Preferiti dei bambini

13. La morte spiegata ai bambini e il loro dolore

In questo episodio parliamo di un tema difficile, importante, forse un po’ tabù: il dolore e la morte.

31 ottobre 2020·
19 min
·26 commenti

È giusto parlare della morte ai bambini? Come spiego la morte a mio figlio? Come posso alleviare il dolore dei miei bambini? Non è meglio proteggerli da un dolore così forte quando sono piccoli?

In questo episodio, cercando di usare più tatto e sensibilità possibile, rispondo a queste e altre domande. Credetemi, può non sembrare facile parlare un tema così «delicato», ma in realtà la fatica arriva dal non avere avuto modelli che ne hanno parlato con noi: non sappiamo come affrontare la conversazione. Proprio per questo dobbiamo prepararci, parlarne e capovolgere la narrativa: perché deve essere un tema delicato? Perché non normalizzarlo?

benvenuti a un altro episodio di educare con calma e anche questa volta non ce l'ho fatta. Non ho pubblicato di venerdì nel venerdì europeo, ma mi consola sapere che almeno è venerdì in qualche parte del mondo. Quindi dai, non sono proprio fuori completamente, ma dalla prossima settimana cercherò davvero di pubblicare il venerdì mattina europeo. Quindi oggi vorrei parlarvi di un tema sul quale in questo periodo ricevo moltissime domande. Sono un po' nervosa, non so se l'ho ascoltate dalla voce, perché è un tema complicato. È un tema importante ed è un po' tabù, un tema, un po' tabù. Forse. E quindi lo affronterò nell'unico modo che conosco per affrontare temi difficili con i miei figli, ovvero con spontaneità e con sincerità. Parliamo di morte e parliamo di dolore. Se siete iscritti alla mia newsletter, alcune di queste cose le avrete già lette e se avete il libro, avere paura che ho scritto per la collezione gioca e impara con il metodo Montessori. Anche lì ci sono alcune cose, alcuni spunti di cui parlerò oggi. Inizierei parlando del dolore. Credo che la morte sia una di quelle cose che nascondiamo ai nostri figli per paura che soffrano per paura del loro dolore, ma mi ci butto proprio a capofitto senza tanti giri di parole. Il dolore non è qualcosa da cui dobbiamo proteggere i nostri figli. Ho sempre la sensazione che i genitori pensino che il dolore dei figli sia un fallimento dei genitori, un loro fallimento e che come genitori dobbiamo risolvere questo dolore. La società ci ha venduto l'idea che i genitori debbano proteggere i figli dal dolore, dalla morte, dalla paura. Pensiamo che il nostro compito, il nostro lavoro di genitore, sia quello di proteggere i nostri figli. Ma io, nella vita, quando ripenso ai miei momenti di dolore, so bene che sono quelli che mi hanno fatta crescere di più. E potrà sembrare superficiale, ma credo sia importante ricordarlo. Il dolore è ciò che crea coraggio è ciò che crea saggezza e ciò che crea empatia. Queste caratteristiche si manifestano quando dobbiamo superare degli ostacoli quando dobbiamo fare fronte al dolore. E quindi, quando pensiamo di dover proteggere i nostri figli dal dolore, in realtà non ci rendiamo conto che li stiamo proteggendo dall'unica, cosa che può renderli persone più resilienti. Il nostro lavoro dei genitori non è proteggerli dal dolore. Il nostro lavoro è esserci quando sentono dolore è essere presenti quando soffrono. Vi racconto una storia che avevo raccontato in una newsletter passata alla sera. I bimbi guardano sempre dieci venti minuti di un cartone o di un documentario. Noi siamo molto affezionati ai documentari, che per me sono veramente ottimi. Sono sempre in linea con la filosofia in cui io credo che offrire la realtà ai bambini. E quel giorno Oliver stava guardando African Cats, che è uno dei documentari della bellissima serie di Disney Natu. Nel documentario lei la la mamma leonessa muore e Oliver lo aveva già finito di guardare una volta sempre dieci minuti alla volta, quindi ci aveva messo una settimana o poco più, ma si vede che allora non aveva capito che lei la moriva. Questa volta invece qualcosa aveva fatto click nella sua testa e ha collegato i puntini. Premetto che i miei figli fin da piccoli sono sempre stati esposti alla morte quando si presentava nel nostro quotidiano, che ne so, un uccellino morto al parco, una rana schiacciata sulla strada, ma anche proprio solo da dove viene la carne che mangiamo, che tra l'altro parte della ragione per cui Oliver ha scelto di non mangiare più carne quando aveva quasi tre anni. Emilie, invece la mangia senza problemi ancora oggi e pur sapendo da dove viene, Quindi è proprio personalità a volte. Inoltre, la mamma di Alex è morta quando lui aveva sei anni. E alla domanda dei bambini dove la tua mamma, Alex ha sempre risposto È morta quando io ero piccolo. Vi dico tutto questo per farvi capire che Oliver, quando ha guardato quel documentario, sapeva che cosa fosse la morte. Sapeva che la morte è permanente. Sapeva che la morte è triste, anche perché comporta non poter più rivedere quella persona o quell'animale. Ma la morte di lei, la a cui Oliver si era ovviamente affezionato, è stata la prima morte che lo ha colpito. Ha pianto, ha pianto per