Preferiti dei bambini
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194. Iniziare la scuola un anno dopo può beneficiare la salute mentale

In questo episodio di Educare con calma esploriamo, con l'aiuto di un articolo di Tracy su Raised Good, alcuni benefici di ritardare l'inizio della scuola, dallo sviluppo dell'autocontrollo fino alla riduzione di diagnosi di ADHD.

1 novembre 2024·
28 min
·31 commenti
Parliamo anche del ruolo cruciale del movimento e del gioco libero nello sviluppo cerebrale, cognitivo ed emotivo dei bambini e offriamo suggerimenti pratici per bilanciare l'educazione formale con il benessere familiare. 

:: Nell’episodio menziono

  • L'articolo di Tracy su Raised Good (in inglese) in cui potete trovare i link a tutti gli altri articoli citati in questo episodio.
  • L'episodio 189 del podcast sull'autocontrollo tradotto dal libro «Thrivers».
  • Il programma per insegnanti La Tela Teachers.

Carlotta: Benvenuti e benvenute a un nuovo episodio di educare con calma. Oggi esploriamo insieme un argomento che sapete mi sta molto a cuore, che è la scuola, ne parlo spesso sul podcast, e questa volta ho deciso di coinvolgervi in una sorta di labirinto di ricerche di studi di letture in cui sono finita leggendo proprio dei benefici dell'iniziare la scuola un anno dopo, come succede per esempio nel sistema finlandese o in generale non solo di iniziare un anno dopo, ma anche di cambiare un pochino la nostra mentalità e per esempio non preferire la primina se c'è l'opzione. Sono partita da un articolo recente che ho letto sul sito Raced good che si intitola delaying school may protect against development al disorders. Ritardare l'inizio della scuola potrebbe proteggere da disturbi di sviluppo e da lì poi sono entrata nelle varie ricerche nei vari studi. Vi metterò poi tutti I link nelle note dell'episodio perché appunto a volte diciamo che entro in queste ricerche poi mi capita di seguirne le tracce guardarmi indietro e pensare questo non posso non condividerlo con la comunità La tela e quindi eccoci qui.

Spero che possiate prenderlo con flessibilità mentale questa è una premessa che faccio spesso quando parlo di scuola so bene per esempio in questo caso che non tutte le famiglie possono permettersi di ritardare la scuola dell'infanzia per esempio senza parlare di quella primaria che in Italia inizia obbligatoriamente ai sei anni, Quindi quanto sentirete oggi è più per ampliare la nostra conoscenza che possiamo fare sempre, anche se la nostra realtà non coincide con la situazione ideale. Avere la conoscenza è potere, avere la conoscenza ci libera e ciò che può portare a un cambiamento di mentalità ed è solo un cambiamento di mentalità che può portare a un vero e proprio cambiamento ma non solo, avere la conoscenza può anche aiutarci ad accompagnare meglio I nostri bambini nel loro percorso scolastico e questo è sempre sempre sempre più importante in un mondo come quello odierno in cui I tassi di stress e depressione infantile sono più alti che mai. Quindi iniziamo proprio dalla domanda: perché ritardare l'inizio della scuola anche solo di un anno può portare benefici? Questa domanda sta diventando sempre più rilevante, sempre più importante tra educatori, ricercatori, psichiatri, perché vediamo sempre di più una maggiore pressione sui bambini a ottenere risultati accademici in età sempre più giovane, quindi sempre prima, sempre più presto.

A me questa domanda interessa, incuriosisce da molti anni perché da quando siamo insieme da vent'anni Alex mi ricorda che per lui è strano che I bambini entrino a scuola a sei anni, perché lui è entrato ai sette in Finlandia, ed è ancora più strano che prima dei sei anni in tante scuole effettivamente si faccia scuola didattica perché in Finlandia di cui parleremo anche più avanti e di cui parlano molte ricerche perché è considerato uno dei sistemi scolastici migliori al mondo, prima dei sette anni si gioca e basta. La prima volta che un bambino finlandese approccia la scrittura e la lettura è proprio a sette anni, almeno a scuola. Ed è anche per questo che quando abbiamo iniziato home school e io ancora insicura della nostra strada, è un po' come quando si avvia un cambiamento o si inizia un percorso di cui non siamo completamente sicuri mi preoccupavo perché pensavo che I bambini fossero già indietro, pensavo che visto che non leggevano scrivevano ancora con fluidità a quella che sarebbe stata la fine del primo anno di primaria ci fosse qualche problema e Alex continuava a dirmi Carlotta ricordati che in Finlandia loro non sarebbero neanche a scuola ancora neanche nella scuola formale inizierebbero la scuola elementare l'anno prossimo e quindi non avrebbero neanche ancora iniziato a leggere o scrivere.

Di tutto questo tra l'altro della nostra esperienza con la lettura vi parlo però in un altro episodio che sto preparando perché credo che sia molto interessante e che possa piantare qualche semino per qualche cambio di mentalità. Torniamo all'argomento di oggi che appunto è stato un po ispirato dall'articolo di Raced good che vi metto anche nelle note e questo articolo subito attirato la mia attenzione anche per quello che anni fa avevo letto nel libro Thrivevers di cui ho da poco pubblicato un riassunto del capitolo tre l'autocontrollo e proprio in quel capitolo c'è la parte che mi è tornata alla memoria quando ho visto il titolo di questo articolo di Tracy di Race Good. Michelle Borba in quel capitolo scrive che uno dei mercati che sta crescendo più rapidamente è proprio quello dei doposcuola per ottenere voti migliori, ma lei sostiene che questo è un mercato pericoloso perché se guardiamo dove sono, dove si trovano statisticamente I bambini non solo più bravi accademicamente ma anche più felici, ovvero secondo l'UNICEF Danimarca e Finlandia, tutto questo tutta questa pressione accademica, business del doposcuola, questo avere dei tutor doposcuola per migliorare I voti, per arrivare, per raggiungere il livello degli altri non aiuta davvero I bambini, anzi è causa di tantissimo stress che è strettamente collegato al fortissimo declino tra I bambini e I ragazzi e quindi gli adulti futuri adulti della capacità di controllare di regolare gli impulsi di autoregolarsi.

