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153. L'educazione del «ricatto sentimentale»

In questo episodio di Educare con Calma rifletto con voi su un'espressione che mi ha scritto un giorno una mamma, il ricatto sentimentale, e di come sia un'arma pericolosa dell'educazione basata sull'obbedienza.

3 novembre 2023·
11 min
·8 commenti
Vi leggo il messaggio di una mamma, vi ricordo quale sia l'obiettivo dell'educazione, rifletto sui possibili danni del ricatto sentimentale e vi propongo una mentalità che amo e di cui parlo nel mio Percorso per educare a lungo termine.

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benvenuti e benvenute ad un nuovo episodio di educare con calma. Prima di tutto vi dico che qualcuno mi ha fatto notare che mentre quando registro in questa casa si sente sempre il sottofondo delle onde del mare e non so se lo sentite anche voi, ma penso che sia in realtà molto bello. Quindi non mi dispiace che la mia applicazione magica, con la quale tolgo tutti i rumori del mio intorno, contorno non funzioni sulle onde del mare. E però ecco, se vi chiedete che cos'è questo rumore di sottofondo sì, sono onde del mare, effettivamente vediamo se magari vi lascio un attimo in ascolto. In questo episodio breve vorrei parlarvi di uno dei modi che l'educazione tradizionale usa per ottenere obbedienza. Se avete scelto un'educazione rispettosa e se siete qui, anche se questo magari è solo il primo passo del vostro percorso, in realtà un pochino l'avete già scelta, lo sapete l'obiettivo della genitorialità non è l'obbedienza, ma è la fiducia. Quando scegliamo di educare a lungo termine lo facciamo perché vogliamo che i nostri figli possano fidarsi di noi come modelli, come esempi, perché solo così possono capire che cos'è la fiducia non come concetto, ma proprio come sensazione e imparare anche a fidarsi di loro stessi, delle loro sensazioni, delle loro emozioni, delle loro risorse e del proprio valore. Questo percorso non è semplice e molto spesso non dà risultati nel breve termine, che forse è una delle cose più difficili, ma è sicuramente ciò che conta davvero, davvero tanto nel lungo termine. Perché vi dico questo? Perché se come genitori siamo focalizzati sul farci ascoltare ciecamente per ottenere obbedienza, non possiamo nutrire la fiducia di cui vi parlo. La fiducia richiede metodi ben diversi da quelli che dobbiamo usare per farci ascoltare. La fiducia richiede ascolto, empatia, gentilezza, presenza. L'obbedienza, invece come la conosciamo noi, come forse l'abbiamo conosciuta crescendo, richiede urlare, incutere timore e punire, a volte umiliare anche. Ma non solo. A volte questo tipo di educazione richiede un vero e proprio ricatto sentimentale. E se vi chiedete cosa intendo per ricatto sentimentale, vorrei spiegarvelo leggendovi il messaggio di una mamma che mi ha scritto un po' di tempo fa per condividere con me la sua esperienza. Ed è stata proprio lei a definirlo così a definirlo ricatto sentimentale. Vi leggo le sue parole Ciao Carlotta, io non sono stata cresciuta a urla né a sculacciate, ma sicuramente a cercare di rispecchiare le aspettative altrui. Mi sono resa conto solo da adulta, che mia mamma ha sempre innescato una sorta di ricatto sentimentale nel modo di educare del tipo Non ti chiedo che mi aiuti a sparecchiare la tavola, ma se non lo fai mi renderai triste. Inutile dire che questo suscitava nella bambina che sono stata un enorme senso di colpa. Non so se ne hai mai parlato. Credo sia un tipo di educazione, anche questa molto pericolosa. Questo messaggio è di tantissimo tempo fa, ma l'ho salvato perché concordo in pieno con questa mamma. Fare pressione sul senso di colpa dei bambini è tanto dannoso quanto urlare senza poi riparare o