due giorni. Ogni volta che ci pensava, scoppiava a piangere. Era di cattivo umore. È stato sicuramente il suo primo dolore intenso. E io non me l'aspettavo. Onestamente, volevo parlargliene. Volevo aiutarlo a gestire questa sua emozione. Volevo risolvere l'emozione, ma mi sono presta resa conto che ogni volta era un monologo e non aveva alcun effetto. Non lo stavo aiutando come lui aveva bisogno che io lo aiutassi. e non lo nascondo, è difficile vedere i nostri figli soffrire e non sapere come aiutarli o rendersi conto che non li stiamo aiutando affatto. Ci sentiamo inutili proprio perché, come dicevo, all'inizio, pensiamo che il nostro compito di genitori sia proteggerli dal dolore, risolvere il loro dolore. Poi una mattina di qualche giorno dopo, Oliver mi ha chiesto una cosa strana mi ha chiesto di disegnargli lei, la la leonessa. Io stavo lavorando in quel momento e gli ho detto che l'avrei fatto dopo me l'ha richiesto altre cento volte quel giorno e anche il giorno dopo. Ma io continuavo a posporre, perché se devo essere sincera a uno, non ne avevo veramente voglia di disegnare Leila e due non so come si disegni un leone e gli avevo perfino proposto di stampare un leone, ma lui voleva proprio che glielo disegnassi il terzo giorno. Quindi a questo punto sì, ero infastidita dalle continue richieste, ma allo stesso tempo ero anche incuriosita da questa insistenza e quindi gliel'ho disegnata molto velocemente su un foglio. Era un disegno pessimo per me, non sembrava neanche un leone. Ma sapete che cosa ha fatto Oliver L'ha conservato per mesi ogni volta che vedeva che pulivo e ordinavo, che è sinonimo di buttare via il superfluo. Correva a prendere il disegno di Leila e lo riportava in camera per evitare che lo buttassi via. E allora ho capito quella era la sua maniera di processare il suo dolore. Io volevo parlare, lui voleva tenere lei là con sé. E ancora oggi faccio fatica a parlarne senza emozionarmi, perché quando ci ripenso da una parte mi rattrista mhm, che quel giorno io non abbia capito immediatamente il suo bisogno e non abbia capito che quello era il suo modo di di processare il dolore. Quello era il modo in cui lui voleva che io lo aiutassi. Ma poi vabbè, ogni volta mi perdono e vado avanti, perché alla fine questa è la genitorialità, no? Sbagliare, perdonarsi, chiedere scusa e imparare e rifare tutto da capo. Ma poi mi emoziona, anche perché quel giorno ho capito che mio figlio sapeva gestire le sue emozioni meglio di come potevo aiutarlo io. E questa cosa a me ha colpito moltissimo. Certo, è doloroso per un genitore rendersi conto di non poter davvero alleviare il dolore dei figli, ma allo stesso tempo devo ammettere che è stato liberatorio perché mi sono resa conto che loro sanno cosa fare. Come praticamente in tutto quello che cerco di spiegare ai genitori della genitorialità. I bambini sanno cosa fare. Se noi li osserviamo e li li capiamo e ci mettiamo un po' in disparte, loro sanno cosa fare se noi diamo loro gli strumenti per lavorare sulle loro emozioni. Se siamo sinceri, se li esponiamo alle emozioni, tutte le emozioni tra l'altro perché non c'è emozione che sia negativa. Tutte le emozioni hanno un posto, un valore dentro di noi. E se noi non cerchiamo di di proteggerli da queste emozioni, loro ci dimostrano che sanno gestirle e addirittura ci guidano verso come aiutarli, ci dicono ci mostrano come aiutarli, proprio come ha fatto Oliver chiedendomi di disegnargli lei là in fondo. Se ci pensiamo, alla fine siamo tutti soli. Con il nostro dolore. Solo noi possiamo, um processarlo. Solo noi sappiamo come processarlo. Sappiamo di cosa abbiamo bisogno per processarlo. Quello che possiamo fare con i nostri figli è esserci. Anche se non possiamo alleviare il dolore dei nostri figli, possiamo aiutarli con la nostra presenza. Um, come dicevo prima, se sappiamo osservarli, se sappiamo ascoltarli attivamente, loro ci aiutano a capire quando hanno bisogno di noi e anche come hanno bisogno che gli stiamo vicino. E questo mi porta alla morte. E ci tengo a dirvi i miei pensieri sulla morte, su come spiegarla ai bambini e sul perché spiegarla ai bambini fin da piccoli. E ve lo racconto perché vedo che la morte è ancora un tabù per i genitori. E molti genitori spesso fanno fatica a parlarne o preferiscono proprio ignorare, l'argomento totalmente per proteggere i bambini dalla morte, per proteggere i bambini dal dolore. E il modo in cui lo fanno è spesso inventando delle storie sulla morte. Tipo è diventato un angelo, è volato in cielo, si è addormentato per sempre o è andato a fare un viaggio molto lungo. In questo modo pensiamo che i nostri figli accetteranno la morte più serenamente. Ma in realtà la maggior parte delle volte queste spiegazioni non solo non bastano, ma creano addirittura confusione nella mente del bambino. Spesso ci dimentichiamo che i bambini sono osservatori attenti. Immaginatevi la morte di una persona cara. Voi piangete, siete tristi e i vostri figli, per quanto vogliate nasconderlo, lo vedono, lo sentono, sentono che mamma e papà sono tristi, ma poi davanti a loro vi mettete una maschera