Ma mi aveva incuriosito proprio che Borba scrivesse che in Danimarca e in Finlandia la scuola inizia un anno più tardi rispetto agli Stati Uniti e che lo scrivesse proprio per mostrare che questi due paesi hanno le percentuali più alte di alfabetizzazione a livello mondiale. Inoltre le sue ricerche, come ascolterete nel capitolo tre di Tryvers, mostrano che un ritardo di un anno nell'inizio della scuola riduce drasticamente disturbi di attenzione e iperattività. Non parliamo di una percentuale piccola ma del settantatré por cento in media per un bambino di undici anni. Ecco perché quando ho letto il titolo dell'articolo di Tracy di Race Good mi sono fermata e sono entrata in questa spirale, in questo labirinto di ricerche. Vi traduco la prima parte dell'articolo di Tracy e poi la prendiamo da lì.

Avevo l'età di mio figlio quando ho iniziato la scuola, a quattro anni e mezzo ero tra I più piccoli della mia classe. Fortunatamente io ero una bambina degli anni ottanta quando la scuola dell'infanzia non era ancora la nuova prima elementare e le pressioni accademiche sui bambini erano ridotte rispetto agli standard moderni, ma I tempi sono cambiati, siamo evoluti e siamo diventati più sofisticati. I bambini moderni a quanto pare sono più avanzati, sanno leggere, scrivere, fare addizioni e sottrazioni in età sempre più giovane. Un amico mi perfino detto che di recente gli alunni della seconda elementare stanno già padroneggiando il coding. Sembra che ci concentriamo così tanto sul fatto che possiamo istruire o lei mette tra parentesi addestrare un bambino che non ci fermiamo a chiederci se dovremmo davvero farlo.

L'ospite: Con la

Carlotta: scuola dell'infanzia all'orizzonte amici familiari e sconosciuti presumono che nostro figlio inizierà la sua carriera accademica a settembre ma se la maternità mi insegnato qualcosa è a mettere in dubbio tutto, a mettere tutto in discussione, a mantenere una mentalità aperta e a fare scelte informate e proattive, perché le politiche governative non riflettono necessariamente I bisogni psicologici e di sviluppo dei bambini, e invece di muoversi alla velocità di ghepardo di mio figlio tendono a essere lente a reagire anche se le scoperte scientifiche vanno contro le aspettative culturali e l'opinione pubblica. Di questo parliamo spesso sulla tela anzi abbiamo perfino creato un progetto nel duemila ventuno che si chiama la tela teachers in cui regaliamo tanti dei nostri contenuti a insegnanti proprio perché crediamo sappiamo a dire il vero che se vogliamo un cambiamento dobbiamo avviarlo dal basso, non possiamo aspettare che arrivi dall'alto. Siamo già oltre cinquemila insegnanti credo e continuiamo a crescere, quindi questo è molto bello, molto positivo, mi dà speranza. A questo punto Tracy cita un articolo del duemila cinque che si intitola il dono del tempo? L'età di inizio della scuola e la salute mentale che dimostra che ritardare di un solo anno l'inizio della scuola può giovare in modo significativo alla salute mentale dei bambini, consentendo loro di auto regolare meglio l'attenzione e I livelli di iperattività.

Lo studio fa riferimento sia alla Danimarca in cui appunto si inizia la scuola un anno dopo, sia al fenomeno che sta diciamo prendendo piede negli Stati Uniti da un po' che è quello del red shorting ovvero quando sono I genitori che scelgono di ritardare l'inizio della scuola formale e secondo lo studio I benefici dell'inizio ritardato della scuola sono vari: un miglioramento della salute mentale, in particolare un ritardo di un anno nell'inizio della scuola, lo studio dice che porta a riduzioni notevoli delle difficoltà legate all'attenzione e all'iperattività perché I bambini hanno una migliore autoregolazione e una migliore stabilità emotiva. Poi proprio una migliore autoregolazione che è fondamentale sia per il successo accademico sia per quello sociale. Lo studio suggerisce proprio che un periodo più lungo di apprendimento informale, quindi basato sul gioco prima di iniziare l'educazione formale, quindi in un certo senso quello che fa la Finlandia, aiuti a sviluppare queste competenze. Anzi lo studio dice che I benefici sono a lungo termine perché sembra infatti che gli effetti positivi dell'iniziare la scuola un anno più tardi non siano solo evidenti nella prima infanzia ma persistano poi anche nella crescita dei bambini. Per esempio lo studio evidenziato che un bambino medio di undici anni che iniziato la scuola un anno più tardi sia meno incline a sviluppare disturbi di attenzione e iperattività, ma ci tengo anche a sottolineare che lo studio appunto parla del fatto che gli effetti variano in base ai fattori socio economici risultando più pronunciati tra I bambini provenienti da famiglie con redditi più elevati, e infine ritardare l'inizio della scuola è più in linea con le teorie della psicologia dello sviluppo più recenti, perché tutte enfatizzano l'importanza di un tempo prolungato per l'apprendimento informale, per il gioco autonomo, per poter migliorare non solo lo sviluppo del linguaggio ma anche appunto l'autoregolazione quindi la gestione delle emozioni.

