'ospite: forse anche due una due okay la letteratura scientifica dice che puoi ripeterle dieci anche venti volte prima che li accetti ma son tante però beh ma in un'estate quante volte arriverai a proporre I pomodori? Io in tavola quasi tutti I giorni cioè a casa mia penso che d'estate non manchino mai per tre mesi all'anno e mesi in cui ci sono non mancheranno mai quindi passate le prime due settimane I pomodori saranno accettati e non dico di farlo con ossessione ma semplicemente di rendere routine la presenza di un certo alimento in tavola. Per I bambini torna ad essere un alimento comune quindi supera quello scoglio per chi non lo vede più come un alimento strano e lo reinterpreta come un alimento che fa parte della sua routine e noi sappiamo che I bambini a queste età hanno tanto bisogno di routine vero? Hanno bisogno di routine perché la routine è sicurezza quindi creiamo routine a tavola e il bambino tornerà ad accettare quell'alimento il problema del genitore moderno è che è un po' come il social. Cioè il social adesso si basa sull'immediatezza.
Una volta c'era il post. C'era il post di Facebook o di Instagram quindi tu mettevi la foto e poi ti aspettavi I like che potevano piovere anche giorni dopo perché rimaneva lì adesso c'è la stories che implica una rapidità cioè si cancella dopo ventiquattro ore ma ci sono altri social che sono ancora più rapidi perché non appena tu il social si cancella subito l'immagine ce la puoi vedere solo all'istante poi non puoi più rivederla. Sta tutto andando sempre più rapido. E anche noi genitori che siamo terrati sull'essere sempre più rapidi nelle nostre aspettative rispetto al bambino. Noi vogliamo il risultato subito.
Noi vogliamo che la pediatra ci dia la pillola magica che mi fa mangiare il giorno dopo il bambino tutte le verdure. Ma il bambino non è fatto così e soprattutto non esiste quella pillola magica. E non c'è l'integratore magico che fa mangiare I vostri bambini tutte le verdure. Se sono sani non hanno carenze vediamo anche che ci sono e andiamo a utilizzare degli integratori perché per Dio può anche succedere. Ma se il bambino è sano e non è e non carenze non c'è la pillola magica c'è un lavoro piuttosto dietro che il genitore deve fare.
Se serve il sostegno il pediatra nutrizionista è lì per darti il sostegno e per darti le indicazioni giuste. Ci sono delle situazioni particolari che il genitore non sa come gestire va bene. Le gestiamo insieme ne parliamo troviamo la soluzione alla singola situazione ma soprattutto quello che c'è è tanto un percorso di fiducia al bambino e soprattutto anche di pazienza e di costanza e la pazienza è una cosa che I genitori oggi non hanno più vero un po' perché siamo tutti indaffarati abbiamo poco tempo okay? Ma la costanza anche una cosa che I genitori non hanno più. I genitori di oggi non creano mai routine in alcuni figli.
Bisogna insegnargliele. A me tocca dire ai genitori adesso di creare routine per andare a dormire perché mandano I bambini piccoli a dormire a mezzanotte Perché siccome vedono che son svegli
Carlotta: pensano non ancora sonno.
L'ospite: Immagino che il bambino un bisogno magari oppure di creare routine quando si va a tavola e di dire ma non è che mangiamo tutte le ore. Creiamo un'abitudine anche nell'orario del pasto che non vuol dire regola non vuol dire rigidità si chiama appunto routine cioè abitudine se noi torniamo ad avere abitudini che non significa io starò nello stesso posto tutta la vita Tu Carlotta ci insegni che una famiglia può anche spostarsi ed essere una famiglia che cambia casa
Carlotta: ogni mese.
L'ospite: Città, paese, lingua, senza problemi
Carlotta: certo.
L'ospite: Ma con te porti le routine.
