benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Se non mi conoscete, questo è il primo episodio che ascoltate. Io sono Carlotta e sono la scrittrice del blog trilingue di genitorialità, la tela di Carlotta e la creatrice di due corsi online per genitori che hanno come base la filosofia Montessori, che però io mischio molto con tante informazioni e tante nozioni di disciplina positiva di educazione, dolce disciplina, ris- rispettosa. Chiamatela un po' come volete. Io lo chiamo educare a lungo termine, che è anche il titolo di uno dei miei corsi online. Oggi parliamo di sensi di colpa, ricevo veramente tantissimi messaggi di genitori che scrivono sto sbagliando tutto. E allora, visto che questo sentimento non è nuovo a nessun genitore, um anche se ne ho già parlato su Instagram e magari mi ripeterò, ho deciso di parlarne anche qui sul podcast, che ormai è diventato davvero un mio personale faro nella tempesta. Perché alla fine, davvero sviscerare alcuni argomenti e ricevere il vostro feedback aiuta anche molto, me in primis. E quindi la prima cosa che voglio dirvi è che questo senso di inadeguatezza non è nuovo nemmeno a me. Perché diciamoci la verità anche chi scrive corsi per genitori e aiuta i genitori a gestire le relazioni con se stessi e con i propri figli a gestire le emozioni. Non ha una vita e una famiglia perfetta, se pensate che solo per che io so consigliarvi che parole usare con vostro figlio durante una crisi, um è solo perché magari provate a mettere in pratica i miei consigli e funzionano. Se pensate che io per questo riesca sempre a farlo io stessa con i miei figli vi sbagliate. Vi assicuro che non è così. Vi assicuro che una cosa è conoscere la teoria, ma un'altra cosa è metterla in pratica? Io conosco la teoria, ma non sempre riesco a metterla in pratica. In più, la famiglia perfetta non esiste e mi spiace che questa cultura dei social media faccia credere il contrario. Se mi seguite da un po', saprete per esempio che ho una relazione di amore e odio con Instagram, perché in tanti aspetti lo trovo davvero deleterio per la salute mentale, soprattutto dei genitori, c'è moltissima competizione malsana di fondo. Ci sono foto perfette di famiglie imperfette che però non mostrano l'imperfezione e anche se sappiamo, o dovremmo sapere razionalmente che nessuno è perfetto e che la famiglia perfetta non esiste. Spesso quello che vediamo ci fa credere il contrario e ci fa sentire inadeguati. Quindi, per aprire questo episodio dei sensi di colpa voglio dirvi che io prima di tutto sono tutt'altro che perfetta. Non sono sempre calma, non uso sempre le parole giuste. Non so sempre controllare le mie emozioni e scegliere le mie reazioni. Ma e attenzione, perché tanti anni fa il ma non c'era. Ma oggi c'è ma ci provo sempre. Ci provo sempre dopo tanti anni spesso ci e alcune volte non ci riesco. Quando ci provo e non ci riesco, succedono tutte le cose che vi aspettereste Urlo, ricatto, minaccio, faccio prevalere l'ego I miei figli piangono, mi urlano, mi picchiano. Non siamo estranei a lotte e crisi di potere. Siamo una famiglia normale. Ma la differenza tra oggi e anni fa è che quando ci provo e non ci riesco, mi accetto e mi perdono. A volte penso Okay, ci hai provato, hai fatto del tuo meglio in questo momento della tua vita. Altre volte penso potevi fare di più. Okay, Per essere sincera, sono più le volte che penso che potevo fare di più perché per me quello fa parte dell'evoluzione personale della mia evoluzione personale. Quando sbaglio, ormai per abitudine, appena sono calma, ritorno con la mente al momento della lotta e l', analizzo e quando l' analizzo. Penso a ciò che non mi è piaciuto delle mie parole, a ciò che non mi è piaciuto delle mie reazioni e penso a un modo