Preferiti dei bambini

66. Punizioni, conseguenze e obbedienza: che si fa?

In questo episodio affronto di nuovo il tema delle punizione e delle conseguenze e ci butto dentro una riflessione, secondo me doverosa, sull'obbedienza. Vi racconto anche un episodio che ho già raccontato sul blog qualche tempo fa e una storia che Alex racconta ai bambini da molto tempo (non l'ho detto, ma non era la prima volta che gliela sentivo raccontare).

8 ottobre 2021·
23 min
·20 commenti
Fatemi sapere che cosa ne pensate lasciandomi un commento sul blog, nella pagina dedicata a questo episodio.

:: Nell'episodio menziono:

Questo post La Storia del pilota.

Simone Davies, mia mentore montessoriana, con il suo blog The Montessori Notebook.

Jorge Floyd, nome uscito sulla scia dell'emozione, perché la sua morte mi colpì profondamente e mi fece approfondire un percorso di studi sull'antirazzismo.

Il mio corso Educare a Lungo Termine.

Carlotta: Benvenuti e benvenute a un altro episodio di Ducare con calma. Oggi ho deciso di parlare di un argomento di cui ho parlato già tantissimo ovunque su instagram, sul blog e ovviamente ne parlo tantissimo anche sul mio corso online Educare a lungo termine. Tra l'altro, visto che mi viene fatta spessissimo una domanda che è: ma il tuo corso scadenza? E tra l'altro solo oggi ho ricevuto tre domande così ci tengo a dirvi a voi che mi state ascoltando adesso che il mio corso online non scadenza. Quando lo compri puoi farlo al tuo passo e impiegarci tutto il tempo che vuoi.

C'è anche l'opzione di un percorso guidato in cui vi guido praticamente alla scoperta del corso in dodici settimane con dodici mail e in cui ci sono videochiamate con me. Ma anche questo non scadenza. Non è che dopo le dodici settimane finisce tutto, sparisce tutto, sparisce la magia. No! Una volta che compri il corso ne hai accesso a vita.

Ok, chiusa parentesi, ma alla fine se non promuovo io il mio lavoro, che è il lavoro in cui credo moltissimo, perché questi corsi che ho creato sono corsi che hanno un valore importantissimo per me perché hanno rappresentato praticamente il mio percorso nella genitorialità a lungo termine. Se non promuovo io questo lavoro non lo fa nessuno per me, quindi a chi conosce già a memoria I miei corsi ringrazio per la vostra pazienza. Il tema di oggi è PUNIZIONI E CONSEGUENZE E' OBEDIENZA. E' un po' tutto ciò che ci gira intorno. Qualche tempo fa ho pubblicato un post sul blog che generato molto interesse e che vi racconto anche qui oggi.

Vi metterò poi il link nelle note dell'episodio se volete leggerlo. Successe che un giorno eravamo mi sembra in Italia da qualche parte Emily scritto per errore sul tablet di Alex con un pennarello. Era seduta per terra, stava scrivendo su carta, il tablet era vicino alla carta per terra e lei si è sbagliata. Ora è un tablet costoso, non è un giocattolo, è uno strumento di lavoro di Alex che noi però adoperiamo occasionalmente e sempre più spesso con I bambini per fare home schooling perché è veramente un ottimo strumento per lavorare con I bambini perché è come quasi scrivere su carta praticamente. Fortunatamente siamo riusciti a rimuovere la macchia di pennarello usando una semplice gomma, santo Google, ma io istintivamente ho detto ad Alex davanti ad Emily forse è un po' troppo presto per lasciare che Emily lo usi da sola.

Quando Emily sentito queste parole è scoppiata a piangere. Io ovviamente ho accolto la sua tristezza, l'ho abbracciata e le ho detto: Emily, davvero credo che sia una responsabilità troppo grande per te. Puoi usarlo di nuovo quando sarai capace a prendertene cura. Lei era disperata, si è stretta a me e pianto ancora di più. Quindi non si è arrabbiata con me, accolto il fatto che io la stessi accogliendo perché quando noi accogliamo loro, loro accolgono noi, però era davvero disperata e la capisco perché lei adora scrivere sul tablet e visto che è come se fosse carta, Noi glielo lasciamo usare spesso e, sempre più spesso, glielo lasciamo usare anche quando sono da soli.