Carlotta: È vero assolutamente! Questa è una delle cose tra l'altro che dico sempre io ho una routine minima e indispensabile per me è la routine che mi porto dietro in tutto il mondo ogni mese quando ci muoviamo ogni mese che facciamo trasloco io questa routine me la porto dietro ed è un qualcosa che dà molta familiarità ai bambini anche se l'ambiente intorno a loro non è familiare e poi tra l'altro hai detto un sacco di cose a cui vorrei rispondere ma continuo perché vorrei che parlassi tu in questo episodio noi abbiamo una regola se così vogliamo definirla e non è una regola è più un patto con I bambini a tavola che loro provano sempre qualsiasi cibo noi gli proponiamo poi dopo averlo provato possono decidere di non mangiarlo o di continuare a mangiarlo ma gli diciamo sempre se non provate non potete imparare ad apprezzarlo e loro questa cosa l'hanno fatta talmente loro che hanno provato cibi in tailandia in Vietnam cosa che io non mi sarei mai aspettata e invece proprio per questo piccolo patto che abbiamo con loro e che noi rispettiamo loro ma loro rispettano noi ovviamente perché il rispetto e la fiducia una strada a due direzioni e per questo loro ci hanno sorpreso sempre a tavola ma chiudendo questa parentesi vorrei ricollegarmi un secondo a una cosa che hai detto prima non ricordo esattamente le parole ma hai parlato di genetica questo mi fatto nascere nella testa una lampadina mi piacerebbe parlare con te di un tema che secondo me è mezzo tabù e mezzo di confusione e preoccupazione che è lo zucchero Mi piacerebbe parlarne con te perché ricordo un tuo post in cui spiegavi che quanto ci piace lo zucchero è in parte genetico e io credo di avere proprio vissuto questa esperienza al massimo perché io ho due figli che sono all'opposto, Oliver è molto goloso mentre Emily è completamente indifferente allo zucchero e quindi ovviamente anche il mio approccio di mamma è cambiato quando sono diventata mamma di due, Mi confermi tutto questo o sto dicendo cavolate?
L'ospite: No ti confermo tutto questo perché c'è una base genetica anche nel gusto e nella scelta dei cibi ovviamente c'è una selezione genetica no? Quindi è chiaro che anche su questa base si sono create diverse persone che hanno propensioni diverse hanno temperamento diverso ed esiste anche una certa propensione al gusto però non è tutto l'ambiente svolge come sempre la sua forza l'ambiente può anche creare una propensione a scegliere poi ancora di più quel quel determinato gusto. Se il bambino già una certa propensione per l'alimento zuccherato e noi andiamo ad abituarlo fino a piccolino durante lo svezzamento con alimenti che sono ricchi di zuccheri aggiunti quelli tipici del baby food e quindi il classico yogurt di marca magari proprio fatto per il bimbo ma che contiene un sacco di zucchero dentro oppure il fruttino nella plastica che è super super dolce oppure omogeneizzato e quindi molto lontano da quella che è un'alimentazione fatta di cibi più veri perché se tu prendi un frutto vero difficilmente quella estrema del fruttino dentro la plastica anche se magari gli ingredienti sono I medesimi anche qualora non ci fosse aggiunta di sciroppi e di zuccheri sotto falso nome comunque se ci fai caso molto più zuccherati.
È chiaro che in quel percorso di approccio al cibo e conoscenza al cibo I bambini incontrano dei sapori che poi ricordano nel tempo e si va a creare un po' di imprinting. Adesso è una parola forte dire imprinting perché ci sono tanti e troppi fattori dentro. Però metti la genetica aggiungi il fattore ambientale tu ti ritrovi poi con un bambino che sceglierà prettamente quel tipo di alimento. Non c'è nulla di male nell'essere golosi. Cioè nell'apprezzare gli alimenti dolci.
C'è chi lo è e c'è chi non lo è. Quindi c'è c'è chi avrà bisogno del suo scacchetto di cioccolato a fine giornata per stare bene. C'è chi invece se ne frega. L'importante alla fine dei conti non è essere golosi o non golosi perché non si tratta di fare chissà quali sacrifici. Se uno vuole mangiarsi una fetta di torta ogni tanto piuttosto che la brioche ogni tanto la mattina a quell'azione va benissimo quello non non ti cambia la vita ma soprattutto non è quello che getta le basi di una sana nutrizione quanto piuttosto una alimentazione nel complesso equilibrata quindi una sommatoria di elementi in più uno stile di vita sano ma soprattutto un rapporto sano con il cibo.