e dite che va tutto bene, che il nonno è solo andato a fare un lungo viaggio e che piangete perché vi manca. Il bambino non trova coerenza tra la spiegazione che riceve e la vostra reazione. Non trova coerenza tra le vostre parole e la vostra tristezza e quindi rimane confuso. Non sa davvero come gestire questa emozione. Forse anche lui sente tristezza, ma voi gli state dicendo che non è necessario. E questo io non lo trovo un modo sano di insegnare le emozioni ai bambini. Poi, ovviamente dobbiamo anche imparare a non mascherare il nostro dolore, perché solo vivendo le nostre emozioni con naturalezza, con spontaneità, possiamo offrire un modello sano ai nostri figli. Ma magari di questo ne parliamo in un altro episodio. Ma quello che ci tengo a dire oggi è che è molto più sano offrire coerenza, offrire sincerità, offrire semplicità nella scelta, nella scelta delle parole e parlare ai nostri figli con lo stesso tatto e la stessa onestà che useremmo con un adulto che amiamo. E che significa ovviamente anche non lasciare dubbi. Attenzione, La morte è per sempre, è irreversibile. Fa parte della vita di ogni individuo. Non è un viaggio da cui poi si torna. Non è andare a dormire, poi svegliarsi. Quindi deve essere chiaro che il bambino non vedrà mai più quella persona. Non vedrà mai più una persona morta, ma potrà comunque pensarla e ricordarla ogni volta che vorrà. Poi, certo, ovviamente bisogna adattare le spiegazioni a livello di comprensione del bambino. Bisogna usare frasi chiare, parole semplici, ma non abbiate paura di usare parole come morte o parole, come uccidere più formalizziamo le parole, i concetti difficili e le introduciamo nel nostro quotidiano. Più combattiamo il tabù e qualsiasi tabù vale la pena di essere combattuto. Per esempio, se parliamo di animali al macello possiamo usare e uccidere invece di sacrificare. Se parliamo della morte del bisnonno, possiamo dire il bisnonno è morto invece di il bisnonno è mancato o si è addormentato per sempre. Che poi tra l'altro, se ci pensiamo, magari non ce ne rendiamo conto. Ma questa cosa del parlare della morte come di un addormentarsi può anche generare paura nel bambino allora di andare a dormire. Quindi io userei sempre le parole più semplici, le parole che userei con gli adulti e cercherei proprio di normali utilizzarle. Poi, certo, una cosa è parlare usando le parole normali del quotidiano che useremo con un adulto e un'altra cosa è esporre i bambini a situazioni che possono creare un impatto traumatico. Questo ovviamente dipende da bambino a bambino. Ma per esempio, se pensate che vostro figlio non sia pronto emotivamente per partecipare al funerale del bisnonno, è meglio proteggerlo da la situazione che non è necessaria. Non è non è un dolore necessario. Ecco, quello da quel tipo di dolore sì che possiamo proteggerlo. Possiamo magari organizzare una piccola cerimonia intima e simbolica a casa per dare l'addio al bisnonno? Possiamo fare un disegno. Possiamo sederci in cerchio e condividere dei ricordi di vita con il bisnonno. Ecco. Ma in generale, per me la cosa più importante quando parliamo di morte e di dolore, è dare risposte oneste. Io vi assicuro, ve lo assicuro, e e raramente assicuro qualcosa. Ma questo sì. Ve lo assicuro che i bambini non fanno domande di cui non sono pronti a sentire la risposta. I bambini non fanno domande di cui non sono pronti a sentire la risposta. E vi dirò di più spesso quando un bambino fa una domanda ad alta voce è perché nella sua testa conosce già la risposta, perché magari la sentite in una conversazione o magari la sentite al telegiornale, ma magari non sa ancora come esprimerla a parole e quindi si affida a noi, a mamma e a papà e ci chiede di esprimerla noi al posto suo. Emily un giorno ha tre anni. A tre anni appena compiuti, mi sembra ci chiese dal nulla tutti muoiono. E questa domanda una bambina di tre anni, non la fa? Se la risposta non è già nella sua mente, questa domanda la fa perché vuole una conferma di quello che ha sentito ed è pronta ora, in questo momento, ad ascoltare. La risposta è pronta per la risposta che senso ha mentirle ora? Se rispondiamo con onestà alle domande dei nostri figli, li aiutiamo anche a fidarsi di noi. E insegniamo loro che noi ci siamo, quando loro hanno bisogno di noi quando si sentono confusi. Ricordo un altro momento in cui Oliver mi aveva chiesto come uccidono gli animali che si mangiano. E io gli avevo detto che ci sono vari modi, ma oggi in genere con un colpo di pistola alla testa e poi non ho aggiunto altro. Sono stata in silenzio e ho aspettato di vedere se aveva altre domande. Quel giorno non ne aveva e questo mi porta a un altro punto importante. Evitiamo i dettagli non richiesti. Spesso quando ci fanno domande che non ci aspettiamo, che ci colgono alla sprovvista, facciamo l'errore di parlare, parlare, parlare perché stiamo cercando di risolvere il nostro proprio disagio. Non so voi, ma io avevo l'abitudine di parlare molto di più e anche più velocemente quando mi sentivo a disagio. Abitudine che ho poi piano piano, lasciato andare e ora è veramente raro che