Ho anche trovato molto interessante che lo studio parli di benefici sia nella maturità relativa sia nella maturità assoluta. La maturità relativa si riferisce ai vantaggi che un bambino più grande potrebbe avere rispetto ai suoi compagni più giovani nella stessa classe. Lo studio spiega proprio che I bambini che iniziano la scuola più tardi sono generalmente più grandi rispetto ai loro compagni, il che significa che potrebbero essere più avanzati in vari aspetti dello sviluppo, come per esempio la regolazione emotiva e le abilità cognitive, e questa differenza di età relativa può portare a migliori performance accademiche anche ma anche proprio a migliore adattabilità all'ambiente scolastico. La maturità assoluta invece riguarda l'idea che iniziare la scuola a un'età più avanzata sia più appropriato in generale dal punto di vista dello sviluppo del bambino perché come dicevamo prima I bambini che iniziano la scuola più tardi hanno avuto più tempo per partecipare a esperienze di apprendimento informale basate sul gioco che supportano lo sviluppo del linguaggio, la capacità di regolare I propri stati cognitivi emotivi, e questo periodo prolungato prima della scuola formale consente una transizione più graduale e adeguata allo sviluppo nell'educazione strutturata. E poi l'articolo di Tracy sposta il focus su uno studio che si concentra invece sui benefici dell'iniziare la scuola più tardi rispetto alle diagnosi di ADHD.

Questo super interessante fa riferimento a uno studio condotto dal Dr. Martin Whiteley della Curtin University australiana che è stato pubblicato sul Medical Journal of Australia e analizzato I dati di oltre trecentomila studenti australiani delle scuole elementari di età compresa tra I sei ei dieci anni scoprendo che I bambini nati nell'ultimo mese dell'anno scolastico consigliato quindi I più piccoli della classe avevano circa il doppio delle probabilità di ricevere una prescrizione di farmaci per l'ADHD rispetto ai bambini nati nel primo mese dell'anno scolastico, quindi I più grandi. Quindi per dirlo con parole diverse I bambini più piccoli dei loro compagni di classe hanno una probabilità significativamente maggiore di ricevere una prescrizione di farmaci per l'ADHD. Il dottor Whiteley avanza la sua preoccupazione che I bambini più piccoli di una

L'ospite: classe potrebbero essere

Carlotta: erroneamente diagnosticati con ADHD, potrebbero essere erroneamente diagnosticati con ADHD semplicemente perché sono meno maturi rispetto ai loro coetanei più grandi. In sostanza I loro comportamenti che potrebbero essere il risultato del il risultato del loro stadio di sviluppo piuttosto che di un vero e proprio disturbo, potrebbero essere erroneamente classificati come ADHD. Whiteley suggerisce che consentire ai genitori un maggiore controllo sulle date di inizio della scuola potrebbe contribuire a meno di controllo sulle date di inizio della scuola potrebbe contribuire a mitigare questo problema riducendo potenzialmente il rischio di diagnosi errate. Il suo studio prende in considerazione l'Australia, ma abbiamo modelli simili, studi simili anche in altri paesi, tra cui per esempio gli Stati Uniti e il Canada, dove I tassi di diagnosi di ADHD e di somministrazione di farmaci sono notevolmente più elevati. Proprio in Canada, per esempio, uno studio del duemila dodici analizzato quasi un milione di bambini canadesi di età compresa tra sei e dodici anni esaminando I dati di prescrizioni, servizi medici, ricoveri ospedalieri nel periodo tra l'uno dicembre mille novecentonovantasette e il trenta novembre duemila otto.

Lo studio suggerisce che l'età relativa dei bambini all'interno della stessa classe può influenzare in modo sostanziale la probabilità di diagnosi e trattamento dell'ADHD perché I bambini più giovani e quindi meno maturi potrebbero essere più facilmente diagnosticati con ADHD e trattati con farmaci anche se questi comportamenti possono essere semplicemente una manifestazione della loro immaturità relativa piuttosto che di un vero disturbo. Quindi anche qui in Canada risultati simili allo studio del dottor Whiteley in Australia. E di nuovo le implicazioni di questi risultati sono notevoli. Sottolineano la necessità di considerare l'età relativa dei bambini quando si effettuano diagnosi di ADHD e si pianificano trattamenti. E' davvero importante adottare approcci di valutazione che tengano conto dell'età e dello sviluppo del bambino per evitare diagnosi inappropriate e trattamenti non necessari e non giustificati.

