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A volte la strada più difficile è quella giusta per te

In quel momento ho pensato: «Se riesco a fare questo, riesco a uscire da questo periodo».

Carlotta Cerri Fondatrice de La Tela
26 novembre 2024·5 commenti
Era un giorno difficile. 
È un periodo difficile. 

Mi sentivo ingabbiata nel mio lavoro e questa insofferenza mi ha sorpresa: non sono le emozioni scomode che ci fanno sentire sopraffatti, ci sentiamo sopraffatti quando quelle emozioni scomode ci sorprendono. Ecco, da persona che ama profondamente il suo lavoro, quella sensazione di «prigionia» mi ha sorpresa.

Ci tenevo ad andare alle Kelso Dunes, ma il giorno che siamo arrivati non avevo voglia di uscire a camminare. Avevo male alla schiena per le mestruazioni e quell’insofferenza sul lavoro mi creava da settimane un nodo permanente alla gola.

Mi sono data il permesso di non salire fino in cima e ho iniziato a camminare. All’ultima salita stavo per mollare, ma poi una vocina mi ha detto «Se riesci a salire fino in cima, riesci anche a uscire da quatto periodo difficile». Cliché, certo, ma in quel momento mi ha proiettata avanti.  

Testa bassa e un piede davanti all’altro.

In cima, ho pianto. Emily, che aveva visto la mia fatica per tutta la salita, mi ha abbracciata in silenzio.

Quando ci siamo guardati intorno, abbiamo notato che il sentiero vero passava da un’altra parte ed era più facile. Ma si vede che quel giorno avevo bisogno della strada più faticosa, di guardare negli occhi quel disagio e SCEGLIERE di rimanerci seduta dentro. 

A volte la strada più difficile è quella più giusta per te. Quando senti che è così, scegli la fatica. Il disagio è temporaneo; imparare a rimanerci seduti dentro dura per sempre.

Il momento in cui ho pensato: «Se riesco a fare questo, riesco a uscire da questo periodo». 



In cima è stato un momento molto intimo e avere le mie persone al mio fianco una coccola.

Scritto da

Carlotta Cerri – Fondatrice de La Tela
Sono la fondatrice de La Tela, creatrice del podcast Educare con calma e dal 2019 viaggio a tempo pieno con la mia famiglia Alex, Oliver ed Emily. Mi ritengo una visionaria pessimista: so come voglio cambiare l’educazione e che genitore ho scelto di essere, ma la maggior parte dei giorni mi sembra di scalare pareti di vetro. Ma forse proprio per questo so come aiutarti quando mi scrivi: perché ci passo anche io per quel disagio e ti dico le verità scomode con gentilezza e senza giudizio.

Parliamone

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Vedere questi video mi è sembrato veramente di sentire la tua fatica.
Spesso in momenti di immensa fatica mi vengono in mente queste immagini...e provo a tener duro.
Grazie.
Un abbraccio grande 💜
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Grazie, Carlotta. Le tue parole mi colpiscono e mi aiutano a mettere un piede davanti all’altro. Anche ami profondamente il mio lavoro, insegno, ma io sto vivendo in una gabbia. Entro a scuola e mi sento soffocare. Menti chiuse poco avvezze all’empatia e poco inclini alla messa in discussione del proprio operato e il proprio essere ( sono 40 anni che insegno e questo è il mio metodo) mi affliggono. Leggerti mi aiuta a respirare. Grazie
Grazie a te Imma, per questa condivisione, e un grazie ancora più grande per quello che provi a fare a scuola, nonostante la fatica (che è comune a tanti insegnanti che provano a cambiare le cose, nonostante il mondo della scuola intorno a loro sembri remare contro).

Su questo argomento, tra l'altro, presto uscirà un episodio del podcast 💜 (e ti ricordo anche che un aiuto e supporto per sentirsi meno soli è il progetto La Tela Teachers, che comprende anche un Forum riservato a insegnanti, in cui poter scambiare idee, dubbi e fatiche... lo conosci?).
Ciao 
Imma
, come stai?
Torno da te per segnalarti che oggi è uscito l'episodio del podcast di cui ti parlavo, che esplora la fatica che hai condiviso nel tuo commento 💜

Podcast
Scuole (non) Montessori: la delusione di un'insegnante
Episodio 207
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