per poter dire e fare e reagire meglio o diversamente. La prossima volta, per esempio, l'altro giorno è successo proprio un e e di ego una domenica avevamo comprato una confezione di gelato con dei coni da mangiare a casa. Di solito noi non compriamo zucchero a casa, ma quel giorno avevamo voglia di gelato, ma non avevamo voglia di guidare quindici minuti fino alla gelateria dove c'è il gelato più buono. Allora l'abbiamo comprato in via del tutto eccezionale al supermercato. Non l'abbiamo finito quella stessa domenica perché la confezione era un po' più grande del previsto. E allora martedì Oliver è arrivato alla sera prima di andare a letto e mi ha detto che voleva il gelato. Io gli ho subito detto un no fermo e rigido e ho proceduto a spiegargli il perché, perché era tardi perché avevamo già mangiato zucchero domenica e lunedì tra l'altro perché gli avevano dato un ovetto di cioccolato e quindi non era il caso di aggiungere. Lui insiste, glielo rispiego con tono pacato. Riesco a rimanere calma. Lui entra in modalità coccodrillo, io chiamo la modalità coccodrillo quando gli istinti prendono il sopravvento nel cervello e quindi i bambini non sanno controllare le proprie reazioni perché il cervello non glielo permette. In quel momento succede anche agli adulti. Io rimango calma per un po' continuo a ripetergli le ragioni, ma lui non ne vuole sapere. A quel punto io stupidamente entro nella lotta di potere e gli dico se lo dici ancora una volta lo prendo e lo butto nella spazzatura e sai che lo faccio proprio così. Gliel'ho detto lui si ricorda perché effettivamente lo avevo già fatto una volta a Singapore, me lo ricordo anch'io e quella volta mi ero ripromessa di non dire più stupidate del genere, ma ci sono ricaduta. Lui non dice nulla per un po', ma poi arriva e me lo richiede. E a questo punto, invece di ammettere il mio errore e dirgli che avevo detto una cavolata che in realtà non ho intenzione di buttare il gelato nella spazzatura perché sarebbe sciocco di nuovo, stupidamente mi alzo, prendo il gelato e lo butto nella spazzatura faccio prevalere l'ego pianti, grida, corsa alla spazzatura noi che lo fermiamo, lui che si dimena altre corse alla spazzatura. Cioè immaginatevi proprio la piena crisi e la cosa più divertente tra virgolette lo metto questo divertente è che me la sono cercata. Sono stata scema io se non avessi lasciato che l'ego dettasse le mie parole, le mie azioni se non fossi caduta, nell'errore di pensare ora l'ho detto e devo mantenerlo sarebbe andato tutto molto meglio che poi quel ora l'ho detto e devo mantenerlo. È davvero un pensiero che ritrovo in molti genitori perché è un retaggio dell'educazione tradizionale che abbiamo ricevuto. Ma è una stupidata. Permettetemi il termine perché questa mentalità dell'autorità e dell'ego con la quale ci hanno cresciuti a lungo termine non insegna assolutamente nulla a nessuno e sicuramente non ci aiuta ad avere più credibilità agli occhi dei nostri figli. Sapete che cosa aiuta a guadagnare la credibilità, la calma, la ragionevolezza, la capacità di risolvere i conflitti in maniera pacifica, la capacità di non lasciare che l'ego prenda il sopravvento. Questo dà credibilità, non l'autorità. L'autorità è spesso una strada, ha una corsia, non prevede dialogo ed è un concetto che per me dovremmo dimenticarci proprio nell'educazione dei nostri figli. Ora vi dico quello che avrei dovuto fare quella sera. Avrei dovuto evitare di dire subito no, perché non c'è motivo per cui la mia opinione personale debba prevalere su quella di mio figlio quando dico no subito senza dialogo, senza possibilità di appello. Sto usando l'autorità perché credo di non avere un altro modo di far passare il mio messaggio. E invece un modo c'è sempre