quanto ricorrere alle punizioni. Innanzitutto perché crea la stessa relazione di sottomissione in cui ciò che conta è che i nostri figli obbediscano ciecamente all'autorità degli adulti. In questo modo non aiutiamo i bambini a nutrire il proprio spirito critico, la propria mente critica a imparare ad esprimere il disaccordo che si deve imparare prima di tutto con noi genitori, perché è proprio in casa che si può imparare ad esprimere il disaccordo in maniera costruttiva, in maniera gentile E se noi non offriamo ai nostri figli un posto sicuro in cui possano non essere d'accordo con noi, come possono impararlo? E poi non li aiutiamo nemmeno a far sentire la propria voce per ciò che a loro non sembra giusto, che è un'abilità importantissima da coltivare, perché oggi l'autorità siamo noi genitori, ma un giorno saranno altre figure che non necessariamente avranno a cuore il bene e il benessere dei nostri figli. Se nostro figlio non sa che urlare e punire e umiliare non sono comportamenti validi, non sono comportamenti d'amore. Come fa a riconoscere l'ingiustizia quando, per esempio, è l'insegnante a scuola a urlare e punire che purtroppo può succedere ancora troppo spesso? Come fa a riconoscere l'ingiustizia? Come fa a riconoscere che non è amore quando un partner o una partner si comporta così nella vita sentimentale, ma c'è molto più di questo? Con questo ricatto sentimentale carichiamo i bambini dei nostri stati emotivi e diamo loro la responsabilità di come noi ci sentiamo delle nostre emozioni, della nostra frustrazione. Questo non è giusto. I bambini sono bambini e non possono portare il peso delle emozioni degli adulti. Inoltre, in questo modo renderemo ancora più difficile a loro da adulti, essere consapevoli dei propri bisogni, perché tutto ciò che avremo insegnato loro sarà stato aver cura dei bisogni di tutti tranne che dei propri. Così corriamo il rischio di crescere futuri adulti desiderosi di approvazione e validazione esterna, perché solo in quella continua conferma esterna riusciranno a vedere un segno del proprio valore, del fatto che sono stati bravi, per esempio, solo rendendo felici o soddisfatte le persone intorno a loro, si sentiranno meritevoli di amore e faranno ancora più difficoltà a non prendersi carico delle emozioni altrui e restituire il senso di colpa al proprietario, che è ciò che suggerisco di fare ai genitori nel mio percorso. Passare da un'educazione basata sull'obbedienza ad un'educazione rispettosa è un continuo lavoro. È un vero e proprio percorso, ma può partire da un semplicissimo gesto coinvolgere i bambini nelle decisioni, senza aspettarci che ci obbediscano ciecamente, che facciano esattamente quello che vogliamo noi. Nel caso della situazione riportata da questa mamma, ad esempio, forse sarebbe bastato comunicare. Dico forse perché ovviamente dipende da tantissimi fattori la relazione tra loro l'educazione che usano in casa la stanchezza se stanno vivendo o meno grandi cambiamenti nella loro vita, eccetera. Ma immaginiamo che basti comunicare quella mamma avrebbe potuto chiedere Ti andrebbe di pra- di apparecchiare la tavola e poi accettare anche che magari la risposta sarebbe stata un no? Oppure avrebbe potuto chiedere mi aiuti ad apparecchiare la tavola? Vuoi mettere i piatti o i bicchieri? E ovviamente sempre partire dal presupposto che, soprattutto se non abbiamo costruito una relazione di fiducia in cui i bambini ci ascoltano non perché hanno paura di noi e dei nostri castighi o ricatti sentimentali, ma proprio perché vogliono collaborare con noi, soprattutto se non abbiamo quel tipo di relazione. Ma anche se ce l'abbiamo, non possiamo pretendere quell'aiuto se la bambina o il bambino non ha voglia di darlo. Dobbiamo tenere in conto dei