Preferiti dei bambini

Superare separazione e lacrime i primi giorni di scuola (il tuo bimbo non è l'unico che piange)

Carlotta Cerri Fondatrice de La Tela
13 settembre 2018·11 commenti
Pensavo che Emily avrebbe iniziato la scuola materna alla grande. A parte rare volte, è sempre stata felice con qualsiasi tata con cui l’ho lasciata, mi ha sempre salutata con un bacio e ha continuato a giocare; in Canada l’ho lasciata in un posto nuovo con parecchie babysitter diverse che non aveva mai visto prima e non ha mai avuto alcun problema.

Invece, inaspettamente, fin dal primo giorno di scuola materna mi è stato ben chiaro che avrei dovuto attraversare un processo di ambientamento emotivamente estenuante. Perché non me l'aspettavo? Perché non avevo tenuto in conto un fattore importante: tutte quelle volte che la lasciavo felice, lei era con Oliver.

Il secondo giorno, quando l’ho lasciata a scuola, anche se insicura, è entrata senza di me con Oliver e la guida Philippa; l’ho salutata, mi ha visto andare via ed è entrata comunque. Probabilmente si è fatta forte fino a quando è stata separata da Oliver e quando si è resa conto di trovarsi in una stanza piena di estranei e senza suo fratello, ha ceduto e pianto a sprazzi tutto il tempo.

Quando le insegnanti me l'hanno detto all'uscita, mi sono sentita morire, il viaggio in macchina è stato un flusso di pensieri inarrestabili.

Il mio primo pensiero è stato: “Se solo la coinvolgessero di più con canzoni e pagliacciate; se solo la distraessero con il cibo; se solo la prendessero in braccio; se solo la conoscessero come la conosco io” e tutto il non-senso che una madre emotiva pensa quando sa che suo figlio sta facendo fatica.

Il mio secondo pensiero è stato, “Forse non è ancora pronta, forse questo è il suo modo di dirmi che ha bisogno di più tempo a casa con me, forse dovrei ascoltare chi mi ha detto di aspettare il più possibile a iniziare l’asilo perché questa tappa non tornerà mai più”, e tutto il non-senso che una madre emotiva pensa quando sa che suo figlio sta facendo fatica.

Il mio terzo pensiero è stato: “Sono egoista, posso permettermi di trovare altri orari e modi di lavorare senza doverla sottoporre a questa sofferenza, perché non lo faccio?” e tutto il non-senso che una madre emotiva pensa quando sa che suo figlio sta facendo fatica.

Allora ho fatto un respiro, ho riflettuto con calma e mi sono detta. Classica ragnatela di pensieri:

“Carlotta, ma ti stai sentendo? Hai preso una decisione perché nel tuo cuore senti che è quella giusta per te e puoi concederti di essere egoista. Credi nella scuola che hai scelto, stimi le insegnanti e, di' la verità, nel profondo sapevi che questo sarebbe successo: ecco perché hai un herpes al labbro e sono notti che dormi male. Quindi ragiona: non c’è niente che le insegnanti possano fare o dire per renderlo più facile per Emily, dovrà affrontarlo come fece Oliver. Il cambiamento è sempre difficile, ma è per il meglio. Emily è prontissima, te l'ha dimostrato in tante occasioni, ha voglia di stimoli nuovi, ne avete parlato tanto. Questa separazione è sana e aiuterà anche la sua ossessione per la tetta. Questo è egoismo costruttivo, anche il tuo tempo personale è importante, ne hai il diritto al 100%".

Ecco, tutto questo aveva più senso, erano pensieri più sani. Perché quando respiriamo e riprendiamo il controllo del nostro cervello, ecco che possiamo pensare con razionalità.

Tutto questo, ovviamente, non toglieva il fatto che sarebbe stato un processo difficile e che forse non me l'aspettavo.

Alcuni dicono che dovresti mandare tuo figlio all’asilo il prima possibile se non vuoi che faccia fatica. Altri dicono dopo l’anno. Altri dicono sicuramente non tra i 12 e i 18 mesi. Altri dicono che se non l’hai mandato prima dei 18 mesi, aspetta fino a che non ne abbia tre, così passa la fase dell'auto-affermazione. Altri ancora dicono di salatre la materna e andare subito alla primaria.

È vero tutto e niente.

La verità più vera è che alcuni bambini fanno fatica a separarsi dai genitori per iniziare l’asilo o la scuola, altri no. Ho visto e sentito di tutto, non importa quanto piccoli o grandi fossero i bambini, quanto fossero abituati a stare lontani da mamma e papà e quanto fossero estroversi o introversi. Ho sentito di neonati e bambini che vanno all’asilo felici fin dal primo giorno senza mai una lacrima. Ho sentito di bambini che piangono per settimane prima di adattarsi e mesi per essere felici a scuola.

