43. Sensi di colpa (parte 2): "Non sto facendo abbastanza"
🎙 NON STO FACENDO ABBASTANZA!
PS. Sono contenta che l’episodio della scorsa settimana vi sia piaciuto così tanto, mi sa che questa dei sensi di colpa potrebbe diventare una serie 😂! Che ne dite? Che altri sensi di colpa provate? Non per forza legati alla genitorialità, esercizio fisico, lavoro, progetti nel cassetto, relazioni di coppia… ma quanta colpa c’è nelle nostre vite? Potete raccontarmelo nei commenti sul mio sito →.
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Carlotta: Questo episodio lo inizio così, perché un papà che ho avuto il piacere di conoscere nel webinar gratuito che ho fatto con dieci persone che avevo selezionato da instagram mi detto che quando sente I miei episodi in fila, uno dietro l'altro quindi, l'episodio finisce con un tono di voce molto pacato come questo, poi inizia il successivo con benvenuti e benvenuta a un nuovo episodio di educare con calma e mi fatto ridere perché me lo immagino fare quasi un salto sulla sedia. Quindi oggi per far sorridere Marco ciao Marco inizio così, anzi non inizio, vado senza introduzione. Allora la scorsa settimana vi ho parlato di sensi di colpa e di una frase che sento spesso che è sto sbagliando tutto, oggi invece mi piacerebbe parlarvi di un'altra frase, di un altro tipo di senso di colpa tipico del genitore, che è il non sto facendo abbastanza. Questo è un senso di colpa diverso da quello di cui parlavamo la settimana scorsa: il senso di colpa per qualcosa che abbiamo fatto e di cui magari ci pentiamo, per cui magari possiamo chiedere scusa è diverso dal senso di colpa per qualcosa che non abbiamo fatto o che non facciamo.
Credo che sia altrettanto comune, non è né più facile né più difficile da scacciare, la colpa è un sentimento complicato, complesso, che richiede un lavoro su noi stessi continuo e un controllo non indifferente delle nostre emozioni. Di questo specifico senso di colpa ho già parlato in una diretta su Instagram e magari oggi mi ripeterò, ma io credo che alla fine come si dice in latino repetita iuvant è che non sia mai troppo ripetere ai genitori di non sentirsi in colpa e di trasformare il senso di colpa in qualcosa di produttivo quindi la scorsa settimana abbiamo detto di girarlo in positivo ovvero pensare che quando sentiamo il senso di colpa quando ci sentiamo in colpa in realtà è perché stiamo lavorando su noi stessi e quindi possiamo usarlo per analizzarci e analizzare il possiamo usarlo per analizzarci e analizzare il comportamento che non ci è piaciuto e magari migliorarlo la volta dopo. Oggi invece vi racconto come secondo me si possa riuscire a prendere questo senso di colpa del: non sto facendo abbastanza e fare una piccola azione che trasformi questo sentimento all'apparenza negativo in un qualcosa di positivo. Vi faccio un esempio che credo possa aiutare a capire cosa intendo: spesso a me capita di avere molto lavoro io lavoro da casa con I bambini sempre in casa e a volte mi capita di trascurare il gioco con I bambini o magari di non fare per molti giorni di fila alcun gioco produttivo.
Se avete il mio corso con Skulling sapete che cosa intendo per gioco produttivo: è quel gioco che risponde agli interessi del bambino in ogni fase del suo sviluppo e a volte a me capita proprio di far passare un giorno intero in cui mi dico ok oggi dedico trenta minuti a fare questo gioco con I miei bambini poi vengo sommersa dal lavoro passano le ore ci ritroviamo sera che non abbiamo fatto nulla e così può andare avanti per giorni. Questo mi è proprio successo poche settimane fa: mi ritrovavo a pensare spesso alle attività e ai giochi specifici che volevo fare con Oliver e Emily, me li ero segnati, avevo una lista, ma poi rimanda e rimanda e rimandavo e continuavo a lavorare perché avevo veramente tantissimo lavoro e alla fine era troppo tardi e la giornata finiva e dopo qualche giorno così ho cominciato a sentirmi a disagio ogni volta che ci pensavo che pensavo al voler lavorare con loro, al voler giocare con loro mi sentivo scomoda mi sentivo infastidita se venivano a chiedermi di giocare con loro magari non rispondevo in maniera gentile perché spesso quando ci sentiamo in difetto e qualcuno ci fa notare proprio la cosa per cui ci sentiamo in difetto ci arrabbiamo perché non riusciamo a controllare la nostra reazione ci sentiamo in colpa e quindi il coccodrillo nel nostro cervello prende il sopravvento.