sentimenti dei nostri figli. Dobbiamo tenere in conto dei bisogni dei nostri figli. Dobbiamo tenere in conto del fatto che i nostri figli hanno una mente a sé e spesso i loro pensieri, le loro idee, i loro bisogni e le loro voglie non coincidono con le nostre. E nel caso di un rifiuto, si può sempre offrire un'alternativa. Okay, non ti va di aiutarmi ad apparecchiare la tavola? Lo capisco perfettamente. A volte anche a me non va di fare determinate cose. Che cosa ti va di fare per collaborare alla famiglia? Vuoi che ci riflettiamo insieme o magari anche semplicemente offrire delle opzioni? Per esempio? Mhm Okay. Dobbiamo caricare la lavastoviglie, piegare quei vestiti e mettere in ordine l'entrata. Possiamo dividerci i compiti. Tu di che cosa vuoi occuparti in questo modo? Diamo importanza al nostro bisogno di rendere i nostri figli partecipi delle attività di cura della casa e della famiglia, perché ne siamo tutti responsabili e diamo valore anche ai loro bisogni e alla loro volontà. Una cosa non esclude l'altra è solo un esempio, ovviamente. Ma questo significa nutrire la fiducia che vi ricordo. Come sempre ormai lo sapete, forse potete finire la frase è a due corsie quando la dai la ricevi e viceversa. Questo è educare a lungo termine e non è mai, mai, mai troppo tardi per iniziare. Se siamo disposti a metterci in gioco, è in dubbio in dubbio è in gioco e semplicemente a fare il lavoro che serve per cambiare la mentalità della gerarchia e la mentalità dell'obbedienza. E ti lascio un ultimo pensiero alla ragnatela che fa parte di una lezione del mio percorso a lungo termine. una lezione a cui tengo molto. Dobbiamo imparare a separare la persona dal comportamento. Il modo in cui si comportano i nostri figli non riflette la persona che sono. Il comportamento è comunicazione spesso di bisogni non soddisfatti. E se noi riduciamo i nostri figli ai loro comportamenti scomodi per noi, non possiamo dare il beneficio del dubbio che serve per costruire fiducia. Lo stesso vale per noi genitori. Se riduciamo la persona che siamo noi ai nostri momenti peggiori, quelli in cui urliamo e perdiamo le staffe e ci um ci deludiamo come genitori, come individui, creiamo un'immagine fasulla di noi nella nostra mente e pensiamo di non poter evolvere. Non pensiamo di aver fallito. Pensiamo che siamo noi il fallimento l'evoluzione non può iniziare da queste premesse e da questi luoghi di odio. L'evoluzione inizia solo da un posto in cui ci diamo il beneficio del dubbio. Ci mostriamo amore e comprensione, ci perdoniamo e ripariamo Okay, se avete voglia di aggiungere qualcosa a queste riflessioni o magari condividere la vostra esperienza, potete commentare questo episodio del podcast oppure, se siete dentro a tutta la tela, potete scrivere nella sezione comunità e avviare una conversazione che potrebbe aiutare tanti altri genitori e ovviamente io e tutto il team siamo lì a rispondervi. Questo è tutto per oggi. Ci vediamo la prossima settimana con un nuovo episodio di educare con calma. Nel frattempo vi ricordo sempre che mi trovate anche su www punto la tela punto com e da lì trovate anche il mio profilo su Instagram. Buona serata, buona giornata o buonanotte a seconda di dove siete nel mondo. Ciao
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Trovo molta difficoltà nell'esprimere le mie sensazioni/emozioni per educare i miei figli ad esprimere le loro, senza spingersi nel ricatto.... Per esempio ci sono situazioni borderline come "non mi sono piaciute le tue parole, mi hanno resa triste"... Vi chiedo allora: frasi come queste possono instaurare un'educazione corretta o meglio modificarle?
Grazie mille 
Ciao Cinzia, è vero, a volte è difficile e ci sono varie sfumature a seconda delle situazioni. 💜