Ora, cosa è successo dopo? Tutte queste lacrime non terminavano e quindi Alex è andato poi da lei e le chiesto se poteva raccontarle una storia. Lei detto di sì e allora lui le raccontato questa storia che io vi leggo perché l'ho scritta sul blog in quell'articolo di cui vi parlavo prima, Ma come la racconta Alex è veramente super. Quindi non voglio raccontarvela io, la leggo. C'era un signore che possedeva alcuni aerei.

Un giorno il signore aveva bisogno di andare da qualche parte e disse a un pilota di preparare l'aereo. L'aereo è pronto e decolla, ma poco dopo inizia a perdere potenza e ad abbassarsi. Il pilota riesce ad atterrare e fortunatamente sia il proprietario dell'aereo che il pilota sopravvivono. Non si sono fatti male, Ma l'aereo è completamente distrutto. Sai cos'è successo?

Il pilota aveva commesso un errore. Aveva messo il carburante sbagliato nell'aereo. Dopo qualche giorno il proprietario dell'aereo chiama di nuovo lo stesso pilota e gli chiede di preparare l'aereo. Il pilota è confuso, non capisce. Gli dice: Ma perché io?

Io ho distrutto un tuo aereo! Gli dice. E allora il signore gli spiega: Sai, tutti commettiamo errori, ma io sono sicuro che ora che tu l'hai commesso una volta, non lo commetterai mai più questo errore. Ecco perché d'ora in avanti voglio che sia tu l'unico a preparare il mio aereo. E poi Alex detto a Emily, Emily, oggi hai fatto un errore, ma visto che l'hai già fatto questo errore e ti reso molto triste, sono sicuro che non lo commetterai più.

Quindi mi fido di te con il tablet, puoi usarlo quando vuoi. Però, stabiliamo una regola: non usiamo mai il tablet sul pavimento, così ci sono meno possibilità che si mischi con I giocattoli. Va bene? Devo ammettere che non dimenticherò mai lo sguardo, l'amore, questa sensazione di grazie negli occhi di Emily. Si sono stretti la mano ed Emily abbracciato Alex per mezz'ora.

Ecco, per me quello è educare a lungo termine. Non che io abbia sbagliato. Io sono stata brava, ho controllato le mie emozioni, non mi sono arrabbiata come avrei fatto una volta, ho accolto l'errore, ho accolto l'emozione di Emily, ma sarei comunque ricaduta sui metodi dell'educazione tradizionale. L'avrei tolto il tablet, che è comunque un castigo, non possiamo girarci intorno. E questo non le insegna nulla, perché come fa ad imparare a prendersi cura del tablet se io non le permetto di usarlo?

Invece Alex fatto un passo in più. Trattato l'errore come ciò che deve essere. Un amico è uno dei migliori maestri di vita. Gli errori sono amici. E' facendo errori che impariamo.

Non sono I castighi che insegnano, sono gli errori. Pensiamo che I nostri bambini imparino grazie ai castighi solo perché ogni volta che sbagliano noi li puniamo e non diamo loro il beneficio del dubbio. Se invece non li punissimo e parlassimo con loro dell'errore di cosa è giusto, di cosa è sbagliato, l'errore di cosa è giusto, di cosa è sbagliato, la prossima volta è molto probabile che non lo commettano più, o magari lo faranno ancora se non l'hanno ancora interiorizzato, ma appena lo interiorizzano puff! Smettono di farlo. E così non commettono più l'errore non per paura della punizione, ma per voglia di fare la cosa giusta.

E così diventano adulti che non superano il limite di velocità non per paura della multa, ma perché vogliono fare la cosa giusta. A buoni intenditori poche parole. Ma sapete qual è la cosa che mi stupita di più di tutta questa storia? È la reazione dei genitori quando l'ho condivisa. La loro reazione e le loro parole mi hanno fatto capire che molti genitori sentono ancora di dover essere l'autorità nella famiglia e purtroppo ho notato che autorità per molti significa ancora impartire disciplina, e impartire disciplina significa essere il giudice e punire quando un bambino commette un errore.

