62. Inizio della scuola: la nostra esperienza e pensieri a ragnatela
Oggi su Educare con Calma ho cambiato progetti e ho registrato last-minute questo episodio che mi frullava in mente da settimane, ma che non avevo ancora trovato la voglia o l'ispirazione di registrare.
E poi ti suggerisco alcune idee per una separazione potenzialmente più serena (ma non voglio creare aspettative, eh! 😉).
Se hai qualcosa da aggiungere o da condividere, lasciami un commento qui sotto (se stai ascoltando su Spotify o altre piattaforme, puoi farlo a questo link).
:: Nell'episodio menziono:
Questo post del 2018 sulla nostra esperienza
Questo episodio del podcast sul lasciare il pannolino
Questo post sull'importanza di salutarli
La scuola Montessori dei bambini a Marbella
Carlotta: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di Educare con Calma, oggi parliamo di inizio della scuola e mi riferisco all'inizio della scuola dell'infanzia o della scuola materna. Avevo tutt'altro programma per oggi, lo ammetto, ma alla fine mi sono messa a registrare Oggi l'inizio della scuola è nella mia mente perché sto ricevendo tantissimi messaggi di genitori che mi raccontano delle loro preoccupazioni mi dicono che temono che ci saranno lacrime mi chiedono come affrontarle come prevenirle come prevenirle come cura come prevenirle, come curarle, mettono in dubbio la loro scelta di mandare I bimbi a scuola, la loro scelta della scuola eccetera eccetera eccetera. Ed ecco visto che tutto questo l'ho vissuto anche io con Oliver e Emily capirete un po perché questi messaggi mi ronzano in mente. Quindi ho deciso di raccontarvi della nostra esperienza con l'inizio della scuola di Emily quando lei aveva circa venti mesi ne ho già parlato un po' in alcuni episodi e ne ho anche scritto sul blog nel duemila diciotto ma mi piace sempre parlare delle nostre esperienze con un po' di distacco e quindi mi sembra questo il momento giusto! Dunque prima di tutto vi dico che io pensavo che Emilia avrebbe iniziato la scuola alla grande, perché a parte veramente rarissime volte lei è sempre stata felice con qualsiasi babysitter con cui l'ho lasciata quando la babysitter arrivava lei correva dai suoi giochi mi salutava mandandomi un bacio e continuava a giocare con la babysitter In Canada addirittura l'ho lasciata in una casa nuova con due o tre babysitter diverse, quindi in tre occasioni diverse, persone che lei non aveva mai visto prima e non mai avuto alcun problema.
Quindi io ovviamente mi aspettavo la classica scena del arrivo davanti alla porta di scuola mi considera appena ed entra invece inaspettatamente fin dal primo giorno di scuola materna mi è stato abbastanza chiaro che avrei dovuto attraversare un processo di adattamento, di ambientamento emotivamente estenuante. Ora perché non me l'aspettavo? Perché non avevo tenuto in conto di un fattore importante: tutte quelle volte che io lo lasciavo felice con la babysitter generalmente lei era con Oliver mentre qui sarebbe entrata con Oliver ma poi lei sarebbe stata nella comunità infantile che va dai quindici mesi ai tre anni e lui invece sarebbe stato nella casa dei bambini dai tre ai sei anni quindi separati. Il primo giorno è andato più o meno come me lo aspettavo se non che io invece di andare via a salutarla dalla porta sono entrata perché così prevedeva l'ambientamento ma poi lei è stata veramente indipendente dentro l'aula e gli unici momenti in cui non lo era era proprio quando mi vedeva e quindi veniva da me che con la guida abbiamo poi parlato alla fine della scuola e abbiamo deciso che se lei entrava felice il giorno dopo senza di me io potevo aspettare fuori era comunque proprio solo un'oretta e io nella mia mente avevo sempre comunque il pensiero che con le baby sitter stava di più quindi mi sono detta perché no?