Esprimere la propria emozione è valido, l'importante è provare a ricordare di non legare la nostra emozione al loro comportamento: l'emozione si genera in noi, siamo noi il «motore» (anche se il comportamento altrui è un trigger che ci «innesca»). Per cui «Le tue parole poco gentili mi hanno resa triste» potrebbe diventare «Mi sono sentita triste dopo aver ascoltato le tue parole poco gentili». Sembra una differenza sottile, ma cambia il punto di vista e di partenza.

Presto (a marzo) approfondiremo questo argomento, con nuove lezioni nel Percorso per educare a lungo termine sulle emozioni (parleremo soprattutto di rabbia, ma con spunti applicabili anche alle altre emozioni).
Hai modifiche non salvate -
Ciao Carlotta, 
questa breve puntata mi ha colpito molto perché ripensando alla mia infanzia con la maturità di un adulto capisco di essere stata vittima del ricatto emotivo (come lo chiamo io) per tutta la mia infanzia e la mia adolescenza soprattutto da parte materna. Non lo capivo all'epoca, non a caso la mia adolescenza è stata profondamente conflittuale e burrascosa, ma nonostante la mia sana e fisiologica ribellione ne ho portato i segni, dentro di me, per molto tempo. Mi sono fatta seguire da un terapeuta per 4anni dopo essere caduta nel tunnel dell'ansia e degli attacchi di panico, che all'epoca per me sembravano apparire senza alcun motivo. Avevo tutto, la mia famiglia era benestante e non mi "mancava niente" ma di fatto portavo un peso enorme dentro di me che aveva bisogno di essere processato, ridimensionato e infine superato. Ho vissuto per tantissimi anni con una insicurezza enorme, poca fiducia in me stessa, e la sensazione costante di dover accontentar tutti, di dover salvare tutti, in primis mia madre, che percepivo come una persona fragile che necessitava del mio aiuto per essere aiutata, accudita, resa felice e per fare questo mi trovato ad essere continuamente accondiscendente per non incorrere in scontri, ricacciando indietro costantemente quelli che erano i miei desideri. Arrivi ad un punto in cui, incastrata in questo loop, non sai più davvero cosa desideri e cosa no, quale sia davvero la tua volontà o preferenze e quali invece siano le scelte che arrvi a desiderare solo perché è quell che vogliono gli altri. Oggi che sono mamma, cerco di essere particolarmente attenta a non fare gli stessi errori che ho subito in prima persona in passato. L'ultima cosa che vorrei che è mio figlio cresca con il mio stesso fardello interiore. Ma mi rendo conto che a volte ricado anch'io nelle vecchie modalità, in automatico, senza volerlo anche se mi sforzo tantissimo nel senso opposto. Vedo che il nostro rapporto è diverso, che c'è tanta fiducia tra noi, vedo che le dinamiche so diverse a quelle che avevo io con mia madre...Ma vivo nel timore di sbagliare... spesso con mio figlio condivido anche le emozioni tristi e il pianto quando mi assale, e vedo che lui mi consola e mi aiuta a suo modo dandomi grande conforto. Mi piace questa empatia e questo rapporto sano e alla pari ma...Spesso ripenso a quando mia madre piangeva e si sfogava con me piccola , e al peso che questo suo sfogo aveva su di meongi volta... che mi ne sentivo in parte responsabile del suo benessere, di farle passare la tristezza e farla stare bene; anche se non potevo perché era depressa e nessuno, se non un terapeuta avrebbe potuto aiutarla davvero. Come posso essere certa di stare dando la giusta dose di fiducia empatia e sicurezza a mio figlio? Come posso essere certa di non  sbagliare quando mi faccio vedere fragile da lui? Come posso essere certa di non stare riversando su di lui il peso delle mie preoccupazioni?
Ciao Alessandra, sono Rosalba del team La Tela.

Ti mando un grande, grande abbraccio, e ti ringrazio per questa condivisione, così sincera e profonda 💜

Leggendoti mi arriva tutto il peso di questo grande fardello, ma anche la bellezza e l'importanza del lavoro che stai facendo su te stessa, c'è una grande consapevolezza nelle tue parole, e questo io credo che sia la cosa più importante, il passaggio fondamentale che ti consentirà di non ripetere gli involontari errori fatti su di te.