due. Avrei dovuto chiedere perché vuole così tanto il gelato? Perché è così importante per lui? Avrei dovuto valutare la sua risposta e spiegare comunque perché io penso che sia meglio di no, ma senza dire un no secco prima, perché quando dico un no secco prima ho già perso in partenza, sto già entrando nella lotta di potere che io voglio evitare per educare a lungo termine tre. Avrei dovuto offrirgli di prendere un foglio, scrivere i giorni della settimana e decidere insieme che giorno avremmo mangiato il gelato. E questo avrebbe funzionato perché ho accolto la sua idea di avere il gelato, di mangiare il gelato non l'ho scartata a priori e abbiamo trovato un compro un compromesso. Inoltre noi usiamo veramente tantissimo questa questo trucco di scrivere su un foglio i giorni della settimana o di fare dei cerchiolini che rappresentano i giorni della settimana che dobbiamo aspettare prima che arrivi un determinato giorno in cui, per esempio, in questo caso potete possiamo mangiare il gelato. Poi mettiamo il fri- il foglio sul frigo e coloriamo un cerchiolino alla volta finché arriva quel giorno. Quindi anche l'aspettativa del bambino è ben calibrata. E quattro se tutto quello non avesse funzionato, allora avrei potuto scendere a un compromesso ulteriore a un compromesso ancora più grande avrei potuto dirgli mangi un cucchiaino di gelato uno solo, quindi lo assaggi e poi decidiamo un giorno in cui mangiarlo nel cono e so che avrebbe funzionato. O almeno scelgo di credere che avrebbe funzionato perché io mi fido dei miei figli e mi fido del fatto che se io riesco a scendere ad un compromesso, loro accolgono il compromesso. Ecco, questo sarebbe stato educare a lungo termine. Non avrebbe creato lotte di potere inutili lì e sicuramente non avrebbe messo tutti di malumore avremmo vinto tutti. Perché vi racconto tutto questo? Perché anni fa mi sarei sentita estremamente in colpa per questo episodio. Mi sarei vittimizzarla nella mia testa. Avrei pensato sto sbagliando tutto. La teoria la so, ma non riesco a metterla in pratica. Mi sarei arrabbiata con me stessa oppure mi sarei detta ecco, non ho un filo di autorità. Mi sfida in continuazione. Non so che cosa fare oggi no, oggi non c'è un filo di senso di colpa in me. Zero perché ho imparato due cose importanti, uno a sostituire il sentimento. E con questo intendo che quando mi rendo conto di sentirmi in colpa, faccio un respiro profondo. Bevo un bicchiere, d'acqua qualsiasi cosa che mi aiuti a calmarmi e analizzo il computer, comportamento che mi provoca il senso di colpa. Questo mi aiuta non solo a sostituire il pensiero, a trovare un'alternativa al senso di colpa, ma anche poi a migliorare per la volta dopo. Magari poi non è che ci riesco la volta dopo magari ci riesco quella successiva. Ma prima o poi so che ci riesco, perché è proprio solo questione di pratica. Sono abilità che si possono imparare. E due ho imparato che il senso di colpa è controproducente e inutile quando lo viviamo in modo negativo. Ma in realtà possiamo capovolgere la frittata e vederlo in maniera positiva per l'evoluzione personale, perché ci fa capire che effettivamente ci stiamo mettendo in dubbio quando stiamo facendo il lavoro su noi stessi e siamo disposti a metterci in dubbio il senso di colpa non ha motivo di esistere. Il senso di colpa può esistere quando non facciamo il lavoro su noi stessi, quando ci no, quando non ci mettiamo in dubbio. Ma la cosa divertente è che quando non ci mettiamo in dubbio, di solito non sentiamo nemmeno il senso di colpa, perché non pensiamo di stare sbagliando. È quando sentiamo il senso di colpa che sappiamo di stare effettivamente lavorando su noi stessi. Se ci sentiamo in colpa è perché ci stiamo analizzando. Se ci stiamo analizzando