A me preoccupano molto queste diagnosi di ADHD in costante crescita. Ho anche programmato un episodio con la dottoressa Ilaria Imbrogno con la quale ho parlato di questo problema proprio quando l'ho incontrata a Potenza durante il mio tour del libro e che mi raccontato cose davvero allarmanti anche sulla situazione italiana, per esempio che oggi lei si ritrova in studio bambini già nelle prime settimane di prima elementare, quindi a sei anni, e come questa età si sia sempre di più anticipata negli ultimi dieci anni che lei lavorato appunto con con bambini e con famiglie con queste diagnosi. Io so che per alcune famiglie che stanno vivendo la realtà dell'ADHD questi dati e questi studi possono essere un po' spaventosi e terrificanti, ma io sono davvero felice che ci siano studi come questo perché dobbiamo ampliare il dibattito sulla ADHD, la sua diagnosi, il suo trattamento, e nonostante le cause della ADHD siano ancora molto dibattute con fattori che vanno dalle differenze neurofisiologiche all'esposizione prenatale ai farmaci, quindi ci sono veramente tantissimi fattori e non è ancora molto chiaro queste ricerche mostrano che alcuni bambini soprattutto I più piccoli potrebbero effettivamente venire diagnosticati in modo errato sulla base di osservazioni di una normale immaturità legata all'età e questo è importante perché se consideriamo gli elementi presi in considerazione per la diagnosi per esempio fattori come il bambino si distrae troppo facilmente, gioca in maniera troppo rumorosa, è troppo agitato, si

L'ospite: arrampica troppo, interrompe troppo spesso, io credo che ogni

Carlotta: genitore di bambini di troppo interrompe troppo spesso. Io credo che ogni genitore di bambini di cinque anni dovrebbe sentire un campanello d'allarme perché queste sono caratteristiche assolutamente naturali per I bambini piccoli, per bambini sani il movimento è cruciale nello sviluppo evolutivo e permetterlo, anzi no, non solo permetterlo, ma incoraggiarlo almeno fino ai sette anni dovrebbe essere alla base di ogni sistema scolastico. So che mi ripeto spesso mai bambini hanno bisogno di movimento, di gioco libero, di arrampicarsi, di con il corpo per consentire un naturale sviluppo cerebrale e socio emotivo e invece purtroppo la crescente attenzione per l'aspetto accademico portato sempre di più a bambini di sei anni che devono stare seduti la maggior parte delle ore scolastiche magari a un banco da soli che non possono collaborare mentre invece proprio a quell'età è quando si sviluppano le loro capacità sociali quindi dovrebbero lavorare in gruppo invece noi li dividiamo ma tutto questo non lo dico io lo dice la ricerca lo dice la scienza oggi abbiamo davvero tanti studi sul ruolo fondamentale del gioco del movimento nello sviluppo e anche se qualcosa si sta muovendo con la creazione di sempre più scuole alternative come per esempio quelle nel bosco in cui si sta spesso in natura e si usa molto il corpo per esplorare sembra che la maggior parte dei governi ignorino questi studi.

O magari hanno solo tempi di bradipo, ma questo non toglie la mia delusione perché credo che avremmo già dovuto iniziare a vedere qualche cambiamento in più anche nella scuola pubblica, che non è incrementare le ore di educazione fisica e poi spremere gli studenti al massimo perché non c'è tempo per finire il programma, ma è rivedere il programma, magari ridurlo, inserire quello che è davvero necessario, lasciare andare qualcosa, rivedere la struttura delle lezioni per esempio copiando magari sistemi educativi d'eccellenza come quello finlandese. Forse ve l'ho già detto in altri contenuti, ma I bambini e ragazzi finlandesi hanno lezioni di quarantacinque minuti di seguito seguite da pause di quindici minuti che sono obbligatorie e in cui si deve uscire all'aria aperta anche sotto zero nel frattempo si aprono le finestre delle aule. Perché? Perché il cervello bisogno di ossigeno e di movimento per imparare. E proprio a proposito di movimento, Tracy nel suo articolo menzionato uno studio che mi è sembrato molto completo proprio sull'importanza del movimento e del gioco.

Si intitola l'apprendimento, il pensiero, la creatività e l'intelligenza non sono processi del solo cervello ma di tutto il corpo. E Carla Hannaford autrice anche del libro Smart Moves scrive che non possiamo più limitare l'ambiente di apprendimento allo stare seduti in silenzio e a memorizzare le cose e dimostra attraverso la sua ricerca che I bambini hanno bisogno di molto tempo molto più tempo per il gioco libero che comporta il movimento di tutto il corpo e ne hanno bisogno proprio per sostenere lo sviluppo cognitivo. Perché anche se il cervello è spesso visto come l'unico protagonista del processo di apprendimento, nello studio si legge proprio che le stesse ragioni del cervello responsabili del movimento sono anche coinvolte nel pensiero di livello superiore. C'è un forte legame tra avere molto tempo per il gioco libero e il movimento e la capacità di eseguire attività, azioni e pensieri di livello superiore. Vi riassumo una parte dello studio perché sapete che queste conversazioni mi affascinano?

Chi segue il mio lavoro da tanto tempo è possibile che abbia già ascoltato qualcosa di tutto questo, ma a me non annoia mai spero che non annoi neanche voi la dottoressa Hanaford scrive che I bambini nascono con una dotazione completa di neuroni desiderosi di stimoli il movimento dal sollevare la testa al gattonare fornisce un input sensoriale fondamentale che costituisce la base delle connessioni neurali in tutto il cervello. Questi primi movimenti non sono casuali ma sono proprio progettati per stimolare varie modalità sensoriali e integrarle nelle reti neurali neuronali di sviluppo, in via di sviluppo. Ad esempio il sistema visivo responsabile delle interpretazioni di forme e colori e il sistema uditivo che elabora suoni e ritmi sono entrambi impegnati e sviluppati attraverso esperienze sensoriali facilitate proprio dal movimento. Man mano che I bambini crescono le loro esperienze sensoriali diventano sempre più complesse. La dottoressa prende ad esempio l'interazione di un bambino con una palla.