Tutto questo insieme di cose ci rende facile la vita e se la golosi secondo me non è uno step di difficoltà uno svantaggio da cui si parte l'importante è avere un buon rapporto con il cibo. Mi hai raccontato di due figli estremamente diversi e quindi tu ci puoi dire in prima persona come esistono bambini diversi. Io ne vedo tanti di bambini tutti I giorni e I bambini sono estremamente diversi tra di loro anche nelle propensioni verso il cibo. Ci sono bambini che in maniera molto naturale mangiano quintalite di verdura? Chi la preferisce cruda, chi la preferisce cotta, bambini che sono molto portati invece per la frutta ma scartano la verdura.
Bambini che sono naturalmente portati a mangiare il cibo dolce. E che da quando assaggiano il primo alimento dolce loro se ne innamorano perdutamente per quanto magari I genitori stiano attenti e te lo chiederanno ancora e ti diranno però mamma a me è piaciuto quanto quello. Ti ricordi il cioccolato? Me lo dai ancora? E te lo cercheranno e te lo cercheranno I bambini come tuo figlio a cui non gliene frega niente.
In tutto questo questi bambini sono per forza destinati gli uni a diventare non so pazienti obesi in futuro piuttosto che con un disturbo del comportamento alimentare gli altri no non è detto troppi I fattori che giocano e io non li metterei neanche sull'ago della bilancia questi fattori. Direi che se tu da queste basi crei comunque un buon rapporto con gli alimenti e col cibo in generale quindi dici okay il paziente goloso avrà il suo plus di zucchero nell'ambito della sua dieta ogni tanto assaggerà col biscotto in più con la brioche in più eccetera il paziente a cui non gliene frega niente invece mangerà di tutto e sarà magari tutto sano perché non gli cambia nulla il paziente che propensione per l'alimento salato invece dovrà prestare attenzione a non mangiare un eccesso di cibi salati nella giornata ma tutto sommato alla fine dei giochi quando si fa poi il il risultato cioè l'individuo adulto l'adulto adulto è sano nel momento in cui tu hai gettato delle basi di salute psicofisica sempre queste due cose che si palleggiano insieme.
Carlotta: È vero e tra l'altro una cosa che io ho notato è che comunque io da madre avendo due bambini così diversi io cambio anche l'approccio in un certo senso e il fatto che io li abbia osservati li abbia capiti abbia visto che loro hanno questo approccio diverso allo zucchero comunque mi portata per esempio a decidere come famiglia di non comprare zucchero a casa. Noi a casa non abbiamo nulla di dolce ma quando andiamo fuori se mi chiedono il gelato possono mangiare il gelato poi spesso e volentieri magari me lo richiedono il giorno dopo perché se siamo in un altro posto che il gelato me lo richiedono il giorno dopo ma spesso e volentieri è proprio Oliver che dice no l'abbiamo già mangiato ieri quindi ecco io credo che alla fine ci sono tantissime cose che noi genitori possiamo fare anche un po' diversamente ma proprio sulla base dell'osservazione dei nostri bambini individuali. Grazie per questa parentesi sullo zucchero ci tenevo era un discorso secondo me molto molto importante da toccare. Lasciando un attimo invece I valori nutrizionali, un po' quello che è il cibo proprio più a livello di nutrienti tanti genitori mi scrivono chiedendo aiuto perché I bambini buttano sempre il cibo o l'acqua per terra, ti parlo di autosvezzamento ma ti parlo anche dell'età compresa tra uno e due anni come dicevi prima sappiamo appunto lo hai già detto che verso I due anni c'è questa fase dell'autoaffermazione che loro devono assolutamente sentire di avere una capacità di scelta devono praticare la propria volontà che cosa consigli ai tuoi pazienti che arrivano da te con questo problema se ce ne sono?
L'ospite: Ma sì è una domanda molto frequente in ambulatorio coi bambini buttino tutto per terra Intanto io direi di differenziare due età perché nel primo anno di vita quindi parliamo dell'inizio dello svezzamento. I prime le prime settimane dello svezzamento dai sei mesi fino ai dodici mesi I bambini incontrano il cibo per la prima volta quindi siamo in una fase puramente esperienziale e riscoperta I bambini approcciano il cibo attraverso I cinque sensi e quando iniziano a toccare il cibo con mano e scoprire questa cosa meravigliosa che oltre che avere un tatto e fare un certo rumore anche un sapore e un odore Esatto. Quindi qualcosa in più rispetto a un pezzo di legno. In più scoprono anche che possono schiacciarlo tra le mani e poi quando girano la mano cade tutto e passando I giorni e magari qualche settimana iniziano anche a buttarlo per terra e sperimentare quindi come questo cibo casca tutto per terra. Siamo di solito intorno agli otto mesi.