è perché ci mettiamo in dubbio se ci mettiamo in dubbio, perché stiamo facendo il lavoro su noi stessi e se stiamo facendo il lavoro su noi stessi, non ha senso che ci sentiamo in colpa. Possiamo prendere quel senso di colpa e scacciarlo dai nostri pensieri e invece darci una pacca sulla spalla e dirci magari anche a voce alta. Okay, questa volta non è proprio andata come speravo, ma posso imparare da quello che è successo oggi e magari la prossima volta andrà meglio. Quindi bando ai sensi di colpa, nella loro eccezione negativa, e invece accogliamoli come una manifestazione del lavoro che stiamo facendo su noi stessi. Una cosa bella che ho imparato dalla disciplina positiva. È proprio questa la tendenza a prendere il negativo e trasformarlo in positivo. E per me è stato importantissimo, perché io sono una persona di natura molto negativa e pessimista e questo trucco tra virgolette mi sta aiutando molto a cambiare questo tratto del mio carattere che non mi piace. Tra l'altro poi quella sera ci siamo calmati tutti il più possibile. Abbiamo parlato, abbiamo detto ad Oliver che aveva due opzioni poteva o prendere il gelato dalla spazzatura e rimetterlo nel freezer e mangiarlo un altro giorno, oppure lasciarlo lì e non l'avrebbe più mangiato. E per onor del vero, non sono stata io a fare la mediazione perché io non ero ancora calma abbastanza. Non ero nello stato d'animo corretto per quella conversazione. Per quello dico sempre che è sempre meglio quando entrambi i genitori se si è in due, ovviamente remano nella stessa direzione, perché quando uno sta negando l'altro gli tira il salvagente. Quindi Alex ha parlato con Oliver quella sera che All'inizio non voleva accettare nessuna delle due opzioni. Oramai eravamo veramente troppo in là per per cambiare le carte in tavola e quindi abbiamo continuato con questa offerta delle due opzioni. Ma poi Oliver si è deciso che mangiarlo un altro giorno era meglio, e quindi lo abbiamo ripreso dalla spazzatura. Abbiamo pulito la confezione e l'abbiamo rimesso nel freezer. Non è stato ideale, ovviamente, come ho detto prima, perché avremmo potuto gestire la situazione in maniera molto migliore, mettendo da parte l'ego, trovando un compromesso e soprattutto senza imporci, senza imporre la nostra autorità, così fortemente e senza possibilità d'appello, perché non è così. Non è creando rispetto e timore delle autorità. Che sito coltivano menti critiche e rispettose. E tra l'altro non è nemmeno così che si promuove il rispetto delle autorità, perché il rispetto viene dall'empatia, che viene dalla capacità di dare sempre il beneficio del dubbio anche quando non siamo d'accordo. Quindi io preferisco insegnare ai miei figli a dare il beneficio del dubbio anche quando non si trovano d'accordo con me, ma rimanere sempre della loro opinione quando dopo aver dato il beneficio del dubbio, non sono ancora d'accordo. E questo tra l'altro me l'ha insegnato Jane Goodall, che in una delle sue citazioni disse e mi sembra che fosse una frase che aveva detto sua madre che le aveva detto Jane, se le persone non sono d'accordo con te, la cosa più importante è che le ascolti. Se poi, dopo averle ascoltate con attenzione, pensi ancora e comunque di avere ragione, devi avere il coraggio delle tue convinzioni. E questa frase è sempre rimasta con me da quando l'ho letta e mi è piaciuta tantissimo e credo che sia veramente perfetta per spiegare quello che io penso che dobbiamo trasmettere ai nostri figli quando si tratta di um autorità di pensiero critico nei confronti delle autorità. Quindi ora non mi ricordo più che cosa vi stavo raccontando perché ho fatto questa digressione, ma comunque quella sera almeno siamo andati a letto sereni, ci siamo abbracciati e io ho imparato