Inizialmente il bambino può riconoscere la palla solo come qualcosa di liscio e rotondo. Col tempo man mano che interagisce con la palla, lanciandola prendendola osservando come rimbalza, la sua comprensione evolve e questa progressione dalla conoscenza semplice a quella complessa riflette la rete crescente di percorsi neurali nel cervello. Ogni nuova interazione con la palla rafforza ed elabora questi percorsi dimostrando come l'esperienza contribuisca direttamente allo sviluppo del cervello, il movimento contribuisca direttamente allo sviluppo del cervello. Ora tutto questo non dovrebbe sorprendere perché è da tanto che sappiamo che fin dalla nascita il corpo svolge un ruolo indispensabile per l'apprendimento e lo sviluppo del cervello. Gianmaria Montessori diceva che la mano è lo strumento della mente, ma con ricerche come quella della dottoressa Hannaford facciamo un passo più in là perché vediamo che attività come la corsa, l'arrampicata, l'equilibrio, ovvero componenti del gioco libero in natura o al parco giochi, non sono solo ricreative ma sono essenziali per lo sviluppo di abilità complesse come la risoluzione dei problemi, la creatività, la progettazione, la regolazione degli impulsi, eccetera.

L'interazione tra attività fisica e crescita cognitiva sottolinea l'importanza di incorporare il gioco libero e il movimento nella routine quotidiana. Poi la dottoressa fa vari esempi di benefici del movimento che vanno oltre il semplice input sensoriale. Uno di questi, come dicevamo prima, è proprio il fatto che il gioco all'aperto permette ai bambini di sperimentare l'ambiente in tre dimensioni che è fondamentale per sviluppare la questo caso anche allo sviluppo visivo, al contrario l'eccessivo tempo trascorso davanti allo schermo, che di solito rappresenta, anzi che di solito presenta le informazioni in due dimensioni può ostacolare queste abilità visive e potenzialmente influenzare le successive capacità di lettura. Quindi in conclusione se proprio vogliamo trarre le somme favorire un ambiente I cui I bambini possano muoversi liberamente, interagire con l'ambiente circostante, giocare in maniera libera non è solo vantaggioso ma è fondamentale per il loro apprendimento e sviluppo generale E se non lo fa la scuola dovremmo cercare di sopperire noi genitori a casa che spesso significa semplicemente magari ridurre un'attività extrascolastica, magari fare uno sport in meno e andare di più al parco giochi, al fiume dietro casa, a giocare con I piedi nell'acqua, in spiaggia a costruire capanne con I rami portati dalla corrente, ma gioco libero, non strutturato, non diretto, non guidato, gioco libero.

E in questo discorso sul movimento e sul gioco libero si inserisce anche il tema di oggi, ovvero come possa beneficiare I bambini scegliere di avviare l'educazione formale, quindi in un ambiente mirato all'apprendimento accademico, un anno più tardi. Qual è l'età giusta? La dottoressa e autrice del libro del duemila sedici Rest grow and Play Debora Macnamara suggerisce che la risposta non è un'età arbitraria ma è più relazionata come abbiamo visto finora proprio allo sviluppo del cervello, quindi quando il cervello è sufficientemente sviluppato. In genere lei dice questo avviene tra I cinque ei sette anni se il bambino avuto la possibilità di svilupparsi in un ambiente adeguato e ci ricorda però che non esiste una taglia unica per tutti e specifica che per esempio per un bambino altamente sensibile questo processo potrà richiedere anche due anni in più. Scrive la maturità non l'istruzione accademica è la chiave per il successo degli studenti.

Siamo arrivati alla fine ma prima di salutarvi ci tengo a concludere con una mia riflessione personale: iniziare l'educazione formale un anno dopo non significa necessariamente tenere I bambini a casa. La realtà è che la maggior parte delle famiglie non può per via del lavoro e anche per chi può non possiamo dimenticarci della nostra libertà e del nostro benessere di adulti, di individui dietro I genitori che hanno bisogno di tempo e cura per sé, Tempo e cura che spesso solo la scuola può offrire perché spesso viviamo lontani dalle famiglie, dai nonni, da persone che possano effettivamente offrirci quel tempo e quella cura per noi. Ma io penso davvero che ci siano modi per ritardare l'avvio della scuola formale. Per esempio se ci offrono l'opzione di fare la primina dire di no, scegliere serenamente di no, scegliere se possibile una scuola dell'infanzia basata solo sul gioco e sul movimento, non una che sia la nuova prima e seconda elementare, ma una che proprio non si concentri quasi affatto sull'aspetto accademico ma soltanto sul gioco libero e quando I bambini vanno a scuola iniziano l'apprendimento formale dobbiamo ricordarci che loro non sono I loro voti dobbiamo dare più importanza al benessere socio emotivo piuttosto che alla performance scolastica e alle prestazioni di questo trovate anche altri episodi sul podcast.

Questo è tutto per oggi. Spero che questa conversazione abbia piantato alcuni semini e vi do appuntamento al prossimo venerdì con un altro episodio di EducareCon Calma. Nel frattempo vi ricordo che se volete commentare, partecipare o avviare una conversazione su questo tema potete farlo su la tela punto com barra podcast o cercando nella lente in alto a destra il titolo dell'episodio. Tra l'altro questo mi sembra anche un bellissimo tema, un bellissimo episodio da commentare per gli educatori e le educatrici insegnanti che mi ascoltano e vorrei ricordare a tutti gli insegnanti proprio che abbiamo questo progetto la tela teachers che è un progetto veramente molto valido e quando completate il vostro profilo potete anche entrare a fare parte di una categoria del forum riservata esclusivamente agli insegnanti in cui effettivamente possiamo tutti insieme avviare conversazioni in uno spazio sicuro tra professionisti del settore. Non mi rimane che augurarvi buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo.