Questo momento è lasciatemi dire questa parola che sembra terribile al genitore quando la dico ma è una fase sai quando un pediatra ti dice è una fase il genitore subisce ad Andreasse un assestamento come dire mi sto dando un contentino cioè non mi sto dando una risposta perché quando il pediatra dicono è uno, è stitico è una fase la diarrea una fase Allora il genitore si dice no vabbè questa è una non risposta. In realtà mi sento di dire che è una fase stavolta sì perché I bambini hanno bisogno di scoprire che il cibo cade per terra e non cade sul soffitto. Ce lo spieghi tu perché Carlotta il bambino bisogno di capire che il cibo cade per terra e non su soffitto perché non nasce con le istruzioni. Esatto. Nasce da un ambiente che non gravità e deve che le cose cadono tantè che c'è un momento in cui lancia dal seggiolone essendo il seggiolone alto poi quando hai camminato sotto per terra non dà tutto questo questo gusto ma quando tu sei in alto sul seggiolone prendere un oggetto che può essere anche il cucchiaio iniziare a fare un cascare per terra dieci volte il genitore che lo raccoglie e per dieci volte cade sempre per terra è
Carlotta: ma certo è un'esperienza sensoriale come imparano
L'ospite: I bambini. Proprio per scoprendo una cosa del mondo che mi resterà per tutta la vita. Genitore lasciala scoprire non arrabbiarti perché io lo ripeto dieci volte non dirmi no smettila non farlo tanto io non capirò perché tu mi dici smettila perché io 'sto esercitando un bisogno primario che è quello dell'apprendimento e quindi è fantastico tutto quello che io faccio genitore per favore ascoltami anzi lasciami fare io tanto ho bisogno di far cadere questa cosa per terra tante volte al più metti per terra uno straccio, un telo, un giornale che così non fai fatica dopo e questo non ti crea tanti problemi e questo si conclude perché come dicevo prima è una fase ma che bella parola quel bambino una volta che sperimentato dieci volte o quindici o venti si è stufa di farlo smette di farlo in maniera spontanea. Se la cosa perdura per un bel po' di tempo io questo tratto l'ho spiegato anche nel mio libro è una di quelle cose che preoccupa I genitori e se perdura un po' di tempo quindi magari già non è due settimane che lo fa ma è un mese che lo fa lo fa da un tempo che inizia a sembrarmi un po' lungo dovrei chiedermi ma non è che magari il bambino oltre al fatto di aver scoperto la gravità ottiene un risultato un beneficio da questa da questa sua azione mhmm magari il risultato è un beneficio per lui non per me cioè io che rido oppure io che mi arrabbio ma naturalmente non è che li meno al bambino mi arrabbio ma comunque mi agito e questo è comunque un risultato per il bambino vedere che il genitore compie delle azioni ottenere un risultato nel comportamento del genitore allora cosa è giusto fare?
Spegnere questo meccanismo evitare di dargli un risultato rimanere neutro mhmm rispetto al comportamento non dare una risposta in questo modo il bambino si stufa e smette di farlo. E questo nel primo anno di vita passiamo al secondo anno di vita. Quando invece poi entriamo a piedicare nel secondo anno di vita sono bambini che magari hanno iniziato a gestire bene elementi mangiano quelle posate si puliscono la bocca allora magari ricominciano a buttare il cibo per terra. Però lì è un'azione voluta. Non è più un che bello scopro ma non so che se butto per terra si sporca il pavimento.
No lì il bambino consapevole dell'atto che 'sta facendo sa che se butta per terra il cibo è una cosa che non si fa perché il genitore non lo fa è una cosa che provoca sicuramente nel genitore un po' di disapprovazione ed è un gesto quindi voluto. A questa età sì il genitore può dare regole e può dire non si fa il cibo non si butta per terra è una cosa sbagliata non buttarlo per terra e se non ti va lascialo nel piatto non succede niente semplicemente dare quelle poche regole basilari che si devono dare a tavola e che devono essere introdotte perché a quest'età il bambino già deve avere delle regole deve avere dei limiti sicuri quindi fa parte dei tanti limiti sicuri che noi daremo nel secondo anno di vita ai bambini.
