Se siamo sempre noi genitori a prendere le redini dei compiti, a ricordare che cosa manca, a correggere ogni dettaglio, a decidere quando è il momento giusto per farli, nostrǝ figliǝ interiorizza che non è in grado di cavarsela senza di noi.
Quando ci sostituiamo a loro, il messaggio che passa è questo: «Non credo che tu ce la possa fare da solǝ».
E così, invece di sviluppare competenza e autonomia, possono interiorizzare un senso di impotenza: imparano a non fidarsi delle proprie capacità e ad aspettarsi un supporto costante da noi adulti.
Impotenza appresa o competenza?
In questo modo si sviluppa quella che in psicologia si chiama impotenza appresa: la sensazione di non poter fare nulla da solǝ.
Ecco perché nel momento dei compiti spesso nostrǝ figliǝ ci appare svogliatǝ, insicurǝ o addirittura oppositivǝ. Quello che aiuta è ricordarci che in realtà questi comportamenti scomodi sono comunicazione: tua figlia non è pigra, ma è una bambina che non ha ancora avuto l'opportunità di allenarsi ad affrontare le sfide in autonomia.
Sii il coach di tuǝ figliǝ
Possiamo cambiare direzione, ma serve iniziare a pensare a lungo termine. Il nostro obiettivo non è avere i compiti svolti (continua a leggere!): è crescere bambinǝ che si sentano competenti e che sappiano affrontare le difficoltà con resilienza.
Per questo, un'idea che io e mio marito usiamo in famiglia è iniziare a svolgere il ruolo di coach dei nostri figli.
Se entriamo nella prospettiva del coach, possiamo offrire supporto senza togliere autonomia. Il coach è una persona che accompagna e osserva: non impone soluzioni, ma aiuta a esplorare possibilità, a organizzare i passi e a riflettere sulle scelte.
Vestendo i panni di coach dei compiti, hai l'opportunità di offrire a bambinǝ domande invece di risposte pronte, incoraggiamento invece di controllo, presenza invece di pressione. Ecco qualche esempio di domande e frasi che noi usiamo con i nostri figli per renderli responsabili del loro homeschooling (adattale ai compiti dei tuoi figli):
- A che ora hai intenzione di fare scuola oggi?
- Quando farai il tuo giorno di pausa questa settimana?
- Hai già l'elenco delle materie su cui vuoi lavorare oggi?
- Io sono disponibile tra le 16 e le 17 se vuoi un confronto.
- Hai bisogno di me per organizzare il tuo tempo?
- Sembra un problema complesso: quali passi hai fatto finora per provare a risolverlo?
Questo cambio di mentalità può aiutarti a trasformare i compiti in un momento di esplorazione e di possibilità, anziché di conflitto. In questo modo, tuə figliə impara a prendere decisioni, valutare le conseguenze e sentirsi competente. All’inizio ti potrebbe sembrare disordinato e caotico – e sì, a volte i compiti non saranno fatti alla sera! – ma con coerenza e pazienza questa modalità crea fiducia, autonomia e resilienza.
Ecco alcuni passi concreti per diventare coach dei compiti.
1. Chiedi se vuole aiuto
Offri a tuǝ figliǝ la possibilità di ricevere aiuto, ma senza imporlo. Può sembrare difficile da mettere in atto, perché come genitori spesso vorremmo intervenire subito per rendere tutto più semplice o evitare che si senta frustratǝ. Ma è proprio attraverso la fatica, l’incertezza e i piccoli errori che tuə figliə impara davvero a conoscere le proprie capacità, sperimentare, cercare soluzioni e auto correggersi – questo è uno spazio prezioso!
2. Rispetta le sue decisioni
Forse deciderà di rimandare i compiti fino all’ultimo momento o di farli alla sera dopo cena. Oppure insisterà a fare come ha scelto senza seguire il nostro consiglio, o preferirà sedersi per terra o sul letto invece che alla scrivania.
So che pensi di sapere cosa è giusto o meglio, ma uscire da questa mentalità farà una grande differenza: riduce la cultura del controllo e aumenta la fiducia. Il messaggio che mandi è «Io credo in te». Soprattutto quando la posta in gioco è così piccola – come lo sono i compiti! – lasciarli fare è uno dei regali più grandi che possiamo offrire.
3. Prenditi tempo per insegnare – e poi fidati!
Prima di intervenire, chiediti: «Gliel’ho mai insegnato?» (se glielo hai già insegnato, vai al punto successivo).
Questo non riguarda solo i compiti, ma anche azioni semplici come lavarsi i denti. Spesso ci sembra più veloce fare noi al posto loro, ma così limitiamo il loro apprendimento: possiamo fermarci e dedicare qualche minuto a insegnare come usare uno strumento, come organizzare il tempo, come affrontare un problema complesso. E poi fidati di loro e non reagire in maniera delusa quando non ci riescono o sbagliano: le costanti di ogni apprendimento sono la frustrazione e l'errore.
💡Ti ricordo che se proviamo a insegnare durante una crisi (mentre già non vuole lavarsi i denti o fare i compiti), non funzionerà.
4. Riconosci i tempi dell’apprendimento
Tua figlia ha bisogno di re-imparare le stesse cose in contesti diversi. Se non riesce subito o se oggi fatica con un esercizio che la settimana scorsa sembrava chiaro, non significa che non sia capace: significa solo che l’apprendimento non è ancora del tutto interiorizzato.