E infatti il secondo giorno anche se lei sembrava leggermente più insicura ma è entrata apparentemente tranquilla senza di me tenendo la mano ad Oliver l'ho salutata dal cancello mi vista andare via ed è entrata ho pensato è fatta probabilmente però lei si era fatta forte fino a quando è andata in una stanza diversa da Oliver e si è resa conto di trovarsi sola con estranei e senza di me, senza Oliver, senza Alex iniziato a piangere e non quasi mai più smesso ok questa è un'esagerazione però I giorni dopo davvero piangeva per entrare, piangeva spesso dentro, piangeva perfino all'uscita quando mi vedeva e seppure io cercassi di rimanere calma quando ero con lei ogni volta che all'entrata lei piangeva e all'uscita le insegnanti mi dicevano che aveva pianto spesso comunque ogni volta che succedeva questo io ovviamente mi sentivo malissimo e il viaggio in macchina era un flusso di pensieri inarrestabili pensavo cose veramente poco sensate anche controproducenti come ma cavolo se solo le insegnanti la coinvolgessero di più con canzoni e pagliacciate se solo la distrassero con il cibo se solo la prendessero in braccio se solo la conoscessero come la conosco io se solo se solo se solo se solo conosco io, se solo se solo se solo questo è controproducente perché nella mia testa io sto dicendo alla mia mente di non fidarmi delle insegnanti ovvero delle persone che staranno con lei tutti I giorni quindi è un controsenso.
Poi pensavo anche cose come forse non è ancora pronta, forse questo è il suo modo di dirmi che bisogno di più tempo a casa con me, forse dovrei ascoltare chi mi detto di aspettare il più possibile a iniziare l'asilo perché questa tappa non tornerà mai più, ma anche questo è controproducente, è un pensiero che non molto senso perché non è che la decisione l'abbiamo presa in un batter di ciglio, che ci siamo svegliati quella mattina e abbiamo detto ok Emily tu vai a scuola! No è stata una decisione ovviamente molto riflettuta, ci preparavamo da mesi anzi e questi pensieri non solo non aiutano a sentirmi sicura della mia decisione ma fanno sì che questa energia io poi la trasmetto anche a Emily e poi ovviamente mi facevo ancora sopraffare dai sopraffare dai sensi di colpa e quindi pensavo cose come sono egoista io posso permettermi di trovare altri orari e altri modi di lavorare senza doverlo sottoporre a questa sofferenza e allora perché non lo faccio? Ma anche questo è controproducente perché se sono arrivata alla decisione di mandarla a scuola per qualche ora al mattino è perché sento di avere bisogno di quel tempo per me è importante che io mi ascolti e che mi dia almeno l'opportunità di provare e poi dopo tutti questi pensieri distruttivi e controproducenti, di solito facevo un respiro profondo e aspettavo con calma che la parte razionale del mio cervello riprendesse il controllo.
E poi quindi cercavo di cambiare la conversazione, cercavo di cambiare questa ragnatela di pensieri. Magari mi dicevo Carlotta ma ti stai sentendo, hai preso una decisione perché dentro di te senti che è quella giusta per te e per Emily tu credi nella scuola che hai scelto, stimile insegnanti e alla fine nel profondo sapevi che c'era la possibilità che sarebbe stato difficile ecco perché hai un herpes al labbro e sono lotti che non dormi quindi respira ragiona non c'è molto che le insegnanti possano fare o dire per rendere questo distacco più facile per Emily dovrà affrontarlo esattamente come fece Oliver il cambiamento è sempre difficile ma tu hai scelto di credere che sia per il meglio quindi credici perché Emily è prontissima te l' dimostrato in ogni occasione in tutti I modi voglia di stimoli nuovi ne avete parlato tanto insieme è pronta Questa separazione è sana per entrambe, non sei egoista, anche I tuoi bisogni sono importanti, ne hai diritto al cento por cento. E poi continuavo a ripetermi un mantra, continuavo a ripetermi: non è una decisione definitiva, se proprio non va bene vale tornare indietro, vale cambiare idea, vale sempre cambiare idea, ma almeno ti sei data l'opportunità.