spiego più di quanto debba spiegare. Magari questo potrebbe addirittura essere interessante per un altro episodio del podcast, ma per esempio, se vostro figlio vi fa una domanda a cui potete rispondere sì o no, la risposta è sì o no. E poi aspettate e magari quello basta per quel giorno le parole che usiamo e le cose che diciamo, le cose che decidiamo di dire perché è una scelta consapevole. Le cose che decidiamo di dire ai nostri figli fanno davvero la differenza. E poi, ovviamente, una volta che siamo sinceri, um con le nostre parole a livello pratico di fronte al dolore. Come dicevo prima, dobbiamo cercare di non soffocarlo di di non risolverlo per loro, ma semplicemente di accompagnarlo. E per farlo spesso abbiamo veramente solo bisogno di aumentare il livello di comprensione, di aumentare il livello di empatia, perché di fronte alla morte o di fronte al dolore, ma anche solo di fronte al cambiamento, a volte i bambini cambiano comportamento, perdono l'appetito, si svegliano di notte, si fanno la pipì addosso, magari manifestano comportamenti scomodi o aggressivi. Ma tutto questo fa parte del processo di assimilazione, di accettazione del dolore. Mhm, soprattutto in un bambino che non sa ancora razionalizzare come facciamo noi adulti. E quindi siamo noi a dover andare incontro a loro, a dover accettare loro, a dover accettare un comportamento scomodo e accoglierlo. Perché certo è più difficile offrire comprensione ed empatia a un bambino che si comporta in maniera scomoda. Ma io ti assicuro che quello è proprio il momento in cui ne ha più bisogno. E forse potrei parlare per ora di tutto questo e ho detto molto più di quello che volevo dire. Ma questo perché sono sono veramente pensieri che abitano la mia mente ogni giorno, ma ma per questa volta mi fermo qui. Spero di aver usato più sensibilità possibile. Spero di aver calibrato il più possibile le parole, anche se non è facile quando si parla di un tema così complicato e spero che vi abbia aiutato in qualche modo o in un modo o nell'altro, può aiutare diverse persone in modi diversi o anche solo che abbia piantato qualche semino nella vostra mente. E con questo vi saluto e come sempre vi ricordo che mi trovate anche su Instagram e Facebook, come la tela di Carlotta Blog e sul mio sito www la tela di carlotta punto com dove tra l'altro ora troverete anche il mio nuovo corso Schooling educare a casa e sono molto felice che stia già piacendo tantissimo a tutti coloro che hanno lo hanno acquistato e mi emoziona perché per me è veramente un un progetto del cuore. Buona giornata, buonanotte o buonasera a seconda di dove siete nel mondo. Ciao ciao
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Ciao Carlotta e ciao a tutte le mamme e i papà. Sono in difficoltà perché mia figlia di quasi 5 anni, altamente sensibile e con reazioni forti alle emozioni, fa domande molto specifiche riguardo la morte e vorrei essere sempre onesta, ma una volta chiese al nonno perché sugli scheletri di dinosauro che vede nei libri non c'è la pelle, lui in mia assenza le disse che la pelle scompare, diventa polvere (era in difficoltà lui stesso credo) e lei non ha dormito tutta la notte, addirittura tremava rannicchiata e non voleva aprire gli occhi che teneva con le mani né parlarne ulteriormente. Il giorno dopo ho accennato alla trasformazione, aveva apparentemente digerito l'informazione inopportuna per lei o forse chiusa nel cassetto e rimasta sospesa. Adesso che è morto il cane dei nonni mi ha chiesto dove è andato e poi, non contenta, dove è stato messo, e le ho mostrato il posto in giardino sotto un albero. Ma ora mi chiede dove è stata messa (non dove si trova o dove è andata) la bisnonna (che ha un pochino conosciuto e vede nelle fotografie, e la bisnonna è in un urna a casa di una zia. Io so che se accennassi altro lei procederebbe con domande più specifiche, lo fa sempre su tutto, specie se è un argomento che la inquieta e cerca rassicurazione o che forse sente che ci rende insicuri, ma non so se riesco a trovare la modalità giusta per non urtare la sua sensibilità dato che davanti a una domanda ci son tanti modi in cui potrei rispondere. Mi ha domandato dove sono le persone del passato, che abitavano i castelli ad esempio e non le basta parlare di energia, spirito o trasformazione, vuol capire dove son andati fisicamente, se si può andare a vedere dove stanno adesso, allora ho nominato i cimiteri senza specificare altro, ero insicura e timorosa di mostrarmi poco spontanea ma vorrei confrontarmi prima con voi de La Tela... Mi aspetto che a breve mi chieda di più. Vorrei attenermi all'idea di tutto che si trasforma, ma davvero non so come procedere rimanendo magari sul vago ma onesto di fronte a questo suo addentrarsi nelle specificità. Vorrei tanto sentire qualche vostro parere o esperienza simile. Un grazie immenso a te Carlotta per tutti quei semini che germogliano e mi aiutano a migliorare nella mia crescita personale e di mamma. 
Ciao Silvia, quando una conversazione ci sembra difficile con i nostri figli, molto spesso è perché è difficile per noi (più che per loro). 💜

