La vera ragione (oltre a tutti i benefici scientificamente provati che il multilinguismo dà al cervello) è che so cosa significa parlare più lingue fluentemente, ma non essere completamente multilingue. So cosa vuol dire non aver imparato quelle lingue dalla nascita e ho faticato per anni (e fatico ancora) per raggiungere il livello a cui sono oggi, perché solo quando ho iniziato a parlare fluentemente l’inglese, ho potuto iniziare davvero a imparare la lingua.
Parlare una lingua non è solo conoscere le parole e riuscire a metterle insieme nel giusto ordine: una lingua è una finestra sulla cultura dietro la lingua, la geografia del suo paese, la storia della sua gente, le sue tradizioni, abitudini, anche il loro modo di pensare.
Un giorno la mia amica Marisa ha detto qualcosa che ha immediatamente fatto click nel mio cervello: sua figlia Bella (4 anni) non parla solo inglese e spagnolo, diventa inglese o spagnola a seconda della lingua che parla. È più tranquilla ed educata (secondo i suoi standard) in inglese ed è più rumorosa e caotica in spagnolo (viviamo nel sud della Spagna ;-).
Questa doppia, tripla, quadrupla “personalità” è il motivo per cui non smetterò mai di motivare i genitori ad esporre i loro figli a quante più lingue possibili dalla nascita e specialmente nei primi sei anni di vita, quando i bambini sono dei geni nell’apprendimento delle lingue. Perché quando impari una lingua dalla nascita, non impari solo un nuovo modo di comunicare, acquisisci una nuova lingua madre e una nuova cultura.
L’obiettivo principale di Maria Montessori era educare una generazione di persone che credessero (e vivessero) nella pace. Se la pensiamo in questi termini, il multilinguismo può essere visto come un altro strumento per educare le generazioni future, i nostri figli, verso la pace.
Perché per me è chiarissimo.
Le lingue possono essere pareti o ponti tra le culture ed esponendo i nostri bambini a più di una lingua fin dalla nascita, li stiamo esponendo automaticamente alle culture dietro quelle lingue e insegnando loro a costruire ponti: è come se stessimo ricalibrando il loro cervello ad essere più tollerante, più comprensivo, più rispettoso del “diverso”; stiamo dando loro gli strumenti per sviluppare il loro pieno potenziale di esseri sociali e diventare cittadini del mondo — gli adulti del domani.
Ti invito anche ad ascoltare l'episodio 18 del mio podcast che tratta proprio di multilinguismo.
Sto seguendo il tuo corso Educare a lungo termine e mi sto soffermando molto in questo ambito del multilinguismo perché è un concetto che adoro
Leggendo questo articolo però mi è salita una preoccupazione, io sono italiana, il mio compagno pure ed anche poco portato per le lingue, ho due bimbi, il più grande ha 2 anni, parlo con loro in inglese di tanto in tanto ma la mia conoscenza è puramente scolastica quindi non potrei mai dare a loro questo meraviglioso retroscena che racconti e mi spaventa quindi di non procedere nel modo giusto
Mi chiedo ha quindi senso quello che sto facendo? Per aiutarmi ascolto molta musica in inglese e canto spesso ma ho paura di fargli solo confusione a questo punto
Grazie mille per tutto
Ps. Ho avuto un problema tecnico con i commenti, ma sto recuperando :-)
Io lo sperimento tutti i giorni sui miei figli e su me stessa.
Un abbraccio.
Anch’io lo sperimento sui miei figli e su me stessa!
Un abbraccio 😘
Marta