Ciao ciao!

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È stato davvero interessante ascoltare questa puntata consigliatami da una mia amica, ben consapevole della difficoltà con cui siamo giunti a scegliere di far cominciare a nostra figlia la Primaria un anno dopo.
I nostri figli frequentano le scuole waldorf (pedagogia steineriana) nelle quali è normale che i bambini comincino l'apprendimento intellettuale a 7 anni o comunque una volta raggiunta la maturità scolare sia in termini di crescita fisica (es. la  perdita dei denti da latte) che in termini di apertura sociale e tanti altri fattori che vengono valutati dalle insegnanti dell'asilo  e che hanno portato le nostre a consigliarci di prolungare la permanenza in asilo di un anno della bambina facendole  fare quello che viene chiamato anno di completamento.
Siamo molto convinti e consapevoli che sia la scelta migliore per lei, ma non è stato semplice andare controcorrente rispetto ad una società che tende ad accelerare tutto e tutti, a maggior ragione per il fatto che non essendoci primarie waldorf nella nostra zona farà una scuola statale e quindi si ritroverà in classe con tutti bambini più piccoli di un anno o più se hanno fatto la primina. Pensiamo però che questo anno non sia perso, ma regalato alla sua infanzia dove potrà continuare a esprimersi con tutta la sua creatività nel gioco libero e con i lavori manuali. Grazie a questa puntata ho potuto sentire confermate le stesse tesi  da fonti completamente diverse ed è stato molto rincuorante. Grazie 
Grazie a te, per aver condiviso con noi la vostra esperienza: potrà essere un incoraggiamento anche per altri genitori che stanno vivendo dilemmi simili.  💜

Che bello e importante è quello che scrivi: non è un anno perso, ma un anno regalato. Regalato all’infanzia, al gioco, al tempo lento, a quella maturazione che non è solo cognitiva ma anche emotiva, sociale e fisica.

E capisco la fatica dell’andare controcorrente, perché la nostra società tende spesso ad accelerare e spingere «avanti» i bambini come se crescere fosse una gara, e invece possiamo ricordarci che ogni bambino ha il suo ritmo e rispettarlo è uno dei regali più grandi che possiamo fargli.
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Giusto in questo periodo ci stiamo interrogando su questo tema!
In Germania dove abitiamo, i bambini nati tra luglio e settembre possono scegliere se andare a scuola a 6 anni (appena compiuti) o a 7.. per i nati a ottobre novembre e dicembre si va automaticamente l' anno successivo (quindi a quasi 7 anni).
D'istinto avrei detto regalare un anno (che non tornerà più) in più di giochi sar bbe la scelta più sensata.. a quanto pare ci sono tanti studi a dimostrarlo!!
Grazie Carlotta
Il tuo istinto ha fatto una riflessione davvero valida. 😉💜
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Grazie Carlotta!
Sentendoti esporre tutti i dati, questa corsa al tempo che toglie un futuro sereno ai nostri figli, ho sentito i brividi..
Avrei voluto leggerlo qualche anno fa, quando la maestra della materna si lamentava dicendo che la bimba era troppo attiva...e costretta ad un inizio della primaria solo perche 6 anni compiuti a dicembre...Grazie per diffondere un messaggio importante!! 
Che fatica, un abbraccio Nancy 💜
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Bellissimo podcast. 
L'ho ascoltato proprio perché ci sono sempre più genitori allettati dalla possibilità dell'anticipo alla primaria e io condivido appieno quanto è stato detto, il bambino ha diritto di giocare ed essere spensierato. Ho subito pensato alle scuole montessoriane in cui all'uscita dalla casa del bambino si può arrivare ad un buon livello di conoscenze ma ricordiamoci che nelle scuole montessoriane il bambino gioca, si valorizza l'apprendimento cooperativo e nn individuale, la conoscenza avviene attraverso esperienze sensoriali, il piacere del corpo che si muove e al contempo conosce.
Mi sono data anche delle risposte alla mia classe rumorosa e frenetica: i bambini  stanno dicendo che hanno  bisogno di muoversi e giocare all'aria aperta! 
Dunque attività strutturate/proposte mirate più brevi e concise per dare spazio al fare del bambino, che poi è fare esplorativo/conoscitivo e....tanto gioco libero.
Però, c'è un però! Mentre giocano in giardino e li osservo, vedo che alcuni giocano tradizionalmente, altri fanno esperienze di scoperta con gli elementi naturali, altri ancora si cimentano nella corsa, nei salti, si arrampicano mentre  alcuni giocano sempre principalmente e solo alla lotta, si tirano, si spingono,  si buttano a terra e si ammassano uno sopra l'altro, facendosi anche male, e tanti litigi. 
Questo desiderio di lottare, di mettere alla prova la propria forza, di sentirsi potente capisco che è un bisogno del bambino ma nn mi piace. Non so se c'è un podcast dove parli di questo argomento specifico, cosa fare?
Grazie Carlotta
Ciao Monica, grazie per la domanda e ti lascio alcuni spunti che potrebbero esserti utili – e ne trovi anche altri nel Percorso dedicato a La Tela Teachers, alla categoria «Selezione per te, insegnante» (come dici, usare il corpo è un loro bisogno, che in alcuni contesti ha bisogno di essere incanalato con alternative più valide della «lotta»):

Percorso / Crisi
Quando i bimbi mordono, spingono e picchiano
Dai loro un alternativa da mordere, spingere e picchiare.