Carlotta: Esatto e un'altra cosa che aiutato tantissimo noi è proprio in questa fase usiamo questa parola di voglio buttarlo lo stesso per terra io so che non si fa ma voglio buttarlo per terra per terra per alleviare un pochino comunque un po' la frustrazione nostra noi avevamo deciso di mettergli un piattino perché avevamo notato che comunque spesso e volentieri buttava per terra, buttavano entrambi per terra quello che magari non piaceva nel piatto e quindi era proprio un'azione voluta ok prendo questa cosa verde e la butto per terra e allora avevamo messo un piattino, una ciotolina e avevamo detto quello che non ti piace buttalo in questa ciotolina e per noi aveva funzionato veramente benissimo, buttalo in questa ciotolina e per noi aveva funzionato veramente benissimo avevano perso in poche settimane questo desiderio di buttare per terra comunque a noi aveva aiutato so che aiutato anche tante altre famiglie quindi
L'ospite: funziona benissimo è una modalità adeguata va bene perché comunque tu dai al bambino la possibilità di scegliere e come sai il potere della scelta è fortissimo in questa età. Il bambino sceglie viene ascoltato non viene giudicato e quindi va bene può spostare nell'altra piattino non c'è problema l'azione è concessa l'azione di buttare per terra invece no non è concessa
Carlotta: esatto la regola comunque deve essere lì è uno di quei limiti che esiste e quindi cerchiamo di trasmetterla magari partendo da un positivo, mettilo in questo piattino invece che da un negativo, non buttarlo per terra! Ok e ascolta io lo so che stiamo proprio sforando come tempo e quindi vorrei farti proprio un'ultima domanda per ricollegarci un pochino all'autosvezzamento, perché io vorrei smentire con te questa frase o questa cosa che gira sui gruppi di facebook che se imbocchi anche se una estremi una estremizzazione delle regole tra virgolette dell'autosvezzamento, aiutami smentiamolo.
L'ospite: Sì ma che noia quando scrivono così ragazzi che
Carlotta: noia vero?
L'ospite: Allora intanto io credo che le persone che rispondono queste cose o che portano avanti queste idee hanno sposato il metodo babydwining materlando conoscendolo molto male cioè hanno solo un'infarinatura del babydwining che spieghiamolo in due parole in maniera che lo chiariamo è questo metodo io li tengo in anglosassone che si basa su tra l'altro intuizioni bellissime perché io lo adoro per esempio
Carlotta: sì anch'io
L'ospite: e il fatto di poter avvicinare il cibo ai bambini in maniera che possano afferrarlo facilmente con le proprie mani, sperimentarlo e poi portarselo alla bocca e quindi iniziare a masticare ed avere anche un mhmm insomma arrivare alla parte nutrizionale passando però da una parte prettamente di tipo motorio di di psicomotricità fine benissimo che problema c'è se in tutto questo viene introdotto uno strumento qual è il cucchiaino non c'è nessun problema L'autrice stessa la Jill Rapley che avuto queste intuizioni e scritto per prima parlato di Babyle Dwining in realtà non ce l'aveva con il cucchiaino in sé ma ce l'aveva con lo spin feeling mhmm che è una modalità di svezzamento che noi lo dovremmo secondo me tradurre spin feeling dovremmo dire tappe
Carlotta: esatto
L'ospite: cioè in Italia si dice tappe Quindi quello contro cui al massimo si possono scagliare queste persone in cui a mio avviso negativo scagliarsi per forza su qualcosa però è semplicemente mhmm se usi le pappe non stai facendo autosvezzamento. Questo è chiaro e palese. Il background culturale da cui veniva questa autrice era quello di un paese dove vengono utilizzate le pappe e qualora non fossero state utilizzate le pappe perché il bambino era più grande il cibo dei genitori veniva frullato e messo addirittura nel biberon o comunque veniva reso pappa. Ecco perché la girapri ce l'aveva così tanto con lo spun feeling e invitava I genitori a non utilizzare il cucchiaino perché quel cibo non andava frullato ma veniva dato deve essere dato a pezzi deve essere dato comunque in una modalità che il bambino possa conoscere possa sperimentare con le proprie mani possa portarsi alla bocca da solo per avviare dei movimenti che poi lo accompagneranno per tutta la vita. Ma non ce l'aveva con il cucchiaino in sé.