Ecco questi erano I pensieri a cui cercavo di dare più spazio quindi questi pensieri più sensati, più sani, più calmi, più costruttivi, più produttivi e davvero me li ripetevo giorno dopo giorno erano I miei pensieri fissi quando andavo all'asilo e li portavo in macchina e quando li andavo riprendere e in ogni momento della mia giornata questi erano I miei pensieri e di solito passavo prima per I pensieri poco sensati e poco produttivi e poi cercavo di respirare e rigirarli Ovviamente il fatto che io riuscissi a rigirare questi pensieri in pensieri produttivi e più sensati e più sani non toglieva il fatto che fosse difficile emotivamente, che fosse estenuante, che fosse straziante. In realtà il distacco è sempre un po' difficile anche quando non ci sono lacrime e spesso l'età tra l'altro non c'entra molto alcuni dicono che dovresti mandare tuo figlio all'asilo il prima possibile se non vuoi che faccia fatica altri dicono dopo l'anno altri ancora dicono sicuramente non tra I dodici e diciotto mesi, altri invece dicono sicuramente se non l'hai mandato prima dei diciotto mesi aspetta fino a che ne abbia tre così passa la fase dell'autoaffermazione, altri ancora dicono di saltare direttamente la materna e andare subito alla primaria insomma è vero tutto ed è vero il contrario di tutto la verità più vera è che alcuni bambini fanno fatica a separarsi dai genitori per iniziare l'asilo o la scuola altri no.
Ho sentito tante storie diverse non importa quanto piccoli o grandi siano I bambini, siano abituati a stare lontani da mamma e papà, quale sia la loro personalità. Ho sentito di bambini che vanno all'asilo felici fin dal primo giorno senza mai una lacrima, ho sentito di bambini che piangono per settimane prima di adattarsi e ci mettono mesi a essere felici a scuola. Quando si tratta di separazione, di questo traguardo, non ci sono regole, non c'è un'età ideale, non c'è trucco consiglio per renderlo più facile e non c'è nemmeno nessuno a cui si può puntare il dito se tutto questo processo non va bene come quei pensieri che io avevo sulle insegnanti. Nessuno è preparato, nessuno sa che cosa aspettarsi finché non lo vive. Il meglio che possiamo fare noi genitori per noi stessi è scegliere una scuola di cui ci fidiamo in cui sappiamo che quando nostro figlio piange disperato all'entrata l'insegnante lo accoglierà e farà qualsiasi cosa in suo potere per rendere il processo meno faticoso e il meglio che possiamo fare per loro per I nostri bambini è non necessariamente nascondere le nostre emozioni ma cercare di condividerle con serenità prepararli con anticipo parlarne tanto e poi quando arriva il momento del distacco cercare di controllare le nostre emozioni respirare, trovare un metodo per emanare energia positiva, per concentrarsi sul momento presente senza proiettare le nostre emozioni al momento del distacco.
Perché spesso succede che la nostra energia è in tensione e trasmettiamo questa energia ai nostri bambini e poi quando è il momento salutarli, non andate via di nascosto quando sono distratti per favore, sorridere, girarci e allontanarci e quando li lasciamo in lacrime respiriamo a fondo e aspettiamo pazientemente, proviamo ad osservarci da fuori osserviamo le nostre emozioni che prendono il sopravvento e poi ci osserviamo mentre riprendiamo il controllo del nostro cervello, mentre riprendiamo il controllo del timone della barca. Fa male! Certo che fa male, è un dolore lancinante, fa male già solo quando piangono perché si fanno male e noi possiamo abbracciarli e tenerli lì con noi siamo lì con loro quindi ovviamente fa ancora più male quando invece di abbracciarli e tenerli con noi dobbiamo abbandonarli e uso questa parola forte apposta perché credo che il processo di lasciare andare I sensi di colpa passi anche per l'accettare le verità scomode. Un bambino che piange disperato all'entrata della scuola perché ci vede andare via probabilmente si sente abbandonato, non possiamo girarci intorno ed è per questo che dobbiamo avere ancora più empatia nei suoi confronti ma anche empatia nei nostri confronti perché anche noi soffriamo anche noi facciamo fatica e magari non possiamo fare altrimenti ecco mi sono lasciata trasportare e non ho finito di raccontarvi come è poi finita con l'ambientamento di Emily e questa parte della storia a che fare con quell'ultimo pensiero che mi ripetevo in macchina ovvero con quel se proprio non va bene vale cambiare idea, vale sempre cambiare idea.