Ma io credo che questo sia profondamente non vorrei dire sbagliato ma forse antiquato come mentalità. Una mentalità che condanna l'errore e punisce per ottenere obbedienza, non educa a lungo termine e soprattutto non crea pensatori critici. Io ancora una volta ovviamente devo ringraziare Maria Montessori per avermi insegnato una mentalità completamente diversa verso l'errore e quindi anche verso tutto questo circolo vizioso del io sono l'autorità, quindi condanno all'errore, punisco mio figlio perché solo così posso insegnargli. Ricordo quando ho letto per la prima volta tanti anni fa nel libro La mente del bambino di Maria Montessori questa citazione che vi leggo, ma in realtà probabilmente non dovrei neanche leggerla, potrei recitarla a memoria. Dice così: consideriamo l'errore per se stesso.

E' necessario ammettere che tutti possiamo sbagliare, è una realtà della vita, cosicché ammetterlo è un gran passo verso il progresso. Se dobbiamo percorrere il sentiero della verità e della realtà dobbiamo ammettere che tutti possiamo sbagliare, altrimenti saremmo perfetti, così meglio sarà avere verso l'errore un atteggiamento amichevole e considerarlo come un compagno che vive con noi e uno scopo, perché veramente ne uno. E' da quando ho letto quella frase che ho iniziato a osservare quando I bambini sbagliano. Ovviamente adesso osservo molto I miei, ma anche quelli degli altri, perché osservare I bambini è ormai un po' una deformazione professionale per me e poi devo ammettere che un fascino incredibile, sa sempre di scoperta, di evoluzione, di rivoluzione e più li osservavo I bambini più mi rendevo conto di una cosa per me rivoluzionaria: raramente I bambini sbagliano e raramente sbagliano apposta. Dico che raramente sbagliano perché in realtà, anche quando sbagliano, l'errore più spesso che no nasce dal loro desiderio di scoprire, dalla loro curiosità.

Non colorano la parete perché sono cattivi o perché vogliono sfidarci. Colorano la parete perché pensano: io adoro colorare I suoi fogli, la parete è bianca! Deve essere interessante colorarla, è praticamente un foglio gigante! Come dice Simon Davis, che non so se l' detto lei per prima, ma io l'ho letto da lei: I bambini piccoli sono esseri umani incompresi e fraintesi. Non lasciano cadere il cibo per terra perché sono cattivi e vogliono infrangere la mia regola e non rispettare la mia autorità quando di coloro il cibo non si fa cadere.

Lo lasciano cadere per terra, perché la gravità è una cosa meravigliosa, pensano: io davvero posso lasciare andare questo oggetto dalla mia mano e arriva fino a terra. Wow! E poi questo oggetto cade e fa un suono e quest'altro cade e fa un suono diverso, questo broccolo arriva subito a terra, questo pezzo di carta ci mette di più, wow wow wow! Per noi adulti è del tutto normale, per un bambino piccolo questa è un'esplorazione affascinante. Non ho detto età apposta, perché ogni bambino è diverso e fa le sue scoperte con tempi diversi.

E poi certo io dico bambini piccoli, ma prendiamo un bambino già un po' più grandicello che butta il cibo a terra e magari ci guarda perché in realtà sa che il cibo non si butta a terra perché glielo abbiamo già detto tante volte e che cosa pensa il genitore? Il genitore pensa ecco mi sfida in continuazione siamo così programmati a pensare che I bambini ci sfidino che non ci fermiamo nemmeno un attimo a pensare che magari invece vuole semplicemente attirare la nostra attenzione perché a tavola tendiamo a parlare tra noi adulti e non li consideriamo o perché guardiamo il telegiornale e loro si annoiano, oppure anche solo perché non gli piace quel cibo e non vuole vederlo nel suo piatto, ma non sa come comunicarlo e non un'alternativa al tirarlo per terra. Di questo abbiamo parlato nell'episodio con la pediatra Carla. Oppure quel bambino più grandicello notato che se ci chiama per attirare la nostra attenzione noi non rispondiamo, ma se butta qualcosa per terra, tutta la nostra attenzione. Perché ricordatevi, anche l'attenzione negativa è attenzione.