Ti consiglierei di indagare prima con te stessa cosa, in questa conversazione, ti rende timorosa: ricorda che i bambini sono spaventati dalla mancanza di informazione e non dall'informazione stessa, se noi rispondiamo in maniera onesta (quando ad esempio su una conversazione che per noi è scomoda diamo risposte vaghe, loro sentono che qualcosa non va e magari possono «allarmarsi»).

Magari potresti prepararti dei copioni, sulle domande che già ti ha posto, e se ti fa una domanda a cui non ti senti pronta a rispondere, puoi dirle che hai bisogno di un po' di tempo per pensarci e che ne riparlerete (fatti una nota mentale e poi riprendi davvero la conversazione).

Ad esempio, per quanto riguarda la bisnonna, perché non dirle che il corpo diventa cenere e che si trova nell'urna? Potrebbe anzi essere il motore di belle conversazioni, sull'importanza di mantenere il ricordo. di chi non vive più, e sui tanti modi diversi che ognuno di noi può trovare per mantenere questo ricordo.
Ti ringrazio per lo spunto Rosalba, non ero preparata a domande così specifiche e dopo che rimase a tremare chiudendosi gli occhi con le mani la sera che il nonno, alla sua domanda sul perchè esistono solo le ossa dei dinosauri, le disse che i corpi dei diventavano polvere, mi son chiesta se fosse pronta a qualsiasi tipo di risposta onesta, ci son molteplici modi di dire la verità e sicuramente mi chiederebbe come ha fatto a diventare cenere e son quasi certa che l'idea della cremazione la turberebbe al momento. Forse fra un po' di tempo già sarà diverso. Ti ringrazio perché sicuramente non è facile per noi in primis e di certo si rischia di allarmare facendo i vaghi. 
Forse potrebbe aiutarla provare a chiarire il passaggio che il corpo, quando smette di funzionare e muore, non sente più nulla (dolore, emozioni...)? Magari riprendendo il discorso proprio dai dinosauri, provare a capire cosa esattamente l'avesse turbata in quella conversazione, potrebbe darti un aiuto su come approcciarti le prossime volte. 