Perché dopo poco meno di un mese Emily si era abituato soltanto in parte, piangeva ancora tutte le mattine, spesso iniziava addirittura in casa poi era silenziosa in macchina e scoppiava a piangere quando parcheggiavo e spesso piangeva tanto anche a scuola non così tanto come all'inizio però comunque spesso e volentieri magari stava facendo un'attività, la finiva e poi si metteva a piangere diceva che amava mamma, cosa che mi lasciava confusa perché per esempio Oliver piangeva quando lo lasciavo ma appena scomparivo dietro l'angolo si tranquillizzava o si rassegnava, non lo sapremo mai. Non solo era felice tutto il tempo a scuola, ma non voleva neanche mai venire a casa dovevo pregarlo. La scuola finiva ricordo all' uno e mezza e all'una e cinquanta eravamo ancora lì cercando di convincerlo a uscire dalla scuola. Emily invece piangeva quando entrava, piangeva spesso a scuola e piangeva anche all'uscita quando mi vedeva. Erano veramente proprio emozioni fortissime che io non riuscivo più a ignorare quindi a ottobre ho deciso di tenerla a casa per due ragioni: uno potevo permettermelo al cento per cento potevo continuare a lavorare darmi I turni con Alex come lavoravo prima e ammetto che dopo tutto questo strazio inaspettato mi faceva davvero piacere poter accogliere la sua emozione in questo modo con così tanta flessibilità Capisco che non tutti I genitori possano permetterselo quindi questa è una delle più grandi ragioni perché potevo permettermelo due) Emily stava lasciando il pannolino l'ho raccontato anche nell'episodio sullo spannolinamento, l' lasciato presto a ventuno mesi e sicuramente anche per quello era più insicura lei aveva bisogno di affrontare un traguardo alla volta: prima togliamo il pannolino e poi facciamo questo distacco dalla mamma!
Quindi ho deciso di lasciarle appunto affrontare questi due grandi traguardi con I suoi tempi perché potevo permettermelo lo ripeto! Quindi l'ho tenuta a casa e in accordo con le insegnanti avevamo deciso di riprovare più avanti e nel frattempo di provare a impostare la stessa routine della scuola a casa quindi un piccolo ciclo di lavoro, una merenda che si preparava lei, una passeggiata e poi il pranzo. E stava funzionando tutto alla grande stava andando benissimo veramente Emily aveva accolto questa nuova routine fantasticamente ma il destino voluto diversamente voluto che anche se io avevo segretamente deciso di tenerla a casa fino a gennaio perché stava andando veramente così bene che io riuscivo addirittura a lavorare mentre lei faceva il suo ciclo di lavoro, a fine ottobre sono stata ricoverata in ospedale per un mese e quindi Alex si è visto forzato a portarla comunque, ma sorprendentemente anche se Emily era ancora incerta questa volta è andata un po meglio lei si è lasciata accogliere, le insegnanti hanno capito il trauma e sono state davvero il vero successo dell'operazione asilo come scuola scuola come la chiamavo allora non smetterò mai di ringraziarle perché poi Emily avuto una grandissima regressione con la pipì e quindi le insegnanti dovevano cambiarla anche cinque volte al giorno e la verità è che questa volta lei entrava più serena e quando era lì non piangeva aveva anche fatto amici di cui parlava ad Alex quando era a casa Insomma a volte la vita decide per noi e forse la scuola in quel momento è stato quello di cui aveva bisogno per affrontare il trauma di non avermi a casa.