Percorso / Crisi
Offri alternative ai comportamenti scomodi
Quando tuo figlio ha un comportamento aggressivo, tu dagli un'altra opzione.


Percorso / Crisi
5 copioni per aiutare a gestire l'aggressività
Risposte alternative a comportamenti aggressivi.


Ti ricordo anche che puoi usare la categoria del forum «Insegnanti La Tela» per condividere questo o altri dubbi con altri insegnanti della comunità e ricevere il loro supporto e punto di vista. 💜
Hai modifiche non salvate -
Wow Carlotta, mi serviva proprio!! Ora mi sorge una domanda: con questi nuovi studi la scuola montessoriana, che già dall' infanzia propone attività e materiali legati meno al gioco libero e più allo sviluppo di competenze accademiche come la letto scrittura, ma anche geometria, scienze, ecc.., viene messa in discussione? È anche questo tipo di educazione "sbagliata" secondo te? È vero che la proposta parte sempre dalla curiosità e dal periodo sensitivo del bambino che lo predispone, però di fatto sono scuole molto piene di attività e meno di gioco libero vero e proprio. I miei figli frequentano una realtà parentale di questo tipo, quindi posso confermarlo per esperienza diretta. Grazie di cuore! Un abbraccio 
Anche io mi pongo la stessa domanda! 
Seguo
Ciao Isabella, grazie per la tua domanda. Lascio la parola a 
Sara Ghirelli
 , la nostra persona di riferimento per quanto riguarda la scuola (nonché educatrice montessoriana). 💜
Ciao Isabella! Hai aperto un super vaso di pandora!😁 
Nelle scuole montessoriane oltre al gioco libero, c'è il lavoro in libera scelta! 
e libertà significa che ciascun bambino può scegliere con quale attività soddisfare il proprio bisogno di scoperta di quel momento. 
Soprattutto nelle scuole dell'infanzia la competenza accademica non è lo scopo primario dell'uso dei materiali...anzi! ciò che più conta è rispondere alle sensibilità (periodi sensitivi) dei bambini riconoscendo l'unicità del percorso di ciascuno.
La possibilità di utilizzare i materiali sia al tavolo che a terra garantisce che la bambina possa scegliere la posizione più confortevole per portare a termine i propri "doveri", nel rispetto dei propri tempi e spazi; in virtù di un apprendimento a lungo termine. Nelle case dei bambini (scuola dell'infanzia montessoriane) ma anche nelle scuole primarie il tempo della concentrazione prevede sempre pause e intervalli fatti di gioco, relax, letture...non mancano: gioco destrutturato, manipolazioni, gioco libero in natura, passeggiate sul territorio...
Laddove si scelga il metodo non per l' "etichetta" ma per il suo valore, posso assicurarti che esiste un buonissimo equilibrio tra competenze didattiche e bisogni fisiologici dell'età (gioco, movimento, aria aperta)😊
Grazie!
Hai modifiche non salvate -
Ho ascoltato l' episodio e purtroppo ha fatto riemergere perplessità di allora relative all' inizio della scuola di mio figlio (all' età due anni e mezzo) sempre etichettato nella scuola dell' infanzia come "piccolo ed immaturo" ed in fondo lo era. Con quella lente di ingrandimento sono andata avanti e così abbiamo iniziato la scuola primaria all' età di sei anni e mezzo, scelta di cui sono stata contenta dato l' elevato livello di competitività della scuola di oggi. Oggi, in qualità di insegnante di scuola dell' infanzia e sull'onda della mia esperienza personale, ritengo che quanto più si possa posticipare l' inizio della scuola, meglio sia per il bambino ed è questo il messaggio che cerco di diffondere oggi tra le famiglie con cui ho la possibilità e l'opportunità di confrontarmi.
Ciao Valentina, ti chiedo un consiglio sulla base della tua esperienza. Il mio bimbo compirà 3 anni a fine novembre e ha iniziato la scuola dell'infanzia quest'anno con grande difficoltà. Hanno tante attività all'aperto, fattoria, yoga, parco giochi ecc ma anche schede precompilate seduti al banco, tablet ecc e vedo che riesco lui non è facile stare seduto...
Per la primaria mi consiglieresti di farlo iniziare un anno più tardi? Grazie
Ciao Nicoletta, grazie della tua domanda. In base alla mia esperienza personale e come afferma Carlotta,anticipare i tempi non solo non serve ma è addirittura dannoso. La scuola di oggi poi è estremamente performante, quindi lasciare i bambini in uno stato di "libertà"  ed alla loro portata non può che regalargli serenità e leggerezza. Quanto più puoi tardare l'ingresso alla scuola primaria,meglio è, per lui e per voi.
Grazie mille! Devo ragionare su come fare, visto che mi pare di capire che la frequenza in Italia sia obbligatoria dai 6 anni (a meno che si faccia home schooling). Se hai qualche dritta, sono tutta orecchie 😃
Questo è vero ma potresti parlare con il Dirigente della tua scuola provando a spiegare le tue motivazioni. Non so se si tratti di una scuola pubblica o privata. Talvolta, nelle scuole private c' è un margine di adeguamento un tantino più ampio.
Ci sono, per ogni domanda ❤️
Grazie!
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Episodio davvero interessante! Concordo pienamente su tutti i punti sollevati. Come ex insegnante di scuola primaria, sono d’accordo sull’importanza di posticipare l’ingresso alla scuola primaria.
Ada, grazie per la tua condivisione 💜
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Ciao Carlotta, ti ringrazio per questo episodio del podcast che ha fatto emergere perplessità, dubbi, domande che mi portavo dentro ormai da parecchio tempo!
Oggi grazie a questa tua puntata finalmente ho dato voce e risposta a un sentire che non trovava pace e che ha fatto scendere anche qualche bella lacrima perché in tutto questo finalmente posso dire di non sentirmi sbagliata e di non sentirmi più così sola con il pensiero di posticipare (per quanto possibile) l'entrata a scuola di mio figlio. All'inizio, sono sincera, sono caduta nella trappola del pensiero comune di questi tempi dove i bambini devono andare a scuola il prima possibile per essere più performanti, più intraprendetenti, più socievoli, più bravi, imparare a stare al mondo prima e tutti questi più, più, più che subito mi hanno anestetizzata e non mi facevano vedere un quadro più ampio delle varie possibilità che potevamo prendere in considerazione e che non mi facevano riflettere e sviluppare un pensiero abbastanza critico e anche un po controcorrente rispetto al tempo e società che stiamo vivendo oggi.
Ad oggi, guardando indietro, dico che la scelta di non mandare nostro figlio al nido sia stata la scelta più giusta per noi e anche per lui; il fatto di non essere mai riusciti a trovare una struttura che andasse bene per le nostre esigenze famigliari e che rispecchiasse anche i nostri valori, ci ha messo davanti il poter ricercare e valutare delle alternative.
So che molte famiglie devono per forza di cose mandare i proprio figli a scuola (nido, infanzia, primaria, ecc) e non le giudico assolutamente per questo (ho molte amiche che mandano e hanno mandato i propri figli al nido perché hanno genitori anziani o ancora lavoratori, perché l'azienda non gli ha concesso la riduzione dell'orario lavorativo o perché libere professioniste e per altri mille motivi ancora).
Ora ci troviamo a continuare la ricerca in vista della la scuola dell'infanzia  e per una serie di motivi dobbiamo scegliere un alternativa che non sia la classica scuola statale, questo mi dà gioia ad oggi, più di prima, perché per fortuna nelle nostre vicinanze ci sono delle alternative (scuole a filone montessoriano, a filone Staineriano e scuola nel bosco).
Nostro figlio potrebbe già inziare l'anno prossimo con la sezione primavera, scelta che però stiamo escludendo, perché vorremmo farlo iniziare, se in linea con le eventuali nostre possibilità future, dopo il compimento dei 3 anni.
Per noi sarebbe difficile tenere nostro figlio "a casa" fino ai 6 anni anche con le alternative che abbiamo trovato in questo momento, che ha quasi 2 anni, per riuscire a lavorare, per prenderci del tempo per noi e del tempo per la cura del singolo; è vero che le scuole alternative, all'infanzia statale, che stiamo valutando ci danno la possibilità anche di fare dalle 8 di mattina alle 13/14 del pomeriggio oppure solo qualche giorno della settimana tutto il giorno, quindi ricercando, informandosi, chiedendo e valutando le alternative si possono trovare! Spero che sarà così anche quando ci troveremo a scegliere per la scuola primaria o se si potrà fare qualcosa per posticipare l'ingresso di 1 anno!
Ti ringrazio ancora infinitamente per questi tuoi spunti, per queste tue ricerche, per il tempo che dedichi per noi e a tutti noi, ti ringrazio infinitamente dal più profondo del cuore perché grazie a te piano piano sto scendendo da delle piccole ruote.
Finalmente non mi sento più sola o alle volte mi sento meno sola.