Pian piano, è un processo anche questo. 💜
Ti ringrazio di cuore Rosalba, giusto è un'idea, e hai fatto bene a ricordarmi che è un processo graduale, a volte lo si scorda. Sei stata di grande aiuto! Un abbraccio!
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Ciao, qualche ora fa è morto il nonno preferito di mio figlio, mio suocero. Domattina si sveglierà e come glielo spiego? Nel mio sconforto ho aperto questo episodio, spero che riesca nel migliore dei modi. Non sarà facile
Ti abbraccio Annalisa 💜
Ciao Annalisa,
mi dispiace tanto, vi abbraccio fortissimo ❤️

Puoi trovare spunti utili per gestire questo momento anche negli altri commenti sotto a questo episodio, e inoltre nel capitolo 24 del libro di Carlotta «Cosa sarò da grande».

E se hai l'abbonamento a Tutta La Tela, ne parliamo nel Percorso per educare a lungo termine, alla categoria «Le cose difficili».
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Ciao Carlotta,
sono Alessandra, sono mamma di Giordano, uno splendido bambino di 4anni. Due anni fa è morta la nonna dopo una lunga malattia; Giordano aveva due anni e si è reso conto perfettamente della mancanza e soprattuto del fatto che ora il nonno è sempre solo. Inoltre essendo un grande osservatore ha vissuto e notato la malattia della nonna e secondo me era consapevole che non stesse bene anche solo osservandola. Dopo la sua morte  abbiamo con calma spiegato che la nonna era morta e non sarebbe più tornata, abbiamo soiegato che la nonna  era molto malata e che ora non avrebbe più sofferto come soffriva quando era con noi. Lui ha preso la cosa come un dato di fatto, senza fare altre domane per parecchio tempo, poi ma mano ha cominciato a chiedere dove fosse la nonna e noi abbiamo detto che non c'è, che è in cielo (primo errore) ma che sarà sempre nel nostro cuore, nei nostri ricordi, abbiamo delle sue foto in casa e le guarda spesso. Ultimamente invece chiede di poter vedere dei video di quando era piccolo, e in questi video spesso c’è la nonna, e ora che ha 4anni ha cominciato a chiedere dove sia realmente, perché non torna, a chiedere quando sarebbe scesa giù da cielo, a piangere perché la vorrebbe con noi. Abbiamo spiegato che morire è una cosa normale e che è una cosa che succederà a tutti noi (secondo errore?)  ma forse temo di avere sbagliato, forse non era pronto per questo infatti da giorni torna sull’argomento e piange perché dice che non vuole andare in cielo e morire ma vuole  restare a casa sua con mamma papà e i suoi giochi. 
Non so come poter “recuperare” questa  cosa, forse nel tentativo di spiegare la cosa abbiamo inserito dettagli non richiesti e lo abbiamo confuso o spaventato, vorrei un consiglio su come proseguire e come rassicurarlo in maniera efficace.