qualcosa per la prossima volta. Oliver, onestamente credo che non abbia imparato nulla di valido perché purtroppo in questa situazione non sono stata io un ottimo esempio e il giorno dopo quindi gliel'ho detto perché credo sia importante prendersi le proprie responsabilità se vogliamo educare a lungo termine. Ho parlato con lui il giorno dopo, gli ho chiesto scusa per aver messo il gelato nel spazzatura. Gli ho spiegato che era stato un gesto sciocco, dettato dall'ego. Gli ho spiegato che era sbagliato perché in quel modo io volevo che lui rispettasse la mia autorità senza metterla in dubbio. E invece lui dovrebbe sempre mettere in dubbio la mia autorità e qualsiasi autorità quando non è d'accordo con me e, um farmi sentire la sua voce per ciò che per lui è importante, perché oggi per lui è importante il gelato, domani magari è l'ingiustizia subita da un amico e io quando gli parlo tra l'altro uso proprio queste parole e so che lui prende quello che può processare in accordo con la sua età. Quindi ecco, decisamente far rispettare la mia autorità senza se e senza ma non è proprio ciò che voglio insegnargli. Piuttosto voglio insegnargli l'abilità di trovare il compromesso e questo posso farlo in primis con il mio esempio, trovando io stessa i compromessi anche nelle situazioni scomode. E vorrei concludere con un pensiero che mi è venuto in mente mentre parlavo perché ho pensato Ma se una madre venisse da me o un padre venisse da me e mi dicesse Sto sbagliando tutto, che cosa gli direi? Io gli direi No, non è vero. Non stai sbagliando tutto. Dai, non abbatterti. E in realtà no. Non gli direi quello. E sapete perché? Perché non è vero che chi pensa sto sbagliando tutto. In realtà non stia sbagliando. Se io, per esempio, sento di stare sbagliando è perché sto sbagliando. Magari non tutto, ma sto sbagliando. Ma non significa che non posso rimediare. Possiamo sempre rimediare. Possiamo sempre decidere di scegliere le nostre azioni, le nostre parole, le nostre reazioni. Prendiamoci la responsabilità dei nostri errori. Iniziamo a vedere. L'errore come un amico. Come un'opportunità piuttosto che una sconfitta. Come un treno che posso ancora prendere piuttosto che come una barca che è già salpata. Riconoscere l'errore e la prima parte del lavoro perché così poi posso analizzare L'errore. Posso capire dove avrei potuto fare meglio. Posso capire cosa avrei potuto fare meglio. Posso immaginare come mi sarebbe piaciuto reagire. Posso immaginare le parole che avrei voluto dire e imparare. Dall'errore anche questo è educare a lungo termine e tutto questo possiamo anche ammetterlo ai nostri figli possiamo comunicare questo nostro processo mentale. Possiamo comunicare l'errore possiamo chiedere scusa. È così che rimediamo comunicare quando pensiamo di aver sbagliato. È un'abilità che dovremmo insegnare fin da piccoli. Perché ci sono veramente troppi adulti che non sono in grado di farlo, che si lasciano dominare dall'ego che non chiedono mai scusa. E anche quando vogliono provare a chiedere scusa, ci girano intorno per ore perché non hanno le parole perché non sono abituati perché non hanno la la pratica allo chiede al chiedere scusa e all' ammettere l'errore. Ma noi genitori possiamo evitare che i nostri figli diventino quegli adulti? Per esempio, posso dire Oliver, ti chiedo scusa. Invece di buttare il gelato nella spazzatura, avrei dovuto suggerirti di assaggiarne un cucchiaino e lasciarlo poi per il giorno dopo. Vero che sarebbe stato molto meglio? Oppure potrei dirgli um, Oliver, scusa. Invece di dirti questo, avrei voluto dirti quello Sto imparando anche io. Che ne dici se ci provo la prossima volta? Ecco, io trovo questo modo di comunicare l'errore di comunicare con i nostri figli molto più