Preferiti dei bambini

44. Montessori in 5': Aspetta le sue risposte!

In questo episodio di Montessori in 5 (ehm 7) minuti, vi propongo una scena tipica tra fratelli: uno si fa male e cerca consolazione nelle braccia del genitore e questo inizia a fare domande per capire che cos'è successo e trovare la soluzione. Vi spiego come, secondo me, si possa essere mediatore e non giudice nella risoluzione di questo conflitto o anche solo dell'emozione.

27 aprile 2021·
7 min
·2 commenti
Nell'episodio menziono: 

L'episodio 21: conflitti tra fratelli  

Un mio post recente su Instagram sulla responsabilità del genitore 

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benvenuti e benvenute a un altro episodio di Montessori in cinque minuti. Sapete che ogni volta in questa rubrica vi invito ad apportare un piccolo cambiamento perché credo che spesso possiamo davvero cambiare gesti e parole minuscole per fare una grandissima differenza nella nostra crescita personale e nell'educazione dei vostri figli. Oggi parliamo di una scena molto comune nelle case di chi ha due o più figli, ma che potete notare anche in equilibri tra amici e amiche. Un giorno ho assistito a questa scena e ve la racconto perché mi sono fatta un appunto mentale proprio per poterla raccontare. Un bimbo arriva dalla mamma piangendo e la mamma dice che cosa è successo? Perché piangi? È stata tua sorella, ti ha dato una sberla. Il bimbo fa sì con la testa e si chiude nell'abbraccio della mamma che lo consola. Poi arriva la sorella e la mamma dice Prima hai fatto male a tuo fratello. La bimba più grande dice di no e spiega alla mamma che cosa è successo. La mamma la interrompe più volte provando a farsi dire che in realtà ha dato una sberla al fratello, ma la bimba spiega che lei voleva semplicemente andare via il fratello le stava tenendo la maglia e allora lei ha tirato la maglia per andarsene e il fratello è forse caduto all'indietro qui non era chiaro. Ora analizziamo questa scena. La mamma chiede che cosa è successo al bimbo, ma non gli lascia nemmeno il tempo di rispondere. E invece gli imbocca le parole e gli mette in testa magari un qualcosa che in realtà non è successo quello della sberla. Poi il bimbo aveva quattro anni, quindi perfettamente in grado di spiegare. Ma nel momento in cui la mamma gli ha imboccato uno scenario che gli faceva comodo tra virgolette, lo rendeva quindi la vittima e dava la colpa alla sorella con la quale in quel momento lui era probabilmente arrabbiato. Lui ha preso la palla al balzo e ha detto sì, mi ha dato una sberla. Poi la sorella che invece a sei anni ha saputo spiegare bene che cosa era successo davvero. A me personalmente è piaciuto che la mamma, in questo caso non abbia subito attaccato e sgridato, ma abbia dato invece il beneficio del dubbio. Ha chiesto hai fatto male a tuo fratello e quello che invece mi è piaciuto di meno è che poi la mamma ha fatto varie domande per comprovare la sua teoria della sberla teoria della mamma tra l'altro perché non era nemmeno uscito dalla bocca del fratello in quel momento. Se il bambino o la bambina, in questo caso, non fosse stata già forte abbastanza a livello verbale si sarebbe o frustrata o magari avrebbe ammesso di aver fatto qualcosa che in realtà non ha fatto. Questa è una situazione tipica tra fratelli e credo che il principio che il genitore dovrebbe adottare sia sempre lo stesso di cui parlavo anche nell'episodio conflitti tra fratelli, che è tra l'altro uno dei più ascoltati. Il principio è proprio essere mediatore e non giudice. Il mediatore fa domande. Il giudice decide chi ha ragione o torto. Il mediatore è interessato nel processo? Il giudice vuole arrivare subito al risultato. Non è nostro compito di genitori decidere chi ha torto o ragione in un conflitto tra fratelli o amici. È nostro compito di genitori fare domande senza pregiudizi, senza pretendere di sapere che cosa è successo. E non è solo perché siamo genitori è perché il rispetto e il beneficio del dubbio dovrebbero essere alla base di qualsiasi relazione tra individui da poco ho pubblicato un post su Instagram in cui dicevo proprio che non è nostra responsabilità crescere ed educare i figli, ma è nostra responsabilità crescere ed educare noi stessi come individui. Anzi, se non l'avete letto vi lascio il post nelle note dell'episodio. Ecco, vabbè, riesco a divagare anche in cinque minuti, ma torno al tema del giorno. Se quando chiediamo a un bambino che cosa è successo poi non abbiamo la pazienza di aspettare la risposta, allora forse non ha nemmeno senso che glielo chiediamo. Inoltre quando un bambino o una bambina viene da noi piangendo prima di tutto il suo cervello in quel momento non è calmo e quindi non è in grado di comunicare