Credo che diamo davvero troppo poco beneficio del dubbio ai nostri bambini, o forse alle persone in generale, non lo so, ma sicuramente ai bambini sì, perché mi sembra quasi che li vediamo troppo spesso come nostri studenti, come persone a cui dobbiamo insegnare. E visto che arriviamo da un'educazione tradizionale in cui l'insegnante è l'autorità e alla cattedra l'insegnante insegna, lo studente impara ed è quella l'educazione che abbiamo ricevuto e che I nostri genitori hanno ricevuto a loro volta, allora tendiamo a replicare quello stesso tipo di educazione anche a casa con I nostri figli e quindi tendiamo a replicare anche lo stesso approccio all'errore. A scuola l'insegnante dà un brutto voto o mette il bambino sulla sede della riflessione, a casa il genitore si arrabbia, dice che è deluso, minaccia, se non smetti subito non vai alla festa di compleanno! O toglie ai bambini qualcosa che amano come punizione. Perché?

Perché pensiamo che la punizione ottenga obbedienza. E quindi devo aprire una parentesi sull'obbedienza. Il volere obbedienza è proprio il punto di partenza sbagliato per crescere I figli. Io non voglio che I miei figli siano obbedienti e non vedo l'essere obbediente come una caratteristica positiva. Obbedienza è una parola che a dire il vero io non ho mai apprezzato perché a me sa di sottomissione.

Un cane è obbediente perché si sottomette a me, io sono il suo padrone. Un essere umano deve essere critico, deve imparare a esprimere il disaccordo, deve far sentire la sua voce per ciò che non gli sembra giusto. Ecco, è così che io vorrei vedere I miei figli, le persone, le future generazioni. Il volere obbedienza per me è il punto di partenza sbagliato. Perché se io cresco I miei figli con l'immagine dell'obbedienza cieca all'autorità, oggi l'autorità sono io, genitore, e io nonostante tutto voglio il bene dei miei figli, ma domani l'autorità è il professore all'università che fa l'ingiustizia, il capo in ufficio che abusa della sua posizione, del suo potere, E a quelle persone, probabilmente, il bene dei miei figli non interessa così tanto come a me.

Quindi io non voglio che I miei figli imparino ad obbedire ciecamente alle autorità, me compresa perché per essere coerente devo includermi anch'io nelle autorità. E allora faccio ciò che penso sia giusto per nutrire la loro mente critica. Quando mi dimostrano a parole o con comportamenti che una mia regola, un limite che io ho stabilito è sbagliato o che loro sono già troppo grandi per quel limite cerco di accoglierli e allora magari scalano l'albero che io gli ho appena detto di non scalare perché si sentono capaci o perché non pensano che non scalare l'albero sia una regola valida in un giardino dove l'albero è l'unica cosa divertente da fare. Ma se io, di fronte a quel comportamento che potremmo definire disobbediente, li sgrido, mi metto in cattedra e a questo punto nessuno impara niente. Se invece io vado da loro e con calma, con gentilezza, chiedo loro perché sono saliti sull'albero nonostante io avessi detto loro di non farlo e parliamo di questo loro comportamento, allora quello sì che educare a lungo termine, quello sì che è costruire fiducia reciproca.

Penso da tantissimi anni a tutto questo, anzi forse inconsciamente ci penso da quando sono bambina perché io sono stata cresciuta in una famiglia tra virgolette tradizionale con tutti I castighi, le punizioni e sono arrivata alla conclusione che tutta questa mentalità dell'autorità e dell'importanza dell'obbedienza secondo me ci arriva proprio dal vedere l'errore come un qualcosa di negativo. E' quasi come se volessimo che I nostri figli non sbagliassero e visto che noi genitori abbiamo più esperienza di loro perché abbiamo vissuto più vita pensiamo che se ci ascoltano, se ci obbediscono, non sbaglieranno E invece non ci rendiamo conto che così facendo li stiamo privando del maestro di vita più importante, che è l'errore. E poi quando commettono un errore li stiamo sgridando e punendo, li stiamo mettendo in castigo, dicendo loro che ci hanno delusi, e tutto questo in realtà manda loro il messaggio. Quello che dico io e il mio giudizio prevalgono su quello che vuoi tu, prevalgono sul tuo desiderio di scoperta, di avventura, di esplorazione, prevalgono sul tuo diritto di sbagliare e trovare una soluzione, di cadere e di rialzarti da solo. Stiamo togliendo ai nostri figli la possibilità di sviluppare la fiducia in se stessi.