Ecco io so che queste mie reazioni sono campanelli d'allarme della colpa, quelle sono le classiche sensazioni che io provo quando mi sento in colpa e quando penso non sto facendo abbastanza. Magari tu provi sensazioni diverse ognuno prova delle sensazioni e dei campanelli d'allarme diversi io ormai riconosco le mie perché in questi lunghi anni di lavoro su me stessa ho imparato ad analizzarle ho imparato ad analizzarmi a chiedermi perché mi sento così, qual è la causa scatenante, che cosa scatena questo mio comportamento e questa mia sensazione, questo senso di colpa che provo, oggi che riconosco I campanelli d'allarme so anche come spegnerli e come scacciare via questo preciso senso di colpa e il mio metodo è agire e fare un'azione anche minuscola relazionata a quello per cui mi sento in colpa perché io so che se faccio quell'azione minuscola mi farà stare meglio. Proprio nel periodo di cui vi parlavo prima ricordo che un giorno ero computer che stavo lavorando, Oliver è venuto a chiedermi di giocare, gli ho detto di no istintivamente gli ho detto no Oliver adesso non posso proprio perché in quel momento effettivamente non potevo ma immediatamente mi assalito il senso di colpa quindi tutte quelle sensazioni di cui vi parlavo prima.
Ho riconosciuto I campanelli d'allarme, ho preso atto del sentimento che stavo provando quindi questo disagio, questo sentimento di sentirmi in difetto l'ho accolto e ho agito immediatamente per scacciarlo mi sono alzata, ho preso I tesserini dei numeri venticinque e cinquantadue ho chiamato I bambini e ho detto loro Hey vi ricordate l'altro giorno che avete confuso questi due numeri? Sembrano uguali ma c'è una grande differenza, volete sapere qual è? Ovviamente loro mi hanno detto di sì perché sanno che quando facciamo queste cose insieme questi giochi produttivi insieme si divertono e poi ovviamente perché hanno la mia attenzione completa totale dedicata esclusiva e allora ho preso le nostre perline dorate e insieme abbiamo tirato fuori le quantità di venticinque e cinquantadue e abbiamo visto che effettivamente sono due quantità diverse pesano diversamente, hanno un peso diverso nella mano riempiono la mano in maniera diversa e abbiamo visto quale è più grande quale più piccola eccetera eccetera. Le perline dorate sono veramente un materiale fantastico per mantenere il più sensoriale possibile, il più a lungo possibile, una materia altamente astratta come la matematica. Se non le conoscete vi invito a darci un'occhiata sulla telashot dove trovate tutti I materiali Montessori di Eleonora delle settemmm, anzi vi lascio il link nelle note dell'episodio così poi potete darci un'occhiata.