produttivo, perché altrimenti cadiamo nel classico. Fai ciò che dico, ma non fare ciò che faccio. Invece se vogliamo educare i nostri figli rispetto e vogliamo educarli a lungo termine, dobbiamo iniziare da noi stessi, dal nostro esempio, dalle persone che siamo con loro e anche senza di loro. Quindi dalle persone che siamo, quando siamo in loro presenza e dalle persone che siamo quando siamo con gli altri, senza che i nostri figli ci vedano, il nostro esempio è l'insegnamento più efficace. In realtà, mentre parlavo, mi sono venute in mente altre cose da dire sul senso di colpa. Um ma visto che ho seguito qualche filo della mia ragnatela di pensieri, non voglio che l'episodio sia troppo lungo. Me lo sono appuntata e farò magari una seconda parte con quello che rimane, in modo da renderlo più digeribile. L'episodio. Spero di pubblicare la seconda parte la prossima settimana e credo che, um mi piacerà parlare di un altro pensiero comune tra i genitori che è non sto facendo abbastanza, che ha un senso di colpa completamente diverso, ma per ora vi saluto e vi ricordo che mi trovate anche su www punto la tela di carlotta punto com e su Instagram e Facebook come la tela di Carlotta Blog. Buona serata. Buona giornata o Buonanotte a seconda di dove siete. Nel mondo. Ciao. Ciao.
Oggi mi hai dato del filo da torcere con questo episodio😅 Se chiedere scusa, ammettere l'errore penso di essere arrivata a poterlo accettare, invece fatico ancora a lasciar decidere loro e fidarmi del loro giudizio. Non sono pronta ad accettare che possano ribellarsi all'autorità in senso lato. Forse x come come cresciuta, se mamma e papà mi dicevano qualcosa, per me era oro colato e anche se non lo reputavo giusto, a posteriori mi sonos sempre detta (e, probabilmente sbagliando, lo faccio tutt'ora) che se un adulto che mi ama, mi mette dei paletti vuol dire che la ragione c'è.. chiamiamola esperienza.. non so.. io tendo sempre a dare una spiegazione ai miei no, ma difficilmente accetto che mi si contraddica. Devo lavorarci.
L'altro nodo cruciale che fatico a mandare giù è quello dei "se l'ho detto lo faccio". Per me e un mantra. Da qualche anno mi sono imposta che dico solo quello che poi sono in grado di mantenere nei fatti. Nel bene e nel male. In tutte le situazioni. Ci penso bene a quello che dico, ma se poi è detto, si fa. Questa co finzione non riesco a sgretolarla. Piuttosto se mi accorgo dell'errore torno indietro dopo, a chiedere scusa, ma sul momento mi sembra un atto di coerenza importante da far vedere alle mie figlie. L'importanza del prendersi un impegno e la responsabilità di portarlo in fondo. Tu cosa ne pensi? È un ragionamento così strampalato?
Comunque, ultima riflessione, poi passo e chiudo, come genitore mi piaccio, nonostante i miei mille errori perché mi dico anche che se sono qua ad ascoltarti, vuol dire che un cambiamento giorno x giorno cerco di metterlo in atto.. no?
Grazie dei minuti che trascorri a parlare con noi.. stai seminando un orto sconfinato a forza di semini!😁
1. per me non si può crescere pensatori critici se non si è disposti a lasciare andare la nostra autorità. Spesso l’esperienza non significa “meglio” e soprattutto spesso i paletti posti per esperienza non sono per “amore” ma per “abitudine”.
2. Per me c’è differenza tra a) prendersi un impegno e portarlo a termine, che è un concetto che mi piace (ma credo anche sia meglio ascoltare i propri limiti e se si nota che non ha più senso lasciare andare) e b) dire una cosa che ci rendiamo conto non essere giusta o detta in balia delle emozioni e poi non tornarci su e rivederla perché “ormai l’ho detto e lo faccio” non è utile e anzi, può essere controproducente e creare lotte di potere che a lungo andare avvelenano la relazione.