A lungo andare questa mentalità non funziona perché o I bambini ci ascoltano ciecamente e allora gli occhi della nostra società sono considerati bambini buoni o si ribellano e non ci ascoltano e allora li etichettiamo come monelli perché un bimbo che non ascolta e piange è erroneamente etichettiamo come monelli, perché un bimbo che non ascolta e piange è erroneamente visto come monello. Ma sia nel primo caso che nel secondo, quello che I bambini non stanno imparando è affidarsi di noi, Quello che non stanno imparando è a scegliere da soli il giusto. Quello che non stanno imparando è prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Quello che non stanno imparando è a rialzarsi da soli se cadono. E soprattutto quello che non stanno imparando è a far sentire la propria voce di fronte alle ingiustizie, qualsiasi ingiustizia.

Oggi è il bimbo che tira I capelli all'amico, domani è un'amica che esclude una persona dal gioco per il colore della sua pelle, e dopodomani è l'estraneo che butta la spazzatura per terra. E un giorno sarà il politico, il poliziotto che abusa del proprio potere. E utopico sicuramente, ma forse se creiamo una società di persone che sono sicure di sé, che hanno fiducia in sé, che sanno riconoscere il giusto dallo sbagliato, che scelgono di far sentire la propria voce, magari ci saranno meno George Floyd nel mondo. E scusate se mi emoziono. E niente, ora mi sono lasciata trasportare dalla mia solita ragnatela di pensieri, dalle emozioni e mi sono persa.

La mia scaletta mi dice parla delle conseguenze e quindi mi parlo delle conseguenze. Io ho sempre sostenuto che è meglio usare le conseguenze piuttosto che le punizioni, ma è da un po' che noto che spesso questo viene frainteso. Magari io penso che una mia decisione sia una conseguenza, Ma in realtà è solo un altro nome per punizione. Per esempio: hai rovinato il tablet, quindi io te lo tolgo perché non sei ancora in grado di prendertene cura. Io genitore la vedo come una conseguenza naturale, ma in realtà non è molto diversa da una punizione.

Una conseguenza naturale vera è inflitta dall'ambiente circostante. Per esempio: se lascio I pennarelli senza tappo e si seccano non posso più usarli. Ecco, quella è una conseguenza naturale del comportamento del bambino, una conseguenza inflitta dall'ambiente. Quando decido io genitore che tipo di conseguenza il comportamento del bambino, in realtà sto solo chiamando conseguenza quella che è una punizione. E poi, come dicevo prima, in realtà se io tolgo il tablet a mia figlia perché l' rovinato, non le sto insegnando a prendersene cura, perché l'unico modo che lei di imparare a prendersene cura è praticare a prendersene cura, quindi usarlo.

Mi è piaciuto molto il commento di Margherita, una lettrice sotto il post sul blog che raccontava che alle prime lezioni di equitazione sua figlia era guidata dall'istruttrice. L'istruttrice teneva lei le briglie. Un giorno, quando la bambina si sentiva già da un po' pronta a fare da sola, chiesto alla madre: Ma perché non posso tenere da sola le briglie? E la mamma le detto che quando sarà capace allora potrà tenerle da sola. E la bambina sapete cosa le risposto?

Le risposto: ma come faccio a diventare capace se non lo faccio? Ecco, se tutti I bambini di tutte le età potessero parlare, potessero esprimersi direbbero esattamente questo: come faccio ad imparare se non mi lasci fare da solo e non mi lasci sbagliare? Ecco, forse per parlare davvero di conseguenze o punizioni in realtà bisogna fare un passo indietro, bisogna iniziare dal parlare di fiducia. E non solo parlarne, ma iniziare a dare fiducia ai bambini. E per dare fiducia ai bambini dobbiamo iniziare dal dare loro il beneficio del dubbio, dal credere alle loro parole, dal non pensare di default che ci stanno sfidando, dallo smettere di valutare la bravura di un bambino da quanto obbedisce.