Ovviamente non deve essere per forza un gioco produttivo, può anche solo essere dedicare loro quindici minuti e giocare con I LEGO, però in quel momento io ho agito così perché avevo riconosciuto che il mio problema quello che scatenava il senso di colpa che scatenava I campanelli d'allarme era proprio che sentivo di non aver giocato a sufficienza a giochi produttivi e quindi ho scelto un mini gioco produttivo. Ora tutto questo che abbiamo fatto sarà durato mille cinquecentoventi minuti ma a me dato quello di cui avevo bisogno mi dato un po' di pace mentale mi fatto sentire di aver fatto qualcosa con I bambini e di essere entrata in sintonia con loro dedicando loro il mio tempo e quindi mi fatto sentire meglio e sicuramente fatto sentire meglio anche loro questo gioco del venticinque cinquantadue ovviamente faceva parte di un'attività molto più grande che io avevo pensato nella mia testa quando avevo faceva parte di un'attività molto più grande che io avevo pensato nella mia testa quando loro avevano avuto questo episodio che avevano scambiato I numeri venticinque cinquantadue. Era una sessione di gioco di un'oretta circa, forse un po' di più, e forse proprio per quello continuavo procrastinare, perché sentivo in quei giorni di non avere mai tempo o voglia per trovare un'ora intera da dedicare ai miei figli, che detto così è brutto, ma quando si tanto lavoro effettivamente trovare un'ora intera da stare lontano dal computer per me è complicato e a me questo capita spesso.
Io nella mia testa mi faccio un programma che magari è troppo ambizioso per il momento di vita che sto un programma che magari è troppo ambizioso per il momento di vita che sto vivendo e allora inizio a procrastinare ed è lì che arrivano I sensi di colpa. Quindi negli anni ho imparato ad agire, ho imparato a fare una minuscola azione che mi aiuti a risolvere quello che nella mia mente il problema ovvero non sto facendo abbastanza e a volte davvero bastano dieci quindici minuti qui e là non c'è bisogno di fare grandi programmi I nostri figli vivono nel presente ed io personalmente credo che sia meglio dedicare dieci minuti qui e là piuttosto che continuare a pensare no oggi proprio non riesco devo lavorare, come faccio dedicare un'ora intera, ho veramente troppo lavoro, ma sabato sabato sì sabato dedico tutto il giorno Ecco io penso che invece sia meglio un po' alla volta piuttosto che una giornata intera. Poi se c'è anche la giornata intera ben venga ovviamente, ma 10-quindici minuti li possiamo davvero trovare sempre e sono la prima che mi dico: dovresti davvero trovarli sempre. Non sempre ci riesco ma sto migliorando. Tra l'altro in un episodio del podcast qual era?
Era quello sul gioco autonomo! Ecco nell'episodio sul gioco autonomo avevo anche parlato di questo come strategia proprio: spesso per promuovere il gioco autonomo e far sì che il bambino inizi a giocare da solo basta sedersi con lui e dedicare veramente mille quindici minuti con la a sederci vicino a loro e questo aiuta il bambino o la bambina a entrare nella modalità gioco autonomo. Ora per ritornare al senso di colpa di cui stavamo parlando ovviamente ci sono diversi scenari me ne viene in mente uno che è sento di non stare dando abbastanza attenzione a mio figlio che è una frase che mi scrivono veramente tantissimi genitori soprattutto neo genitori di due figli. Questo credo quindi che sia davvero davvero comune tra I genitori magari notiamo dei comportamenti che ci fanno capire che il bambino o la bambina più bisogno della nostra presenza esclusiva e allora ci diciamo ok oggi voglio dedicare un po di tempo esclusivo a mio figlio o a mia figlia ma poi torniamo dal lavoro alla sera abbiamo la cena da preparare c'è la routine della buonanotte magari non tutto va come vogliamo e allora procrastiniamo e diciamo vabbè dai il tempo insieme oggi non ce l'abbiamo fatta lo rimandiamo domani ma invece di procrastinare e rimandare il momento in cui gli offriamo la nostra presenza esclusiva che alla fine fa bene a noi e fa bene a loro possiamo arrivare a casa del lavoro e invece di fiondarci a preparare la cena, sederci per terra e leggere due libri insieme prima di cucinare.