Non lo sapremo mai ma questa è stata la nostra esperienza imperfetta oserei dire come tutte le esperienze della genitorialità. Chiudo l'episodio con alcune idee che potrebbero aiutare a superare la sono idee che un po' ho suggerito ai genitori nel corso degli anni hanno funzionato e un po' ho usato io con Oliver e Emily anche se non con molto successo, ma come vi dico sempre quello che funziona per me magari non funziona per voi e funziona anche al contrario magari non funziona per me, ma per voi sì, quindi vale la pena provare. Sempre lo stesso discorso: concentrati sul tuo respiro, concentrati su un tono calmo di voce e sul controllo delle tue emozioni che sono le uniche che puoi controllare tra l'altro. Poi preparali a ciò che avverrà con sincerità e con dettagli, per esempio quando arriva il giorno di scuola andiamo in macchina, guidiamo fino a là, parcheggiamo, poi andiamo alla porta, salutiamo l'insegnante, ci salutiamo poi tu rimani all'asilo e io vado a lavorare e poi torno a prenderti. Possiamo iniziare davvero con larghissimo anticipo cercando sempre di parlarne con tranquillità Possiamo anche leggere dei libri insieme sul primo giorno di scuola, ce ne sono tantissimi andate in libreria, ne cercate uno che racconti un pochino il primo giorno di scuola anche se racconta un po' del nervosismo del primo giorno di scuola comunque questi libri hanno poi sempre un lieto fine quindi ecco per noi ci avevano aiutati.
Ovviamente una cosa importantissima è parlare dei compagni se ne conoscete qualcuno, del maestro, provare a ricordare I nomi insieme dopo qualche giorno di scuola addirittura si può chiedere alle insegnanti delle foto anche solo su whatsapp se possibile da guardare poi insieme a casa e descrivere quello che vedete, I compagni. Questo per esempio aveva aiutato tantissimo Alex nel secondo ambientamento quando io ero in ospedale. Le insegnanti mandavano ogni giorno delle foto di Emily che giocava con I suoi compagni e le mandavano ad Alex su whatsapp e Alex ed Emily le guardavano insieme con Oliver alla sera prima di andare a dormire e questo aiutava veramente tantissimo. Poi ovviamente parlate dei momenti della giornata a scuola, fatevi raccontare dalle insegnanti quello che fanno quindi potete veramente parlare con I vostri bambini di quello che succederà, di come succederà, che ne so prima state in aula potete scegliere il materiale che volete, I giocattoli che volete oppure cantate tutti una canzone insieme, poi andate a giocare nel patio, poi c'è il pranzo ecc ecc insomma mi avete capito! Se avete tempo o se non avete tempo magari potete fare uno sforzo e svegliarvi un po' prima, vi consiglio di parcheggiare più lontano dalla scuola e camminare un paio di minuti godendomi la passeggiata, osservando ciò che avete intorno lasciando che sia vostro figlio o vostra figlia a portare lo zainetto sulle spalle perché questo dà un senso di scopo che è molto importante a questa età.
Quindi ecco semplicemente questo piccolo rituale di camminare fare una passeggiata verso la scuola insieme godendosi proprio il momento senza dispositivi potrebbe davvero aiutare tantissimo e a proposito di rituali potete avere un vostro rito di saluto per esempio potete darvi il cinque in modo speciale potete impararlo a casa ovviamente non sul momento potete lasciare una moneta nella tasca dei pantaloni, potete cantare la stessa canzone tutte le mattine mentre siete in macchina, mentre camminate verso la scuola, potete scambiarvi un braccialetto, un disegno, una moneta oppure potete anche disegnarvi lo stesso disegno sul braccio, sul ginocchio, sulla mano, che sia un cuore, una stella, un fiore, qualcosa di vostro insomma. Ecco questo veramente potrebbe togliere l'attenzione un po' sul momento, sulla difficoltà del momento e concentrare invece l'attenzione sul disegno e sulla volontà o l'emozione di entrare e far vedere guardate ho un fiore disegnato sul ginocchio e poi ovviamente ricordare spesso e sempre che tornate a prenderli ripetetelo più volte e date riferimenti temporali concreti torno a prenderti dopo il pranzo torno a prenderti dopo il pisolino eccetera eccetera ma soprattutto non commettete l'errore di non salutarli e andare via quando sono distratti a volte abbiamo la tendenza ad ingannare I bambini non so come mai forse perché pensiamo che nell'immediato questo li faccia stare meglio per esempio quando diciamo torno subito e poi vado al lavoro e torno tra cinque ore quel subito sta creando aspettative sbagliate, non sta insegnando il senso del tempo e soprattutto sta intaccando la fiducia dei nostri figli nei nostri confronti.