Secondo me il pensiero istintivo, o che dobbiamo forzarci di rendere istintivo, è che se hanno fatto qualcosa che reputiamo sbagliato, magari hanno una ragione. Che se ci stanno dicendo una cosa che pensiamo essere una bugia, magari c'è un fondo di verità, che se hanno commesso un errore è giusto dare loro il beneficio del dubbio. Questa è fiducia, e ricordatevi che la fiducia è a due corsie: se noi iniziamo a fidarci di loro, loro si fideranno sempre più di noi e accoglieranno sempre più volontariamente la nostra guida. Perché piano piano capiranno che li stiamo crescendo dall'accompagnamento e non dalla superiorità e impareranno a dare anche a noi il beneficio del dubbio e a perdonarci quando sbagliamo, proprio come facciamo noi con loro. Perché l'unica maniera di insegnare come essere adulti onesti, empatici, rispettosi, giusti e consapevoli e esserlo noi stessi per primi.

Et voilà! Mi sono di nuovo come sempre dilungata, emozionata, grazie per la vostra pazienza e per il tempo che mi dedicate ogni venerdì quando esce il podcast o ogni volta che pubblico un articolo nuovo. Davvero il vostro tempo non è scontato e lo apprezzo tantissimo. Vi ricordo che di tutto questo parlo in maniera molto più completa e approfondita nel mio corso Educare a lungo termine e che se vi manco da qui al prossimo venerdì mi trovate su w w w puntolatela punto com o su Instagram e Facebook come La tela di Carlotta blog. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo.

Vi abbraccio, ciao!

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Grazie Carlotta perché ascolto i tuoi podcast più volte prendo appunti leggo e rileggo le cose da dire e da non dire anche dal corso, che adesso rifarò, bellissima la storia del pilota e bellissimi i libri sull'infanzia che ho comprato ed utilizzo anche al lavoro con bambini in età prescolare
Detto questo ho un dubbio sono al mare da sola con i. Bimbi una 3 annii e l' altro 18 mesi,come faccio a fargli capire che ho bisogno che stia un attimo ferma nel senso che scappa e davvero rischio di perderla, siamo in riviera èd è molto facile,  finché non preparo l' altro bambino.
Ho provato a spiegare  e la stessa cosa al ristorante ho il bimbo di 18 mesi che proprio non vuole stare mai seduto e nemmeno in braccio ha bisogno di esplorare, lo capisco ma cosa faccio non vado più in giro da sola perché non mi piace limitarmi ma essendo sola forse ho bisogno di qualche regola o magari sono io che dovrei cambiare prospettiva? Accetto consigli e critiche costruttive
Perché non vorrei arrivare a dirgli l che deve stare seduta come punizione che magari mi esce per natura e poi mi sento in colpa perché non credo nemmeno io alle punizioni.
Ciao Silvia, se fai parte di Tutta La Tela, sappi che proprio pochi giorni fa una mamma ha sollevato questo argomento nel Forum della nostra comunità, e ne è emersa una bella conversazione costruttiva e utile. 💜

