Aree gioco e ambiente condiviso
Non solo in cameretta: puoi integrare il gioco negli spazi familiari.
In realtà non esiste una «ricetta» uguale per tutti, ma è possibile cercare un equilibrio che funziona per voi, per la vostra famiglia, con i vostri tempi e i vostri bisogni. Partendo da questa consapevolezza, possiamo creare un ambiente che sia davvero nutriente – oltre che funzionale – per i nostri bambini (ma anche per noi adulti).
Ecco alcuni spunti ed esempi pratici che hanno funzionato per molte delle famiglie con cui ho lavorato: non sono regole rigide, ma possibilità da esplorare, da adattare alla vostra quotidianità e al modo in cui vivete la casa.
Pensa alla casa come a un ecosistema condiviso: spesso il «goal» vincente è riuscire a creare una sinergia tra bambino e genitore. A volte ci concentriamo sui bambini andando a creare delle aree esclusive per loro e lasciamo il resto a «misura di adulto». Però magari succede che percepiamo come «un’invasione di campo» un gioco dimenticato sul divano o un pasticcio di plastilina in cucina. Invece, puoi creare dei corner all'interno di un ambiente più ampio, rispettando la funzione di quell’ambiente. Ad esempio, lasciare un cassetto in cucina a disposizione del bambino, aggiungendo plastilina (per creare pietanze), pentoline, ciotole, posate, taglieri... può far sentire il bambino coinvolto nel «lavoro quotidiano» della famiglia.
Pensa a lungo termine: i bisogni dei bambini sono variabili nel tempo e seguono la loro crescita, per cui – prima di fare scelte più definitive o strutturali – cerca di adeguare ciò che già hai in casa alla soddisfazione di una funzione. Ad esempio, puoi creare un angolo gioco in salotto utilizzando i ripiani esistenti: basta spostare qualche oggetto e inserire alcuni libri e giochi (invece di comprare librerie, scaffali o ceste dedicate). Il gioco evolve con i bambini, e quello spazio si trasformerà gradualmente, finché – un giorno – potrai rimettere lì le tue candele o quel vaso che ti piace tanto.
È davvero utile una «stanza dei giochi»? Spesso ho lavorato con genitori che desideravano fortemente un’area giochi in casa e mi chiedevano di ottimizzare al meglio gli spazi, pur di ricavare un’area esclusiva. Si sentivano quasi in colpa di non avere abbastanza spazio per dedicare ai propri figli una «stanza dei giochi». Ma questo spazio esclusivo da dedicare al gioco, quando esiste, spesso finisce per restare inutilizzato, o quasi. I bambini, soprattutto nei primi anni di vita, non cercano uno spazio separato, ma una presenza condivisa, vogliono stare dove siamo noi: in cucina, in salotto, sul tappeto accanto al divano. La stanza dei giochi, per quanto bella e ben organizzata, può risultare troppo distante dalla relazione, dal cuore pulsante della casa.
Quello che invece spesso funziona davvero è integrare il gioco nella quotidianità, creando piccoli spazi nei diversi ambienti della casa: un angolo lettura in salotto, una cesta di costruzioni vicino al tavolo, materiali artistici a portata di mano. Il gioco, così, segue il ritmo della giornata, e non ha bisogno di essere confinato, ma può espandersi in modo naturale e rispettoso.
Crea angoli gioco «consapevoli»: a volte si tende a creare grandi aree giochi per i bambini in cameretta, ottenendo magari come risposta gioco esclusivo in quell’ambiente, ma anche difficoltà in fase di addormentamento (perché per il bambino l’equazione è la seguente: cameretta = gioco). In questo caso, può essere utile destinare alla cameretta i giochi più compatibili con la fase rilassante, ponendo l'attenzione sui colori e sui materiali (e spostare il gioco più dinamico altrove). Il consiglio è quindi quello di sfruttare le diverse caratteristiche dei giochi per creare dei corner coerenti con l’ambiente.
Ad esempio, nel mio studio ho organizzato una piccola area creativa e di lettura: per i miei figli leggere, disegnare, colorare e creare animaletti di plastilina sono giochi di concentrazione, per lo più statici e che preferiscono fare in autonomia. Ho cavalcato quest’onda per spiegare che questa zona della casa è dedicata alla concentrazione e alla calma, caratteristica anche del lavoro che svolgo nel mio studio.
Questo non vuol dire che non chiedo spazio per me quando ne ho bisogno, ma ho capito che per me era molto più faticoso oppormi alla presenza dei miei figli in studio, chiudere la porta a chiave e sentire bussare ogni due minuti, oppure sentirmi chiedere in continuazione cosa stessi facendo. Invece, prima di entrare in studio comunico che ho bisogno di concentrazione e che se vogliono condividere l'ambiente con me possono farlo leggendo o creando qualcosa in tranquillità.
Certo, non è avvenuto dall'oggi al domani e ho investito tempo ed energie in questo processo, ma non avrei ottenuto un compromesso che va bene a entrambi tenendoli fuori dallo studio!
Grazie Valeria e grazie a tutto il team 🥰