3. Sono al 100% d’accordo con te. Non si smette mai di evolvere e per me ricercare l’evoluzione significa fare il lavoro che si deve fare 💜
Cerco di coinvolgerlo in quello che faccio a casa, ma non sempre ci riesco e quando lo faccio mi stanco tantissimo. Usciamo poco, stiamo spesso in casa e non tuti i giorni ho la forza di stare tutto il pomeriggio con lui a giocare.
In che modo potrei migliorare questa situazione?
Grazie mille per tutto, mi dai comunque tanta forza e stimoli per non arrendermi
Laura
Quanta verità, umanità e saggezza in questo episodio: Le parole giuste con la sensibilità giusta. Il peso e la semplicità delle parole: dominare dall’ego, sensi di colpa, “ora l’ho detto e devo mantenerlo”, rettaggio.
I tuoi podcast creano dipendenza. Con questo mi ha fai fatto sentire meno sola, meno sbagliata e per la prima volta il pensiero è cambiato da : sto sbagliando tutto a ci sto provando, e dal “ non sto facendo abbastanza “ a “sto facendo qualcosa”.
Sono ancora in tempo per i tuoi corsi, anche se siamo ai 26 mesi ?
Ti aspetto lì quando vuoi!
Io so per certo che non voglio che mio figlio imiti questo lato del mio carattere, in parte lo farà, perchè purtroppo non si cambia dal giorno alla notte. Ma ora ho una motivazione valida per tentare di cambiare....se il mio obiettivo è la felicità di mio figlio, questo cambiamento glielo devo!
Uno dei tuoi episodi più belli ❤
PS. L'obiettivo è la TUA felicità: la felicità di tuo figlio sarà solo una naturale conseguenza 🌸
ti ringrazio per gli spunti di riflessione e per i valori che trasmetti, pedagogia a parte ( anche se la pedagogia è al primo posto 💜).
Mi piace la tua scelta di non scendere a compromessi anche se questo può comportare rinunce di compensi economici.
Apprezzo la condivisione di fatiche e del sentirsi un genitore a volte “ non” adeguato. Nonostante ci si occupi da tempo d’infanzia.
Ti seguo perché condivido con te un credo!
Questa è la tua bellezza..
Buttate giù la finzione di foto sempre felici e vedere i chiaro scuro nella vita di tutti i giorni.... E anche nello scuro trovare un po' di luce.
Semplicemente GRAZIE.
GIULIA
Sara
Ma, soprattutto, mi ha lasciato una grande "botta di autostima". Ho un obiettivo simile al tuo, quello di diffondere questa visione educativa e moltissime volte mi dico che non posso non sono in grado, sono ipocrita. Perché troppo spesso, Ancora, fatico a mettere in pratica la teoria che ormai so è che, quando lavoravo a contatto con bambini di altri, mi veniva così Spontanea. Ad oggi, invece, in famiglia fatico e fatico di più adesso che la bimba grande ha 4 anni passati ed è arrivato un nuovo bimbo. A volte noi sembra di peccare di superbia nello "scrivere bene sui social e poi razzolare male". Ecco, mi hai raccontato che non sarebbe ipocrisia la mia. Siamo umani e anche sbagliare provare sbagliare migliorare sbagliare riuscire è educativo. È che è essenziale mostrare e raccontare di ciò per evolvere in ambito educativo, insieme, una famiglia alla volta.
Ti ringrazio di questa tua costante sincerità 🙏🌀
Grazie per la condivisione di questi contenuti e per il modo che hai di aiutarmi con le tue parole a fare un passetto ogni giorno, e di darmi la voglia di provare a fare sempre meglio.
Grazie,
Chiara