In generale, in questa fase occorre (oltre a tanta pazienza) fare il lavoro per allenare l'abilità di aspettare. È un processo e va comunicato più e più volte, anche con delle vere e proprie «prove» (spiegando e mostrando non sul momento in cui è proprio necessario, ma in altri contesti e situazioni di maggiore calma). Nel Percorso alcune lezioni sono dedicate proprio a questo approccio (sono le lezioni di grazia e cortesia).
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complimenti per la tua passione e sensibilità. come te, credo che se diamo fiducia ai nostri figli e gli insegniamo che il loro pensiero è fondamentale, di far sentire sempre la propria voce con educazione a tutti indistintamente, forse ci sarà un mondo migliore e meno stereotipato. grazie infinite
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Ciao carlotta, grazie per la tua condivisione. Concretamente, come faresti con una bambina di due anni che vuole mettere il pongo in bocca? Le ho spiegato che non si mette in bocca perché non si mangia, ma la tentazione è troppo forte, appena può se lo mette in bocca. Io le ho detto che non è pronta x il.pongo e gliel'ho tolto...non per punizione ma perché non può mangiarlo...e questo non riesce a non farlo! Cosa ne pensi?grazie
Mmm, ti chiederei forse che cosa fai tu mentre lei gioca con il pongo. Magari ha capito che se se lo mette in bocca stai lì con lei (anche attenzione negativa è attenzione). Magari potete fare il pongo fatto in casa di quelle versioni commestibili? Non risolve il problema di per sé, ma rimuove la lotta di potere nella quale siete entrate (le lotte di potere non sono mai utili) e quando vede che la sua azione del metterlo in bocca non ti incuriosisce più probabilmente smette e inizia a giocarci. 💜
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Cosa ne penso... Sarà la terza volta che lo ascolto... Forse perché ci metto tempo ad interiorizzare... Mi sono emozionata insieme a te... Perché davvero dobbiamo essere capaci a dare ai nostri figli gli strumenti necessari per essere chi vogliono essere. Grazie Carlotta
Grazie a te per averlo ascoltato 💕
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Ciao Carlotta, ricordavo la storia di Alex e ho ascoltato ora il podcast attirata dal titolo per la situazione che stiamo vivendo con nostra figlia di 2 anni.
Da qualche giorno ha cominciato a dirci ‘sei brutto/a vattene via’ quando capisce di dover fare qualcosa che in quel momento non le va di fare. Non solo a noi genitori. Le prime volte eravamo stupiti anche dall’uso del linguaggio e dalla scelta delle parole, chiedendoci anche da dove venissero. Abbiamo capito da dove provengono -pentendoci di averglielo mostrato ma ne era innamorata- (un cartone Disney di cui abbiamo ascoltato anche la colonna sonora che ripete anche nelle canzoni alcune di queste parole) e questo ci ha portati a spiegarle il contesto in cui vengono usate sperando di riuscire a farglielo comprendere. Dici che i bambini non vogliono sfidarci ma da qualche giorno lo dice molto spesso e per quasi qualsiasi cosa, anche solo per una carezza o mentre si gioca.
Dov’è il confine? Noi cerchiamo prima di tutto di comunicare con lei ma non sempre le parole sono sufficienti e lei a volte ci risponde anche cercando di colpirci con la mano presa dall’emozione. Cosa che noi con lei non facciamo mai. Come far capire in questo caso in cui non sono solo comportamenti ma sono soprattutto le parole che usa a poter ferire chi le riceve (non parlo solo di noi genitori) e che non sono le parole che esprimono probabilmente quello che vorrebbe dirci? Provo a fornirle alternative continuamente..
Io non lo prenderei sul personale. Sono solo parole che dice, ma non ne comprende davvero il significato. Se la prendi sul personale rischi di fare un problema di qualcosa che non lo è. E spesso queste frasi e gesti non richiedono nemmeno la nostra attenzione (ti ricordo che anche attenzione negativa è attenzione) e le nostre parole, perché così come iniziano, finiscono. 💕 Io in questo caso non ne farei un problema o un motivo di conversazione: mi alzerei e le direi con un sorriso "Ok, vado, quando hai bisogno di me sono in sala".
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Ciao Carlotta! Ci credi che oggi è la prima volta che ascolto un podcast in tutta la mia vita?!? 😅 E niente, grazie per le tue parole, le ascolto dopo un forte confronto con mia madre proprio su queste tematiche e sulle sue “osservazioni” di quanto sbagliamo io e mio marito a seguire una linea di accoglienza verso i nostri figli. Mi hai fatta sentire un po’ più sicura del nostro percorso e dei nostri obiettivi come genitori. Grazie davvero.
Che bello che hai inaugurato con il mio podcast! 😍
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Ciao Carlotta : i tuoi podcast sono punti di riflessione per me sempre importanti. Seguo e attendo con ansia le risposte ai quesiti sotto, poiché sono gli stessi che mi sono posta anch'io. Inoltre ragionavo sulla differenza tra conseguenza e punizione ... Spesso nel rito della buona notte dico Amore dai andiamo a lavarci i denti perché se perdiamo troppo tempo non ne abbiamo più per leggere una storia . io l'ho sempre considerata una conseguenza, ma in realtà è imposta da me quindi cosa diventa una punizione ? La mia ragnatela oggi fa acqua w mi fa tornare all'altro podcast STO SBAGLIANDO TUTTO
Ciao Debora! Dunque, in quel caso non credo sia impostata da te: il vostro orario della nanna rimane invariato, è una regola che conoscete e quindi credo che sia un dato di fatto che se ci mettete più tempo a lavarvi i denti, poi ci sarà meno tempo per leggere. Non è una punizione e piano piano i bambini imparano ad accettare anche il "oggi abbiamo tempo per una storia sola perché sono già le…".
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Ciao Carlotta,