Io lo so che alcune insegnanti consigliano di andare via senza che vi vedano, consigliano di sgattaiolare quando sono distratti, consigliano di non salutarli perché così non piangono, ma questo è sbagliato! Dovete lottare contro questa mentalità, anche se significa andare contro proprio I primi giorni di scuola quello che dice l'insegnante, lo so che è faticoso, ma andare via senza salutare vostro figlio che cosa insegna? Non insegna nulla, semmai insegna ad attaccarsi alle tue gambe come un koala il giorno dopo, insegna a non perderti mai di vista nemmeno per un secondo perché paura che lo abbandoni di nuovo, insegna ad avere paura dell'abbandono, crea un rapporto sbagliato nelle relazioni con l'abbandono e insegna a non fidarsi di te a lungo termine. Quando lasciamo I bambini all'asilo senza salutarli io vi assicuro che gli unici che beneficiamo siamo noi perché ce ne andiamo con l'anima ce ne andiamo tranquilli prima che si rendano conto che non ci siamo e inizino a piangere, ce ne andiamo senza l'immagine dei loro visi disperati, delle loro lacrime quindi ecco no non lasciare tuo figlio all'asilo senza salutarlo! Salutare è un gesto d'amore, è un segnale d'amore.
Salutare crea fiducia, salutare dice ai nostri figli ehi guarda che torno, puoi fidarti di me, io torno a prenderti! Non importa se non piange, se piange perché piange? Se questa separazione deve avvenire perché non puoi fare altrimenti, almeno falla avvenire con rispetto. Salutare è un gesto d'amore, non lasciare tuo figlio all'asilo senza salutarlo. E questo è tutto per oggi, spero che la mia esperienza e le mie parole vi possano fare riflettere e magari anche aiutare e se così fosse mi piacerebbe che me lo raccontaste nei commenti sul mio blog w w w punto la tela punto com ovviamente mi trovate come sempre anche su instagram e su facebook come la tela di Carlotta blog e ci vediamo la settimana prossima con un altro episodio di Educare con calma.
Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao!
Ho pensato come te che lui fosse pronto, ha tanta voglia di scoprire e quindi questa scelta è stata presa non per necessità nostra ma per permettere a lui di fare un'esperienza arricchente..
Dato il suo comportamento di disperazione sto avendo i tuoi stessi pensieri e sensi di colpa, mi chiedo se ho preso la decisione giusta, se è ancora presto per lui...
Tu hai parlato di 1 mese, pensi sia il tempo giusto per decidere se continuare o meno?
La psicologa a cui mi sono rivolta per capire come affrontare questo momento, dato che il piccolo oramai vuole stare SEMPRE e SOLO in braccio a me, la notte si sveglia ogni ora e chiede continuamente il seno, mi dice di non anticipare troppo il momento dell'arrivo al nido, perchè gli creerebbe un ansia preparatoria che non è utile.. Io invece seguendo i tuoi post ho fatto tutta la preparazione possibile incluse foto ecc..
Che ne pensi?
I nostri bambini sono fisiologicamente «programmati» per cercare in noi la loro sicurezza: quando ci siamo, sentono letteralmente che possono sopravvivere; quando non ci siamo, il loro cervello non ha ancora gli strumenti per capire che restano comunque al sicuro. Per questo piangono, per questo si aggrappano, e per questo spesso a casa ci cercano di più rispetto a prima. Le lacrime non sono un fallimento, sono comunicazione.