Ti lascio anche questo reel, con l'intento di darti una carezza di supporto, da parte di Carlotta e di tutto il team:

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Che acqua vuoi essere?
Stiamo rompendo cicli generazionali.
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Ciao Carlotta, sto riflettendo da tempo sul sottile confine del mantenere la relazione al centro e il ricatto affettivo. Mi spiego meglio: mi piace dire ai miei figli "a papà piace così tanto tornare dal lavoro e trovare una bella sala ordinata, mettiamo via i giochi" invece che dire "si deve fare ordine", oppure "alla mamma piace molto vedervi trovare delle soluzioni con le parole invece che con le mani" invece che dire "non ci si picchia!". Io li vedo che si muovono volentieri quando dico così.
Questo perchè parto da alcuni spunti letti e sentiti sul fatto che i bambini di muovono per "un'energia affettiva" quindi per amore dei genitori e non della regola. E che sia importante "farsi portare dentro" in modo positivo, sempre rimandando un immagine positiva di sè ai bambini e non correggere i comportamenti.
Mi fa paura quando questo può diventare "la mamma è triste se litigate... la mamma è triste se non la ascolti....". Non voglio caricare le mie emozioni su di loro, anche se penso sia giusto esprimerle. Mi fa paura che possa diventare un "ti plasmo come ti ho in mente sapendo che tu fai tutto per vedere felici mamma e papà".
Mi fa pensare l'esempio di mio marito che per anni, anche da 25enne, stava fuori con gli amici alla sera col senso di colpa perchè sapeva che finché non tornava sua mamma non dormiva. La sua educazione è stata costellata da "sono ferita se mi parli in questo modo" e "mi rattrista che tu faccia queste scelte..."
So che non è facile rispondere a una domanda così, ma quale pensi sia il confine tra l'esprimere l'emozione del genitore e pesare sul bambino col senso di colpa di averci feriti? oppure, come vivere questo desiderio dei bambini di farci felici senza sfruttarli per controllarli? 
Grazie di cuore per il tuo lavoro
Ciao Maria,
sono Rosalba del team La Tela.

Grazie per queste tue riflessioni, sono ottimi spunti per ragionarci insieme 💜
Onestamente penso che il confine sia molto sottile, nei casi che hai portato come esempio, e che effettivamente si possa rischiare (involontariamente) di produrre l'effetto del ricatto sentimentale.

Concordo molto sul fatto che «Si deve fare ordine» o «Non ci si picchia» siano frasi generiche con cui spesso si rischia di non ottenere alcuna collaborazione, ma legare il comportamento a ciò che fa piacere oppure no a mamma e papà potrebbe essere altrettanto controproducente (da un altro punto di vista, che tu hai giustamente notato).

In questi casi, le frasi efficaci sono quelle che descrivono il comportamento legandolo alle conseguenze oggettive (positive o negative che siano) piuttosto che alle emozioni dei genitori.
Ad esempio: «Se non metti a posto, è molto probabile che si perdano dei pezzi di Lego o che li aspiri per sbaglio quando passo l'aspirapolvere. E così poi non potrai più rifare il set completo».
Oppure: «Eri arrabbiato, ti credo. Puoi esprimere la tua rabbia senza colpire tua sorella: che cosa puoi dirle la prossima volta?»

Questo non significa che il genitore non debba esprimere le proprie emozioni (anzi, è fondamentale!), solo che dovremmo cercare di fare uno sforzo per provare a slegare l'emozione dal comportamento che cerchiamo di ottenere. Magari non ci si riesce sempre (è normale, anche questi sono paradigmi mentali a cui siamo abituati a volte anche per come siamo stati cresciuti), ma averlo notato fa si che tu sia già sulla strada 💜

Cosa ne pensi?
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Il bambino non è il comportamento episodico...me lo devo ricordare sempre!!!
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