Grazie per l’ascolto, ti seguo sempre.
Alessandra 
Ciao Alessandra. Arriva tra poche settimane un altro episodio proprio su questo tema e se hai il mio libro, ti invito anche a leggere il capitolo relativo. Non è stato un errore, secondo me, dire la verità (tutti moriamo prima o poi), lo è stato, forse, aggiungere dettagli non richiesti. A volte quando una conversazione è difficile per noi adulti, tendiamo a spiegare più del dovuto. Ora ti consiglio di accompagnarlo nel processare questo dolore senza doverlo aggiustare e senza mentire, magari facendo domande: perché piangi? Che cosa ti spaventa? Chiaramente prima dovrai capire tu che conversazione è importante per te avere e che messaggio è importante trasmettere: ispirata dal tuo messaggio, ho deciso di creare un altro episodio del podcast con tutto il mio team, posso leggere il tuo messaggio (anche anonimamente o cambiando i nomi) per avviare la conversazione sul podcast? 🙂 Ti darà molti spunti di riflessione.         
Ciao Carlotta grazie!!
Sono felice che arrivi un’altra puntata del podcast su questo argomento, credo sia uno dei temi più difficili per tutti i genitori, argomento riguardo il quale non sempre si hanno gli strumenti giusti dato che è un tema che d’altronde spaventa anche noi adulti…inevitabilmente.
Ho il tuo libro ma non ho ancora letto quel capitolo, corro a leggerlo!
Certamente puoi utilizzare il mio commento per il podcast, non c’è bisogno di cambiare i nomi. Ancora grazie! ☺️ 
💜 E se hai il nostro percorso per Educare a Lungo Termine, c'è un'intera categoria su «Cose difficili» che potrebbe interessarti :-)
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Grazie carlotta per tutto il tuo lavoro! Ho iniziato ad ascoltare i tuoi podcast da qualche settimana e sto già vedendo i risultati con i miei bimbi. Ieri sera samuele 6 anni mi ha detto che sentiva il bisogno di piangere perché aveva paura di restare da solo se io morivo. Alcuni mesi fa gli avrei detto di stare tranquillo che non sarei morta, di non pensare a quelle cose. Invece ieri sera l'ho abbracciato, gli ho detto che poteva piangere e ho cercato di spiegargli della morte, che tutti abbiamo paura, di come faccio io pensando alla mia nonna che non c'è più. Lui è abituato a sentire parlare di morte visto il lavoro del padre (pompe funebri) e forse la paura viene da lì, ma mi è sembrato più sereno dopo averne parlato. Come dici tu, se fanno le domande è perché sono pronti alla risposta... grazie davvero!
Che belle rflessioni! Grazie per averci raccontato questo aneddoto! 😍
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Ciao Carlotta, abbiamo affrontato questo tema con le nostre bimbe a ottobre, dopo la perdita del nostro cane. Giulia, la nostra bimbe di 6 anni e mezzo si è fatta stampare una foto, e lo porta con sè in una cartellina nello zaino e l’ha mostrata ai suoi amici. Abbiamo detto loro che lui non tornerà più, ma che ci guarda da lassù, non so se le abbiamo confuse. noi ne parliamo, ricordandolo e a volte piangiamo insieme. Grazie perchè affronti queste tematiche con il cuore e ti assicuro che sono super efficaci.
Ciao, Sono Milena del team La Tela.
Perdonaci per arrivare solo adesso, ma Carlotta e noi del Team leggiamo tutto e piano piano arriviamo 🙂.
Tua figlia è dolcissima nel ricordare il suo cagnolino, e voi fate bene a parlarne e anche a piangere insieme a lei, mostrando le vostre emozioni.
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Ciao Carlotta,
Ho iniziato solo da poco ad ascoltare i tuoi podcast e mi stanno facendo un bene infinito. Tra non molto comprerò il tuo corso online « educare a lungo termine » perché sento di avere davvero bisogno di una mano per educare la mia bimba nel modo giusto.
Ogni tuo podcast mi fa piangere. Forse perché mi smuove cose e pensieri che non sono mai riuscita ad esprimere, preoccupazioni…ma quest’ultimo sulla morte mi ha fatto piangere ancora di più. Mio papà è morto a febbraio scorso, dopo una malattia durata un anno. È dura per me, forse anche più adesso che nelle settimane appena dopo che se ne era andato. Mia figlia, Sofia, ha 3 anni. A lei dico che è volato in cielo perché credevo che fosse giusto così. Ma ora penso che le spiegherò le cose meglio. Anche se so che capisce. Quando mi vede piangere, le dico che è perché mi manca il nonno e quindi adesso è lei che me lo chiede, se piango perché vorrei vedere il nonno.