E inoltre abbiamo creato anche un libro stampabile per l'infanzia per raccontare, con frasi brevi e semplici adatte anche ai più piccoli, cosa possono aspettarsi a scuola e che tutte le emozioni che si provano in questo contesto nuovo sono valide:
Ti lascio anche un piccolo recap di piccoli strumenti che possono aiutarvi in questa fase di transizione (li trovi più approfonditi nel Percorso):
Ti lascio qui anche altri episodi del podcast in cui Carlotta ha esplorato questo tema, spero possano aiutarti a fare chiarezza e affrontare questa fatica:
Ti abbraccio forte. Non sei sola, e il fatto che tu ti stia ponendo tutte queste domande è già segno che stai accompagnando tuo figlio con consapevolezza. 💜
Qualche passetto in avanti si sta facendo, inizia a piangere dal momento in cui parcheggio sotto l'asilo e non più già da casa.. È in costante ricerca di me, non mi lascia muovere, se mi allontano piange..
Non so cosa fare..
Lo so, è tanta fatica e non sempre riusciamo ad essere accoglienti e pazienti, così come è difficile gestire il senso di colpa che sentiamo, e anche la stanchezza. Cerca di rimanere gentile verso te stessa, continua a osservare cosa succede, e ricorda anche che puoi darti il permesso di rivalutare tutta la situazione, se lo senti necessario. 💜
Mi viene in mente anche una cosa, che spesso fa la differenza: lui piange solo al distacco ma poi in classe si tranquillizza e rimane sereno durante le ore di scuola? Come ti sembra quando vai a riprenderlo? Hai provato a parlare con insegnanti per capire come si sente il tuo bimbo durante le ore che trascorre a scuola?
Te lo chiedo perché molto spesso succede questo: piangono al distacco (ed è normalissimo così), poi però la permanenza a scuola è serena e questo di solito significa che il bambino comunque apprezza questa nuova esperienza (nonostante stia ancora imparando il distacco).
Nel Percorso ci sono diverse lezioni con suggerimenti e spunti. Ad esempio:
Un grande abbraccio e faccio il tifo per voi! 🫂
Le maestre mi dicono che, a parte i primi 10gg in cui piangeva anche entrato in asilo e chiamava mamma, ora non piange più e sembra partecipi alle attività con serenità, incluso il pranzo.
Quando torno a prenderlo è abbastanza tranquillo, vuole subito venire in braccio e mi chiede il seno, in maniera assillante 😀
Pensi che anche se dovesse continuare a piangere al distacco, e poi si conforti una volta entrato vorrebbe dire che il "problema" sia lasciarmi andare? Pensavo anche di farlo accompagnare dal papà, perchè secondo me non si comporterebbe allo stesso modo.. Lui è eccessivamente legato a me..
Mio figlio di 18 mesi sta andando al nido e stiamo vivendo una situazione simile a quella descritta da te e da alcune mamme.
Piange sempre, non si lascia consolare e vuole avere sempre un contatto con le maestre.
Vedere queste sue difficoltà mi fa stare male e ho paura di sbagliare qualcosa, che in qualche modo sia “colpa” mia se non riesce ad ambientarsi.
Non so se le sue difficoltà sono anche legate alla lingua (viviamo all’estero e lui non ancora parla il tedesco) o al fatto che, come descrivevi tu nel tuo caso, a me vengono mille dubbi, anche sulle insegnanti, su come reagiscono e lui percepisce queste mie insicurezze.
Mi ha aiutato molto sentire che non sono l’unica che combatte con queste difficoltà, mi chiedo solo se prima o poi andrà meglio o devo aspettarmi che sarà così per molto tempo!!