Quando si tratta di separazione, non ci sono regole. Non c’è un'età ideale. Non c’è trucco o consiglio per renderlo più facile. Nessuno a cui puntare il dito. Nessuna colpa da assegnare. Nessuno è preparato e non sa che cosa aspettarsi finché non lo vive.

Il meglio che possiamo fare (per noi) è scegliere una scuola di cui ci fidiamo, in cui sappiamo che, quando nostro figlio piange disperato all'entrata, l'insegnante lo accoglierà e farà qualsiasi cosa in suo potere per rendere il processo meno faticoso.

Il meglio che possiamo fare (per lui) è condividere le nostre emozioni con serenità, salutarlo quando lo lasciamo a scuola (non andare via di nascosto), sorridere, girarci e allontanarci.

E quando lo lasci in lacrime, respira a fondo e aspetta pazientemente: osserva le emozioni che prendono il sopravvento e poi osservati mentre riprendi il controllo del tuo cervello.

Come tutto, anche questa passerà.

Alcuni "trucchi" che ci aiutano a superare la separazione e le lacrime:

  • Parla tanto di scuola a casa ricordando il meglio. Trovo che questo funzioni bene per noi, soprattutto prima di andare a dormire, quando Emily si rilassa alla tetta.
  • Al mattino, mentre andate a scuola, ricordale cosa succederà in dettaglio (camminiamo fino alla porta, la mamma ti saluta, dai un grosso bacio e abbraccio a mamma, e poi entri, vai a giocare nel patio con gli altri bimbi [nomi]…).
  • Chiedi alla scuola alcune foto e mostrale a casa, nominando tutti i bambini e gli insegnanti e rendendola curiosa e interessate a ciò che si vede nell'ambiente.
  • Leggete libri insieme sul primo giorno di scuola.
  • Mettete un foglietto in tasca con l'ora in cui vi rivedete e dite che può confrontare quel foglietto con l'orologio dell'insegnante.
  • Fate un disegno per loro e dateglielo da tenere in tasca e guardare quando hanno bisogno della vostra presenza.
  • Fatevi lo stesso disegno sul polso e ditevi che quando vi mancate possiamo guardarlo e pensarci. 
  • Mostrate le vostre emozioni e preferite frasi come: “Mi mancherai in questo tempo, ma sono felice che tu sarai in un ambiente con tante cose e persone interessanti. Quando ci rivediamo, se ti va, mi racconti tutto".
  • Evitate frasi come “Anche io non ho voglia di andare a lavoro, ma ci vado comunque: allo stesso modo tu devi andare a scuola”. Frasi così rendono la scuola qualcosa di negativo che siamo forzati a fare.    

Aggiornamento 2020

Dopo un mese in cui Emily si era abituata soltanto in parte e piangeva ancora tutte le mattine, a ottobre ho decido di tenerla a casa. Ci sono due ragioni: 1. Potevo permettermelo e mi faceva piacere (più piacere che lasciarla in lacrime ogni mattina); 2. Emily stava lasciando il pannolino (l'ha lasciato presto, a 21 mesi) e sicuramente anche per quello era più insicura: aveva bisogno di affrontare un traguardo alla volta.

Il destino ha voluto, però, che anche se avevo deciso di tenerla a casa fino a gennaio, a fine ottobre sono stata inaspettatamente ricoverata in ospedale per un mese e quindi Alex si è visto forzato a portarla comunque. Anche se ancora incerta, questa volta è andata meglio, le insegnanti sono state il vero successo dell'operazione (non smetterò mai di ringraziarle) e anche se Emily ha avuto una grandissima regressione con la pipì e le insegnanti dovevano cambiarla anche 5 volte al giorno, entrava più serena e quando era lì non piangeva.

A volte la vita decide per noi.

Scritto da

Carlotta Cerri – Fondatrice de La Tela
Sono la fondatrice de La Tela, creatrice del podcast Educare con calma e dal 2019 viaggio a tempo pieno con la mia famiglia Alex, Oliver ed Emily. Mi ritengo una visionaria pessimista: so come voglio cambiare l’educazione e che genitore ho scelto di essere, ma la maggior parte dei giorni mi sembra di scalare pareti di vetro. Ma forse proprio per questo so come aiutarti quando mi scrivi: perché ci passo anche io per quel disagio e ti dico le verità scomode con gentilezza e senza giudizio.

Parliamone

Hai modifiche non salvate -
Mio figlio di 6 anni e mezzo ha iniziato la primaria a settembre, e dopo le prime due settimane andate senza piangere, ha iniziato ad avere un atteggiamento che già aveva avuto all'asilo, crisi d'ansia, che si trasformano in pianti e lamenti continui per non andare a scuola. Come si sveglia sembra una mina vagante in casa, cammina di continuo dicendo di non voler andare a scuola, tutto diventa difficile e arriviamo davanti a scuola con lui che piange a dirotto e non si stacca da me o il papà. Abbiamo fatto il cartellone della routine a casa, e tante altre cose che ho letto anche qui ma sembra che niente funzioni. Siamo davvero in crisi. Cosa possiamo ancora fare? Grazie 
Ciao Roberta, come sta andando adesso? Spero che piano piano abbiate trovato un equilibrio, immagino e capisco la fatica... anche quando abbiamo gli strumenti, ricordarci che è un processo e ci vuole tempo a volte è difficile. 💜

A volte gli strumenti non funzionano, oppure non funzionano in quel momento, e magari loro hanno bisogno solo della nostra accoglienza (e aspettare che la fase passi), oltre che naturalmente parlarne (in un momento di calma, non quando sono disregolati, perché in quel momento il cervello non è rilassato e non può apprendere). Hai già letto questo e gli altri contenuti della categoria «Ritorno a scuola»?