Grazie, mi sentivo di condividere questo con qualcuno. Grazie per tutto quello che dai a noi mamme 🙂
Un abbraccio,
Fabiola
Mi dispiace che dobbiate scoprire questa conversazione così difficile e importante con una morte così vicina a voi. Ma vedrai che parlarne con onestà la renderà un pochino più chiara per Sofia. Vi abbraccio. 💜 Ps. Fai bene a non nascondere il tuo dolore.
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Ciao Carlotta, anche io come Alex ho perso mia mamma da bambina. I miei figli comunque hanno una nonna materna perché mio papà si è sposato di nuovo, quindi,dato che in realtà per loro non c'è una "posizione vacante" (passami l'epressione :)), come faccio ad introdurre l'argomento? arriverà da solo il momento giusto?
Grazie per i tuoi spunti di riflessione. Buona giornata.
Secondo me arriverà da solo, cara Giulia. Magari, chissà, partirà proprio dal fatto che la moglie di tuo papà non è la tua mamma biologica, ma lascerei che questa conversazione arrivi con i loro tempi e in maniera naturale 💜
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Bellissimo il passaggio quando il bambino si comporta in modo scomodo è importante anche se difficile mostrare ancora più empatia ❤️Grazie Carlotta di tutti questi consigli e nozioni importantissime
Quella è la chiave, Andrea, l'hai colta appieno! 💜
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Ciao Carlotta, ho trovato il coraggio e ho finito di ascoltarti. Arrivo qui e pensavo di trovare dei messaggi, mi piace sempre leggerli.
Forse questa volta ne avevo bisogno.
Mio papà sta morendo e come figlia sono pronta a lasciare andare mio papà, come mamma mi si spezza il cuore perchè non potrò farglielo vedere (neanche quando non ci sarà più) e quindi scomparirà dalla sua vita. Francesco ha tre anni. Non potrò farglielo vedere perchè il suo corpo è troppo cambiato..
Quando mi chiederà dov'è il nonno e io risponderò che non c'è più perchè è morto. Mio papà vuole essere cremato e quindi non potrà dirgli è dentro la bara... non so se mi sono spiegata faccio fatica, se vorrà sapere dov'è il corpo del nonno, come potrei rispondere?
grazie
💔 Gli direi la verità, Roberta, per quanto straziante sia per te, ricordati che lui non vive il tuo dolore. Avvicinalo alla morte con la delicatezza e l'onestà di una carezza e un sorriso, perché fa parte della vita. Se mi chiedesse dov'è il nonno: risponderei solo che è morto e non possiamo più vederlo. Se si sente triste, accogli il sentimento e digli che anche tu sei triste. Poi lascia tempo di processare le informazioni e le emozioni e quando arriverà un'altra domanda più specifica potrai spiegargli che il corpo del nonno è cenere, perché ha voluto essere cremato. E quando sarà pronto per sapere che cos'è "cremato", te lo chiederà. Un passo alla volta: dà tempo anche a te di processare e prepararti. 💜
Ciao Carlotta, grazie per la tua risposta. Mi sono preoccupata forse anche troppo se sarei stata in grado di parlare in modo chiaro e dolce con mio figlio. Mio Papà è morto. Ho parlato al mio bimbo di tre anni nei giorni precedenti alla sua morte, spiegandogli che stavo andando all’ospedale perché il nonno stava molto male e i dottori non potevano trovare una cura perché i suoi organi non funzionavano più. Inizialmente pensava all’organo musicale, poi avevamo già parlato dell’esofago, del cuore e ha capito. Gli ho spiegato che quando una persona muore non può più parlare, camminare, non la vediamo più ma possiamo sempre sentire il suo amore. Qualche giorno dopo la morte di Papà ha detto: il nonno è morto come il granchio (credo si riferisca ad un granchio che ha visto in spiaggia di cui non ricordo)
In macchina mi chiede sempre di lui, Mamma me lo rispieghi? Poi a volte decide di farlo uscire dalla scatola piccola (papà è stato cremato) così lo guarisce lui ❤️
Qualche sera fa mi ha chiesto “ Mamma dov’è l’amore del Nonno” “dove lo senti tu amore mio”

Avevi ragione non mi ha fatto domande per le quali non era pronto.

Un abbraccio e grazie per il tuo tempo
Mi hai commossa, grazie per aver condiviso con noi un momento e dei ricordi così intimi e personali 💜
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