Grazie mille per questo interessantissimo podcast. Concordo con l’approccio dell’imparare dall’errore e vedere l’errore come amico. Ma come è giusto porsi nei confronti di quelle regole che mettiamo perché c’è un pericolo? Situazioni in cui non si può imparare dall’errore perché l’errore è un rischio (esempio attraversare la strada o sporgersi dalla finestra). Non sempre il bambino è abbastanza grande per comprendere il pericolo, e allora in queste situazioni l’obbedienza è necessaria per la loro sicurezza. Come far capire la differenza?
Grazie ancora per tutti i tuoi preziosi consigli!
Certamente, quando c'è un pericolo è nostra responsabilità proteggerli. Ma, sarò sincera, spesso ho visto dei no inutili per attraversare la strada: se io dico sempre no, poi non mi credono quando è davvero no; se io dico sì quando vedo che non ci sono macchine e spiego "puoi attraversare da solo perché non ci sono macchine" a lungo termine è molto più produttivo. Quando possiamo dare loro fiducia, io sono per dargliela: ci ritorna tutta.

Ps. Per la finestra, certamente non li lascerei arrampicarsi, ma io ho sempre lasciato che i miei prendessero una sedia e la spostassero vicino alla alla finestra per guardare fuori (che è bellissimo): mi prendevo il tempo necessario per stare loro vicina quando volevano farlo e per questo mi chiamavano sempre per salire. Per me, è davvero tutta questione di fiducia e di tempo.
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Ciao Carlotta
davvero interessante questo podcast. Avevo già letto la storia raccontata da Alex in un post su IG :)
Ho solo una domanda: se diamo come dici tu il beneficio del dubbio ma "l'errore" si ripete come ci si comporta?
Grazie.
L'errore si ripete finché non è interiorizzato (e ti ricordo che i bambini devono imparare la stessa cosa in contesti diversi: se stanno seduti a cena a casa, non significa che lo sappiano fare al ristorante). Fino ad allora, continuiamo a spiegare ed utilizzare pazienza: quando la mente è in preda a grandi emozioni, il cervello non è ricettivo e la mente del bambino è di solito in preda a grandi emozioni quando lo sgridiamo 😉
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Ciao Carlotta, ho un pò di confusione tra limiti/conseguenze/punizioni (ho ascoltato di nuovo il capitolo dei limiti del corso educare a lungo termine)
faccio un esempio pratico: Francesco (due anni e mezzo) gioca con la sua palla di gommapiuma in casa. Il limite è calciare in basso. Dopo un pò Francesco lancia la palla sul muro dove ci sono i quadri e dice sui quadri non si tira la palla.
Mio pensiero: ok sta interiorizzando la regola. Sono due mesi che cerca di interiorizzarla. Gli dico: Francesco la palla si tira in basso.
Ritira la palla sui quadri: Ok ti tolgo la palla perchè non sei in grado di rispettare il limite.
Disperazione totale.
Togliere la palla è una punizione, non la vivo come una conseguenza.
Ieri è venuto da me dicendomi "adesso rispetto la regola", gli ho ridato la palla ed è stato così.
Possiamo fare altro?
grazie
Roberta
Onestamente, un bambino di due anni e mezzo non credo sia davvero in grado di controllare l'emozione quando gioca con la palla e magari nemmeno i movimenti per tirare la palla solo in basso. Io direi che magari o la palla si usa solo fuori e non in casa (perché così non lo aiutiamo ad avere successo) oppure… i quadri si rompono davvero se vengono colpiti con la palla di gommapiuma? Magari no e avete risolto! 😉
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