Due libri ci mettiamo dieci minuti a leggerli ma poi la cena, sederci per terra e leggere due libri insieme prima di cucinare. Due libri ci mettiamo dieci minuti a leggerli, ma possono davvero fare la differenza sia nelle nostre emozioni che in quelle di nostro figlio o nostra figlia. Ora io vi dico tutto questo e sono la prima che sta ancora imparando tutto questo, quindi credo che sia importante che voi sappiate o comunque che io vi comunichi che anch'io non sono brava ancora al cento per cento a mettere in pratica questo trucco questa strategia del dedicare anche solo dieci minuti qui e là ma credo che sia la soluzione, che sia la strada giusta da intraprendere e credo che possa davvero farci stare meglio e soprattutto aiutarci a scacciare quel senso di colpa. Ricordo all'inizio quando ero mamma fresca di due ed Emily era appena nata, mi facevo un sacco di problemi per cercare di trovare un pomeriggio da dedicare a Oliver, perché per me un pomeriggio intero con me con la mia presenza esclusiva era ciò di cui Oliver aveva bisogno ma alla fine non lo facevo perché non me la sentivo ancora di lasciare Emily un intero pomeriggio e poi era complicato trovare una babysitter che venisse una tantum dovevo pianificare rientrare nella disponibilità della babysitter eccetera eccetera eccetera e insomma con tutti questi problemi che mi facevo creavo nella mia mente un problema ancora più grande e trovavo un sacco di scuse per giustificare il fatto che in realtà non volevo o non potevo ancora dedicare un intero pomeriggio a Oliver e così I giorni passavano continuavo procrastinare e il mio zaino di sensi di colpa si riempiva finché un giorno mi sono detta che no non avevo più voglia di sentirmi così e allora ho deciso di agire e di fare quell'azione minuscola di cui parlavamo prima.
Alex è arrivato a casa la sera gli ho letteralmente messo Emily in braccio gli ho chiesto di andarle a fare il bagnetto o qualsiasi altra cosa che volesse fare con lei perché io volevo stare dieci minuti con Oliver dieci minuti esclusivi con Oliver ed è andata talmente bene che ho cominciato a farlo più regolarmente e mi faceva sentire bene magari leggevamo solo due libri o facevamo un puzzle uscivamo a fare una passeggiata intorno all'edificio ma quei pochi minuti erano sufficienti per farmi sentire meglio per scacciare quel senso di colpa a quel pensiero non sto facendo abbastanza e di conseguenza facevano stare meglio anche Oliver perché quando noi genitori ci sentiamo in colpa I nostri figli molto probabilmente riflettono il nostro sentimento e si comportano di conseguenza ed è allora che nostro sentimento e si comportano di conseguenza ed è allora che nascono quei comportamenti scomodi di cui parliamo sempre e così facendo piano piano sono anche riuscita ad accettare che sì forse potevo fare molto di più perché diciamoci la verità possiamo spesso, fare di più o fare meglio ma magari quei pochi minuti erano tutto ciò che avevo da offrire, erano tutto ciò che ero disposta ad offrire della mia giornata in quel momento della mia vita.
Ecco questo concetto del ciò che sono disposta ad offrire e per me è stato molto importante nella mia evoluzione personale, ne parlo anche nel mio corso Educare a lungo termine perché mi aiutata a puntare I riflettori anche sulle mie necessità, sulle mie necessità, miei bisogni e non solo quelli dei miei figli. Mi aiutata a sviluppare quell'egoismo costruttivo di cui parlo spesso e a prendermi cura di me, di Carlotta, dell'individuo dietro la madre, dietro la donna, dietro la moglie e ho scoperto che il concetto del ciò che sono disposta ad offrire mi aiuta in ogni relazione della mia vita e mi aiuta nella mia relazione di coppia con le mie amiche con I miei amici con gli impegni che mi prendo per me stessa per I miei figli e soprattutto mi aiutata ad analizzare che ci sono momenti della mia vita in cui sono disposta ad offrire di più a volte moltissimo perché io mi ritengo una persona generosa, in generale mi piace aiutare e altri momenti della mia vita in cui sono disposta ad offrire di meno a volte molto meno, a volte nulla E poi ci sono persone a cui sono disposta ad offrire di più, persone a cui sono disposta ad offrire di meno e che quel ciò che sono disposta ad offrire, quel concetto dovrebbe sempre avere la priorità sulle aspettative degli altri, su ciò che gli altri si aspettano da me.