Alle volte per auto_incoraggiarmi in queste scelte genitoriali mi ricordo una frase che dicevi spesso nelle puntate del podast quando hai iniziato: "Faccio il tifo per Te".
Io aggiungo oggi: "Faccio il tifo per Noi e per Voi".

Un abbraccio
Alessia

PS: so che nella puntata ti riferivi più alla scuola primaria, spero di non essere andata fuori tema parlando di nido e scuola dell'infanzia in questo mio messaggio. Un abbraccio!
Grazie per questa preziosa condivisione Alessia 💜
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Molto interessante!shockante la percentuale che ci hai detto sulla diversità di concentrazione..ma qui in italia,è possibile inserirli un anno dopo alla scuola dell obbligo?
Si può "ritardare" inserendoli in una realtà parentale o facendo homeschooling! A fine anno scolastico però dovrà sostenere un esame per verificare il raggiungimento delle competenze previste.
Ciao Claudia, in Italia (per la scuola pubblica) è – purtroppo – obbligatorio iscriverli alla primaria se compiono i 6 anni entro il 31 dicembre. Viceversa, come suggeriva Isabella, si dovrebbe optare per soluzioni diverse. Non saprei invece se per le scuole private possa essere fatta una proposta di questo tipo (potresti provare ad informarti anche in questo senso).
Grazie!!
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Consiglierò questo episodio a tante mamme e tanti papà che molto spesso mi chiedono se aspettare per  l'ingresso in primaria o meno. Non è una scelta semplice per i genitori soprattutto quando sentono il peso del 'deve imparare a leggere', 'deve imparare a scrivere', 'all'asilo gioca soltanto'. Informarsi e ampliare lo sguardo è sempre una strada valida. Grazie Carlotta..! A presto il nostro approfondimento.
Ilaria cara, non vedo l’ora! 
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