Difatti il cucchiaino utilizzato per una zuppa è in realtà l'unico modo per poter mangiare la zuppa. A meno che tu non voglia che il bambino infili le mani dentro un liquido troppo caldo e tiri su quello che tira su. In realtà non tira su niente quindi non potresti dovresti tagliar fuori dall'alimentazione del bambino tantissimi alimenti che fanno parte perlomeno della cultura alimentare italiana. Allora il cucchiaino non è il nemico in sé è piuttosto l'approccio il tipo di di alimento che si dà innanzitutto ma l'approccio il cucchiaino viene dato con forza con foga infilato in bocca senza aspettare che sia il bambino ad essere pronto all'alimentazione ma soprattutto che sia il bambino ad accettarlo allora quel tipo di alimentazione non è autosvezzamento. Nel momento in cui invece il bambino vede il cucchiaino vuole che il genitore glielo porti alla bocca perché freme o addirittura afferra lui stesso il polso del genitore il cucchiaino in bocca questo a volte viene chiamato cucchiaino precaricato perché sai che c'è un nome umana parola per tutto ecco questo è autosvezzamento quello che mi piacerebbe lasciare come messaggio e credo sia la cosa più importante è che non serve dare regole a tutto non serve dare nome a tutto quello che serve fare I genitori è avere tanto buon senso cioè anche fregarsene un po' di quello che dicono gli altri fregarsene delle opinioni altrui e ad un certo punto avere il buon senso di pensare.
Ma se io ho davanti un risotto come cavolo faccio a darlo a mio figlio? Mi fidencerò no va bene. Se invece le do un pezzo di pane il bambino lo prenderà con le mani è banale però I nostri progenitori han fatto così per millenni e ti assicuro che a nessuno è venuto in mente di tagliare I pezzi o di farli allungati o di non interferire con il il passo del bambino in maniera assoluta e totale perché facesse tutto da solo cioè tutti I genitori del passato hanno sempre aiutato un po' il bambino con o un cucchiaino magari con le ditte. In qualche modo il genitore è lì non può essere completamente passivo nei pasti ma deve essere piuttosto intrusivo cioè eccessivamente presente costantemente lì che tifa per mangia dai finisci prova prendi.
Carlotta: Ero planino
L'ospite: finisci. Questo io lo vedo moltissimo nei video che mi inviano I pazienti come feedback no? Per vedere come come 'sta andando lo svezzamento. Tante volte 'sta andando tutto bene. Il bambino va bene ma c'è dietro un genitore che freme no.
Cammy. Lasciate che il bambino faccia. Godetevi lo spettacolo state tranquilli il bambino ci mette il suo tempo ma non è che bisogna fare per forza tutto di fretta in tutto questo allora recuperare un po' di pazienza come dicevo prima I genitori di oggi in mano la pazienza cioè sono subito lì che ho iniziato il tuo svezzamento ma dopo due giorni io voglio che mio figlio mangi cioè che già ma mastichi almeno dieci fusilli. Certo. Assolutamente perché e poi devo fotografarli devo metterlo sulle storie devo far vedere che iniziato la prestazione a tavola è diventata impellente perché quando non è prestazione nelle quantità che una volta c'era la prestazione nel mio mangiato tutta la pappa adesso si è spostata sulla prestazione nella modalità quindi il mio bravissimo prendere tutti I fusilli già dopo tre giorni riesce già a gestirli è fantastico non facciamolo diventare prestazione qualsiasi tipo di approccio noi abbiamo rimaniamo soprattutto ciò che siamo rimaniamo genitori quindi educatori è quello che devono fare noi siamo lì per educare non siamo lì per fare una prestazione o perché I nostri figli primeggino o perché arrivino chissà quali risultati subito Siamo lì per accompagnarli in questo meraviglioso percorso che è la vita fino al momento in cui decolleranno e se ne andranno da noi e saranno lasceranno cioè rimarremo come base sicura ma comunque faranno il loro percorso in questo percorso siamo lì per accompagnarli 'giorno per 'giorno non solo un 'giorno il primo 'giorno.