Vi faccio un esempio magari banale che mi è venuto mentre riflettevo su questo tema: io sono sempre stata un esempio di dedizione totale per il ballo non saltavo mai le mie tre quattro lezioni di ballo a settimana, anche quando non me la sentivo di andare andavo perché sapevo che l'aspettativa che la mia insegnante aveva era che io ci fossi e poi certo spesso questa aspettativa mi motivava anche ad andare e andare alle mie lezioni di ballo alla fine mi faceva sentire meglio e quindi lo accettavo. Vi ho già raccontato come il ballo, in particolare una gala di danza a cui ho partecipato, un bellissimo spettacolo teatro che abbiamo preparato nei miei mesi di privazione del sonno mi abbia salvata dico sempre che la danza mi salvata e mi salva tuttora nei miei momenti no, nei miei periodi no. Ecco allora non conoscevo ancora questo concetto del ciò che sono disposto ad offrire ma oggi guardandomi indietro so che in quel momento quando abbiamo preparato quello spettacolo di ballo, quando non sono mai mancate alle lezioni, alle prove di ballo nonostante la privazione del sonno, io ero disposta ad offrire la mia presenza in quello spettacolo e magari non ero disposta ad offrire alla mia presenza forse, ma egoismo costruttivo: era ciò che in quel momento della mia vita ero disposta ad offrire.
Mesi e mesi dopo è successo esattamente il contrario: mi sono ritrovata a non volere più andare alle lezioni di ballo perché in quel momento della mia vita quello che ero disposta ad offrire era cambiato, le mie parole di mia vita quello che ero disposta ad offrire era cambiato le mie priorità erano cambiate e avevo chiaramente bisogno di altro allora ho cacciato via il senso di colpa che nasceva dall'aspettativa della mia insegnante di ballo perché ovviamente la deludevo forse per la prima volta quando avevo iniziato il percorso delle lezioni di ballo con lei ho detto di no quando mi hanno chiesto di partecipare a un ultimo spettacolo che sarebbe stato a ridosso della nostra partenza da Marbeia per questo viaggio in un altro momento della mia vita l'avrei fatto? Sì sì certo che l'avrei fatto avrei partecipato anche se fosse stato a due giorni dalla partenza ma in quel momento della mia vita ciò che ero disposta ad offrire era diverso e così mi sono ascoltata e ho fatto quella classica azione minuscola che è stata mandare un messaggio alla mia insegnante di ballo per spiegare che in quel momento ciò che ero disposta ad offrire era una lezione a settimana magari non ho usato questi termini non ho detto ciò che sono disposto ad offrire perché è un concetto che ho pensato poi molto più avanti ma è per fare capire a voi quello che per me rappresentato questa piccola azione di mandarle questo messaggio dirle ho deciso che posso venire una volta a settimana questa domanda che cosa sei disposta ad offrire Carlotta?
Mi accompagnata in tantissime scelte piccole e grandi e mi insegnato a prendermi cura di me stessa e a scacciare il senso di colpa che derivava dal non fare abbastanza, dal sentire di non fare abbastanza, perché una volta che ho imparato a rispondere sinceramente a questa domanda e ad accettare che la mia risposta in quel momento della mia vita rappresentava esattamente ciò che potevo offrire anche quando avrei voluto offrire di più, o avrei voluto poter offrire di più, ho anche imparato non solo ad accettare I miei limiti personali, ma anche come dicevo all'inizio a fare piccole azioni, minuscole azioni, che mi aiutassero a sentirmi meglio, senza dare più di quanto sentivo di poter dare, più di quanto sentivo di poter offrire, e per me questo fa parte dell'imparare a prendersi cura di se stessi e imparare a prendersi cura di se stessi fa parte dell'evoluzione personale. E chiudo con un'ultima riflessione che è questa: vediamo se riesco ad esprimerla. Il concetto del ciò che sono disposta ad offrire mi aiutata anche a vivere il mio tipo di essere madre in modo molto più sereno, perché il mio essere madre non corrisponde necessariamente alla madre che vorrei essere Per esempio mi piacerebbe amare giocare con I miei figli e invece non lo amo, non sono una madre giocherellona, mi piacerebbe essere una madre che ama fare attività con I figli, prepararle, stamparle, programmarle, progettarle, e invece non lo sono.