Quando ci sediamo accanto a lei per spiegare di nuovo un concetto o mostrare un passaggio, può sembrare che stiamo facendo il lavoro al suo posto. Ma non è così. Stiamo creando uno spazio sicuro affinché possa osservare, capire e provare ancora, senza sentirsi giudicata o pressata.
E, soprattutto, ricordiamoci (e ricordiamo a nostrǝ figliǝ) che:
- il nostro amore non dipende da un compito ben fatto;
- la crescita passa attraverso pratica ed errori;
- la nostra frustrazione davanti alla loro lentezza o incapacità è nostra responsabilità;
- non valgono di meno quando non ci riescono.
5. Dai il giusto peso alla scuola
La scuola è il lavoro dei nostri figli: è ovvio che le diamo molta importanza. Spesso, però, quando le diamo troppa importanza rischiamo di trasmettere il messaggio che voti, pagelle e apprendimenti accademici siano più importanti delle abilità indirette che si sviluppano quando si fanno i compiti: abilità come la pazienza, la resilienza, la tolleranza alla frustrazione, l'empatia, chiedere aiuto, ammettere di non sapere…
L'obiettivo dei compiti non sono i compiti!
Non solo compiti
Diventare coach significa anche allenarsi come genitori: ci aiuta a riconoscere quando stiamo intervenendo per controllare invece che per guidare. È un cambiamento di prospettiva che trasforma non solo il momento dei compiti, ma la genitorialità e la relazione in generale.
Io e Alex abbiamo iniziato a usare questa mentalità del coach anche nello yoga, nella gestione degli schermi, nelle faccende domestiche, nella risoluzione dei conflitti, nell'apprendimento di hobby nuovi…
Parliamo spesso con Oliver e Emily di cosa fa un coach e di come ci si comporta quando si vuole allenare qualcuno, in modo che anche loro possano riconoscere se stiamo davvero accompagnando o se, invece, stiamo cercando di controllarli.
Quando bambinǝ percepiscono i genitori come coach:
- si sentono capaci di gestire la propria vita;
- imparano a prendere decisioni e a sostenerne le conseguenze;
- sviluppano problem solving, resilienza e fiducia in sé;
- portano a termine gli impegni con più sicurezza.
In fondo, non parliamo solo di ridurre lo stress dei compiti, ma di fiducia: possiamo crescere bambinǝ che credono in sé stessǝ e che imparano a camminare con le proprie gambe.
Se senti di avere bisogno di supporto con i compiti, su La Tela
Sara Ghirelli
ti offre il workshop live «
Compiti, non vi temo!».
In realtà è un comportamento davvero molto comune, e normalissimo direi, soprattutto in prima elementare (e nei primi mesi ancora di più).
Come sempre, ogni bambino è diverso, e quindi come possiamo pensare che tutti e tutte siano pronti a 6 anni a passare in un lampo dal gioco totale a ore e ore in cui (tendenzialmente) sono obbligati a stare seduti e concentrati?
E poi c’è un altro aspetto che spesso dimentichiamo: anche noi adulti facciamo fatica quando entriamo in una nuova routine. Pensa a quando iniziamo un nuovo lavoro: i primi giorni di solito siamo disorientati, dobbiamo capire i ritmi, il contesto, le aspettative… ci vuole tempo per adattarci. E per i bambini questo vale ancora di più, perché non hanno ancora la capacità di riconoscere e gestire da soli tutte le emozioni che questo cambiamento porta con sé. Devono imparare pian piano a stare in un ambiente nuovo, a sostenere tempi diversi, a capire come funzionano le richieste scolastiche… e mentre lo fanno, spesso si stancano, si distraggono, cercano movimento e gioco (che a questa età dovrebbe ancora essere il loro lavoro principale). È normale.
I compiti poi a questa età sono davvero spesso un tasto dolente, anche per i bambini che magari a scuola non si distraggono (mio figlio ad esempio era così, a scuola si sforzava di comportarsi secondo le aspettative, poi a casa mostrava le sue emozioni).
Una volta usciti da scuola i bambini avrebbero bisogno di dedicarsi al gioco e rimettersi sui libri crea in tante famiglie fatica e frustrazione. 😕
Potresti provare (oltre agli spunti che hai letto nel post) ad osservarlo, magari ci sono momenti del pomeriggio in cui è più ricettivo e altri in cui è troppo stanco? Forse subito dopo la scuola avrebbe bisogno di un momento di gioco e decompressione prima di (ri)cominciare il lavoro scolastico? Spesso è così e bisogna fare un po' di sperimentazione e tentativi per stabilire una routine adatta a voi.
Inoltre, la nostra
Infine ti lascio questo episodio episodio del podcast, in cui Carlotta ha esplorato i benefici di iniziare la scuola un anno dopo rispetto all'età prevista in Paesi come il nostro. Lo so, questo non ci rende esenti dalla difficoltà, perché non possiamo farne a meno (a meno che non scegliamo homeschooling), però questa prospettiva potrebbe magari aiutarti a vedere questa faticosa fase da una luce diversa.
Ti abbraccio! 💜
Le maestre non si sono sorprese del comportamento di mio figlio. Me lo hanno posto come un dato di fatto, su cui lavorare, sia a casa sia a scuola.
Come hai scritto, anche io credo faccia parte di un suo momento, di questo suo passaggio ad una nuova realtà che deve metabolizzare e capire come gestire.
Io a casa, spero di trovare gli strumenti giusti per accompagnarlo senza creargli stress e fatica.
Grazie per gli spunti ❤️