efficacemente. È meglio aspettare che si calmi per parlarne. Poi in realtà non c'è subito bisogno di sapere che cosa sia successo. Abbiamo questa tendenza a voler risolvere subito tutto, a voler arrivare subito alla meta, ma il viaggio è importantissimo. Secondo me la cosa migliore e offrire la nostra presenza, dire sono qui con te e abbracciarlo o abbracciarla. In questo modo aiutiamo anche il bambino o la bambina ad avere un esempio sano di come reagire quando un loro amico o fratello si fa male. Per esempio, se modelliamo con il nostro comportamento è molto più probabile che i bambini poi lo copino. E non solo ma se chiediamo che cosa è successo? E poi, visto che magari il bambino o la bambina sta piangendo giustamente non ci risponde subito, ci risponde a monosillabi. Allora noi cominciamo ad assumere che sia stata colpa del fratello della sorella dell'amico o dell'amica che gli abbia dato la sberla che l'abbia spinto. In realtà cominciamo a fare domande a cui il bambino o la bambina può rispondere sì o no ed è normale che ci dica di sì, anche se qualcosa non è vero al cento per cento. Questo non perché sia bugiardo, ma perché noi gli stiamo imboccando la e loro in quel momento vogliono il nostro abbraccio e la nostra comprensione. Anzi, se ci pensate i messaggi che stiamo comunicando quando imbocchiamo le risposte sono uno che va bene mentirci e inventare ciò che è accaduto e due che non pensiamo che siano in grado di comunicarci la verità e raccontarci l'accaduto. Insomma, non stiamo dando loro fiducia, quindi per me è fondamentale in questi casi aspettare che il bambino si calmi, offrire la nostra presenza, il nostro amore che tanto è ciò di cui hanno bisogno in quel momento. Loro non vengono piangendo da noi per vendetta, non vogliono vendetta. Ma se noi in quel momento, in base a quello che ci raccontano, andiamo dal colpevole tra virgolette e lo sgridi a lungo andare i bambini imparano a ricercare quella vendetta. Siamo noi che insegniamo quel comportamento, poi quando sono calmi, magari sono loro stessi che ci raccontano che cosa è successo davvero o se no, a quel punto, se ci sembra importante, perché non sempre lo è, non sempre è importante sapere che cosa è successo. Possiamo anche decidere di lasciare che siano loro a raccontare se vogliono e se no, non importa. Non dobbiamo saperlo. Possiamo chiedere che cosa è successo? Aspettare la risposta. Quindi avere pazienza è proprio aspettare che le parole escano dalla loro bocca. E poi, appunto, possibilmente inviterei a non andare dal fratello o dalla sorella e sgridarli, ma ad avere lo stesso approccio che di cui parlavamo prima, ovvero mediare. Ovviamente ognuno trova il proprio Ma se ad esempio non si sa che cosa dire, potrei suggerire qualcosa del tipo tuo fratello è venuto da me piangendo. Mi aiuti a capire che cosa è successo, perché se chiediamo il loro aiuto invece di sgridarli o attaccarli verbalmente senza sapere uno più probabile che collaborino e ci raccontino e due così facendo stiamo costruendo un rapporto di fiducia e così facendo offriamo anche un ottimo esempio di risoluzione dei conflitti e mi fermo qui perché credo di aver già sforato alla grande dai cinque minuti, ma anzi no l'ultima cosa che dico è visto che poi me lo chiedete sì, io mi comporterei da mediatore esattamente allo stesso modo anche con gli amici, nei rapporti con bambini di altre persone, non solo in casa, perché in generale il modo in cui io tratto i miei figli e parlo con loro è il modo in cui io parlerei con qualsiasi bambino o bambina. Okay, basta. Trovate un riassunto di questo episodio sul mio blog www punto la tela di carlotta punto com nella collezione monte Storie express e vi do appuntamento a venerdì per un altro episodio di educare con calma tra l'altro venerdì non sarò sola, ma ci sarà Francesca Cavallo con me e l'audio non è dei migliori, ma il contenuto sì. Quindi sono sicura che vi piacerà. Buona serata. Buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete. Nel mondo. Ciao. Ciao.
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Io lavorando in una scuola dell'infanzia ne vedo a bizzeffe di episodi del genere e purtroppo devo confermare che a lungo andare si instaura un meccanismo tale per cui quando qualcuno litiga, poi corre subito dalla tata a dire "X mi ha fatto questo!!" E spesso poi corrono via senza neanche aspettare la nostra risposta (mi sembra che lo facciano solo per far vedere chi ha sbagliato o per sentirci "sgridare" l'altro bambino). Sto cercando piano piano di cambiare questa abitudine...
Che bello, io lo dico sempre che l'educazione nelle scuole tradizionali può cambiare solo partendo dalle insegnanti. Grazie!
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