Mi piacerebbe essere una madre che dà la priorità al tempo con I figli e non al lavoro e invece non lo sono. E visto che tutti questi ideali di madre mi facevano sentire in colpa, in difetto all'inizio, e questa è una colpa che a che fare con il pensiero di non stare facendo abbastanza, ho deciso di analizzarmi e capire che cosa sono disposta ad offrire per ognuno di questi ideali: magari non sono disposta a giocare, a rincorrersi o buttarsi per terra, ma sono disposta a fare una costruzione con I lego o a fare un gioco di carte, magari non sono disposta a programmare e stampare attività, ma sono disposta a giocare con le lettere dell'alfabeto mobile o con le perline dorate, magari non sono disposta ad offrire gioco produttivo ogni giorno ma sono disposta a leggere due libri ogni giorno magari non sono disposta a pianificare una gita al museo della scienza per esempio ma sono disposta ad andare in biblioteca o al museo una volta a settimana e sì tutto questo è abbastanza quello che sono disposta ad offrire è abbastanza è sempre abbastanza e vi lascio con un piccolo trucco che io uso spesso per dare il contentino alla mia coscienza che detto così può sembrare brutto ma è onesto non importa quanto vada male una giornata non importa quanto io senta questo senso di colpa quando alla sera dedico dieci minuti di qualità ai miei figli prima di andare a dormire, quando invece di stare al telefono per esempio mentre li addormento, spengo il telefono e li coccolo per quei dieci minuti che hanno bisogno per addormentarsi, quando dedico loro un libro in più anche se un po' più tardi mi sento subito meglio, e una minuscola azione quotidiana che mi permette di terminare la giornata bene, sia nella mia mente sia nella loro mente.
E basta, spero che abbiate trovato questo episodio utile vi ricordo che trovate tantissimi articoli sulla genitorialità sul mio sito w w w punto la teladicarlotta punto com e che se volete seguire le nostre avventure ci trovate su instagram e facebook come la tela di Carlotta blog e a proposito di avventure stiamo per iniziare un nuovo capitolo che sarà interessante quindi venite a trovarci sui social e sul mio blog buona serata buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo Ciao ciao!
Grazie quindi, i tuoi podcast mi fanno piangere ogni volta talmente sento che parlano di me e di quello che provo!
Fabiola
Inoltre, presto lanceremo un progetto nuovo su La Tela proprio mirato a dare ai genitori spunti per stare insieme ai figli (non è colpa dei genitori se spesso fanno fatica, è la società e la vita di fretta che ce lo fa dimenticare, ma possiamo cambiare!).
Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando, di solito rispondo molto più velocemente 🦥
Mi piacerebbe chiederti un consiglio: come possiamo dare l'esempio e iniziare far capire ai bimbi l'importanza del qui ed ora, nel senso di cercare di fare apprezzare loro quello che si sta facendo (o perfino mangiando!)?
Nb: L'intervista con Francesca Cavallo
è veramente fenomenale!
Ti mando un caro saluto dalle campagne di Meolo da provincia di Venezia
Kristina
Un abbraccio!
Ho notato un richiamo all'episodio 2, "meglio fatto che perfetto"... Te ne sei accorta?
Un saluto
Quello che fai è abbastanza..che cosa meravigliosa..da oggi sarà il mio mantra..me lo ripeterò in continuazione!!!! E forse imparerò piano piano a scacciare i sensi di colpa..
Grazie.