Siamo lì ogni 'giorno accanto a loro facciano quello che facciano e soprattutto qualsiasi nome diamo all'approccio scelto. Però dall'altro lato non fatevi portare via da queste parole, non fatevi comprare da metodo, non fatevi comprare dalle parole.
Carlotta: Esatto. E poi guarda, hai detto una cosa bellissima che è godetevi lo spettacolo perché spesso e volentieri ci dimentichiamo che per un bambino di sei mesi, un anno, due anni stanno conoscendo ogni giorno dei cibi nuovi, stanno esplorando, per loro il cibo non è ancora un ok mi siedo a tavola e mangio perché devo mettere nella pancia qualcosa per loro è un'esplorazione, un'avventura e quando capiamo che se noi ci fermiamo un attimo a osservarli con questa magia perché è una magia e impariamo a goderci lo spettacolo e a viverlo così uno) I pasti migliorano, l'armonia dei pasti migliora e due) secondo me anche un po' le preoccupazioni se ne vanno. Come dicevamo all'inizio: smettete di preoccuparvi e godetevi lo spettacolo e sull'onda di questo vi ricordo che Carla appena pubblicato un libro che secondo me è andato a riempire un vuoto proprio nel mercato letterario della nutrizione che si chiama lo svezzamento è vostro, manuale pratico di autosvezzamento pubblicato da Mondadori, Cercatetelo, leggetelo e poi vabbè Carla si è si è presentata, si è fatta conoscere in questa intervista, in questa chiacchierata, è concisa, chiara, piacevole, simpatica, diretta. Cioè Carla, tu lo sai, io sono una tua grandissima fan e quindi ricordo a tutti che la trovate ovunque sulle reti sociali come pediatra Carla.
Seguitela, seguitela, seguitela perché vi faciliterà tantissime esperienze a tavola e non solo a tavola con I vostri bambini. Carla non ho parole per ringraziarti davvero solo grazie.
L'ospite: Ma grazie a te Carlotta guarda l'importante a mio avviso è mantenere l'obiettivo quindi educare siamo genitori e ci siamo per educare ci siamo per accompagnare e poi l'altra cosa tanto importante è che siamo genitori quindi possiamo aiutarci fra noi e uniti ci sommiamo quindi insieme possiamo veramente creare una cultura che sia una cultura positiva, una cultura del rispetto tu lo fai tantissimo con I tuoi insegnamenti
Carlotta: grazie
L'ospite: e possiamo portare avanti a mio avviso anche un migliorare un pochino no questa società, questo mondo che stiamo lasciando ai nostri bambini mettendo quei semini dentro di loro, di rispetto, di ascolto dell'altro, di pazienza sì. Coi quei pochi semini anche di capacità di godersi un fiore, una farfalla che vola e non per forza, un telefonino quei semini che tu metti nel bambino e che un giorno saranno individui adulti che potrebbero creare qualsiasi cosa.
Carlotta: Esatto, è veramente così è veramente è proprio quello che dici: da soli io, te, la mamma, il papà, l'educazione non la cambiamo, ma tutti insieme secondo me veramente possiamo fare uno shift generazionale di cultura e di mentalità. Dita incrociate, dita incrociate, guarda davvero solo un grazie per avermi dedicato questo tempo tra l'altro nel mezzo di una pandemia che per voi medici vale il doppio, quindi veramente lo apprezzo all'infinito. Grazie mille, sei stata meravigliosa come sempre.
L'ospite: Carlotta grazie a te e buon lavoro!
Carlotta: Anche a te, alla prossima! Ciao
L'ospite: ciao ciao a tutti!
Carlotta: Spero che questa chiacchierata sia piaciuta a voi tanto quanto a me e nelle note dell'episodio vi lascio alcuni link che potrebbero interessarvi, tra cui anche il libro della pediatra Carla ovviamente e alcuni articoli che ho scritto durante la nostra esperienza con l'autosvezzamento. Vi ricordo che mi trovate anche su instagram e facebook come la tela di carlotta blog e altrimenti sul mio sito w w w punto la teladicarlotta punto com. Ci vediamo venerdì prossimo
L'ospite: ciao
Un abbraccio a te Carlotta e alla pediatra Carla !
Grazie grazie grazie!
Questo podcast mi è piaciuto moltissimo, mi ha rassicurata moltissimo per come sta procedendo lo svezzamento del mio piccolo!