Percorso / Scuola
Non voglio andare a scuola!
Come rispondere a questa frase in maniera efficace e costruttiva.


Ti lascio anche due episodi del podcast su questo tema, non so se li hai già ascoltato (in uno dei due Carlotta mi ha proposto di raccontare anche la mia esperienza con mio figlio, che per tanto tempo ogni mattina entrava in crisi):

Podcast
«Ansia da separazione»: un approfondimento
Episodio 146


Podcast
Rientro a scuola
Episodio 144



Hai modifiche non salvate -
Sto attraversando la stessa fase, le maestre continuano a dirmi che devo farlo , ma io rispetto profondamente le sue emozioni e non riesco a Voltare le spalle e andare via lasciandola piangere, ignorando il suo disagio. Il risultato è che stiamo ritornando quasi ogni mattina a casa, senza nemmeno entrare,a eccezione di qualche volta in cui è rimasta circa 40 minuti. Sto sbagliando? Non so cosa fare, mi sento confusa e disorientata, frustrata e arrabbiata xk non capisco se sto agendo bene, rispettando le sue emozioni non forzando nulla visto parliamo di una bimba di 3 anni,oppure non la sto abituando al dovere e così facendo le passo il messaggio che può scegliere di non andare se non vuole non affrontando l ostacolo. Rispondimi se puoi,x favore ❤️
Ciao Noemi, sono Rosalba del team La Tela.

Mi dispiace tanto, mi ricordo queste scene e lo so, stringe il cuore 💜

Come va adesso, ci sono state delle evoluzioni nel vostro percorso di ambientamento?

Quello che di solito funziona è salutarli (quindi di non andare via di nascosto, come a volte purtroppo viene consigliato in alcune scuole), ma di andare comunque via, anche se piangono, perché è normalissimo che piangano all'inizio (è la risposta fisiologica del senso di attaccamento della tua bimba, ma questo non significa che necessariamente starà male a scuola, anzi, molto spesso dopo poco che il genitore va via, i bimbi smettono di piangere).

Ti lascio un reel in cui Carlotta, insieme a Sara Ghirelli, ha approfondito questo aspetto, delle emozioni che noi genitori abbiamo nel momento in cui li lasciamo a scuola, soprattutto le prime volte:

Blog
Una riflessione sull'ambientamento


Poi chiaramente ogni bambino è a sé e ogni genitore fa le proprie valutazioni e le proprie scelte in base a come si sente più a suo agio (e dipende anche dalla possibilità o meno che ciascuno di noi ha di scegliere di tenerli a casa).

Nel Percorso per educare a lungo termine su Tutta la Tela trovi un'intera categoria (Ritorno a scuola), con molti approfondimenti e spunti pratici per gestire le preoccupazioni legate all'ambientamento (e tra le opzioni, puoi anche scegliere di «affittare» per un mese una singola categoria del percorso).

Un abbraccio, facciamo il tifo per voi 💜
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Ho letto un libro bellissimo di Peter Cameron, il cui titolo “Un giorno questo dolore ti sarà utile” ne contiene l’essenza. Un bacio cucciola mia ❤️
Sempre breve, ma efficace :-) Un abbraccio forte forte zietta!
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Grazie x questo post Carlotta!
Il mio ometto inizierà la scuola materna martedi e sono parecchio in ansia anch’io, come lo eri tu!è sempre stato solo con persone che conosce bene, io e il suo papà o i nonni...seguirò i tuoi preziosi consigli!
Crepi il lupo Carlotta, un abbraccio!
Jessica, spero che da voi vada meglio perché qui siamo ancora in alto mare con l'adattamento di Emily. Grazie per il tuo commento, un abbraccio!
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A noi, l'anno scorso con l'inserimento al nido era servito un sacco leggere la storia de: "i tre piccoli gufi"! Quando era ansiosa perché dovevo andare via mi ripeteva come un mantra... "mamma torna sempre"! Quest'anno, primo anno di scuola materna, per ora tutto bene.. ma aspetto ancora che cominci a fare l'orario pieno prima di considerarmi fuori dal tunnel dei pianti💪
In bocca al lupo..
Grazie Elisa, ci do subito un'occhiata a questo libro, qualsiasi cosa che possa aiutare va provata!
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Grazie <3
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