Concordo su tutto quel che hai detto in questa puntata... Ho un bimbo di 16 mesi che sta affrontando un inserimento simile a quello di Emily (pianti all'ingresso, tantissimi pianti mentre è lì, non gioca, non si fa consolare dalle maestre, non mangia la merenda, indica sempre la porta perchè vuole andare via). Nonostante da tempo abbiamo provato a "seminare" (libri sull'asilo, ne parliamo sempre il pomeriggio, la mattina nel percorso casa-scuola ci prepariamo al distacco, ovviamente lo salutiamo bene) dopo una settimana la situazione sembra solo peggiorare...e noi non abbiamo un piano B (abbiamo avuto una babysitter per gli scorsi 7 mesi ma non possiamo più). Sto rimettendo in discussione la nostra scelta (ben ponderata), non so quando cominciare a non considerarla più una reazione "normale" al distacco e quando una tortura che gli stiamo infliggendo e che avrà ripercussioni... Non l'avrei mai detto, ma è l'ostacolo più grande che sto affrontando dalla sua nascita (ben più grande del distacco avuto quando ho ricominciato a lavorare).
Grazie ancora per tutto quel che fai
Condivido pienamente quello che hai detto, soprattutto trovo anche io indispensabile salutare mia figlia prima della separazione, per rafforzare il rapporto di fiducia tra me e lei.
Volevo chiederti consiglio riguardo un’altra difficoltà che sto avendo con la mia bimba in queste prime settimane di scuola dell’infanzia. Lei ha 3 anni ed è alla sua prima esperienza con altri bimbi senza la presenza di un genitore/parente. Al mattino è finora sempre stata felice di andare a scuola, ma le maestre mi dicono che è timidissima, sta sempre con loro e la devono spronare a prendere contatto coi coetanei, chiede sempre il permesso per tutto (fin troppo) ed è estremamente educata e gentile con gli altri bambini.
Ieri mi ha detto che una bimba le ha rubato un gioco e che quindi lei non voleva più andare a scuola perché non può giocare liberamente e perché teme che gli altri bimbi siano cattivi. La cosa poi le è passata di mente e oggi non ha avuto nessuna crisi, ma io come mi devo comportare se ricapitasse la situazione? A parte dirle che i giochi sono di tutti e che può riferire alle maestre se qualcuno le ruba le cose mentre le sta usando cosa le posso dire?
Mi sembra come se lei non avesse sviluppato nessuna difese/modo di interagire con gli altri bambini. Non vorrei però che l’andare all’asilo le facesse paura o venisse calpestata dagli altri perché “di indole tranquilla”. Sono preoccupata senza motivo? Devo solo attendere che si faccia le ossa come mi dicono o posso intervenire in qualche modo?
Grazie mille
Quest'anno invece il ritorno al nido è stato un po' più complicato, per noi genitori soprattutto. Dopo uno spannolinamento senza grossi problemi avvenuto questa estate, con l'inizio del nido la mia bimba ha avuto una regressione (se così si può definire) e ora non riusciamo quasi mai ad arrivare al bagno con le mutandine asciutte. Forse è il suo modo di esprimere il suo disagio per questo distacco, o forse è perché al nido é sempre andata col pannolino e ora si deve abituare a questa nuova modalità, probabilmente non lo sapró mai...intanto aspetto che questa fase passi con tanta pazienza come al solito😊
Ps. Spero vada meglio! 🤞
Puntata super come tutte le altre!
Volevo chiedere un consiglio riguardo la scuola: nostro figlio va al nido dallo scorso anno quando ne aveva 1 e tra pochi giorni comincia il secondo anno. E' andato tutto piuttosto bene, tra alti e bassi, ma per la maggior parte del tempo ci stava volentieri. Solo una cosa ci turbava, ovvero ci sono state delle mattine di alcuni periodi in cui F. all'ingresso piangeva e non voleva andare soprattutto quando vedeva che c'era una delle due maestre, e dopo pochi minuti di opera di convincimento lei me lo strappava dalle mani, e io (noi) comunque rimanevamo li a salutarlo finchè non entrava piangendo nella stanza. Alcune volte mi è capitato di andare via con il magone. Non abbiamo affrontato il discorso con le maestre, però quest'anno se dovesse ricapitare vorrei farlo. Secondo te quale può essere il giusto modo / parole senza risultare offensiva ne tanto meno presuntuosa. Grazie